19. Pensieri assordanti

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Il canto degli uccellini risuonava melodioso, e i delicati raggi del sole si infiltravano all'interno della piccola cella, attraverso le sbarre, ed andavano a colpire due occhi azzurri zuppi di calde lacrime, che allo scontro con il sole abbagliante si corruciavano in un espressione di fastidio.

Il corvino si mise a sedere, per quanto gli era concesso dato il ristretto spazio che lo ospitava, e asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, guardò attraverso le spesse sbarre di ferro, nella speranza di trovare qualcosa che non fosse l'angusto corridoio illuminato solo dalla piccola finestra posta al lato della sua cella, ma le sue speranze furono vane quando vide solo le fredde e cupe mura che lo circondavano, e un sospiro sfuggì dalle sue labbra.

Alexander aveva ormai perso il conto dei giorni che aveva trascorso all'interno di quello spazio ristretto, non sapeva neanche come ci fosse arrivato lì, ricordava solo una coppa d'acqua e vagamente il volto dell'uomo che gliel'aveva offerta, poi aveva sentito le palpebre farsi pesanti e le aveva lasciate chiudersi lentamente lasciandosi sprofondare in un sonno profondo. Quando si era risvegliato, si era trovato in quella piccola prigione, da allora erano passati molti giorni, di questo ne era certo, non sapeva esattamente quanti, ma era sicuro fosse passato all'incirca un mese*.

Una cosa in particolare lo lasciava pensieroso, da quando era lì dentro non vedeva mai il Faraone tranne durante la notte, era diventato una specie di rito, in tarda nottata il moro spalancava la porta della sua cella, e iniziava a colpirlo, che fosse con una frusta, con un bastone o a mani nude, il corvino ogni notte subiva quelle torture di cui, nonostante si sforzasse, non capiva il motivo, non trascorreva altri momenti con l'Imperatore, allora perchè il moro inveiva contro di lui con tutta quella brutalità? Lo schiavo ci pensava per ore intere ma non riusciva a darsi una risposta.

Anche quella mattina mentre si osservava le ferite, che si era procurato la notte prima proprio a causa del sovrano, Alexander era perso nei suoi pensieri, pensieri talmente assordanti e accecanti che gli impedirono di accorgersi della presenza di qualcuno nello stretto corridoio.


*Il tempo trascorso nella cella di correzione ad Alec sembra molto di più di quello che è in realtà per ovvi motivi (a causa del poco nutrimento della solitudine e della tristezza gli schiavi che vi stavano all'interno per un periodo superiore ai due tre giorni percepivano il tempo scorrere più lentamente e questo, li portava alla quasi imminente pazzia)

Sto cercando di organizzarmi in maniera più precisa così ho scelto dei giorni precisi in cui aggiornare; i giorni saranno:

Lunedì, Mercoledì e Venerdì il venerdì farò doppio aggiornamento.

Voglio ringraziarvi anche per le 700 (e più) visualizzazioni e le (oltre) 100 stelline Grazie mille non mi sarei mai aspettata questi risultati <3.

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Cupido

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