Corremmo senza sosta in direzione del Grey Terminal.
Sentivo che il cuore mi sarebbe scoppiato, se avessi corso ancora per altri cinque minuti a quella velocità, ma non potevo fermarmi: Luffy aveva bisogno di me.
Aveva bisogno dei suoi amici.
«Emy, pensi di poter usare il tuo potere, quando sarà il momento?», mi chiese Sabo, mentre correva accanto a me.
Scossi la testa. «Non lo so. Spero di sì, ma ancora non riesco a controllarlo, mi dispiace».
«Come si può acquisire un potere, e poi non saperlo usare?», brontolò Ace, mentre correva davanti a noi.
«Non vedo l'ora di fare pratica di nuovo su di te», brontolai a mia volta, irritata.
«Ragazzi, non litigate per favore. Dobbiamo concentrarci su come salvare Luffy. Avete qualche idea?», intervenne Sabo, per evitare che io e Ace cominciassimo a sbranarci a vicenda.
«Ancora no, ma per il momento raggiungiamo il loro covo, poi penseremo al resto», ammise Ace.
«E tu come fai a sapere dove si trova?», chiesi curiosa.
«Lo so perché ci sono già stato».
«Per rubare il tesoro», aggiunse Sabo.
«Esattamente», ammise Ace.
Alzai gli occhi al cielo, ma decisi di non dire nulla a riguardo per due motivi: primo, non erano affari miei e, secondo, perché ormai potevo percepire l'odoraccio che il Grey Terminal emanava, capendo che ormai eravamo vicini.
Dovevo restare concentrata, se volevo essere d'aiuto ai ragazzi.
Non appena fummo dentro alla discarica, ci nascondemmo dietro al primo oggetto, abbastanza grande, che trovammo e che potesse coprirci tutti e tre da occhi indiscreti.
«Non perdiamo tempo», disse Ace alzandosi di fretta per raggiungere il covo.
«Aspetta un secondo, amico. Prima di infiltrarci alla festa, dobbiamo capire cosa faremo una volta entrati, non credi?», lo bloccò Sabo, afferrandolo per il collo della canottiera arancione.
«Attacchiamo. Che altro dovremmo fare, scusa?», chiese Ace, confuso.
«La fai facile, tu. Non ti sei accorto delle armi che avevano? Se ci prendono, siamo morti», intervenni, cercando di farlo ragionare.
Ace sospirò, sapendo benissimo che io e Sabo avevamo ragione.
«Allora, cosa avete pensato di fare?».
«Io direi che l'idea di attaccare è buona, ma dobbiamo aspettare il momento propizio», rispose Sabo.
«Dovremmo disarmarli, prima. Così ci togliamo il pensiero», aggiunsi.
«E come pensi di arrivare alle loro armi, senza farti notare?», mi chiese Ace confuso, ma curioso di conoscere la mia idea.
«Non ho mai parlato di armi», ammisi con un sorriso complice che Ace ricambiò, capendo al volo che cosa mi stava frullando nella testa.
«Ma hai detto di non saper usare il tuo potere», ammise Sabo, intuendo anche lui la mia idea.
«Lo so, ma devo provarci. Non ho intenzione di stare qui, senza far niente. Anch'io voglio salvare Luffy».
«Va bene. Mentre noi ci occuperemo di Bluejam, tu penserai ai suoi scagnozzi e a liberare Luffy», disse infine Ace convinto, mentre impugnava bene il suo bastone di ferro.
«Non pensi che sarebbe meglio lasciarle solo Luffy? Penseremo noi ai pirati», domandò Sabo preoccupato.
«Non possiamo accollarci tutto noi. Inoltre, Emy è l'unica, eccetto il mocciosetto, che ha mangiato un frutto del mare. È avvantaggiata».
«Sì, ma non lo sa usare a piacimento come Luffy», continuò Sabo, cercando di fargli cambiare idea.
Ace si voltò a guardarmi serio e, inaspettatamente, mi mise una mano sulla spalla.
Quel contatto mi fece provare una strana agitazione, ma cercai di non darlo a vedere.
«Devi solo concentrarti. Pensi di poterci riuscire?», mi chiese Ace con tono pacato e deciso che mi infuse coraggio.
«Ce la metterò tutta», gli risposi, facendolo sorridere compiaciuto.
«Bene. Allora, andiamo. Il nostro amico ha bisogno di noi», disse Ace uscendo dal nostro nascondiglio, seguito immediatamente da me.
«Io continuo a pensare che sia una pessima idea», commentò a bassa voce Sabo con ansia e preoccupazione, mentre ci seguiva.
Senza farci notare, arrivammo a passo deciso e silenzioso davanti al covo dei pirati.
