"Portatelo in cella." disse piano Caterina, senza sollevare lo sguardo sul ragazzo per più di una manciata di secondi.
Non le piaceva, dover arrivare a tanto e trovava ingiusto che un innocente ci andasse di mezzo, tanto più che quel giovane era un ottimo artigiano e a Forlì cominciava a farsi un nome. Tuttavia Manfrone aveva tirato troppo la corda e l'unico modo che le era rimasto per cercare di farlo smettere era stato arrestare il figlio di uno dei suoi più fedeli armigeri, che viveva lì da qualche anno.
Questi, avulso dalla politica e da tutto ciò che ne concerneva, non aveva opposto resistenza, quando aveva visto arrivare nella sua bottega Mongardini e un paio di soldati. Non aveva capito perché lo volessero portare via e, quando la Contessa emise a mezza bocca la sentenza di condanna, restò altrettanto muto e incapace di reagire.
La Tigre guardò le guardie che trascinavano via il giovane, tanto attonito da non riuscire neppure a ribellarsi, e poi andò alla finestra. Era nel palazzo in cui aveva vissuto per anni con il suo primo marito. Aveva preferito stare lì, per sbrigare quella faccenda.
Alle sue spalle, Luffo Numai, che l'aveva accompagnata assieme al suo cancellieri e a un altro paio di Consiglieri, cercò di darle forza, dicendole: "Suvvia, mia signora. Prima di tutto, un figlio di un soldato tanto caro al Manfrone era un rischio, per Forlì. E poi dovevano aspettarselo, qualcosa di simile, dopo quello che hanno fatto."
Caterina guardò ancora un momento verso la piazza. Come un lampo, rivide il cadavere di Girolamo che veniva buttato giù dal davanzale della stanza delle Ninfe e poi la folla che lo faceva a pezzi.
"Che questo arresto non abbia pubblicità." decretò: "Non voglio che la popolazione pensi che sto mettendo in carcere della gente solo per il cognome che porta."
"Anche se di fatto è quello che state facendo." sussurrò pensoso il Capitano Rossetti.
La Sforza lo fissò per un istante, indecisa se prendersela o meno con lui, ma poi preferì ribattere, con voce abbastanza calma: "Suo padre ha attaccato le mie terre, creandomi un danno enorme e ufficialmente l'ha fatto solo per tre cavalli che secondo il suo padrone io avrei voluto rubare. Ho scritto al Podestà di Ravenna per querelarlo, e in tutta risposta mi sento dire che suddetto Podestà ha dato credito a Manfrone, che mi ha tacciata di aver ordinato che Tiberti facesse razzie nei villaggi che sono sotto il comando di Venezia. Vediamo se adesso, con un figlio ai ceppi, Manfrone si dimostrerà meno propenso ad attaccarmi."
"Ma per quello non c'è già messer Ottaviano?" chiese Cardella, che, come sempre, sembrava un passo indietro a tutti gli altri, nel capire le cose.
"Se volessimo vincere una guerra affidandoci a mio figlio - rise amaramente la Leonessa - allora dovremmo dichiarare guerra a un esercito di statue di vetro. E forse anche in quel caso riusciremmo a perdere."
Nessuno osò dire più nulla e così, dopo che la donna si fu presa ancora qualche istante per ragionare, guardando in silenzio la città che si apriva nella piazza, tornarono tutti alla rocca.
Ottaviano si stava preparando a partire in ricognizione e la Contessa era attesa alla rocca per il saluto ufficiale.
Mentre tornava verso Ravaldino, però, Caterina stava pensando a tutt'altro. Innanzi tutto, si era detta, avrebbe dovuto fare un salto da Bernardi. Se voleva che si mascherasse la notizia dell'arresto, era da un centro nevralgico come la sua barberia che doveva far partire il silenzio.
Ridolfi era stanco morto e quando riuscì finalmente ad arrivare alla poltrona, vi si abbandonò con uno sbuffo.
Gli ordini arrivati da Forlì un paio di giorni prima lo avevano subito preso e non aveva più avuto un momento di riposo. La Contessa lo aveva informato del frettoloso ritorno a casa di Giovanni, sottolineando come la sua vita fosse in pericolo, ma pregando Simone di pensare prima al proprio dovere e solo in un secondo momento all'amicizia che lo legava al Medici.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo. (parte III)
Ficción histórica(Troverete le prime due parti sul mio profilo!) Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...