11. Paura

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La mattina seguente il risveglio del corvino non fu dei migliori, una secchiata d'acqua gelata lo colpì in pieno viso, e quando,ancora intontito e dolorante, alzò lo sguardo, si rese conto di trovarsi nell'harem e che una delle donne aveva provato a svegliarlo con dell'acqua.

"Era ora!"

Disse con tono severo la serva che lo aveva svegliato in malo modo

"Sai cosa è accaduto stamattina a causa tua?!"

Continuò lei, Alexander ebbe come un lampo in testa ricordandosi gli abusi subiti la notte precedente, si mise seduto sul duro pavimento in marmo guardandosi il corpo, le ferite causate dalla frusta erano state bendate e medicate, e vicino al capezzolo, dove doveva mancare un pezzo di pelle, vi erano applicate delle morbide medicazioni di lana.

La situazione lo colse di sorpresa, l'ultima cosa che ricordava era il freddo pavimento sulla quale era svenuto, La schiava come a leggergli nel pensiero rispose:

"A causa tua oggi sono venute le guardie a cercarti! Hanno buttato all'aria tutto! COME TI È SALTATO IN MENTE DI RIFIUTARE IL FARAONE?! Ringrazia gli dei che sono di buon cuore! Fossi stata un altra ti avrei lasciato morire fra le braccia di quel tuo amico Romano!"

Amico Romano?

"Harry..."

Bisbigliò il corvino

"Aliah, dov'è Harry?"

Chiese in fine lo schiavo alzandosi, con non poca fatica, e appoggiandosi alla parete per non cadere

"È andato via qualche ora prima che ti svegliassi, CIÒ NON TOGLIE CHE QUELLO CHE HAI FATTO CI HA MESSE TUTTE IN PERICOLO!"

Il corvino abbassò lo sguardo, nonostante non avesse colpe, si sentiva in debito con Aliah e tutte le altre donne che lo avevano protetto quella notte, sapeva che se le guardie reali lo avessero trovato, la pena migliore che poteva sperare di ottenere era la morte, e le ancelle avrebbero fatto la sua stessa fine.

E questa volta Alec dovette ammetterlo aveva paura, paura che gli avvenimenti della notte precedente potessero ripetersi, paura che a causa sua infliggessero delle pene anche alle schiave che lo avevano aiutato ma soprattutto aveva paura del Faraone.

Quando poi quella stessa sera le guardie lo trovarono e trascinarono nelle stanze del Tolomei, la paura di Alec sembrò, se possibile, prendere ancora di più il controllo sul corpo dello schiavo.

"Inginocchiati"

La voce del Re lo fece sobbalzare, ma nonostante la forte paura e il timore, Alec non si mosse di un centimetro, non si mosse neanche quando il Moro alzò maggiormente la voce assumendo un tono che non ammetteva repliche.

Venne spinto a terra e quando provò a rialzarsi, un calcio ben assestato lo costrinse a piegarsi in due stringendosi la pancia con le mani, assumendo una posizione con le ginocchia sul pavimento, il Faraone ghignò prendendo per i capelli, Gli diede uno schiaffo costringendolo ad urlare e approfittando delle sue labbra dischiude, con un movimento veloce si alzò lo scedit spingendo il proprio membro dentro la bocca del corvino, che indignati glielo morse, e questa volta a provare un dolore straziante fu il Sovrano che non prese bene il nuovo rifiuto che gli era stato riservato dallo schiavo, e accecato dalla rabbia si scaraventò nuovamente contro il povero corvino che colpe non aveva se non quella di voler preservare se stesso.

Capitolo di passaggio
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Ps.scusate l'assenza di questi due giorni, gli esami iniziano a farsi sentire
Cupido

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