70. "Ti sto aspettando"

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La Domus quella notte non era silenziosa come al solito, nelle stanze dell'imperatore infatti urla disperate si spargevano nell'aria.

Sul grande letto riccamente adornato giaceva il Sovrano, che si disperava urlando, piangendo ed invocando un vecchio e profondo amore.

"Alexander"

Come una cantilena continua, il letto era sfatto da quanto si era mosso, nessuno però lo sentiva, o forse nessuno voleva sentirlo.

La consorte infatti era a poche stanze di distanza rispetto a quella del marito, intenta a parlare con il fuoco.

Un fuoco maledetto che la faceva comunicare con la sua creatrice, Maryse infatti da qualche giorno contattava Camille attraverso quell'oscura maledizione per assicurarsi che tutto stesse procedendo secondo i loro piani.

Quella notte però le due donne erano più nervose del solito, la matrona era venuta a sapere della nascita del bambino ed era andata su tutte le furie.

"Doveva morire! Quel viaggio avrebbe ucciso chiunque! Non ho sprecato il mio tempo vendendo lui e quell'altro inutile schiavo senza uno scopo!"

Continuava ad urlare in preda alla disperazione e alla rabbia, tutti i tentativi della Sacerdotessa di calmare la sua sottoposta furono vani.

Nonostante tutto Magnus non sentì le urla isteriche della moglie, troppo immerso nel suo sogno, o meglio, nel suo incubo.

Le labbra del corvino si muovevano dolci e morbide sulle sue, quando si staccò vide due gemme preziose color del cielo fissarlo con impaziente lussuria.

Il corpo tonico dello schiavo sovrastava quello dell'amante, che iniziava ad eccitarsi sempre di più, e l'espressione innocente del giovane non aiutava il Magnus a calmarsi.

"Vieni da me...Amore vieni da me ti sto aspettando..."

"S-sono qui con te"

Ansimava disperato mentre il corvino si strusciava provocatorio sul suo ventre, baciandogli il collo sensualmente sussurrando dolci parole con una voce melodiosa.

"Ti voglio mio signore...vieni da me cosa aspetti? Sono qui...siamo qui solo per te..."

Quando il Faraone aprì gli occhi non sentendo più la presenza del corvino sul suo corpo, vide il suo amato grondante di sangue col corpo di un bambino stretto al petto, e un urlo sfuggì al controllo del Re.

Si svegliò di scatto guardandosi intorno e, quando si accorse dell'assenza della consorte, non riluttò neanche un secondo all'idra di andarla a cercare per chiederle aiuto e cercare in lei un po' di conforto.

Quella notte si pentì amaramente di aver lasciato le sue camere, così come si pentì di non aver dato ascolto a Poblilia quando la donna gli disse che l'uomo che cercava era più vicino di quanto pensasse.

Scusatemi per il ritardo, ho avuto un piccolo problema personale e non ho potuto aggiornare, in oltre scusatemi anche per eventuali errori.

Spero che il capitolo valga l'attesa.

Prossimo aggiornamento: mercoledì alle 10:00/12:00.

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Cupido

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