Rivelazioni

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La notte ormai era calata, e oltre al fatto che stavo tremando di freddo da ore, sentivo che stavi scendendo dalla fame.
Rannicchiarmi in quell'angolino, dove ero caduta varie volte, fino a stancarmi di provare a uscire di lì, non era servito a niente per scaldarmi: quel buco sembrava fatto di ghiaccio.
I crampi alle mani erano diventati dolorosissimi, ma mai come quelli che avevo allo stomaco.
Mi chiedevo se Ace volesse davvero farmi morire lì dentro, per uno stupido tesoro.
Se mi avesse lasciato il tempo di spiegare, gli avrei detto che ormai non avevo più intenzione di rubarlo.
Dopo la conversazione che avevamo avuto la notte scorsa, pensavo che ci fossimo "avvicinati" e, invece, mi ritrovavo a odiarlo più di prima.
Ora avevo solo un pensiero in testa.
Se fossi uscita di lì, gli avrei fatto rimpiangere di essere nato.
Stavo quasi per addormentarmi, quando, improvvisamente, sentii qualcosa sfiorarmi i capelli. Saltai dallo spavento, urlando come una matta, cercando di scacciare l'intruso con il terrore che fosse un verme o, peggio, uno scarafaggio, quando udii una voce familiare urlare dal dolore.
«Ahi. Mi hai fatto male», si lamentò la voce.
«Luffy?», mormorai confusa.
«Afferra la mano», mi suggerì un'altra voce che non riconobbi.
Senza farmelo ripetere due volte, cercai nel buio la mano del nanetto, riuscendo a trovarla e ad afferrarla quasi subito.
«Tieniti forte», mi suggerì Luffy per poi tirare su con forza, facendomi uscire da quel maledetto buco, nel giro di pochi secondi.
Quando i miei piedi toccarono finalmente l'erba fresca, scoppiai quasi a piangere.
«Stai bene, Emy?», mi chiese il nanetto preoccupato, notando com'ero ridotta.
Alzai la testa, guardandolo storto. «Hai un bel coraggio a chiedermelo», ringhiai arrabbiata «Se sono finita dentro quel buco, è solo per colpa tua».
«Ma io...», mormorò dispiaciuto.
«Non parlare! Non voglio sentirti», lo zittii furiosa.
Luffy chiuse la bocca, e abbassò lo sguardo, tirando su col naso, ma quella sua aria da cucciolo bastonato non mi faceva nessun effetto.
«Dai, non trattarlo male», intervenne un ragazzino che notai solo in quel momento «Se non fosse stato per Luffy, non sarei mai riuscito a trovarti e, di certo, ci avrei messo più tempo per tirarti fuori di lì», continuò con voce pacata, cercando di calmare le acque.
Spostai lo sguardo verso di lui, incrociando, per la prima volta, quello di un ragazzino piuttosto alto, biondo e con un cilindro nero in testa.
La sua figura mi sembrò familiare.
Lo vidi guardarmi intensamente, mentre aspettavo, con sguardo irritato che continuasse a parlare, ma sembrava essersi imbambolato, così decisi di prendere io la parola.
«E tu chi sei?», domandai acida, ancora seduta sull'erba.
«Oh? Ah, giusto. Io sono Sabo, piacere di conoscerti». Si presentò con estrema gentilezza, chinandosi perfino con la schiena, mentre si toglieva il cilindro dalla testa.
Alzai un sopracciglio, confusa dal suo strano modo di comportarsi.
Ma da dove usciva?
Sembrava possedere un'educazione di alto rango.
«Io sono Emy», sbottai nervosa.
Ricordandomi che era amico di Ace.
«Finalmente ci conosciamo», ammise lui, arrossendo improvvisamente, cominciando a giocherellare con il bordo del cappello con fare nervoso.
Mi alzai da terra sbuffando, ignorando del tutto quel damerino noioso, e cominciai a incamminarmi a passo deciso verso casa.
