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In questo momento vorrei trovarmi in un altro posto.
Altrove, non in un ospedale, non di nuovo qui.
Questi corridoi bianchi, odoranti di medicine e disinfettante mi fanno venire la nausea, corrono e camminano su e giù medici, dottori, infermieri senza sosta, a tratti qualche paziente.
Queste sedie, questa sedia grigia e scomoda su cui sono seduta, la odio, odio tutto questo, non riesco a sopportarlo.
Mi alzo e mi siedo, mi alzo e mi siedo, un'azione che ripeto da quando Phebe è entrata li dentro, non sono calma, sono agitata, nervosa, ho mille pensieri negativi perché di positivi in ospedale non puoi averne nemmeno quando sei al reparto ginecologia.
Il telefono mi squilla ma nemmeno lo calcolo, non lo prendo nemmeno dalla borsa.
Mi siedo e cerco di respirare e di respirare e di calmarmi.

"Stai peggio di qualcuno che ha appena finito la chemio, tutto bene?"

"Senti non è il momento, non sono dell'umore, che cavolo ne sai te"

Mi tiro sù e appoggio la schiena allo schienale della sedia e mi trovo seduto affianco un ragazzo, ricoverato qui, ha i vestiti che danno ai pazienti e si è appena tolto il cappuccio.

"Ne so più di te sicuramente, che dici?"

Che cogliona che sono!!!

"Scusami io...è che...scusami"

"Chi stai aspettando? O stai aspettando degli esiti?"

"Sono qui per un'amica..."

"Un'amica, e quest'amica è dentro lì da quanto?"

Indica la porta in cui effettivamente c'è Phebe.

"Sarà mezz'ora più o meno..."

"Bene, allora vieni con me"

"Eh!? Anche no visto che devo aspettarla"

"Tornerai qui e lei dovrà ancora uscire, so come funziona fidati"

"Dove dovremmo andare?"

"Dove ci si dimentica di essere all'interno di un ospedale "

Lo guardo confusa, come è possibile, come si fa a non pensare di essere qui quando lo si è.
Voglio aspettare Phebe ma allo stesso tempo sono curiosa e ho bisogno di pensare a qualcos'altro se possibile.
Lo raggiungo all'ascensore e mi appoggio ad esso, dopo di che le porte si aprono e capisco dove siamo, siamo sul tetto, c'è la porta d'emergenza.

"Qui immagino che tu venga per prendere una boccata d'aria e per svagare i pensieri giusto?"

"Vengo qui molto raramente, vengo qui quando mi sento oppresso, quando mi sento come ti senti tu ora "

Mi appoggio al muretto, non è molto alto l'edificio ma si vede gran parte di New York, le luci, il rumore...il che non è male per una persona ricoverata qui.

"Ti senti meglio?"

"Giusto un po', grazie..."

Mi volto verso di lui, ed è anche lui appoggiato al muretto.

"Da quanto vivi qui?"

"Undici mesi, se lo dico così fa meno paura per chi lo sente"

 NEI TUOI OCCHI ~ REVISIONATO ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora