99. Terza Notte

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La notte precedente, dopo aver sentito le urla, Raphael si era precipitato a controllare cosa fosse accaduto, e quella fu la prima volta, dopo anni, in cui vide il suo Faraone piangere di disperazione, venne setacciato il palazzo da cima a fondo, ma non portò a nulla, nessuna traccia ne del giovane schiavo, ne del bambino, e fu quando vide l'amico accasciarsi al suolo, maledire la sua intera stirpe per averlo condannato ad una vita da dannato, maledire se stesso per aver abusato così tante volte dell'amore di quel giovane corvino, che Raphael si rese finalmente conto di quanto fosse successo, e di come fosse anche colpa sua, era stato lui a dare carta bianca a Camille fin dall'inizio, per un suo egoistico desiderio, e ora, il figlio di Iside sembrava sul punto di crollare definitivamente, era l'ultima notte prima della sua Ascensione al regno degli Dei, e Magnus stesso sapeva che avrebbe dovuto mantenersi forte, ma la sua forza era ormai sparita nel nulla.

Raphael restò accanto all'amico, fino a quando quest'ultimo non cadde in un sonno profondo dato dalla troppa stanchezza.

Urla agghiaccianti lo stavano perseguitando, e non importa quanto lui corresse veloce, esse lo raggiungevano sempre, per torturarlo, per distruggere ogni sua forza.

Fu proprio mentre correva per i corridoi del  palazzo che si imbatté in una zona che non conosceva, attorno a lui era tutto buio, i corridoi erano stretti e asfissianti, ad illuminargli la strada vi era Solo una fievole torcia, percosse i corridoi fino a ritrovarsi in uno spazio grande tanto quanto la sala del trono, lanterne accese illuminavano al meglio la stanza, un trono in oro spiccava nel bel mezzo del locale in incriminato, su di esso vi era seduta una donna, donna che il Faraone non impiegò molto ad identificare come Maryse, ella gli sorrideva malignia, al suo fianco in piedi con lo stesso sguardo traditore, vi era Camille.

"È giunto il tuo tempo figlio di Iside"

Camille passò un grande tomo alla propria padrona, ed ella iniziò a leggere i sacri incantesimi per richiamare a se il Dio dei morti, Magnus si voltò e vide Alexander bruciare su una graticola, urlando disperato implorando la serva di risparmiare il bambino che teneva in braccio, ma ella tagliò la gola al pargolo, versandone il sangue in una coppa, Maryse bevve il contenuto come se ne dipendesse la sua vita, e fu un attimo, un carro trainato da forti cavalli, lo trascinò con sé, e tutto divenne grigio, fino a sparire.

Quella mattina Magnus non si svegliò urlando, aveva capito cosa fare, ed era giunto il momento di agire prima che fosse stato troppo tardi.

Penultimo capitolo! Domani posterò l'ultimo capitolo di questa storia.

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Cupido

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