Catene Di Lacrime

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Un getto d'acqua fredda mi svegliò dal mio sonno.
Tossii forte, sentendo l'acqua fin dentro le narici.
«Sveglia, Portgas» disse Burgess, divertito «Il capitano ti aspetta».
Erano passati tre giorni, da quando Teach e i suoi uomini avevano iniziato ad usarmi come sacco da boxe per il loro divertimento.
Non che la cosa mi facesse infuriare.
Ero stato io a dargli quell'idea, dopotutto.
Per lo meno, ero riuscito ad ottenere ciò che volevo e cioè distogliere l'attenzione da Emy.
«C'è una bella sorpresa per te, di sopra» ghignò con l'eccitazione negli occhi.
«È venuto qualcuno a trovarmi?» chiesi cercando di alzarmi «Gentile».
«Non c'è nessuna visita per te, ma qualcosa di molto meglio» ammise lui con un ghigno.
Mi alzai a fatica, sentendo le gambe molli.
Non mangiavo abbastanza nemmeno per riuscire a avere le forze necessarie per camminare, ma per lo meno mia moglie e il bambino stavano...
Mi voltai per guardare Emy, ma non la trovai nella sua cella.
Il mio cuore mancò un battito.
«Lei dov'è?» ringhiai.
«Di sopra, insieme alla sorpresa».
«Quando siete venuti a prenderla?».
Cercai di ricordare, ma non riuscii a capire quando fossero scesi per portala via.
Non avevo sentito nulla.
«Qualche ora fa. Eri bello che svenuto. Per questo non ci hai sentiti».
Svenuto?
Poteva avere senso.
Non ricordavo nemmeno quando mi ero messo a dormire.
Solo una vaga immagine di loro che mi trascinavano dal ponte fino alla cella, per poi lanciarmi sul pavimento come un sacco di patate.
«Avanti. Dammi i polsi» disse prendendo delle manette di algamatolite dalla tasca dei pantaloni.
Allungai le braccia, aspettando che mi liberasse per bloccarmi velocemente i polsi con le altre manette.
Fu un gesto rapido.
Evidentemente, aveva paura che avrei utilizzato il mio potere su di lui, ma ero troppo stanco per farlo.
Anche se ci avessi provato, non sarei riuscito a mantenere le fiamme a lungo.
Si spostò per farmi passare, spingendomi fuori dalla cella.
«Muoviti! Non ho tutto il giorno» si lamentò lui.
Avanzai con passo più deciso, mentre cominciai a salire le scale.
La porta era aperta, quindi uscii dalle segrete senza troppi problemi.
La luce del sole mi accecò per qualche secondo.
Chissà da quanto non la vedevo.
Non riuscivo a ricordare nulla dei tre giorni precedenti.
La sensazione di aria pulita, fu una manna dal cielo per i miei polmoni.
Non riuscivo più a sopportare quell'odore di chiuso che c'era in quelle celle.
Quando riacquistai la vista, notai Barbanera e i suoi uomini sul ponte guardarmi con sguardi divertiti.
Emy era stata di nuovo imbavagliata e legata, mentre il cecchino la teneva ferma contro di lui.
Cominciai ad innervosirmi nel vederla così.
«Benvenuto, Ace. Dormito bene?» mi chiese Teach divertito.
Non lo badai.
I miei occhi erano rimasti posati su mia moglie, che mi guardava con sguardo preoccupato e disperato.
«Non è un po' presto per il tuo allenamento, Teach?» gli chiesi confuso «Di solito, fai colazione prima».
«Mi dispiace dirtelo, amico mio. Ma oggi, non ci sarà nessun allenamento» disse lui.
«Ah no? Hai finito le idee?».
«Di idee ne ho molte, ma lascerò che sia qualcun'altro a finirti».
Si spostò dalla sua postazione, facendomi mettere a fuoco l'orizzonte dietro di lui.
I mie occhi catturarono un'immensa struttura dalla forma di torre dai mattoni bianchi e dalla base sommersa dall'acqua.
Impel Down.
Eravamo arrivati, allora.
«Dalla tua faccia, deduco che la sorpresa sia riuscita» commentò lui, con un ghigno.
Sospirai, tornando a guardare mia moglie, che mi fissava con le lacrime agli occhi, che si infrangevano poi su quel tessuto bianco che aveva sulla bocca.
