35. Una vendetta crudele

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Le porte dello studio del Faraone, si spalancarono per far entrare il sovrano livido di rabbia, non accettava quella situazione. Come poteva accettare che una puttana si fosse approfittata della giovane Lydia? Avrebbe dovuto lasciarlo morire lì quella notte, immerso nell'acqua delle terme per poi dare in pasto il suo corpo ai cani sicuramente avrebbero apprezzato un po' di Carne fresca.

Doveva trovare una soluzione, doveva punirlo e questa volta non sarebbe bastato lui, questa volta avrebbe fatto ricorso a misure più drastiche.

Un ghigno gli adornó le labbra, la soluzione era una e una sola;

"RAPHAEL"

Il consigliere arrivò in pochi minuti, tutto trafelato a causa della corsa che aveva fatto per raggiungere il suo amico.

"Corri al campo di addestramento, vai a scegliermi i guerrieri più forti e violenti che trovi e portameli qui"

Il corvino sgranò gli occhi sconvolto, non poteva permettere una tale punizione o lo schiavo sarebbe sicuramente morto.

"Magnus ti prego, ragiona, non sai nemmeno se è davvero stato lui! Non puoi vendere la vita di un essere umano come se-"

Il farai scattò in piedi sovrastando il corvino, lanciandogli un occhiata minacciosa.

"Tu vorresti mettere a pari la parola di una cittadina rispettabile con quella di una sudicia puttana?!"

A suo malgrado il consigliere dovete abbassare la testa, annuendo sottomesso al volere del suo Re.

Mentre nella zona principale della domus si organizzava una vendetta, nell'ala degli schiavi un ragazzo dai profondi occhi azzurri sfogava tutte le sue lacrime, abbracciato all'anziana schiava, Alexander piangeva, piangeva per la paura delle conseguenze che gli avrebbe causato il suo rifiuto, piangeva per il dolore al ventre che non lo abbandonava da giorni, piangeva e in fondo non sapeva più neanche perché, ma ne aveva bisogno.

"Calmati Alec va tutto bene, la signorina Lydia non te ne darà una colpa, è una brava donna"

Ma i singhiozzi del giovane schiavo, non cessarono, anzi, aumentarono.

E fu così che si addormentò cullato dalle braccia di Poblilia con dei lunghi solchi sulle guance, dovuti alle lacrime ormai secche.

La porta della misera stanzetta dove alloggiava lo schiavo, venne buttata giù a forza svegliando il corvino, che ben presto venne trascinato fuori dal suo alloggio.

Le proteste furono inutili e le urla vane, venne trascinato a forza nel giardino, e lì Alexander vide la sua imminente morte.

Dodici uomini dalla statura prominente, lo guardavano come se volessero mangiarlo con gli occhi, tra questi dodici belve, il corvino ne vide una molto più calma ma cento volte più pericolosa, il Faraone infatti lo guardava con aria di vittoria. Prese il suo giovane volto fra le mani, e ne asciugò le lacrime che, ormai, scorrevano senza sosta.

"Avrai tempo per piangere non preoccuparti, forse così ti passerà la voglia di approfittarti delle donne"

Afferrò il lo schiavo per i capelli, scaraventandolo in mezzo al cerchio creato dai corpi di quei soldati.

"Signori, divertitevi pure, e mi raccomando, non trattenetevi"

L'imperatore si allontanò seguito dalle sue guardie, e accompagnato dal suo immancabile ghigno.

Un urlo straziante lo accompagnò fino alle sue stanze, e altri lo cullarono in un sonno profondo e, stranamente, tranquillo.

Ho preferito evitare di inserire i dettagli dell'abuso subito da Alec, perché io stessa ho versato qualche lacrima nello scriverlo quindi ho preferito rendere anche questa scena più adatta a tutti, anche a chi, come me, è sensibile a questi racconti.

Spero che il capitolo vi piaccia, prossimo aggiornamento: Venerdì alle 12:00.

Avviso: troverete la storia "Una notte a Venezia" sul mio profilo, questa sera alle 19:00.

Votate e commentate ^-^

Cupido

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