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Non voleva aprire gli occhi.
Sentiva solo qualche rumore indistinto - delle voci, forse - ma non riusciva a ricordarsi di come fosse arrivato lì.
Che poi, 'lì', ma in realtà non sapeva nemmeno dove fosse.
Una fastidiosa luce bianca filtrava attraverso le sue palpebre, facendogli storcere leggermente il naso.
La testa gli faceva male, molto.

Adesso, sentiva una voce ben distinta, ma era sicuro di non conoscerla.
Era una donna, e stava domandando qualcosa:" Oh, sei qui anche oggi. Che è successo stavolta? Si tratta di tua madre o di te?"

Sua madre? Che diamine c'entrava sua madre? E perché quella donna la conosceva?

Era forse morto?
Magari quella donna che stava parlando era un angelo.
"Nha, impossibile" pensò. "Un angelo non può avere una voce così fastidiosa".

Sentì un'altra voce, poi:" Non è niente di tutto questo. Sono qui per il mio amico".
E quella voce però la riconobbe.
Così calda, grave e roca.
L'avrebbe riconosciuto tra mille.
Yoongi.

Come attratto dalla sua presenza, iniziò pian piano ad aprire gli occhi, venendo inevitabilmente accecato dalla luce.
Sbatté le palpebre per mettere bene a fuoco l'ambiente attorno a lui.
Una stanza quasi completamente spoglia, con le pareti dipinte di bianco, e una grande finestra al suo lato.

Rivolse lo sguardo attraverso il vetro, e notò che fosse notte.

Lui era steso su un letto, anch'esso bianco.
Alla sua destra c'era un comodino - indovinate un po' il colore - con sopra un bicchiere d'acqua.
Quasi si spaventò, però, quando dall'altro lato del materasso vide una flebo, il cui tubo finiva direttamente nel suo braccio.

Era in ospedale.

"Jiminie! Ti sei svegliato!" esclamò la voce di Yoongi, poco distante da lui.
Si voltò verso la sua direzione, trovandolo ai piedi del letto a guardarlo con espressione sollevata.
Si stupì di non averlo notato aprendo gli occhi.

Alle spalle del moro, stava una donna in camice bianco, che lo scrutava con sguardo critico.
La voce fastidiosa precedentemente sentita doveva appartenere a lei.

"Signor Park, si è svegliato finalmente" parlò la donna, ripetendo quello che aveva detto Yoongi.

"Perché... Perché sono qui?" domandò il biondo, sentendo la propria voce impastata e roca.

Yoongi fece per parlare, ma la dottoressa fu più veloce:" Non se lo ricorda? È svenuto dopo essersi ubriacato ad un pub ed aver fumato una canna a stomaco vuoto. I suoi amici erano abbastanza sobri da portarlo qua ed avvisare sua madre e il resto della banda".
La donna concluse il discorso indicando Yoongi, che la guardava con astio.
Evidentemente non stava simpatica neppure a lui.

"Da quanto sono qui?" chiese ancora, rivolgendo uno sguardo a Yoongi, preferendo la sua voce a quella fastidiosa e stridula della donna.

Il moro colse il segnale e rispose al volo, questa volta senza dare il tempo alla dottoressa di precederlo:" Circa cinque ore. Gli altri sono andati a casa, e tua madre sta prendendo un caffè".

Jimin non rispose, troppo impegnato ad elaborare il fatto che Yoongi fosse lì da praticamente tutta la notte solo per lui.

"Ehm, signorina Choi, potrebbe lasciarci un secondo da soli?" chiese cortesemente il moro, voltandosi verso la dottoressa.
Lei annuì e lasciò la stanza, impassibile.

In quel momento lo sguardo di Jimin incontrò quello di Yoongi, e un'improvvisa voglia di piangere lo assalì.


Spazio autrice:
come sono brava raga
comunque se faccio in tempo aggiorno anche domani, sto andando troppo lenta

come state?

Lost • yoonmin    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora