Famiglia

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«E questo è l'ultimo per oggi» disse Makino sospirando, felice di aver finito un'altra giornata estenuante di lavoro.
Posò il grembiule sul bancone, sedendosi a peso morto su una delle sedie di legno, mentre io stavo finendo di pulire gli ultimi boccali di birra che avevo appena finito di lavare.
Era da due anni che lavoravo da lei, dopo che suo padre era morto per una malattia.
Nonostante il lutto, Makino non si era persa d'animo, ricostruendo quel locale da cima a fondo, investendo tempo e denaro, facendolo diventare lo splendore che era ora.
«I clienti aumentano ogni giorno di più, lo hai notato?» mi chiese, asciugandosi un po' di sudore dalla fronte con la mano.
«Gli affari vanno a gonfie vele» ammisi «Dovresti esserne grata, invece che lamentarti».
Mi sorrise, assumendo una posa da bambina.
«Hai ragione» mormorò felice «Finalmente, potrò concedermi una vacanza»/
«Dove pensavi di andare?».
«Chissà. Non ho ancora deciso».
«Forse Shanks puoi darti qualche consiglio, quando arriverà».
Al suono del nome del rosso, Makino si rimise sull'attenti, cambiando espressione.
«C-che vuoi dire?» balbettò, fingendo di cadere dalle nuvole.
«Andiamo, Makino. Saranno due anni che non lo vedi. Non sei felice che ti venga a trovare?».
«Pensi davvero che verrà?» mi chiese, rattristandosi.
«Perché non dovrebbe?».
Sbuffò. «Per due anni, mi ha scritto solo delle lettere, promettendomi che sarebbe venuto al più presto. Dopo la storia che è successa a Marine Ford, non è stato più lo stess...Oh, no!!!!» disse tappandosi immediatamente la bocca «Perdonami. Non volevo...».
«Nessun problema» le dissi, finendo di pulire l'ultimo bicchiere.
«No, davvero. Mi dispiace tanto. Non avrei dovuto nominare quel posto».
Mi levai il grembiule, posandolo sul bancone, sorridendole.
«Davvero, Makino. Non c'è problema. Anzi, parlarne mi aiuta».
«Ti aiuta?» ripeté confusa.
«Mi dà la certezza che lui è esistito davvero» ammisi.
«La creaturina che hai a casa, dovrebbe essere una prova sufficiente» disse lei sorridendo nella speranza di sdrammatizzare la situazione.
«Quando pensi di farne uno anche tu? Ne hai parlato con Shanks?» le chiesi, cercando di entrare nel gossip.
Vederla diventare rossa, era sempre un enorme soddisfazione.
Mi guardò col viso in fiamme, prendendolo poi tra le mani e distogliendo lo sguardo.
«M-ma cosa dici, Emy? Io e Shanks siamo molto lontani dal pensare ad avere un...un...» balbettò, per poi probabilmente immaginarsi la scena di lei e il suo amato in quelle circostanze «AAAH. TI SEMBRANO DISCORSI DA DIRMI? RAGAZZACCIA!!» strillò imbarazzata.
Risi divertita alla sua reazione, mentre scendevo dal gradino da dietro il bancone, per raggiungere il piccolo armadietto, dentro il ripostiglio.
«Vedrai che sei glielo chiederai, Shanks non ti dirà di no» le dissi prendendo la mia borsa e la giacca a vento.
«E tu con Sabo, allora? Vivete insieme da due anni. Lo vedo come si comporta con te. Quel ragazzo pende dalle tue labbra. Proprio non ci vuoi provare a fare un pensierino?».
Sorrisi. «Sabo e io siamo solo fratello e sorella. Lo abbiamo chiarito tanto tempo fa, e il fatto che stia facendo le "veci" di Ace, non significa nulla. E non cambiare discorso. Fatti avanti con Shanks e chiediglielo».
«Chiedermi cosa?» disse improvvisamente la voce del Rosso, mentre entrava nella locanda.
Makino si voltò di scatto, diventando paonazza in viso.
Avrei giurato di vedere del fumo, uscire dalle sue orecchie.
«Quando chiederai a Makino di sposarti, ovviamente» ammisi, facendo diventare anche lui viola dall'imbarazzo.
Era così diverso, dall'ultima volta che lo avevo visto.
I suoi muscoli erano cresciuti, come i suoi capelli.
La barba ancora leggermente pronunciata...e la fierezza che solo un porta poteva possedere.
«M-ma...Emy! Insomma....io...» balbettò in preda all'agitazione.
«Tranquillo, Shanks. Sto scherzando» dissi avvicinandomi a lui, per uscire dalla porta «Glielo chiederai quando me ne sarò andata».
I due diventarono ancora più rossi, e sentii delle voci di alcuni uomini ridere da dietro la porta.
«Ops» mormorai, fingendo di tapparmi la bocca.
«Sei sempre la solita» sbottò Shanks «Smetterai mai di mettermi in imbarazzo, ragazzina?» chiese probabilmente ripensando all'ultima volta che ci eravamo incontrati.
Ricordai il modo in cui mi avvinghiai a lui in quella grotta, per rendere Ace geloso.
Sorrisi nel ripensare a quella scena.
