Fammi Tua

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«Fammi tua», mormorai ormai senza fiato, con la testa che mi girava e lo stomaco che mi si contorceva per colpa dell'agitazione.
«Non desidero altro», ammise lui prendendo il mio viso tra le mani, baciandomi con foga.
Mi alzai in punta di piedi, aggrappandomi alle sue spalle per mantenere l'equilibrio, ma nervosa com'ero la cosa si dimostrò più difficile di quanto pensassi.
Avevo il cuore a mille, sembrava che mi volesse scoppiare, ma non m'importava.
«Dobbiamo fare piano o sveglieremo gli altri», sussurrò lui con il fiato corto.
Era agitato e nervoso quanto me.
«Va bene», sussurrai piano senza nascondere il mio nervosismo, e la cosa mi imbarazzò più di quanto avrei voluto.
Ace notò il mio stato d'animo, e non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto.
Mi accarezzò nuovamente le guance, afferrandomi con tocco delicato il collo per poi spingere il mio viso contro il suo, facendo congiungere ancora una volta le nostre labbra che cominciarono a cercarsi con foga e passione, mentre piano piano mi spinse indietro, fino a farmi arrivare all'estremità del mio futon, dove ricademmo entrambi con delicatezza.
«Credo che mi scoppierà il cuore», ammise lui senza fiato sopra di me.
«Siamo in due», ammisi a mia volta sorridente e con il cuore in gola.
Sapere che stava provando la mia stessa sensazione, mi fece sentire una scossa di piacere lungo la schiena così intensa che rabbrividii.
Dopo aver ricambiato il mio sorriso, Ace cominciò a divorarmi il collo mentre le mie mani inesperte gli accarezzavano la schiena, guidate solo dall'istinto.
Lo sentii contrarre ogni muscolo che accarezzavo, e questo accendeva in me un desiderio ancora più grande.
Ace cambiò lato del mio collo, facendo scendere una mano da esso fino al mio seno sinistro che afferrò con delicatezza e decisione.
In risposta, mi morsi il labbro inferiore bloccando in gola un gemito che, se fosse uscito, avrebbe riecheggiato per tutta la stanza.
I brividi che mi stava procurando quel contatto erano indescrivibili e incontrollabili: il mio corpo sembrava avere vita propria.
Quando fu stanco di giocare con il mio seno, sentii la stessa mano scendere lungo il bacino, per poi prendere la gamba sinistra e alzarla in corrispondenza della sua anca destra. La spostò quel poco che gli bastò per farmi divaricare le gambe e mettersi in mezzo, facendo posare la sua intimità ancora coperta dai bermuda sulla mia.
Cominciò a muoversi con movimenti lenti e regolari, gemendo leggermente sulle mie labbra a ogni affondo, cosa che feci anch'io, e nel giro di pochi secondi percepii quel punto del suo corpo irrigidirsi sempre di più, fino a prendere una forma più facile da definire.
Stava capitando la stessa cosa che era successa quella mattina, solo che questa volta non sarei scappata.
L'idea che di lì a poco avrei visto Ace senza vestiti, mi faceva andare fuori di testa.
Ero abituata a vederlo con una camicia sbottonata o addirittura senza, ma completamente nudo non lo avevo mai visto, e la stessa cosa valeva anche per lui con me.
Quella era davvero la prima volta per entrambi in ogni campo.
«Slacciami la cintura e abbassa la cerniera, per favore», mi ordinò con gentilezza con le labbra a un soffio dalle mie.
«Vuoi che lo faccia io?», Chiesi confusa e imbarazzata.
«Lo farei io, ma... ho le mani occupate», ammise divertito accarezzandomi la pancia e infilando la mano sotto la mia maglietta da notte, fino ad arrivare nuovamente al mio seno che questa volta iniziò ad accarezzare senza la costrizione del tessuto.
Rabbrividii e ansimai al suo tocco, mentre imbarazzata andai a fare ciò che mi aveva chiesto. Ace riprese a baciarmi il collo mentre io cercavo, affidandomi solo al tatto, di distinguere ogni dettaglio della sua cintura per non fare casini.
Fortunatamente per me la conoscevo a memoria, perciò non fu difficile slacciarla.
Una volta concluso il mio compito, passai al bottone dei suoi bermuda, e infine alla cerniera.
«Ora che faccio?», Gli chiesi imbarazzata.
Lui staccò leggermente le sue labbra dal mio collo per poter parlare.
«Toccalo», sospirò impaziente, accarezzandomi la pelle con il suo fiato caldo che mi fece rabbrividire ancora.
«Non so come si fa», ammisi sentendomi avvampare dall'imbarazzo.
Lui si alzò leggermente facendo leva sulle braccia per guardarmi negli occhi con sguardo dolce. Sorrideva per la mia inesperienza, e sebbene anche lui non ne avesse, sembrava avere più fiducia.
Con un braccio si tenne sollevato e con l'altro afferrò la mia mano destra, portandola al cavallo dei suoi pantaloni, dove mi aspettava la sua intimità ormai gonfia e impaziente di me.
Fece posare la mia mano su di essa, ancora nascosta dal tessuto dei suoi boxer, e mi aiutò a toccarlo con un movimento lento e continuo.
Lo vidi chiudere gli occhi e abbandonare la mia mano dopo qualche secondo, per farsi più forza per sostenersi: il suo corpo aveva cominciato a tremare.
Si abbassò verso di me e fece toccare le nostre fronti mentre con il bacino mimava ancora quel movimento lento e continuo, che aveva fatto quella mattina nella radura quando le nostre intimità si erano toccate.
Io affondavo, lui spingeva, e fu sempre così per qualche minuto.
Lo sentii ansimare e tremare sopra di me, quando percepii qualcosa di strano al basso ventre. Avevo come una sensazione di bagnato, e forse avevo capito che cos'era. Makino quella mattina mi aveva spiegato tutto, ma ora che mi stava succedendo ero preoccupata.
Sentii la mano di Ace giocare con l'elastico del mio intimo, quando scivolò sopra di esso per accarezzarmi in quel punto delicato e inesplorato, facendomi sentire una scossa che si prolungò fino allo stomaco.
Emisi un gemito che mi uscii più forte di quanto avessi voluto, ma Ace lo bloccò all'istante mettendomi una mano sulla bocca.
«Shhh», bisbigliò tremante.
Lo sentii irrigidirsi per un attimo, e fermare la mia mano che ancora non aveva smesso di accarezzarlo.
Strizzò per un secondo gli occhi, per poi riaprirli e guardarmi sorridente.
«Basta, altrimenti finirò prima di aver iniziato», ansimò a bassa voce.
«Scusa», mormorai alzando le mani per accarezzargli i capelli.
Mi baciò ancora mentre una sua mano salì per un istante, afferrando il lembo del mio intimo.
«Aspetta!», lo implorai, cercando di fermarlo.
«Non puoi chiedermelo adesso», disse lui, sfilandomelo via delicatamente.
Non appena mi sentii libera, istintivamente strinsi le gambe cercando di coprirmi con la maglietta, ma Ace non me lo permise.
Mi coprii il viso con le mani, mentre lui scese ancora con la mano, cercando di farmi divaricarmi delicatamente le gambe per avere più accesso.
«Hai paura?», Mi chiese sentendo resistenza da parte mia.
«Mi vergogno», ammisi imbarazzata.
«Oggi me lo hai fatto fare», disse lui sdraiandosi accanto a me.
«Oggi era diverso».
Ridacchiò. «Diverso? E in che modo?».
«Non lo so», dissi facendolo sorridere.
«Dai, Emy! Sono io. Non devi vergognarti», cominciò a implorarmi divertito.
«Non sono abituata a sentirmi così», mi lamentai.
Sospirò. Sapeva che non avrei ceduto tanto facilmente. Quando mi sentivo in imbarazzo era così.
Ace si alzò e si tolse con un solo gesto i bermuda, sapere che si stava svestendo con me in camera, mi fece arrossire ancora di più.
«Ecco, ora sono più nudo di te. Va meglio?», Mi chiese divertito, rimettendosi sdraiato accanto a me.
Lo osservai con attenzione, e quando vidi il suo petto nudo, e percepii il suo corpo nudo accarezzare il mio, mi ritrassi e scossi la testa in segno di negazione.
L'idea di fargli vedere, così su due piedi, quella mia parte del corpo che avevo celato con pudore fino a quel momento, mi imbarazzava.
«Uhm...», Mugugnò pensieroso, per niente intento a gettare la spugna «Ho un'idea».
Si alzò leggermente, facendo leva su un braccio, per afferrare il lenzuolo ormai stropicciato che erano finito sul pavimento, e con un gesto lo stese sopra di noi, coprendo metà dei nostri corpi.
«Ora non posso vederti», ammise divertito, e io ripresi il coraggio che fino a quel momento mi era sfuggito, per controllare quanto in realtà i suoi occhi riuscivano a osservare.
Sebbene sentivo di essere ancora nuda lì sotto, sapere che c'era il lenzuolo a salvarmi dal suo sguardo furbo, mi fece provare una sensazione di sollievo.
«Così va meglio?», Mi chiese premuroso.
Questa volta annuii e lui si avvicinò a me per baciarmi ancora, facendomi capire che per lui non c'era nessun problema a lasciarmi il mio tempo, per abituarmi a quella nuova e bellissima sensazione di nudità.
Affondai le dita tra i suoi capelli e lo tirai a me per fargli capire che, anche se avevo paura, lo desideravo tanto quanto lui desiderava me.
Mi abbracciò per qualche secondo, quando sentii la sua mano infilarsi sotto il lenzuolo e scivolare piano verso quella zona umida e riservata, che pulsava a ritmo del mio cuore.
Istintivamente strinsi le gambe, e lo sentii sorridere durante il nostro bacio.
«Se non mi lasci passare, non posso fare niente», mi sussurrò paziente all'orecchio, per poi baciarlo e leccarlo con dolcezza.
Brividi incontrollabili si impossessarono del mio corpo.
«Mi sento strana lì sotto», ammisi a bassa voce, mettendo una mano sopra la sua che era stata bloccata dalle mie gambe, sentendo le vene del suo braccio essersi fatte più grosse e gonfie.
«Strana?», Ripeté confuso.
Annuii velocemente, mentre lui mi guardò con sguardo curioso.
«Posso controllare?».
«Ace!», Lo ripresi imbarazzata, e lui rise nel vedermi in quello stato.
«Dai, mi fermo», sospirò cercando di far scivolare via la mano che era ancora bloccata dalle mie gambe, ma lo fermai prima che potesse uscire del tutto.
«No!», Esclamai allarmata.
L'idea che si alzasse e mi abbandonasse in quelle condizioni, mi fece provare un senso di malessere, così intenso, che ero certa mi avrebbe fatta impazzire.
«Insomma, deciditi. Non vuoi essere toccata, ma non vuoi neanche farmi smettere», si lamentò lui, e aveva ragione.
Dovevo smetterla di comportarmi come una bambina e farmi coraggio.
Sospirai. «Va bene», dissi cercando di mettere da parte l'imbarazzo.
«Non c'è niente di cui avere paura», mi sussurrò all'orecchio con tono sensuale, facendomi eccitare «Non ti farò del male».
Mi baciò l'orecchio, e poi passò alle mie labbra mentre decisi definitivamente di aprire lentamente le gambe.
Quando ebbe lo spazio sufficiente, Ace proseguì la sua lenta corsa lungo la mia gamba, e quando arrivò in quel punto sobbalzai, senza avere il controllo di me stessa.
Ora che non avevo più la stoffa a proteggermi, il suo tocco era decisamente più pesante e tremendamente strano.
«Sei bagnata», constatò serio.
«Makino dice che è normale, quando una donna si eccita», mormorai cercando di trattenere l'imbarazzo.
«Allora, non c'è nulla di cui preoccuparsi», disse con un sorriso divertito.
Mi coprii il volto con le mani, mentre Ace cominciò a toccarmi premendo un po' di più in un punto preciso, facendomi rabbrividire e saltare ogni volta che mi sfiorava.
Lo sentii baciarmi il seno destro con delicatezza, usando poi la lingua sul mio capezzolo che bagnò e poi succhiò dolcemente, mentre la sua mano continuava a farmi provare una sensazione di piacere di cui, sapevo, che non sarei più riuscita a farne a meno.
Cominciai ad ansimare: il mio corpo ormai aveva vita propria.
Non rispondeva più ai miei comandi.
«Guardami», mi invitò lui con voce sensuale.
Mi morsi il labbro inferiore e, con indecisione, feci scivolare le mani dal mio volto per poterlo guardare.
Non avevo mai visto Ace con occhi così pieni di desiderio.
«Come ti senti?», Mi chiese cercando di decifrare la sensazione che stavo provando dalle mie smorfie.
«Strana, ma è bellissimo», ansimai sentendomi le guance in fiamme.
Mi baciò con foga, mentre la sua mano cominciò a toccarmi con più velocità provocando in me brividi e gemiti continui.
Stavo per rilassarmi, quando sentii il suo dito cercare l'accesso per entrare dentro di me.
Mi irrigidii all'istante, serrando istintivamente le gambe.
Lo guardai senza dire una parola, e lui arrossì.
«Scusa», mormorò imbarazzato.
«Gradirei essere avvertita, prima di essere oggetto delle tue fantasie nascoste», lo ripresi scocciata.
«Certo che potresti rilassarti un po'!», Brontolò lui.
«Stai cercando di addossare la colpa a me?», Chiesi irritata «Vorrei vedere cosa faresti tu, se cercassi di farti la stessa cosa!».
In risposta, lo vidi trattenere a stento una risata.
«Che hai da ridere?», Chiesi irritata.
«Siamo in grado di litigare anche in situazioni come questa».
Sorrisi insieme a lui, riuscendo finalmente a rilassarmi.
«Posso?», Mi chiese improvvisamente.
Serrai le labbra e annuii, mentre sentii scivolare lento il suo dito dentro di me.
Strinsi gli occhi, e serrai forte la mandibola.
Bruciava.
Era così fastidioso, che il piacere che avevo provato fino poco prima, se n'era andato via come fumo al vento.
Ace cominciò a muoverlo facendolo uscire e poi rientrare, usando sempre gli stessi movimenti a ripetizione alternando la velocità.
«Ace...», Mugugnai.
«Ti fa male?».
Non seppi rispondere a quella domanda.
Quello che provavo non era dolore, ma un misto di fastidio e piacere.
«Non lo so», ammisi senza aprire gli occhi.
Ace affondò le labbra sul mio seno mentre lo sentii introdurre, senza preavviso, un altro dito dentro di me.
Trattenni il fiato cercando di non urlare, mentre le mie mani affondavano sul materasso.
Non riuscii a dire nulla.
Tutti gli insulti che avrei voluto urlargli in quel momento mi morirono in gola, dopo che cominciai a provare uno strano piacere anche allo stomaco.
Che mi stava succedendo?
Il mio bacino si mosse a ritmo della sua mano: non ne avevo più il controllo.
Sentivo che stavo per esplodere, quando decise di fermarsi.
«Non ce la faccio più», disse alzandosi leggermente per togliersi anche l'ultimo indumento che lo teneva coperto.
Scostò velocemente il lenzuolo e senza che me ne rendessi conto, lo vidi togliersi i boxer scuri e posizionarsi sopra di me.
Quella fu la prima volta che lo vidi completamente nudo e, nonostante fossi abituata a vedere gran parte del suo corpo scoperto, non mi sarei mai aspettata che Ace possedesse un corpo così mozzafiato.
Vidi per la prima volta anche la sua intimità, che non potei trovare più bella e attraente di così.
L'afferrò con delicatezza e decisione con una mano, per poi abbassare il bacino e cominciare a strusciare la punta sulla mia intimità, con la stessa delicatezza e decisione che stava usando su sé stesso, facendomi saltare dal piacere.
Avevamo entrambi il fiatone, e il cuore che batteva a mille.
Chissà se saremmo sopravvissuti a quella notte.
Quando ne ebbe abbastanza, lo sentii spingere delicatamente il suo membro dentro la mia entrata, e istintivamente mi irrigidii.
Lo guardai, sbarrando gli occhi dalla paura.
Improvvisamente, mille dubbi si erano impossessati della mia mente, e cominciai a non sentirmi più tanto sicura, come lo ero stata pochi secondi prima.
«Ace... ho paura», ammisi sentendomi una perfetta stupida, ma non potevo più nasconderlo.
L'idea che il ragazzo che amavo e io saremmo diventati presto una cosa sola mi eccitava, e allo stesso tempo mi terrorizzava.
Cominciai a tremare senza avere modo di controllare il mio corpo, e a quel punto Ace sorrise.
Si abbassò leggermente con il viso verso di me, posando le labbra sul mio orecchio destro che baciò delicatamente.
«Ho paura quanto te», ammise lui con voce tremante.
Quella frase confermò che io e Ace eravamo già una cosa sola.
«Ma credo che dovrò trovare il modo di farti rilassare un po', prima di poterti rendere mia», aggiunse sorridendo malizioso.
«Che vuoi fare?», Chiesi confusa e curiosa.
Ace uscì lentamente da me, per posare una mano sulla mia intimità che ricominciò ad accarezzare delicatamente, facendomi avere degli spasmi di piacere come risposta.
«Adesso fa' la brava», mi suggerì con tono sensuale «C'è una cosa che voglio fare da tanto tempo», disse poi cominciando a baciarmi il collo, scendendo con una lentezza disarmante verso il mio petto che leccò e succhiò giusto un momento, prima di riprendere la sua corsa verso il mio addome, su cui lasciò una scia di saliva con la lingua, che mi fece fremere di piacere.
Chiusi gli occhi e assaporai quel momento con ogni centimetro del mio corpo, ma quando percepii il suo fiato caldo sulla mia intimità li riaprii immediatamente.
Stavolta però non ebbi il tempo né di replicare né di fermarlo, che subito la sua lingua iniziò ad accarezzarmi e ad assaporarmi con movimenti lenti e circolari, che mi fecero inarcare la schiena per quel piacere improvviso che si impossessò totalmente del mio corpo e della mia mente.
Istintivamente, gli afferrai i capelli cercando di fare non so cosa, fermarlo forse, ma i miei fianchi dicevano il contrario.
Il mio corpo traditore cominciò a muoversi a ritmo della sua lingua, e a stento riuscii a trattenere dei gemiti che mi uscirono come sospiri strozzati.
Ace sorrise durante la sua dolce tortura, e alzò gli occhi per osservarmi mentre la sua bocca mi divorava affamata.
«Sei deliziosa», disse tra un bacio e l'altro, e le mie guance cominciarono ad avvampare ancora di più, per quel complimento inaspettato.
Sentivo calore e brividi su tutto il corpo, il mio stomaco e le mie viscere cominciarono a contorcersi sempre di più e, senza che me ne rendessi conto, tutto quel piacere che stavo cercando di trattenere esplose come una bomba dentro di me, facendomi credere di essermi appena alzata in volo.
Trattenere quel gemito, fu più difficile che mai.
Quando smisi di tremare, Ace si staccò dolcemente da me arrivando con le labbra umide dei miei umori a baciarmi la fronte, mentre io ansimavo sfinita e con il cuore a mille sotto di lui.
«Sei pronta per me, adesso?», Mi chiese con un sorriso divertito stampato in faccia, ma io non seppi che rispondergli: non capivo più nulla.
Mentre cercavo ancora di prendere possesso delle mie facoltà mentali, sentii nuovamente il suo membro posizionarsi sulla mia apertura, e questa volta fu il mio corpo a rispondere per me.
Senza capire il perché, aprii le gambe per dargli l'accesso che desiderava mentre accarezzavo le sue spalle su cui mi aggrappai, pronta a sopportare ogni sfumatura di dolore e piacere, purché fosse lui a procurarmelo.
«Fallo!», Mormorai impaziente di sentirlo ancora di più, mentre lui abbassò lo sguardo per aiutarsi con la vista a posizionarsi meglio.
Lo sentii affondare lentamente in me, mentre i nostri corpi venivano pervasi da continue scosse di piacere. Cercammo in tutti i modi di restare in silenzio durante quell'atto così puro, ma anche così doloroso: almeno per me.
«Sei così calda», ammise lui facendomi imbarazzare «E stretta», continuò gemendo piano, affondando in me sempre di più.
«Fermati, fermati!», Sussurrai stringendo i denti, e piantando le unghie sulla sua schiena.
Ace si bloccò immediatamente, cominciando a baciarmi il collo per rassicurarmi mentre io riprendevo fiato.
Le pareti dentro di me si stringevano a ogni millimetro che lui percorreva, sentivo che non ce l'avrei fatta: il mio corpo non poteva sopportarlo.
«Esci, ti prego. Mi fa troppo male», lo implorai, cominciando a innervosirmi.
«Shhh, calma», sussurrò lui, accarezzandomi il viso e guardandomi negli occhi «Rilassati. Prendi un bel respiro», aggiunse e io feci ciò che mi disse, sentendomi già meglio mentalmente, ma non fisicamente.
«Il mio corpo... Non credo di potercela fare».
«Devi solo rilassarti. Mi stai stringendo troppo, per questo ti fa male», mi rassicurò lui.
«Dici che sia per quello?», Chiesi confusa e dolorante.
Ace annuì e poi mi sorrise così dolcemente, che il mio cuore sussultò.
Posò la fronte sulla mia, tenendomi il viso tra le sue mani, così grandi e calde, che mi fecero sentire al sicuro come mai prima d'ora.
«Sarò gentile, te lo prometto, amore mio», mi rassicurò ancora e i miei nervi si rilassarono improvvisamente, al suono di quelle due ultime parole.
Mi aveva chiamata "amore mio" per la prima volta: non potevo essere più felice di così.
Non appena fui pronta, Ace ricominciò a penetrarmi con più decisione arrivando presto al limite che il mio corpo poteva concedergli, rilasciando un sospiro e un gemito caldo sul mio viso che mi fecero contrarre le viscere per l'eccitazione che mi stava provocando.
«In questo punto, sei ancora più stretta», ammise cominciando a muoversi lentamente uscendo e affondando con movimenti lenti e regolari.
Mi sembrava di sentirlo fino allo stomaco, ma sapevo che era solo una sensazione.
I nostri gemiti si univano tra loro come i nostri corpi, e ben presto tutto il dolore che avevo provato fino a quel momento sparì, lasciando posto solo al piacere e al desiderio che quella notte non finisse mai.
Mi aggrappai a lui, quando cominciai a provare ancora quella scossa di piacere che mi partì dalle viscere, per poi arrivarmi fino alle punte dei piedi.
Alla mia contrazione, Ace rispose accelerando il movimento con i suoi fianchi e io affondai nuovamente le unghie sulla sua schiena.
Lo vidi alzare la testa mentre emise un gemito di dolore, ma questo non gli impedì di interrompere la sua corsa.
«Emy...», Mormorò lui ansimante.
Sentirgli pronunciare il mio nome in quel modo, mi fece eccitare ancora di più.
«Emy... io...», Continuò cercando di aprire gli occhi per guardarmi e parlarmi con lo sguardo.
«Anch'io», ammisi, capendo che cosa voleva dirmi «Però, non dentro di me, ti prego».
«Perché no?», Chiese confuso e ansimante.
«Se mi vieni dentro, potrei restare incinta. Quindi, meglio se lo fai fuori».
«Va bene», disse lui cominciando a baciarmi con foga e aumentando la velocità.
Sentii una scossa partirmi dallo stomaco e affondare in un punto preciso della mia intimità, e mentre sentii il suo membro sfregare tra le mie pareti, ormai diventate la sua casa, arrivai nuovamente al limite. Mi tappai la bocca mentre provavo quel piacere assurdo che mai nella vita avrei immaginato di provare, mentre Ace non smise di penetrarmi sempre con più forza e decisione, finché non uscì velocemente, lasciandomi un senso di vuoto, mentre liberava la sua essenza sulla mia pancia.
Emise un gemito strozzato, mentre continuava ad aiutarsi con la mano, e continuò così finché non ebbe finito.
Tremante ed esausto, si accasciò su di me senza darmi troppo peso, e io lo abbracciai stringendolo come potevo.
«È stata la cosa... più bella... che abbia mai provato in vita mia», ammise ansimante, mentre riprendevamo fiato «Stai bene?», Mi chiese dopo aver fatto leva sulle braccia, per guardami.
«Sto bene», risposi, sorridendogli per tranquillizzarlo «Mai stata meglio».
Ace mi guardò squadrandomi il viso con le sue iridi nere, come se volesse catturare ogni minimo dettaglio di esso.
«Ti amo», mormorò aspettando una mia risposta.
Lo guardai sbalordita.
«Cosa?».
«Ti amo», ripeté lui con un sorriso, scivolando verso di me per baciarmi «Ti amo. Ti amo. Ti amo», continuò a ripetere mentre mi riempiva la faccia e il collo di baci, facendomi il solletico.
«Tu sei tutto matto», gli dissi, cercando di contenere le risate per non farmi sentire.
«Non è quello che voglio sentirmi dire, dopo aver fatto l'amore», disse fermandosi per osservarmi con occhi sorridenti.
Lo guardai e sorrisi a mia volta, sentendomi felice come non mai.
Ace era il mio ragazzo, la mia anima gemella, l'uomo a cui avevo deciso di donare tutta me stessa, sia nel fisico che nell'animo...
L'uomo con cui, sapevo, avrei trascorso tutta la mia vita.
«Ti amo», bisbigliai facendolo sorridere soddisfatto, prima che le nostre labbra si congiunsero in un bacio che diede inizio nuovamente al nostro amore.

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