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"Sei speciale e forte, sarò sempre qui ma tre metri e oltre il cielo blu"

Oggi, è un'anno.
Oggi è un anno che la mia piccola Beth è volata via.
Oggi mi sono alzata, senza dire niente, senza bloccarmi nel letto e passare tutta la giornata sotto il piumone.
Non voglio, non voglio fare pena a nessuno, non voglio sentire nessun "mi dispiace, non sei sola".
Niente di tutto questo, sto bene, va tutto bene.
Oggi è domenica, non ci sono le lezioni, non ho molto da studiare per oggi, ma sono le nove della mattina e non sono al campus, non potevo stare lì, mi sentivo in trappola.
Sono uscita dal campus, ho preso un Uber e sono andata in centro a New York.

Ho indossato la sua felpa preferita, un paio di jenas, giubotto e una sciarpa, ho cammianto tra le vie di New York, mi sono fermata a prendere un caffè, sono entrata a Central Park e sto camminando senza meta.
Cammino piano, non ho fretta, con il mio caffè caldo osservo, guardo persone fare jogging, anziani seduti nelle panchine, bambini che giocano correndo su e giù, persone in bicicletta, coppie di ragazzi e ragazze, persone con i cani...mi fermo quasi fuori da Central Park e alzando lo sguardo vedo il grattacielo, quello dove l'anno scorso ci sono salita.
Istintivamente ricomincio a camminare, prendo la stradina giusta, attraverso e guardo l'entrata, entro e noto che l'ascensore questa volta funziona, senza pensarci lo prendo e salgo all'ultimo piano, il terrazzo.

Si aprono le porte ed esco appoggiandomi alla ringhiera di ferro.
Prendo un grande respiro e butto fuori tutta l'aria guardando verso l'alto.
New York oggi non aiuta, il cielo è coperto di nuvole grigie e bianche sembra quasi che a minuti pioverà ma non pioverà, New York è così, ho iniziato a conoscerla e capirla meglio, è difficile ma ci sto provando.

Quassù potrai sentirla più vicino a te

Otto parole che quel giorno hanno fatto la differenza, otto parole sussurrate sincere al mio orecchio.
Mi siedo a terra e appoggio la testa al muro dietro di me, qui sto bene.
Prendo le cuffiette e metto la canzone dei Coldplay.
Mi perdo nella sua melodia, nelle sue parole perdendo il senso del tempo, disconettendomi da tutto.

Sara metti le nostre canzonii, non voglio ascoltare quelle brutte di papà.

Tolgo lo sguardo dal cellulare per posarlo su Elis e anche mia mamma si gira guardandomi sapendo che canzoni ascolto io.

Quali canzoni ti fa ascoltare tua sorella Elisabeth?

Quelle belle, quelle dei Codplay

Rido senza accorgermene e per il nome insostituibile che mia sorella ha dato ai Coldplay.
Sta difatto che passiamo la gita in macchina a canticchiare le loro canzoni ricordandone una tra le tante, una che metteva in accordo entrambe.
Fix you.

Sorrido ripensando a quel momento e ad un susseguirsi di quei momenti, Elisabeth non voleva più ascoltare altre canzoni o altri cantanti, voleva solo le loro canzoni.
Le piacevano da matti, mi ricordo quando ballava immezzo al salotto o la sentiva canticchiare a squarciagola...
Non è giusto quello che è successo.
Non riesco a perdonarmelo anche se sto andando avanti ma ogni volta ci penso, era così piccola...aveva una vita davanti, piena di nuove prime volte...

"Signorina è tutto ok?"

Apro gli occhi e mi trovo davanti un signore che mi guarda, fissandomi.
Cosa sta cercando di capire?

"Si si va tutto bene, mi scusi"

Mi alzo e guardo di nuovo il panorama e vedo che le nuvole si sono un po' spostate.
Sorrido e abbasso la testa.

"È sicura di sentirsi bene? Sta piangendo.."

Mi tocco il viso e sento le lacrime, non me ne ero nemmeno resa conto.

 NEI TUOI OCCHI ~ REVISIONATO ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora