Oggi il cielo è grigio e piange, l'acqua viene giù con forza, molto decisa, col suo rumore copre ogni cosa, persino i suoni dell'esistenza quotidiana; le voci, le parole, lo sgusciare delle auto che procedono lente come una processione ordinata e stanca, seduta nel davanzale della mia finestra nella mia stanza osservo il paesaggio.
Sono ore che sono qui con la coperta morbida che mi copre le gambe, come ho detto piove e non vorrei essere in nessun altro posto.
Non voglio scendere in salone, non voglio vedere la mia migliore amica, non voglio vedere e sentire nessuno.
Una volta amavo questo paese, sono nata qui, Hallstatt in Austria.
È un piccolo paesino sul lago, il lago più bello che abbia mai visto, d'inverno diventa ghiaccio così che si può pattinare e d'estate prende un colore celeste quasi fiabesco.
Mi è sempre piaciuto questo paese, l'ho amato sin dal primo momento, è piccolo, è storico, è incantevole sembra quasi uscito da un libro di fiabe.
Una settimana dall'incidente, non sono più dello stesso parere, odio questo posto.
Si è portato via una parte di me, la mia metà.
L'otto febbraio ho perso Elisabeth, la mia sorellina di quattro anni.
È successo in fretta, talmente veloce che è stato un attimo.
Mi fa male ricordare l'accaduto ma non me lo dimenticherò mai, non riuscirò a dimenticarlo.Stavo pattinando con Beth come facevamo sempre d'inverno, nel lago.
Aveva appena imparato a pattinare ma era brava anche se ancora piccola.
È stato un bruttissimo attimo.
Stavamo pattinando d'un tratto ho sentito il ghiaccio rompersi, in una parte di esso, già...rompersi mi sono girata con molta calma e ho visto Beth che si teneva al ghiacchio per non cadere ancora più in profondità nel lago, le sono andata vicino, aveva la pelle quasi violacea, faceva freddo quel giorno, molto freddo e i gradi dell'acqua erano sotto zero, non riuscivo a prenderla, il ghiaccio si stava rompendo sempre di più.
Le presi la mano e le diedi forza."Beth forzaaa prendi la mano forzaa"
"Sarah non c'è la faccio, fa freddo Sarah"
"Dammi la mano Beth forza"
Le presi la mano e la tirai fuori da lì, la presi in braccio e la strinsi a me più forte che potevo.
Le tolsi il giubotto tutto baganto e le misi il mio.
Con molta calma arrivai alla fine del lago chiamando aiuto.Mi ricordo tutto di quella giornata, mio padre prese Beth e la porto all'ambulatorio del paese, era viva, c'è l'avevo fatta, l'avevo salvata.
"Mamma, mamma io...non...ho...così...tanta.."
"Sarah andiamo, non ti preoccupare, hai fatto del tuo meglio...raggiungiamoli"
Presi la mano di mia madre e andammo via da lì.
Andammo di corsa dal medico.
Entrammo nell'ambulatorio, c'era un silenzio assordante, faceva paura, vidi mio padre seduto nella sedia grigia con la testa tra le mani.
Mia mamma corse da lui, io restai bloccata, all'entrata, sapevo cosa stava per succedere, sapevo cosa le avrebbe detto.
E non volevo sentirlo, non volevo saperlo, non volevo crederci.
Mi bastò il suo sguardo e le urla disperate di mia madre.
Il mondo si fermò.
Tutto intorno a me si bloccò.
Niente aveva più senso senza di lei.
Camminai all'indietro con la testa che girava e uscii da quel posto così tetro.
Corsi, non sapevo dove stavo andando, correvo...finché non caddi sul terreno bagnato, alzai gli occhi al cielo e aveva iniziato a piovere e io insieme a lui.
Faceva freddo ma non me ne importava niente. ero rannicchiata sul terreno bagnato, tutta baganta.
Guardavo il cielo, sentivo la pioggia sul mio volto, sul mio corpo.
Non stavo capendo più niente, non volevo capire quello che stava succedendo, tutto mi ritornò in mente, i nostri momenti e l'ultimo.
È colpa mia. Solo mia.
Mia sorella Elisabeth è morta per colpa mia.
Ora non sapevo cosa fare, non aveva più senso, nulla aveva più senso.
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NEI TUOI OCCHI ~ REVISIONATO ~
RomanceTutti restiamo feriti almeno una volta, dal primo all'ultimo e nessuno, nessuno mai, ha compreso quanto sia stato difficile rimanere e sorridere, dire "non importa" oppure "va bene così" o "è tutto okay". Per una dannata volta, una sola, vorrei che...