98. Seconda Notte

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L'odore di oli profumati gli annebbiava la mente mentre una brezza fresca notturna gli solleticava la pelle, sdraiato su un letto di tutto rispetto, circondato da cuscini pregiati, si stava rilassando mentre due mani grandi e possenti gli massaggiavano la schiena con una tale delicatezza che il moro non poté che sospirare soddisfatto ad ogni contatto che percepiva.

Quando il giovane che lo stava toccando si abbasso a baciargli la nuca il Faraone sentì l'eccitazione scorrere lungo la spina dorsale, ben presto le posizioni vennero invertite, e il corvino che prima era appollaiato sulla schiena del nobile ora si trovava imprigionato sotto il corpo perfetto di quest'ultimo, lo guardò negli occhi, e fu come se il fuoco e l'acqua si stessero scontrando in una battaglia carica di passione e desiderio, le loro labbra si unirono in un bacio scoordinato, era un ammasso di morsi e di sospiri mal trattenuti.

Ben presto il figlio di Iside si accorse che non era neanche necessario privarsi degli abiti visto che, entrambi gli uomini, erano completamente nudi l'uno sotto lo sguardo attento ed indagatore dell'altro, così con un ghigno eccitato allargò le gambe del corvino insinuando due dita a stuzzicare l'orifizio dello schiavo, sentire quegli ansimi e quei gemiti era musica per le orecchie, e per l'ego, del nobile, che più approfondiva la sua dolce tortura, più sentiva i muscoli del compagno sciogliersi al contatto con le sue dita.

Ma la delicata brezza che lo accarezzava divenne ben presto una tempesta, sabbia grigia e scura gli vorticava intorno, ma nulla fu al confronto con la terribile visione che gli si parò davanti agli occhi non appena ebbe alzato lo sguardo sul suo amato, egli era steso inerme sotto di lui, gli arti staccati dal corpo, il ventre spaccato a metà, gli organi che uscivano da quest'ultimo.

Terrorizzato il Faraone fece per portarsi le mani ai capelli, ma si accorse, con immenso terrore, che le sue mani erano insanguinate, le guardò, e vide che era lui stesso ad impugnare la spada che aveva commesso quel crimine così atroce e violento, si guardò intorno pieno di orrore, al suo fianco vi erano due culle, in ognuna di esse un bambino, entrambi sventrati come bestie da macello.

Un urlo violento si diffuse in tutto il palazzo, proveniva dallo studio del Faraone che, quella notte, si era addormentato sul suo tavolo da lavoro, troppo sfinito dai suoi doveri, si alzò di scatto in preda al panico e corse disperatamente verso le stanze di Alexander, le lacrime che gli scorrevano sulle guance, la paura che lo lacerava dall'interno, non appena raggiunse la sua meta aprì la porta senza premurarsi di non fare troppo rumore, ma, appena varcò la soglia, un altro urlo disperato Uscì dalle sue labbra, la stanza era vuota.

Vi prego non odiatemi.

Prossimo aggiornamento: domani

Spero che comunque il capitolo vi piaccia.

Votate e commentate ^-^

Cupido

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