16. Insetto

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Anzio: otto giorni dopo*

Il mare era calmo, il vento favorevole, e il tempo soleggiato, tutto dava un idea di serenità quella mattina, anche la barca che superava i porti della città di Anzio, città che indicava ai marinai presenti sulle barche Egiziane che la loro meta era vicina.

La scorta reale era composta da cinque barche, una contenente provviste particolari che il Faraone aveva Richiesto come se fossero una priorità, la seconda che portava alcune delle guardie e dei sacerdoti prediletti dal figlio di Iside, e in fine le altre tre  portavano il peso di stoffe, tuniche, abiti e gioielli, e in una di queste, oltre ai pregiati materiali, alloggiavano La scorta reale, Il sovrano in persona e il suo consigliere, e in fine in un angolino buio e nascosto della nave, alloggiava il giovane Alexander che per tutta la durata di quel viaggio si era nascosto, cibandosi come poteva cercando di non farsi vedere, si sentiva sporco e spaventato ed era oramai convinto che se qualcuno lo avesse visto in quelle condizioni indecenti lo avrebbe scambiato per un insetto, già proprio uno di quegli animaletti con tante zampette che gli passavano accanto di notte, e lui li guardava, per quanto poteva a causa della poca luce, e si ritrovava con la bava alla bocca.

Più  di una volta in quei giorni i morsi della fame si erano fatti sentire e Alec non aveva resistito, dopo il quinto giorno senza cibo, aveva afferrato uno di quei coleotteri, con non poca fatica, e lo aveva morso, poteva sentire il povero animale che si dimenava nella sua bocca in un vano, e disperato tentativo di sopravvivenza.

E dopo quella prima vittima la gola aveva preso il controllo su di lui, nonostante il sapore amaro degli insetti, al giovane schiavo quelle piccole creature dalla corazza nera, erano parse deliziose.

Uno, due, tre, quattro insetti. Aveva mangiato tutti quelli che era riuscito a catturare.

Poi era successo, la disperazione aveva preso il controllo su di lui, e un pianto disperato prese il controllo del corvino che, resosi conto del degrado a cui aveva ceduto, aveva iniziato a singhiozzare disperato tirandosi i capelli con le mani, sperando che nessuno lo sentisse o vedesse.

Erano passati due giorni da quella sera, ed Alexander iniziava nuovamente a patire la fame, e questa volta non c'erano coleotteri a salvarlo, non c'erano briciole di pane o lische di pesce, non c'era niente, non sapeva neanche dove si trovava figuriamoci se sapeva dove trovare del cibo, l'acqua poi, quella lo aveva portato quasi alla pazzia talmente tanto da spingerlo a bere l'acqua marina, e solo gli Dei sapevano quanto fosse stato difficile reprimere la disgustosa idea di dissetarsi con i suoi stessi liquidi*.

Ormai il giovane Corvino era stremato, e pur di avere una brocca d'acqua avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Poi quella mattina era accaduto, un uomo alto dalle spalle larghe e i capelli neri, gli si era avvicinato, Alexander era sicuro di averlo già visto ma non ricordava esattamente quando, tuttavia, nonostante il suo aspetto patetico e la poca sanità psicologia e fisica che gli erano rimaste, lo schiavo guardò quell'uomo negli occhi, non aveva paura di lui, ormai era convinto che niente gli avrebbe più fatto paura, quanto si sbagliava.

L'uomo teneva una coppa in mano e a quella vista il corvino cercò di mantenere in controllo, il giovane dinanzi a lui si abbassò passandogli la coppa

"Tieni"

Gli sorrise, Alec prese l'oggetto, spostò lo sguardo da quest'ultimo al corvino  che gli sorrideva, poi guardò il contenuto cristallino della coppa;

"Bevi pure"

La sete era tanta e nonostante lo schiavo non si fidasse di quella strana figura e della sua gentilezza, bevve, bevve senza pensarci ed era sicuro che quella fosse l'acqua migliore che gli Dei avessero mai creato.

*il porto di Anzio era il porto precedente a quello di Roma.

*sì avete capito bene, in questo capitolo ho cercato di mostrare quanto la sanità mentale degli schiavi all'epoca venisse messa alla prova e di come, spesso e volentieri, la fame e la sete, prendevano il sopravvento sulla mente umana.

Ps. Scusate sia per il ritardo sia per eventuali errori ma non ho davvero avuto il tempo di ricontrollare il capitolo.

Cupido

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