Shanks era stato un vero amico, a reggermi il gioco.
Come lo era stato, quando disse a Marco che sarebbe stato lui a prendersi cura del funerale di Ace e di mio padre.
Mi resi conto, che ancora non lo avevo ringraziato per quello.
«Shanks?» lo chiamai, tornando seria.
Lui aveva ancora il broncio, pensando a chissà cosa, ma al suono del suo nome tornò alla realtà.
«Uhm?» mormorò confuso, dal mio improvviso cambio di umore.
«Non ho ancora avuto modo di ringraziarti...per quello che hai fatto per Ace e mio padre».
Lo sentii rilassarsi.
«Non preoccuparti, Emy. Era il minimo che potessi fare, per due gradi uomini come loro».
«Mi è dispiaciuto non esserci stata» ammisi, sentendomi triste all'idea di non aver partecipato al loro funerale, ma le mie condizioni in quel momento me lo avevano impedito.
«Avevi altro a cui pensare» mi disse lui con tono dolce «Oh, a proposito» continuò, per poi far uscire un oggetto da sotto il suo mantello nero «Questo è per te»
Mi porse un oggetto, che mai avrei pensato che avrei più rivisto.
«Il cappello di Ace» mormorai, incredula.
Era più rovinato e sgualcito di come lo ricordavo.
«Ho pensato che sarebbe stato più giusto che lo avessi tu».
«Dove lo hai trovato?» gli chiesi, ancora incredula di averlo tra le mani.
«Era sulla sua tomba. Dopo averlo ricevuto da Garp, Marco aveva deciso di metterlo lì, ma...credo che sia arrivato il momento per lui di tornare a casa».
Guardai il cappello, senza avere la ben che minima idea di che cosa dire per ringraziarlo.
«Io...non so cosa dire» ammisi.
Questa volta ero io quella imbarazzata.
«Non devi dire niente. La tua espressione, mi basta».
Voltai lo sguardo verso Makino che guardava la scena con gli occhi lucidi.
«Mi permetti di abbracciarlo?» le chiesi, ironica.
«EMY!» si alterò lei, tornando rossa in viso.
Risi alla sua reazione, per poi allargare le braccia e stringere quell'uomo che sapevo che avrei adorato per tutta la vita.
«Grazie di cuore» gli sussurrai all'orecchio.
Lui mi strinse a sé, con l'unico braccio che aveva, accarezzandomi dolcemente la schiena.
«Questo ed altro per la figlia di Barbabianca, e cugina del piccolo Luffy».
Sciogliemmo l'abbraccio, per poi restare in silenzio.
Ormai, tutto ciò che doveva essere detto era stato detto.
Non dovevo fare altro che togliermi dai piedi, per permettere a quei due piccioncini di stare un po' da soli.
«Io...credo che andrò a casa» ammisi, sentendomi di troppo «Devo fare ancora delle cose, prima di dormire. Ed è già molto tardi».
«Buonanotte, allora» mi disse Shanks, con un sorriso.
Ricambiai, con gioia.
«Buonanotte» dissi, aprendo la porta dietro di me «Oh, un'ultima cosa».
I due mi guardarono confusi, aspettando che parlassi.
«Vedete di farmi diventare zia» dissi facendo una smorfia amichevole «Sono stanca di aspettare»
«EMYYYYY» urlò Makino imbarazzata, mentre Shank avvampò davanti a me.
Uscii dal locale, ridendo a crepapelle, trovandomi poi davanti gli uomini del rosso.
Non riconobbi tutti, ma sapevo che erano sempre gli stessi che avevo incontrato qualche tempo fa.
«Ragazzi» li salutai, stringendo il cappello di Ace contro il mio petto.
«Guardate, c'è la ragazza di "Pugno di Fuoco"» disse uno di loro, felice di vedermi.
«Moglie» lo corresse un altro.
Sorrisi alle loro parole, per poi fermarmi a parlare con i pirati per una manciata di minuti, rispondendo alle loro domande su come stava trascorrendo la mia vita a Monte Corvo, etc...
Riuscii a scrollarmeli di dosso dopo un bel po', prima di riprendere il cammino verso casa.
Sabo aveva insistito sul volermi venire a prendere la sera, ma avevo rifiutato.
Preferivo che stesse a casa, ad aiutare Dadan e a badare alla mia creatura, finché ero fuori.
Qualche mese dopo la sua nascita, Marco aveva deciso di riprendere il largo, volendo a tutti i costi trovare Barbanera per fargliela pagare.
Non avevo più avuto sue notizie da allora, e non potevo che essere in pensiero per lui.
Gli dovevo molto, e speravo con tutto il cuore che un giorno sarebbe tornato a riscuotere il suo debito con me.
Per non parlare di Sabo.
Quel ragazzo era davvero un angelo caduto dal cielo.
Mi stette addosso per tutta la gravidanza, impedendomi di fare anche i lavori più piccoli, pur di non farmi affaticare.
Ovviamente mi ero arrabbiata parecchie volte, ribadendo che aspettavo un bambino, non ero malata, ma ciò non bastò per convincerlo a lasciarmi fare ciò che avrei voluto.
Sospirai, pensando che con quel ragazzo, non sarei mai riuscita a farmi valere.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora