24. Disperazione

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Non appena il corvino riprese il controllo del suo corpo, e della sua mente, diede una forte spinta all'imperatore che, preso alla sprovvista, si allontanò di scatto.

Approfittando della situazione Alec provò a scappare, uscì dalla vasca, e corse verso la porta, trovandola bloccata, si mise le mani nei capelli e con lo sguardo cercò un altra via d'uscita, la disperazione prese il controllo sul suo corpo quando si rese conto che non c'erano altre porte.

La risata dell'Imperatore lo colse di sorpresa, facendogli alzare gli occhi dal pavimento rivolgendoli al moro, che in quel momento era appena uscito dalla vasca, e lo fissava con insistenza e, senza mai smettere di ridere, il figlio di Iside si avvicinò al giovane schiavo, che, senza farsi abbattere dalla paura, ricambiò lo sguardo con aria di sfida.

"Cosa volete da me?!"

Alexander ricorse a tutta la forza che possedeva per impedire alla voce di tremargli, e alle lacrime di appannargli gli occhi, in risposta il Faraone continuò a ridere, avvicinandosi sempre di più fino ad abbracciare il corvino, stringendolo per la vita, quest'ultimo si dimenò senza sosta urlando di lasciarlo andare.

L'Imperatore non diede retta alle proteste del suo schiavo e, lentamente, fece scivolare una mano sul membro di quest'ultimo, il corvino si bloccò all'istante e questo non fece che aumentare il desiderio del suo padrone, che lo sfidava con lo sguardo mentre muoveva lentamente la mano sull'erezione del servo;

"Che aspetti ad urlare?"

Il Faraone iniziò a burlarsi di lui, vederlo così inerme mentre gli dava piacere era una grande soddisfazione per il moro;

"Avanti, urla! Dimenati! Mordimi e graffiami! Non è questo che vuoi? Non vuoi dimostrarmi di essere forte?"

Il corvino avrebbe voluto ribattere, dirgli che era solo un maiale, che non meritava neanche di vivere, ma tutto ciò che uscì dalle sue labbra fu un gemito acuto, che si premurò di far tacere coprendosi la bocca con le mani.

Il Figlio di Iside rise di gusto all'udirlo;

"Visto? Avevo ragione, Sei solo una puttana"

E mentre qualcosa si accendeva nella mente di Alexander, il suo cuore si rompeva, se possibile, ancora di più.

Spinse lontano da se il suo aguzzino, con tutta la forza che aveva in corpo, talmente forte da far cadere il Faraone all'indietro, gli si scagliò contro, dando calci e pugni non gli interessava dove colpiva, voleva solo colpirlo, non importava quanto o dove.

Ma la forza di uno schiavo  non può essere comparata a quella del figlio di Iside, fu così che il corvino si ritrovò all'interno di una delle vasche, con la testa dentro l'acqua, tenuta ben salda dalla mano del Faraone, e con il membro di quest'ultimo che si faceva strada dentro di lui.

Si sentì umiliato, distrutto, ancor più nel sapere che quella tortura non sarebbe finita, perso nella disperazione si ritrovò a desiderare di affogare lì una volta per tutte, ma l'Imperatore volendolo umiliare ancora di più, gli alzava la testa dall'acqua giusto il tempo di fargli riprendere fiato, per poi immergerla nuovamente.

Il corvino seppe che era tutto finito quando la porta delle terme sbatté, segno che l'Imperatore aveva lasciato la stanza, allora provò ad alzarsi dalla scomoda posizione in cui era stato lasciato, ma un forte dolore lo fece bloccare, abbassò quindi lo sguardo e vide l'acqua della vasca tingersi di un leggero rosso scarlatto.

Perdonatemi se il capitolo non è bellissimo ho fatto del mio meglio e questa scena per me è stata dolorosa da scrivere, visto che sono molto affezionata al personaggio di Alexander in questa storia, ditemi inoltre cosa ne pensate  della piega che man mano sta prendendo.

Votate e commentate ^-^

Prossimo aggiornamento venerdì alle 10:00.

Cupido

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