Il Richiamo Del Cuore

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«Dannazione! Cosa mi metto?» Domandai disperata, cominciando a tirare fuori tutto ciò che avevo nell'armadio.
Ace stava tornando, e anche se non stavamo più insieme, volevo comunque fargli una buona impressione.
Volevo essere carina... forse per riprendermelo?
No!
O forse, sì?
Insomma, per me non era cambiato nulla in due anni, ancora sentivo di amarlo alla follia e pregavo con tutto il cuore che anche per lui fosse lo stesso.
Lo avrei capito sicuramente una volta che lo avrei rivisto, e sarebbe successo solo tra qualche ora.
Da quando papà mi aveva dato la notizia, era passato un giorno.
Un giorno che sembrava non volesse passare mai, ma alla fine anche l'alba era finalmente arrivata e con lei arrivò anche la mia agitazione che aumentava di ora in ora.
«Questo?» Domandai a me stessa, osservando una canottiera verde mezza stropicciata che mi fece subito storcere il naso «No! Forse questo», ripete, notando una maglia bianca con uno stemma sopra che non sapevo neanche che cosa significasse e che usavo per dormire «No!».
Distrutta mi buttai sul letto, in mezzo a tutta la mia roba che era sparsa per il resto della stanza, disperandomi e cominciando a lamentarmi come una bambina.
«I tuoi lamenti si sentono fino sul pont... Che cosa è successo?» Mi chiese Marco, notando il caos nella mia stanza «È scoppiato l'armadio, per caso?».
«Sono disperata», dissi, fissando il muro «Non ho niente da mettermi».
«E questo lo chiami niente? Se li ammucchiassi tutti insieme, potrei aprirmi una bancarella».
Lo fulminai con lo sguardo.
«Sono seria. Ace sarà qui a momenti e non so come vestirmi».
«Aaah, adesso sì che ha un senso la tua agitazione», disse entrando, cercando di non calpestare la mia roba.
«Qualche idea?».
«Non credo che sarà ciò che indossi che farà la differenza», ammise lui avvicinandosi a me «Ace non è il ragazzo che guarda certe cose. Dovresti saperlo».
«Ma è un ragazzo!» Insistetti, cominciando a disperarmi di nuovo «Ci deve essere pure qualcosa che a voi maschi piace».
«Be'... Una donna nuda di solito è perfetta», ammise lui divertito.
«Intendo di vestiti! Ananas pervertito», dissi, dandogli una pacca sulla spalla.
Rise, fiero di avermi messa in imbarazzo.
«Davvero, Emy. Non importa ciò che indossi. Ace sarà comunque felice di vederti».
«Tu credi?».
Sorrise. «Ne sono sicuro».
Restò a fissarmi con aria divertita, pensando a chissà cosa.
«Che c'è?» Chiesi, sentendomi imbarazzata.
«Sono contento che tu ci voglia riprovare».
«Come?».
«A riprenderti Ace», disse lui, sorridente «Da quando hai saputo che stava tornando, sei completamente rinata. Hai perfino mangiato due volte di più a pranzo, oggi».
«Non me ne sono accorta», ammisi «Ma non lo sto facendo per quello, chiaro?» Dissi acida, voltando la testa di lato, anche se non ero sicura delle mie parole.
La verità, era che nemmeno io sapevo perché mi stavo prodigando così tanto per cercare di apparire al meglio.
Ace non era più il mio ragazzo, quindi non dovevo più cercare di piacergli, ma nonostante ciò, l'idea di risultare "comune" ai suoi occhi, non mi andava per niente.
«Metti questo», disse Marco, chinandosi per prendere un vestito da sopra il letto.
Era un vestito a canottiera, nero.
Una cosa semplice, forse troppo.
Guardai il mio aiutante confusa.
«Questo?» Chiesi, facendo una smorfia.
«Cos'ha che non va?».
Storsi il naso. «Be'... non è... sexy».
Scoppiò a ridere.
«Pensavo volessi essere discreta», disse divertito.
«Sì, però anche sexy».
«Fidati», disse facendomi l'occhiolino, lanciandomi l'indumento in faccia con fare amichevole «Con questo addosso, attirerai lo stesso la sua attenzione», continuò, avviandosi alla porta per uscire «Come farai col resto della ciurma».
«Che vuoi dire?» Gli urlai contro imbarazzata, avendo solo una risata come risposta.
Lo vidi sparire senza voltarsi, per poi ritrovarmi un'altra volta dentro quella stanza che sembrava immensa, da quando non la condividevo più con Ace.
Guardai il vestito senza maniche che avevo in mano.
In effetti, Marco aveva ragione.
Con quello addosso, non avrei dato l'impressione di essermi vestita in modo diverso per lui. Però avrei avuto un bel po' di pelle scoperta, specie le spalle, metà schiena e le gambe. Parti del mio corpo che sapevo che Ace adorava.
«Grazie, Marco», dissi tra me e me.
Quel ragazzo era un angelo caduto dal cielo.

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