Quattro anni dopo...

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Erano passati quattro anni, da quando io e Ace ci eravamo confessati l'uno all'altra, e non potevo essere più felice di così.
Erano stati quattro anni intensi e bellissimi, e Ace era diventato il fidanzato migliore che una ragazza possa desiderare.
Per me, aveva anche imparato le buone maniere, grazie alla pazienza e alla dolcezza di Makino, una ragazza dolcissima e sincera, che ormai reputavo più come una sorella maggiore che un'amica.
Con lei avevo fin da subito instaurato un bellissimo rapporto, che si era fortificato anno dopo anno.
Le avevo raccontato ogni cosa: della mia vita con mamma, i ragazzi, delle mie paure e delle mie ansie, e anche della mia storia segreta con Ace, che ogni giorno si faceva sempre più intensa e meravigliosa.
Era stato tutto perfetto, fino a qualche tempo fa, quando mi accorsi che le cose stavano cambiando.
Ace stava cambiando, e io ero arrivata a un punto di non ritorno.
Lo vedevo sempre nervoso, irritato e quando cercavo di avvicinarmi a lui, se ne andava con una scusa, lasciandomi con mille dubbi.
Ero arrivata anche a pensare che, probabilmente, ero io che non andavo più bene. Evidentemente, ora che avevamo quasi raggiunto la maggiore età, Ace aveva bisogno dei suoi spazi, e glieli avrei concessi se me ne avesse parlato.
Ma non era solo lui il problema: anche Sabo ultimamente si comportava in modo strano, specialmente con me.
Conoscevo benissimo i sentimenti che lo legavano a me, ma per quanto volessi, non ero mai stata in grado di parlargliene in modo da chiarire che, ai miei occhi, sarebbe stato sempre e solo un fratello.
Ace era evidentemente geloso del suo comportamento nei miei confronti, ma con gli altri era sempre stato in grado di fingere indifferenza, per poi esplodere una volta soli.
A volte diventava, così insopportabile, che mi faceva venire voglia di dargli uno schiaffo.
Proprio non la capivo la sua gelosia.
Non avevo mai dato modo a Sabo di credere che potesse interessarmi, e quando restavo sola con lui, cercavo disperatamente di atteggiarmi come una sorella e niente di più: questo Ace non poteva negarlo.
«Ti ho trovata, finalmente», esclamò Ace, apparendomi improvvisamente alle spalle «Ti ho cercata ovunque», aggiunse, sedendosi sull'erba accanto a me.
Gli diedi una veloce occhiata, sorridendogli appena, cosa che non sfuggì al suo occhio vigile. Negli anni aveva imparato a leggere le mie espressioni, e capirne i veri significati che si celavano dietro a esse.
«Che ti succede?», Mi chiese curioso, mentre strappavo l'ennesimo filo d'erba.
«Niente di importante», mormorai distratta, mentre sbriciolavo l'ennesimo filo d'erba.
«Dai, ti conosco da anni. Capisco, quando c'è qualcosa che ti preoccupa», insistette lui accarezzandomi il braccio con la sua mano calda, che mi provocò subito la pelle d'oca.
«Ficcanaso», borbottai facendolo sorridere.
Ace prese quel borbottio come un invito a stuzzicarmi ancora di più, e lo sentii avvicinare il viso al mio collo.
Mentre il suo respiro caldo mi accarezzava la pelle, le sue labbra si avventarono sulla mia carne con tocco delicato, ma così intenso che mi scatenò subito dei brividi continui e incontrollabili lungo tutto il corpo.
«Dai, dimmelo», insistette con un sussurro, mentre continuava a baciarmi il collo con una delicatezza e una sensualità disarmante.
Era cambiato così tanto, dal giorno in cui ci eravamo incontrati: anche la sua voce era diversa.
Più mascolina, in grado di agitarmi con una sola parola.
«Che stai facendo?», Gli chiesi con un sorriso, cercando disperatamente di trattenermi dal girarmi per baciarlo.
«Cerco di scoprire cosa rende così triste la mia ragazza», ammise lui con tutta tranquillità, dandomi un altro bacio, questa volta dietro l'orecchio.
Sospirai provando a calmarmi: il cuore aveva cominciato a battermi più veloce, da quando aveva cominciato a baciarmi.
«Sto ripensando a quello che è successo in quella grotta anni fa», risposi non volendo arrivare subito al nocciolo della questione.
«È stato uno dei momenti più belli che ho passato insieme a te», ammise lui facendomi sorridere, tornando poi a stuzzicarmi il collo.
«E poi... sto pensando al comportamento insolito che hai ultimamente verso Sabo».
Ace si bloccò, staccandosi da me improvvisamente.
Mi girai a guardarlo, e lo vidi fissarmi con aria seria e confusa.
«A cosa ti riferisci con "comportamento insolito"?».
«Sei diverso».
«Diverso?», ripeté lui.
«Sì! Da quando Sabo ha...».
«Sabo», ringhiò acido «Da quando ti interessa quello che fa?».
Eccolo che si arrabbiava di nuovo.
«Non serve reagire così. Ti sto solo dicendo quello che volevi sentire», dissi calma.
«Sai che c'è? Se riguarda Sabo non m'interessa», ringhiò acido «E non dovrebbe interessare neanche a te!».
«Sei impossibile!», Sospirai frustrata, voltando lo sguardo altrove.
Restammo in silenzio per alcuni minuti, quando Ace, capendo di aver reagito in modo esagerato, si voltò verso di me, cosa che riuscii a catturare con la coda dell'occhio.
Sospirò. «Qual è il problema, adesso?».
«Sei antipatico!», Rispose seccata.
«Io sono sempre antipatico», ammise lui facendo spallucce.
«Voglio dire con Sabo! Lo tratti male, ultimamente», dissi tornando a guardarlo.
«Non è vero. Lo tratto come sempre».
«E invece no! Perfino Luffy si è accorto che tra voi due è nata una sorta di... rivalità».
«Tra noi c'è sempre stata rivalità», disse in sua difesa «Siamo maschi».
«Luffy è convinto che sia per causa mia», lo avvisai, facendogli cambiare espressione, ma la sua preoccupazione durò poco.
«Quel nanetto è un idiota. Non ha capito nulla».
«No, lui no. Ma Sabo?».
Ace sospirò nervoso. «La vuoi smettere di parlare di lui?».
«Ti dà fastidio?».
«Sì!», Rispose seccato «Mi dà molto fastidio».
Scossi la testa e guardai altrove, sospirando per calmarmi.
Non valeva la pena mettersi a bisticciare.
«La tua gelosia mi fa girare la testa», ammisi.
«Meglio. Perché sono io quello che deve farti sentire così, e nessun altro».
Non ebbi il tempo di parlare che Ace si avventò sulle mie labbra, cominciando a baciarle con forza.
Mi uscii un gemito di sorpresa, senza che avessi la forza di controllarlo, e in men che non si dica, mi ritrovai stesa a terra con il mio ragazzo sopra di me, intento a divorare le mie labbra.
Non era una novità per noi.
Molte volte ci eravamo lasciati andare a baci del genere, ma questa volta sentii una pressione diversa sulle labbra di Ace: sembrava quasi mi volesse mangiare.
Lo sentii cominciare a baciarmi più intensamente, il suo respiro si fece sempre più pesante e irregolare, come il mio.
Cercai di stargli dietro come potevo, ma Ace sembrava fare tutto da solo, e io cominciai a sentirmi tremendamente a disagio.
Posò il suo corpo sul mio senza darmi troppo peso per non schiacciarmi, mentre il bacio si intensificava sempre di più.
Ormai la sua massa muscolare era aumentata parecchio, dopo tutti gli anni di duro allenamento a cui si era sottoposto.
Anche Luffy e Sabo erano cambiati molto, ma il corpo di Ace era cresciuto notevolmente più degli altri.
Per non parlare dell'altezza.
Non ero mai stata molto alta, ma ero rimasta decisamente la più piccola di tutti e tre.
Loro scherzavano sempre su questa cosa, facendomi sentire ancora una bambina, e io ovviamente me la prendevo a tal punto da prenderli a pugni in testa.
Improvvisamente, la mano di Ace mi distrasse.
La fece scivolare lungo la mia gamba per poi afferrarmi con forza la coscia imponendomi di alzarla a livello del suo bacino, mentre le sue labbra e il suo fiato caldo mi accarezzavano il collo. Scese con le dita fino alla clavicola, con una lentezza che mi fece provare un brivido lungo la spina dorsale.
Mi sentivo così strana: era come se il mio corpo stesse chiedendo di più, e io non possedevo la forza necessaria per fermarlo.
Ma che cosa gli era preso improvvisamente a Ace?
Non era mai stato così audace, non lo riconoscevo.
Non aveva più quel suo autocontrollo che lo bloccava, facendogli dire solitamente "Meglio se mi fermo qui o perderò la testa", e io, come sempre, restavo confusa da quelle parole.
Senza che me ne accorgessi, il mio corpo rispose a quella sua richiesta facendomi divaricare ancora di più le gambe, permettendo al mio ragazzo di scendere ancora di più con il bacino, facendo così toccare le nostre intimità attraverso i pantaloni.
Saltai, quando percepii qualcosa di strano e solido sfregarmi contro l'intimità: era qualcosa che non avevo mai sentito e apparteneva a Ace.