Sentivo che stavo per svenire, oltre che dalla fame, anche dal fatto che il mio corpo era ancora intorpidito dal freddo e dalla stanchezza, ma c'era ancora una cosa che dovevo fare, prima di permettermi di perdere i sensi.
«Ehi. Dove stai andando?», mi chiese Sabo, mentre mi raggiungeva a passo veloce, cominciando a camminare accanto a me.
«A casa a uccidere Ace», risposi arrogante e piena d'ira.
«Emy è arrabbiata», commentò Luffy divertito, seguendomi a sua volta.
«Aspetta un secondo», intervenne improvvisamente Sabo mettendosi davanti a me, aprendo le braccia per fermarmi.
«Levati di mezzo! Non permetterò a nessuno di intromettersi in questa faccenda» ringhiai a denti stretti, cercando di risultare più minacciosa che potevo.
Lui mantenne la calma. «Cerca di ragionare. Ace non è un cattivo ragazzo, è solo che a volte... Agisce, senza pensare alle conseguenze», ammise, cercando di giustificare il comportamento del suo amico.
«Dici che non è un cattivo ragazzo? Non si direbbe, visto che mi ha lasciata in quel buco per tutto il giorno, senza neanche preoccuparsi di portarmi qualcosa da mangiare».
«Se vuoi mangiare, posso darti qualcosa io. Inoltre, sei anche ferita. Dovresti farti medicare, prima di tornare a casa», disse, sperando di convincermi ad abbandonare la mia idea di vendetta.
«Ora, l'unica cosa che voglio è affondare un pugno su quel muso lentigginoso, perciò levati di mezzo... O comincerò a riscaldarmi, usando la tua testa», ringhiai ancora una volta, spostandolo con una mano, usando tutta la forza che mi era rimasta in corpo, riprendendo subito dopo il mio cammino verso casa.
«Emy, forse dovresti ascoltare...», si intromise Luffy.
«E tu, piccolo nanetto bugiardo! Eri d'accordo con lui, non è vero?», sbraitai arrabbiata, voltandomi verso di lui, che si bloccò immediatamente sul posto.
«Ecco, io...», mormorò Luffy, abbassando di nuovo lo sguardo «Non è esattamente così».
«E ti aspetti che io ti creda?», gli chiesi, sempre più stanca e nervosa.
Sabo venne verso di noi, mettendosi davanti a Luffy per fargli da scudo.
Da una parte, gliene fui grata.
Arrabbiata com'ero, avrei anche potuto perdere il controllo e colpirlo, pentendomene subito dopo.
«Ace mi ha costretto. Io non volevo farlo», si giustificò il nanetto, facendomi innervosire ancora di più «Mi ha detto che se non lo avessi fatto, mi avrebbe fatto uscire dalla ciurma».
A quelle parole, la mia rabbia esplose.
«Quindi, mi hai deliberatamente fatta cadere in quel maledetto buco, per paura di uscire da una stupida ciurma, che nemmeno esiste? Luffy, siete solo tre bambini che giocano a fare i pirati. Svegliati, e lascia perdere quello sciocco, prima che rovini anche te!», sbraitai furiosa, con il sangue al cervello.
«Non è vero! La nostra ciurma esiste. Sei una bugiarda!», urlò il nanetto, per poi scappare nella direzione opposta, piangendo a dirotto.
«Luffy», lo chiamò Sabo, ma il frignone era già lontano.
Si voltò verso di me, con sguardo severo, ma io me ne fregai altamente.
«Non dovevi trattarlo così. È solo un bambino», mi rimproverò severo.
«Questo non lo giustifica», sbottai acida, voltandomi per tornare a casa.
«Sai una cosa? Dai racconti di Luffy, credevo fossi una ragazza simpatica e amorevole. Invece, sei esattamente l'opposto. Mi dispiace dirtelo, ma non sei molto diversa da Ace, dopotutto», ammise infine Sabo, prima di correre dietro al suo amico.
«Tsk! Tra me e quell'idiota c'è un abisso», mormorai acida, continuando a camminare, mantenendo saldamente nella testa il desidero di fargliela pagare cara, a quel koala lentigginoso.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora