39. Scoperte

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Roma: due mesi dopo

Alexander quella mattina si era svegliato presto, per essere sicuro di poter andare lui, così come accadeva da ormai alcuni giorni, al mercato a sbrigare le solite commissioni.

Stava girando per le vie affollate della città, era carico di sacchetti contenenti di tutto, ma non era ancora il momento di tornare a casa, voleva passare da Jace.

Jace così si chiamava il giovane mercante che aveva conosciuto alcuni mesi prima, lo stesso giorno in cui aveva ricevuto quella tremenda punizione ingiustificata, da quando si era rimesso, era diventata un abitudine andare al mercato, solo per poter passare dalla bancarella del biondo, per un saluto o due chiacchiere.

Anche quel giorno il sorriso del mercante lo aveva travolto in un turbine di emozioni, sentiva il suo cuore battere quando lo vedeva, quasi a volergli uscire dal petto.

"Buongiorno Alec"

Gli sorrise il biondo finendo di servire una signora che, non appena vide il corvino, fece un espressione disgustata allontanandosi velocemente, il mercante chiamò il suo schiavo affidandogli la guardia della bancarella, e, insieme ad Alec, si diresse verso la casa del corvino.

Ormai era diventata un abitudine che il biondo accompagnasse lo schiavo, e, durante il tragitto, parlavano di tutto e spesso erano scappati piccoli baci rubati, quel giorno però Jace era diverso dal solito, e Alec questo lo aveva capito subito, dal modo in cui si comportava il liberto, lo abbracciava, gli faceva complimenti dolcissimi e ogni scusa era buona per dargli un bacio all'angolo della bocca.

Arrivati vicino alla domus, il biondo era stranamente silenzioso, e appena si fu accertato che non ci fosse nessuno, lasciò cadere i sacchi che portava in mano, e afferrò il corvino per un braccio trascinandolo in uno dei vicoli presenti a pochi metri dalla domus, e Alec altro non poté fare, se non correre seguendo il liberto.

Non seppe per quanto corsero, ma in quello che gli parve pochissimo tempo, si ritrovò sdraiato sull'erba di un prato, sovrastato dal corpo del biondo, che iniziò a lasciargli languidi baci sul collo.

"J-Jace, che stai facendo?!"

Quella situazione lo metteva a disagio, ma allo stesso tempo lo appagava, si sentiva in pace con se stesso.

"Ti voglio Alec...ti voglio così tanto"

Lo disse tra un bacio e l'altro, prima di impossessarsi delle labbra del corvino, che, dopo un attimo di stupore, ricambiò con tutta la passione che aveva in corpo, stringendosi al biondo e conficcandogli le unghie nella schiena.

In poco tempo Jace si privò della tunica, tolse quella di Alec, e si fermò di colpo.

Guardò sbigottito l'addome dello schiavo, per poi fissarlo negli occhi leggendoci solo una grande confusione.

"T-Tu...Tu..."

Non riusciva a parlare, le parole gli morivano in gola non appena tentava di aprire bocca.

"C-cosa? Cosa ho sbagliato? T-ti prego...d-dimmelo, posso rimediare"

"Aspetti un bambino?"


Vi prego di perdonarmi sia il ritardo che eventuali errori di scrittura.

Spero che il capitolo vi piaccia, prossimo aggiornamento: Venerdì alle 12:00.

Votate e commentate ^-^

Cupido.

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