Era un cumulo di macerie circondato da una coltre di fumo puzzolente, che rendeva il tutto tremendamente disgustoso.
La puzza in quel punto, era ancora peggio, di quanta non ce ne fosse per tutto il Grey Terminal.
Restammo nascosti dietro un cassonetto, mentre ascoltavamo i rumori che uscivano da quel cumulo di macerie.
Sembravano pugni, ma non si sentiva nessuno urlare: era strano.
«Sicuro che sia questo il posto?», chiesi a bassa voce a Ace che stava muto accanto a me.
«Certo che ne sono sicuro», brontolò lui seccato, prima che qualcuno lo interrompesse.
«Su, parla. Confessa!», ordinò un uomo esausto dall'interno del covo, seguito dal rumore di altri pugni.
Dalla voce sembrava Polchemy.
«No, basta. Fermati, Polchemy», lo implorò una voce con tono preoccupato «Smettila, è inutile», aggiunse l'uomo, mentre Polchemy ansimò esausto.
«Ma non lo vedi? Ormai non ha neanche più la forza di strillare», intervenne un altro.
In quel momento, sentimmo dei gemiti di dolore misti a lacrime.
Mi si strinse il cuore, quando riconobbi la vocina sottile di Luffy.
Mi arrivò il sangue al cervello, non ce la facevo più a sentirlo soffrire in quel modo, ma non appena mossi il primo passo, Ace mi trattenne, sbarrandomi la strada con un braccio.
«Non ancora», bisbigliò, guardandomi serio.
«Lo hai sentito anche tu, no? Lo stanno picchiando. Non possiamo restare qui», gli dissi confusa dal suo gesto.
Lo vidi tremare. «Non ancora», ripeté più serio.
Come me, era al limite della sopportazione, ma nonostante la rabbia, Ace aveva la pazienza di aspettare il momento giusto per attaccare, al contrario di me.
«Non hai capito, che tanto non parlerà? E poi, sinceramente, è troppo per me. Non ce la faccio più a guardare, basta», disse un uomo sull'orlo di una crisi di nervi.
Il rumore di un pugno intenso, un gemito di dolore più profondo e infine un tonfo, ci fecero capire che l'uomo che aveva appena parlato era stato colpito.
«Invece di pensare a quel pidocchio, dovresti cercare Ace e Sabo. Forse non hai capito, che qui ci rimettiamo la pelle! noi tre rischiamo grosso», ringhiò Polchemy alzando il tono della voce «Avremmo già dovuto consegnare i soldi al capitano Bluejam da un pezzo, e invece siamo a mani vuote».
Susseguirono dei passi pesanti, e poi ancora suoni di pugni che sembravano non avere fine.
«Ace, non ce la faccio più ad aspettare. Sto impazzendo», lo avvisai, ricominciando a tremare per il nervoso.
«Ancora un momento», bisbigliò lui senza staccare gli occhi dal cumulo di macerie davanti a noi.
«Vuoi parlare?», urlò Polchemy contro Luffy.
«N-non ho niente da dire», rispose una vocina flebile.
"Luffy", pensai con il cuore a mille per l'agitazione, mentre sentivo il suono di altri pugni.
«Sei sicuro? Nessuno può resistere per tanto ai miei pugni», ammise Polchemy divertito.
Ci fu un momento di silenzio.
«Parla!», ordinò l'uomo, furioso.
«Scordatelo. Io non parlo», rispose ancora la vocina flebile «Io non parlo», continuò ormai in lacrime, facendomi provare una morsa al cuore.
Polchemy ringhiò dalla rabbia a quelle parole.
«Io non parlo», urlò Luffy, per poi gemere di dolore.
Cadde un silenzio che durò una manciata di secondi, ma che per noi fu un'eternità.
«Va bene. Peggio per te», ringhiò Polchemy.
Sentimmo il rumore di qualcosa di ferro cadere a terra, e poi dei passi allontanarsi.
Solo quando sentii una lama strisciare sul terreno, capii cosa voleva fare quell'uomo.
«Addio, moccioso», disse il bestione.
L'adrenalina esplose nelle mie vene.
«Ace», urlai, guardandolo in lacrime.
«Ora», urlò lui a sua volta.
Al suo ordine, corremmo a più non posso fino a sfondare il muro di legno per riuscire a entrare, avendo il nostro bell'effetto sorpresa.
I pirati che erano dentro, si voltarono a guardarci con aria confusa e stupita.
«Lascialo stare», urlammo tutti e tre in coro, arrabbiati più che mai.
Ace si fiondò direttamente su uno degli uomini e lo colpì in pieno volto con il suo bastone di ferro, facendolo cadere a terra privo di sensi.
«Oh, no. Ehi, ma quello lì non è...», esclamò uno dei pirati.
«Sì, è lui che ci ha derubato. Lo riconosco», lo interruppe un altro dai capelli biondi.
«Cosa?», ringhiò Polchemy confuso, notando la nostra entrata.
«Ace, fratello mio», esclamò Luffy tra le lacrime.
Non potei non provare un'altra fitta al cuore, notando le condizioni pietose in cui lo avevano ridotto.
«Emy, tu pensa a Luffy. Il resto lascialo a noi», mi disse Sabo.
«Va bene», risposi senza ribattere.
Non avevo altro in mente se non una cosa: portare il nanerottolo al sicuro.
Vidi Ace saltare in alto, all'altezza di Polchemy, per poi scagliarsi contro di lui con tutta la furia che aveva in corpo, ma il bestione era in netto vantaggio, per quanto riguardava il fisico.
Senza che Ace avesse il tempo di reagire, l'uomo lo prese per il collo, senza nessuna fatica, e lo tenne alto sopra la sua testa, mentre il nostro amico cercava in tutti i modi di liberarsi.
Sembravamo tutti dei moscerini a confronto di quell'uomo.
«Bene. Visto che sei qui, sistemeremo le cose in fretta», disse Polchemy soddisfatto «Il tuo amichetto si ostina a non parlare, riguardo a dove si trova il tesoro. Prova a convincerlo tu».
«Ace», urlammo io, Luffy e Sabo preoccupati, non sapendo che fare per aiutarlo.
«Lasciami... andare», disse Ace con un filo di voce.
Quell'uomo lo stava strangolando.
«Ora, Emy», mi ordinò Sabo per poi fiondarsi contro Polchemy, riuscendo a colpirlo alla testa, facendogli così mollare la stretta su Ace che cadde a terra.
Io corsi in direzione di Luffy, ma fui braccata da uno dei pirati.
«Lasciami», ringhiai a denti stretti, mentre cercavo di liberarmi.
«Capo, ne ho catturata una. È una bambina», ammise felice, l'uomo dietro di me.
«Oh no, Emy... Ace, Sabo», mormorò con voce flebile Luffy tra le lacrime, prima che il bestione emettesse un gemito di dolore.
«Accidenti! Chi mi ha colpito alle spalle?», domandò Polchemy per poi voltarsi, trovando Sabo dietro di lui che sorrideva soddisfatto «Questa me la paghi, ragazzino. Te ne pentirai amaramente», ringhiò arrabbiato.
Sabo fece cadere la punta del suo bastone a terra con forza, attendendo che l'uomo facesse la sua mossa.
«Ce l'hai dietro, il tuo avversario», mormorò dolorante Ace, mentre si massaggiava la gola «Sabo, occhi aperti», urlò, rimettendosi in piedi.
«Ace...», mormorò Luffy.
«Emy, cerca di liberarti», mi incitò Ace, senza staccare gli occhi dal suo avversario.
«Non ci riesco. È troppo forte», ammisi cercando di dimenarmi più che potevo, senza riuscire a spostarlo di un centimetro.
Di certo, non era come avere a che fare con il corpo minuto di Ace.
Se fosse stato lui, mi sarei liberata già da mezz'ora.
«Sai come fare. Forza!», urlò Ace.
Aveva ragione. Sapevo come fare, dovevo solo concentrarmi.
Mi fermai per un istante e chiusi gli occhi, cercando di liberare la mente.
Quell'uomo mi stava già toccando, quindi il contatto era avvenuto.
Provai a pensare al mio corpo come se fosse un campo magnetico che attirava energia.
«Ma cosa..?», domandò il pirata che mi teneva stretta, dopo qualche secondo, sentendo che qualcosa non andava.
Mi concentrai di più e sentii la sua stretta farsi sempre più debole.
Quando potei muovermi nuovamente, gli diedi una testata sul naso e cadde a terra privo di sensi, ma quando provai a fare un passo, caddi anch'io senza riuscire a evitarlo.
La testa aveva ricominciato a girarmi e, come se non bastasse, questa volta la vista mi si era offuscata.
Mi sentivo come se fossi ubriaca.
«Rialzati!», mi ordinò Ace con autorità.
«Emy, forza», aggiunse Sabo con tono più dolce, ma sempre preoccupato.
Provai a fare ciò che mi avevano detto, ma non appena mi rimisi in piedi, caddi nuovamente.
«Io... non ci riesco», mormorai con un filo di voce.
«Attenti», urlò il nanetto verso i nostri fratelli.
«Nessuno vi ha mai detto che non ci si distrae, durante un combattimento?», chiese improvvisamente Polchemy con tono arrogante, mentre cercava di colpire Sabo, che schivò il colpo con agilità.
«Sta' attento!», disse il biondino a Ace «È molto forte con la spada. E anche molto agile».
Ace capii al volo le parole del nostro amico e, senza perdere tempo, si scagliò contro le spalle di Polchemy, che però riuscì a girarsi in tempo per parare il colpo.
Sabo, nel frattempo, cercò di venire in mio soccorso facendosi facilmente strada tra alcuni pirati che cercarono di impedirgli di passare.
Lanciò con estrema precisione un coltello che tagliò in un solo colpo la corda che teneva sospeso Luffy.
Prima che Luffy toccasse terra, riuscii ad alzarmi con le ultime energie che mi erano rimaste e scattai in avanti, facendolo cadere su di me, per evitare che si facesse male.
Lo sentii tremare e gemere dal dolore, e anche io dovevo ammettere che mi stavo lamentando in quel momento, più di quanto avrei voluto.
«Emy... ti sei fatta male?», mi chiede lui, guardandomi con quegli occhi grandi e scuri pieni di lacrime.
«Tranquillo, nanetto. Non è niente», lo tranquillizzai, cercando di non badare al dolore che stavo provando.
Non appena mi rimisi in piedi, la prima cosa che feci fu slegarlo dalle corde che ormai gli avevano segnato il suo fragile corpicino, e poi cercai di portarlo fuori di lì, ma la testa ancora mi girava: sarebbe stata una bella sfida farlo uscire da quel postaccio, nelle mie condizioni.
Sabo venne immediatamente in nostro soccorso e, con forza, prese Luffy sotto un braccio aiutando anche me ad alzarmi, per poi condurci fino al buco sul muro che avevamo fatto noi stessi per entrare.
«È fatta! Andiamocene, Ace», urlò Sabo, ma Ace non si mosse.
«Voi andate pure», rispose Ace con uno strano tono.
«Uhm? Cosa? Ma sei matto? Dai, vieni. Sbrigati!», lo incitò Sabo, capendo le sue vere intenzioni.
«Quando affronto qualcuno, io non fuggo. Mai». ringhiò serio Ace. senza staccare gli occhi dal suo nemico, venti volte più alto e grosso di lui.
«Davvero, piccolo insolente?», ruggì Polchemy, alzando la sua spada verso il soffitto.
«Vieni via! Non vedi che ha la sua spada?», aggiunse Sabo sempre più in pensiero per Ace «Venderai cara la pelle».
«Il nanerottolo ha ragione», ridacchiò Polchemy «Forza, ormai i giochi sono finiti. Restituisci i soldi che ci hai rubato. Quel denaro è nostro, e lo rivoglio indietro. È stato uno sbaglio innocente, vero? Non ti farò male, se ci rendi i nostri soldi», disse infine il bestione, puntando la spada verso Ace, che la colpì con forza con il suo bastone, facendo vacillare Polchemy.
«Li useremo meglio di voi. Su questo non c'è dubbio», ringhiò Ace.
Polchemy rise divertito. «Io non ci giurerei».
«Emy, resta con Luffy», disse Sabo posandomi a terra e affidandomi Luffy, ormai privo di sensi.
Corse fino a raggiungere Ace e si fermò accanto a lui.
«Di un po', sei impazzito? Si può sapere, che ti passa per la testa?», chiese Sabo al corvino.
«Te l'ho detto... non scappo», rispose Ace senza staccare gli occhi dal suo avversario.
Mentre loro discutevano, io provai ad alzarmi, cercando di sollevare Luffy.
Dovevo darmi una mossa e uscire di lì: in quelle condizioni, sarei stata solo un peso per loro.
«Adesso mi avete stancato», urlò Polchemy, tagliando a metà il bastone di ferro di Ace «Se i due mocciosi riescono a battermi, giuro che smetto di fare il pirata».
Ace e Sabo si alzarono in aria con un grande salto e urlarono: «Preparati alla pensioneee».
«Non è ancora il momento», urlò ancora una volta Polchemy, per poi cadere a terra privo di sensi, a causa dei colpi ricevuti dai miei amici.
Una volta messo al tappeto l'avversario, Ace e Sabo corsero verso di noi.
Sabo afferrò Luffy ancora svenuto, e Ace si avvicinò a me, sospirando.
«Sei davvero una frana».
«E tu un'idiota suicida», brontolai, seccata.
«Prendi», disse poi, allungandomi il suo bastone di ferro spezzato che afferrai confusa, mentre mi caricò con agilità sulla sua schiena portandomi fuori dal covo a passo spedito.
STAI LEGGENDO
𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
FanficCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...