«Adesso, mantieni il patto!» dissi acido «Liberala!».
«Non così in fretta, Ace. Devo prima consegnarti alle guardie. Quando avrò avuto il mio denaro, la lascerò andare» tagliò corto il ciccione.
Iniziai a tremare, sentendo che stavo davvero cominciando ad arrabbiarmi.
Perché sentivo che stava solo cercando di prendere tempo?
Si avvicinò a me per guardarmi pensieroso.
«Uhm...» mugugnò «C'è qualcosa che non va'. Sei troppo pulito in viso. Non crederanno mai che siamo dei pirati da temere, se ti lascio così. Cosa credi che gli manchi, Burgess?».
«Una linea di sangue sulla bocca?» chiese il gigante.
«Ottima idea!» esclamò Teach, per poi sferrarmi un pugno sull'addome, tanto potente, quanto doloroso.
«MMMMMMH!» urlò Emy con la bocca sigillata.
Sputai sangue dalla bocca, cadendo sulle ginocchia.
Il mio corpo cominciò a tremare per il dolore.
Mi sentii afferrare per i capelli, e tirare la testa in alto.
Aprii leggermente gli occhi, per guardare quel mostro in cui Teach si era trasformato.
«Sì, adesso va bene» ammise lui, facendomi alzare tirandomi per i capelli «Fai "ciao" con la mano, Emy. Ace ci sta per lasciare».
Mossi i primi passi in direzione della rampa che mi avrebbe portato verso la mia fine, quando...
«TEACH, ASPETTA!» urlò improvvisamente Emy dopo essersi liberata del bavaglio.
«Cosa c'è?» chiese lui.
«Lasciamelo salutare, ti prego» implorò lei.
«Per l'ultima volta».
Teach si avvicinò a lei, per poi prenderle il viso tra una mano, stringendole le guance fino a farla gemere di dolore e ribrezzo.
Serrai i pugni, sentendo il fiato farsi più corto.
Ancora si azzardava a toccarla davanti a me?
«È molto quello che mi chiedi, dolcezza» disse lui «Che cosa mi darai in cambio?» continuò con tono malizioso.
«La mia vita» rispose lei lasciandomi di stucco.
Non riuscii a pronunciare parola.
Come poteva dire una cosa del genere?
«Hai deciso di unirti alla mia ciurma?» ghignò Teach sorpreso.
«Sì» rispose lei con tono secco, ma amareggiato.
«E della proposta di diventare la mia donna? Ci hai pensato?».
Serrò le labbra, cominciando a tremare.
"No, Emy! Non dirlo..." pensai.
«Sarò ciò che vuoi» ammise lei trattenendo le lacrime «Ma ti prego...fammelo salutare un'ultima volta».
«Come posso negare un desiderio alla mia amata?» chiese lui.
Alzò lo sguardo verso il cecchino.
«Slegala!» ordinò.
«Ma, capitano...».
«Ho detto slegala!» disse secco lui «Non tenterà la fuga, vero...mia dolcissima Emy?» aggiunse poi rivolgendosi a lei accarezzandole una guancia.
«Te lo prometto» sussurrò lei senza muovere un muscolo.
«Vedi? Ormai è completamente domata» ammise Teach orgoglioso, mentre l'uomo dietro di lui, prese le chiavi per liberarla.
Dopo averla sciolta dalle manette, Teach si spostò per permetterle di raggiungermi.
Con uno scatto, Emy corse verso di me e mi abbracciò forte.
Mi strinse come mai aveva fatto prima.
Quanto avrei voluto ricambiare quell'abbraccio.
Se solo non avessi avuto le mani legate dietro la schiena.
Come potei, abbassai la testa per stringerla a me, inspirando il suo profumo per l'ultima volta.
La sentii piangere, mentre mi accarezzava i capelli.
A contatto con il suo corpo, riuscivo a percepire la leggera protuberanza del suo ventre contro il mio.
In qualche modo, anche il mio bambino mi stava abbracciando in quel momento.
«Che cosa hai fatto?» le chiesi, sentendomi che stavano per piangere.
«Shh. Ho un piano» sussurrò lei con voce dolce «Ho contattato Marco tramite il lumacofono che mi ha dato» continuò con tono quasi impercettibile.
Il mio cuore sussultò.
Restai incredulo, ma cercai di non darlo a vedere.
