38. Confessioni

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"Mi hai fatto chiamare?"

Il Faraone alzò lo sguardo dalle sue tavolette di cera, giusto il tempo per vedere chi fosse il suo interlocutore.

"Sì, siediti Raphael"

Il corvino annuì, accomodandosi su una delle sedie in legno presenti nella stanza.

"Ci sono novità?"

Il moro annuì appoggiando la tavoletta sul tavolo, guardando l'amico negli occhi;

"Ho intenzione di sposarmi"

Raphael sgranò gli occhi incredulo, e, incapace di proferire parola, si limitò a fissare l'amico, nella speranza di ricevere maggiori dettagli.

"Roma ha bisogno di un erede, e io di una compagna"

Il corvino sospirò, non era d'accordo con la decisione dell'imperatore, avrebbe preferito dar tempo al tempo, e aspettare che Magnus conoscesse qualche altra donna, non si fidava della sorella di Titus.

"E suppongo che la tua scelta sia ricaduta su Camille"

"Ottima supposizione, ormai ho deciso, voglio che sia mia moglie"

Raphael annuì lievemente, non era nelle condizioni di litigare con il figlio di Iside, così si limitò ad aggiornarlo sull'andamento di Roma, sui suoi impegni, e su ciò che accadeva alla domus. Dopo poco meno di un ora passata a discutere sulle novità giornaliere, il corvino si avviò all'uscita della stanza;

"Raphael prima che me ne dimentichi, hai già fatto portare via il corpo di quello schiavo?"

Il consigliere non impiegò molto a capire di quale schiavo stesse parlando l'amico, così si girò verso di lui e con coraggio rispose:

"È ancora vivo, è stato affidato nuovamente alle cure di Poblilia"

"Che significa che è ancora vivo??"

Magnus era fuori di sé, non era possibile che fosse ancora vivo, nessuno sarebbe sopravvissuto a quegli animali.

"Portamelo qui"

"Magnus ragion-"

Tentò di calmarlo il consigliere, ma i suoi sforzi furono vani.

"Ho detto, PORTAMELO QUI"

E fu così che in poco tempo, Alexander si ritrovò in quello studio, con la paura e la rabbia che gli scorrevano nelle vene.

"Come è possibile che tu sia qui?!"

"Mi avete mandato a chiamare voi"

Rispose prontamente lo schiavo, sta volta non si sarebbe fatto piegare, non avrebbe ceduto al volere del sovrano.

"Questo lo so idiota! Devi essere più forte di quanto mi aspettassi"

Il Faraone prese in mano la sua frusta, e diede un colpo sul braccio del servo, che nonostante tutto, non si scompose, provò a colpirlo nuovamente, ancora e ancora, ad ogni colpo inflitto, Alexander rispondeva sempre allo stesso modo, urlando, senza però mostrare segni di cedimento, a ogni domanda su Lydia lo schiavo rispondeva sempre allo stesso modo, "non sono stato io".

Passò un ora, e il Faraone ormai stanco, spinse il giovane contro un muro bloccandolo con il suo corpo, il corvino sentì la fredda presenza di un pugnare premuto sulla propria pelle.

"Dammi, un solo motivo, per crederti e risparmiarti la vita"

Alexander lo guardò negli occhi, e rispose con coraggio, sapeva che il Faraone non gli avrebbe mai risparmiato la vita, ma un barlume di speranza si impossessò di lui, spingendolo a parlare.

"Non mi potrei mai approfittare della signorina Lydia, ne di nessun altra donna, sono attratto dagli uomini"

Silenzio, solo il suono metallico della lama che sbatteva contro il pavimento.

Scusatemi per eventuali errori, ma non ho avuto il tempo di ricontrollare.

Spero che il capitolo vi piaccia, prossimo aggiornamento: mercoledì alle 12:00.

Votate e commentate ^-^

Cupido

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