59. Rabbia, delusione e gelosia

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Il silenzio regnava all'interno della domus, tutti dormivano, o meglio quasi tutti, l'Imperatore infatti era più che sveglio, aveva ricevuto un messaggio dal padre di suo figlio, dopo settimane che non si incontravano finalmente avrebbe rivisto quel suo dolce viso.

Un viso che lui stesso aveva deturpato più volte, come era potuto essere così cieco, da non vedere quanta bellezza fosse nascosta in quella dolce creatura? Magnus se lo chiedeva spesso, ma mai era riuscito a trovare una risposta ai suoi quesiti.

Si chiedeva in oltre cosa lo avesse spinto a cambiare i suoi atteggiamenti, a quella domanda la risposta gli sembrava ovvia, vedere quel giovane così indifeso che, nonostante tutto, aveva accettato ed amato il suo bambino gli aveva fatto vedere il mondo con occhi diversi.

Il corridoio che stava percorrendo a grandi falcate era completamente buio, stranamente, nonostante non ci fosse molto vento, le lanterne si erano tutte spente, fortunatamente il Faraone conosceva bene quella strada, ma soprattutto conosceva bene il luogo del loro appuntamento, infatti come puto di incontro il corvino aveva scelto le stanze private del moro, quelle che usava prima di sposarsi.

Magnus era impaziente di scoprire come mai avesse deciso proprio quel luogo, che volesse concedersi a lui? Il Faraone ci sperava così tanto, una notte d'amore avrebbe significato che il suo corvino aveva perdonato tutte le crudeltà da lui subite, un nuovo inizio.

Così il Moro si ritrovò a pensare alla bellezza dello schiavo, a quanto sarebbe stato bello vedere il suo dolce viso stravolgersi per il piacere, sentire quelle labbra sulle sue o magari intorno al proprio membro, a causa di quei pensieri fra le gambe del moro si stava formando un erezione e lui non aveva intenzione di nasconderla, voleva che il corvino vedesse quanto lo desiderasse.

Arrivò davanti alla vecchia porta in legno, e da essa sentì provenire dei gemiti, inizialmente pensò che lo schiavo avesse già iniziato a regalarsi piacere, troppo impaziente per attendere oltre.

Così, mantenendo un ghigno eccitato
Sul volto, il moro aprì lentamente la porta, bastò uno sguardo per capire cosa in realtà stesse succedendo, vide il corpo nudo e bisognoso del corvino venire posseduto da un uomo, non riconobbe subito la figura che sovrastava il padre di suo figlio, con molto sforzo riuscì finalmente ad intravedere un volto a lui molto famigliare.

Dopo aver riconosciuto l'amante del suo corvino, Magnus arretrò fino a toccare il muro parallelo alla porta, sorreggendosi ad esso.

L'istinto di ucciderli entrambi venne represso da un desiderio di vendetta ben più grande, riprese il controllo di se stesso e si allontanò velocemente coprendosi le orecchie per non sentire quei meravigliosi gemiti che uscivano Dalle labbra dello schiavo, gemiti che avrebbe voluto sentire solo lui, che avrebbe voluto fossero dedicati solo a lui.

Scacciò via le lacrime dal suo viso, ma non riuscì a trattenerle a lungo, erano lacrime di rabbia, di gelosia e di delusione, ma si promise che ben presto quelle lacrime sarebbero scese lungo le guance dello schiavo e del consigliere, e mai più avrebbero attraversato i propri occhi.

Scusatemi per eventuali errori.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Prossimo aggiornamento: mercoledì alle 10:00/12:00.

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Cupido

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