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Esco dalla stanza già pronta, ancora prima che la sveglia di Lucy suoni per dare inizio ad un'altra giornata di lezioni.
Mi porto i capelli dietro le orecchie e metto le air pods per ascoltare della musica lungo il tragitto.
Esco dal dormitorio per andare tranquilla e con molta calma verso le classi e nel mentre mi fermo anche alla caffetteria, non c'è quasi nessuno, e un caffè non me lo nega nessuno.
Saluto Eden, una ragazza che lavora qui e la vedo spesso.

"Siamo mattutine oggi"

"Una volta ogni tanto, mi fai un caffè, per favore?"

"Certo, come vanno le lezioni?"

"Vanno, essendo il terzo giorno, non devo preoccuparmi"

"Non sei preoccupata?! Sei la Sarah giusta?"

"In realtà si, ma non ci penso, Lucy mi ha detto che sono già troppo secchiona, non devo farlo anche vedere"

Ride e mi porge il caffè da portarmi via.
La saluto ed esco dalla caffetteria, guardo l'ora e sono appena le sette e quarantacinque così decido di sedermi in una panchina del cortile.
Questa mattina newyorkese non è nemmeno fredda o piovosa, c'è qualche nuvola ma si sta ancora bene, speriamo non se ne vada presto il bel tempo ma ci conto poco.

Mi passa davanti un ragazzo con una ragazza mano nella mano, lei sorride e ha un fiore bianco in mano.
Li guardo finché mi è possibile e i miei pensieri mi riportano a quel giorno in cui ero a Chicago e Peter raccolse una margherita, il che era abbastanza strano essendo inverno, ma lei c'era, ed era bella.

Con Peter non posso dire di aver vissuto una brutta relazione, ci siamo conosciuti così, un po' per caso...ad impatto mi sono fidata e ho passato qualche giorno con lui, con il passare del tempo stavo sempre meglio con lui e riuscivo a non pensare al passato, mi faceva stare bene, sorridere e quando mi abbracciava avevo lo stomaco di farfalle, per non dimenticare quella mattina in Carolina..
Ricordo tutto di ieri, non mi è sfuggito niente.
E non riesco a non pensarci ma c'è stato comunque qualcosa e lui poteva benissimo fare qualcosa anche se io non gli ho dato mai modo, me ne sono andata, l'ho bloccato ovunque e gli avevo detto di non cercarmi.

La suoneria del cellulare mi riporta alla realtà e guardo l'ora, è tardissimo, sono quasi le otto, per fortuna mi ero svegliata presto!
Butto il caffè finito nel cestino e raggiungo l'aula in cui ho la prima lezione della giornata.
Letteratura.
Passo per i corridoi e arrivo, vedo Phebe e Lucy, le raggiungo e mi siedo, non c'era nemmeno un posto.

"Dove sei finita stamattina?"

"Mi sono svegliata prima.."

"E sei riuscita a fare ritardo?"

"Uff, Lucy, sono qui e la professoressa è appena entrata"

Scuoto la testa e prendo il mio quaderno dove mi annoto tutto, di solito.
Oggi voglio concentrarmi.

"Non fate quelle facce, o quegli occhi per parlarvi in codice, sto bene, seguiamo la lezione?"

Alzano le mani e si zittiscono, menomale mi ascoltano, quanto le odio quando fanno così, come se  fossi invisibile.

La felicità è un percorso non la destinazione .

È quello che leggo nella grande lavagna nera appena scritta dalla professoressa, la osservo, ci penso e intanto lei ci guarda e noi siamo in un assoluto silenzio.

"Sapete chi ha scritto questa frase?"

"Lei adesso?!"

Oh santo dio, ma quanto si è stupidi...l'ha scritta una persona importante ma non ricordo, non l'ha scritta uno scrittore o una scrittrice mi sa...non ricordo.

 NEI TUOI OCCHI ~ REVISIONATO ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora