43. La maledizione di una Dea

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La porta dello studio dell'Imperatore venne spalancata, Raphael entrò nella sala con lo sguardo vacuo.

"Che ci fai qui? Ti avevo detto di portarmi lo schiavo!"

Il consigliere si prese la testa fra le mani tirandosi i capelli, iniziò a girare intorno come impazzito sotto lo sguardo stupito del Faraone.

"Che gli Dei ci assistano, che gli Dei mi assistano"

Continuava a ripetere quelle parole come una filastrocca, che venne bruscamente interrotta dal figlio di Iside.

"Insomma! Che succede?!"

Il corvino sospirò si sedette su una sedia accanto al moro, e cercò di calmarsi.

"L-lo schiavo...porta in grembo tuo figlio"

Gli occhi felini del sovrano divennero rossi come il sangue, e si cosparsero di fiamme.

Il sovrano entrò nelle cucine come una furia, i servi, spaventati, rimasero immobili ad aspettare che l'Imperatore si calmasse.

A molti di loro si spezzò il cuore non appena videro, con quanta violenza il padrone tirò Alexander per i capelli trascinandolo al centro del locale.

Iniziò a tirare calci al ventre del giovane, che si protesse con le braccia, nessuno se ne era accorto ma delle calde lacrime stavano scendendo sulle guance del moro.

"MALEDETTA PUTTANA"

Vedeva fuoco e fiamme ormai non era più nelle cucine del suo palazzo, era in un deserto. Il cielo era nuvoloso e cupo le dune sabbiose si innalzavano in vortici violenti, gioielli preziosi volavano, gli scorpioni nuotavano nel cielo, i serpenti si attorcigliavano a lui.

Il giovane servo si stringeva il ventre sussurrando dolci parole alla sua pancia leggermente gonfia, piangeva e pregava che tutto quel dolore passasse in fretta.

Magnus si guardò attorno, sgranò gli occhi ed indietreggiò. Seth era lì dinanzi a lui e lo guardava dall'alto, il Faraone si inginocchiò e, per la paura, iniziò a pregare.

Il Dio parve sorridere, fece comparire dal nulla un kopesh consegnandolo al moro.

Delle voci si insinuarono nella testa di quest'ultimo:

"uccidilo...è una puttana...ti ha incastrato..."

Il Faraone strinse l'arma tra le mani, si alzò da terra avvicinandosi allo schiavo, e puntò l'arma proprio su di lui.

"Forza Magnus...uccidilo...lui e il suo bastardo...non valgono niente...vuole incastrarti...UCCIDILO"

Accecato da un ira irrazionale, il moro si scagliò contro il corpo del corvino e provò a pugnalarlo, ma l'arma si sbriciolò in mille pezzi, e una luce avvolse il giovane.

"Tu non sei mio figlio, sei un mostro! un servo del caos"

La voce di sua madre lo fece voltare, una donna di straordinaria bellezza, vestita completamente d'oro si mostrò a lui.

"Che tu sia maledetto figlio indegno, che i miei soldati non ti diano tregua fino a quando non aprirai quel tuo cuore di pietra"

La donna fece un movimento con la mano e Un armata di uomini comparse al suo fianco.

"Sei un mostro"

Quelle parole si ripetevano nella sua mente, mentre i soldati lo colpivano.

"BASTA"

Aprì gli occhi e si guardò intorno, davanti a se c'erano solo i volti sconvolti dei suoi servi, abbassò lo sguardo, e vide il corvino stringersi il ventre guardandolo con occhi colmi di terrore.

Non per essere narcisista ma adoro questo capitolo *^*

Tornando seri, in questo capitolo avete avuto prova di quanto fossero diversi gli Dei Egizi da quelli Greci, vi ho rappresentato come viene considerato il regno di Seth, Dio del caos e della zizzania che si dice facesse spesso questi "scherzi" alle sue vittime, visioni dolorose, e spesso cruente.

Publico oggi perché questo capitolo è tratto da un mio sogno, che ho fatto sta notte e volevo rendervi partecipi :).

Prossimo aggiornamento: giovedì/ venerdì alle 10:00/12:00

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Cupido

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