58. Tradito

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Il corvino aprì gli occhi, intorno a se non vide nulla, si toccò il volto e sentì la stoffa ruvida della benda che ancora portava sugli occhi, la sfilò facilmente e venne acciecato dalla luce del sole.

Strinse gli occhi in due fessure tornando a sdraiarsi, toccando accanto a se nella speranza di trovare il faraone al suo fianco, speranza che risultò vana.

Non sentendo la presenza del moro lo schiavo provò a sedersi, e un dolore lancinante lo costrinse a sdraiarsi nuovamente, spaventato si coprì con l'unico lenzuolo presente sul grande letto e cercò di svegliarsi.

Sentì il cigolio della porta che si apriva, così si girò verso quest'ultima, il moro fece il suo ingresso all'interno della camera, e lo schiavo sorrise radioso non appena lo vide.

Il Faraone iniziò a girare intorno alla stanza toccando i vari arredamenti presenti nel locale.

"Vedo che ti sei svegliato"

Il corvino annuì sospirando felice stiracchiandosi come meglio poteva, guardò l'Imperatore girare per la stanza con passo nervoso, ma non fece domande.

"Avrei desiderato svegliarmi al vostro fianco"

Sussurrò debolmente, la voce rauca e impastata dal sonno e gli occhi che si chiudevano per la stanchezza ancora presente nel suo corpo.

Il moro sorrise amaramente scuotendo la testa, si avvicinò ad un vaso, accarezzandolo e passandoselo fra le mani.

"Al mio fianco dici...e perché mai? Quello del mio consigliere non ti è stato sufficiente?"

La sua voce era calma, senza alcuna sfumatura di emozione, e Alec ne rimase terrorizzato, si mise a sedere immediatamente, senza pensare al dolore.

"C-consigliere? Di cosa state parlando?"

"Ti ha scopato così forte da farti perdere anche la memoria?!"

Gli occhi del corvino si velarono di lacrime.

"Sembrate voi ad aver perso la memoria se non ricordate cosa è successo sta notte"

Le spalle del Moro si contrassero, le nocche sbiancarono contro la ceramica del vaso che stringeva fra le mani e il respiro si fece più pesante e accelerato.

"Oggi stesso tornerai ad Alessandria lì ti accudiranno con il bambino, dopo la sua nascita sarai liberato e non sarai più un mio problema"

Lo schiavo si lasciò sfuggire un singhiozzo, era stato uno sciocco a pensare che il Faraone vedesse in lui qualcosa di più di un semplice gioco.

"Hai anche il coraggio di piangere, dopo aver macchiato mio figlio...hai anche il coraggio di piangere!"

Il vaso che teneva fra le mani venne scagliato contro la parete dove era situato il letto, lasciando che alcuni cocci cadessero addosso ad Alexander che, spaventato, si raggomitolò come meglio poteva, cercando di fermare le lacrime.

Ma ormai la furia nel moro era esplosa, quest'ultimo gli si avventò contro scoprendolo, e lo prese a schiaffi.

"Sei una puttana! Dovrei ucciderti ma non macchierò le mie mani col sangue di mio figlio"

Ormai i singhiozzi del corvino erano diventate urla, urla disperate, non capiva cosa fosse successo, fino alla notte precedente avevano fatto l'amore e ora lo picchiava.

"I-io non capisco! Cosa ho fatto per meritarmi questo?!"

Le mani dell'Imperatore tremavano, i suoi occhi erano sgranati in un espressione di odio, e il suo sguardo era  vitreo.

"Come puoi chiedermi cosa hai fatto?! Su questo letto! Vi ho visti ieri notte! Tu e quel bastardo di Raphael non negare! Hai macchiato il sangue di mio figlio..."

Tutto parve crollare in mille pezzi intorno ad Alexander, scosse la testa disperato, piangendo e supplicando il Faraone implorando perdono.

"Vedo che ti è tornata la memoria..."

"Vi prego io non volevo! Non sapevo che fosse lui..."

Lo schiavo fece una cosa che il moro non si sarebbe mai aspettato, gli gettò le braccia al collo abbracciandolo.

Continuava a ripetere scuse su scuse, a balbettare frasi sconnesse "credevo foste voi" "vi prego non abbandonate il mio bambino" ma il cuore ferito del Moro gli impediva di ragionare.

Lo spinse contro il letto stringendo il suo collo fra le mani in una stretta mortale, il corvino non osò neanche divincolarsi, alzò per come poteva la mano e accarezzò il viso del moro asciugandogli le lacrime che, senza che se ne rendesse conto, avevano iniziato a scendere lungo le sue guance.

"Non piangete..."

E quel luccichio di bontà che aveva visto in quei mesi negli occhi del Faraone, sembrava essere completamente sparito.

Perdonatemi per eventuali errori.

Capitolo un po' più lungo del solito.

Prossimo aggiornamento: lunedì alle 10:00/12:00.

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Cupido

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