Cominciò a mimare dei movimenti lenti con il bacino, sfregando quella "cosa" con un movimento lento e regolare.
All'improvviso, Ace emise un gemito roco che mi fece provare una vampata di calore che mi mandò a fuoco le guance.
Cercò di coprire quel suo gemito baciandomi ancora, ma io cominciai a sentirmi davvero strana: il mio cuore stava impazzendo.
La sensazione che provava il mio corpo contro il suo, quel leggero piacere che cominciavo a percepire al basso ventre, che sembrava intensificarsi a ogni suo movimento, i brividi che mi provocava il suo bacino...
Affondai le unghie sulla sua schiena, coperta dalla camicia gialla che indossava, gemendo tra le sue labbra. Nel sentirmi emettere quel suono, il suo corpo sussultò contro il mio, imponendogli di aumentare la velocità con cui si stava sfregando contro di me.
Percepii una scossa partirmi da un punto che mai, prima d'ora, avrei pensato esistesse, e a quel punto mi irrigidii.
Scese con la mano fino al mio fianco, accarezzandomi dolcemente, per poi scivolare sotto il lembo della maglietta, riprendendo poi la sua corsa verso il mio... seno?
Staccai le mie labbra dalle sue. «Ace, no!», Esclamai nel panico.
Fermai la sua mano a un soffio dal mio seno, e ci guardammo confusi, accaldati, con entrambi le guance rosse e il fiato corto.
«Perché no?», Mi chiese con una strana luce negli occhi.
Lo staccai da me spingendolo lontano, e mi misi seduta nella speranza di riprendere fiato: la testa mi girava tantissimo.
«Che ti prende?», Mi chiese confuso dalla mia reazione.
«A me lo chiedi?», Sbottai nervosa, alzandomi in piedi a fatica «Che stavi facendo?», Gli chiesi tremante.
Lui abbassò lo sguardo, imbarazzato.
Abbassai anch'io lo sguardo sul punto che lui stava guardando, e notai una protuberanza sul cavallo dei suoi pantaloni che non avevo mai visto.
«Che cosa ti è successo?», Gli chiesi curiosa e confusa.
«Niente», rispose immediatamente, incrociando le gambe per nascondere quella sua parte privata con le mani.
«Come niente? Fammi vedere!», Insistetti per nulla soddisfatta della sua risposta.
Mi inginocchiai davanti a lui, ma non appena misi le ginocchia a terra Ace si spostò.
«Smettila! Non ho nulla, ho detto!», Esclamò nervoso, continuando a nascondersi con fare imbarazzato.
«Allora, spiegami che cosa hai cercato di fare prima», gli dissi irritata.
«A dire il vero... non lo so», ammise abbassando di nuovo lo sguardo.
«Non lo sai? Com'è possibile?».
«Non so cosa mi sia preso. Volevo solo... sentirti vicina», mormorò.
«Ma stiamo insieme tutti i giorni».
«Sì, ma non mi basta più!», Ammise serio, guardandomi negli occhi «E poi, avresti dovuto dirmelo subito che non ti piaceva».
Mi irrigidii ancora una volta.
In realtà, era stato tutto il contrario.
Quella scossa aveva provocato in me dei brividi, così intensi, che avevo paura mi avrebbero fatta andare fuori di testa.
Il mio corpo ne chiedeva ancora, ma come potevo ammetterlo?
Mi sentii avvampare.
Mi girai di scatto per evitare che notasse il mio rossore, causato dai pensieri assurdi che stavo facendo.
«Che hai?», Mi chiese avvicinandosi a me.
Lo sentii sfiorarmi il braccio, ma mi scansai subito evitando il contatto.
«Non posso più toccarti?», Mi chiese cercando di tenere un tono tranquillo, ma potevo percepire il suo nervosismo trapelare dalle sue parole.
«Non sei nella posizione di fare domande, dopo quello che hai fatto!», Brontolai per alzandomi di scatto, dandogli le spalle.
«E che cosa avrei fatto, scusa?», Chiese nervoso, alzandosi a sua volta.
Mi girai verso di lui: la sua protuberanza era sparita.
«Non lo so quello che hai fatto, ma non dovevi farlo», esclamai imbarazzata, per poi scappare via.
«Emy!», Urlò lui sperando di fermarmi, ma la sua voce mi incitò a correre ancora più veloce, e in pochi secondi mi allontanai così tanto, che non riuscii più a percepirlo.
Mi sentivo tremendamente in imbarazzo e a disagio.
Lo volevo vicino, ma allo stesso tempo il suo gesto, per quanto mi fosse piaciuto, mi aveva spaventata a tal punto, da pensare che se mi avesse toccata di nuovo, avrei perso il controllo.
Non si era mai comportato così, prima d'ora.
Come dovevo reagire a una situazione del genere?

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