«Stanno andando tutti a Marine Ford. Non appena la Marina ti trasferirà entreranno in azione per portarti via. Perciò, ti prego, resisti» continuò lei, stringendomi ancora per un tempo che speravo non finisse mai.
«E tu?» mormorai cercando di non muovere le labbra, per non far vedere che stavamo parlando.
«Tranquillo. Teach non si perderebbe mai la scena della tua esecuzione. Una volta che attraccherà la nave a Marine Ford, mi basterà contattare Marco e verrà a prendermi».
Un senso di pace interiore mi avvolse.
Dopo tanto tempo, finalmente il mio cuore poté togliersi un peso.
Dopo qualche minuto, si staccò da me, per prendermi il viso tra le mani.
Mi accarezzò delicatamente le guance, spostandomi dagli occhi qualche ciocca dei miei capelli ribelli.
Nessuno dei due disse nulla per un po'.
Restammo in silenzio, a bearci entrambi dei nostri visi, imprimendoli nelle nostre menti.
«Sei bellissima» le dissi facendola sorridere.
«Ridotta così devo essere proprio uno schianto» disse lei ironica, ma ancora con le lacrime che le rigavano il viso.
Le sorrisi. «Per me lo sei sempre, anche se fossi vestita di stracci».
«Questo, è uno dei complimenti più belli che tu mi abbia mai fatto».
«Mi dispiace» ammisi frustrato «Avrei dovuto fartene di più».
Scosse la testa. «Non bado a certe cose, lo sai» disse tirando su col naso «A me basta...stare con te».
Mi sentivo tremendamente in colpa.
Se quella volta non mi fossi messo in mezzo, Sabo avrebbe potuto darle la vita che meritava.
Tutto questo era successo, solo per il mio egoismo.
Posai la mia fronte sulla sua abbassandomi alla sua altezza, mentre lei mi teneva ancora il viso tra le mani.
Non sapevo se ero io, o stava davvero accadendo qualcosa al mio corpo, ma riuscivo a percepire una sorta di guarigione dentro di me.
Mi sentivo come se le forze mi stavano tornando.
Abbassai la testa ancora, facendo scivolare le mie labbra sul suo orecchio, nascondendomi tra i suoi capelli, per non far vedere il movimento della mia bocca agli altri.
«Appena puoi, scappa» le sussurrai «Promettimelo».
Lei mi sorrise, annuendo alle mie parole.
«Te lo prometto» sussurrò lei, con voce tremante.
Le baciai l'incavo del collo, inspirando a pieni polmoni il suo profumo.
Una delle tante cose che mi sarebbero mancate di lei.
Percepii il suo corpo venire trascinato via con forza, ed io in risposta sentii un senso di vuoto.
«Attento, Ace. Non puoi più permetterti di essere così con lei» disse Teach «Adesso, è la mia donna».
Lo fulminai con lo sguardo, senza dire una parola.
Gli occhi di Emy mi implorarono di stare zitto e fu ciò che feci, nonostante dentro di me stavo ribollendo dalla rabbia.
«Non preoccuparti, Ace. La tratterò bene» disse lui, stringendola a sé, sfiatandole sulla faccia.
Emy girò la testa da un lato, con aria disgustata.
L'odore di alcol che emanava quell'uomo, si poteva sentire da metri di distanza.
«Adesso andiamo. Abbiamo già perso fin troppo tempo» continuò Teach lasciando Emy per superarmi, e dirigersi giù per la rampa.
Burgess mi fece girare di scatto, impedendomi di osservare ancora il mio angelo, spingendomi per farmi andare più veloce.
Scesa la rampa, attraversammo un lungo ponte di pietra, che ci avrebbe portati dritti davanti al grande cancello della prigione.
«Devo ammetterlo, Ace. Mi hai davvero stupito» ammise Teach «Hai avuto una resistenza notevole in questi giorni di tortura. Non hai mai battuto ciglio».
«Non volevo darti soddisfazione» ammisi, con il capo chino.
«ZAHAHAH. Immaginavo» disse lui, divertito «Ma dovresti ringraziarmi. Ciò che ti abbiamo fatto, non è nulla in confronto a ciò che subirai dentro quella fortezza».
«Non mi spaventa il dolore».
«Quanto sei coraggioso» commentò lui con finga ammirazione, per poi restare in silenzio, finché non attraversammo tutto il ponte.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora