Pirati Di Picche

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Nei giorni seguenti, Ace era stato in grado imparare a gestire il suo nuovo potere: per lo meno, quel che bastava per non dare fuoco alla foresta.
Al contrario, Deuce sembrava essere più in difficoltà, ma Ace era sempre pronto ad aiutarlo.
L'idea della zattera svanì immediatamente nella mente del mio ragazzo, dopo aver appreso che la sua forza fisica era aumentata grazie al frutto che aveva ingerito, perciò si mise in testa che al posto della zattera, avrebbe costruito una nave abbastanza grande per contenere una ciurma di almeno venti persone.
Io, ovviamente, avevo scartato l'idea. Era un'impresa impossibile per tre persone, costruire una nave abbastanza grande con quella poca legna che avevamo, ma Ace non si perse d'animo e, alla fine, sia a me che a Deuce toccò assecondare la sua pazzia.
Grazie ai mille libri che avevo letto sulla navigazione durante la mia infanzia, fui in grado di creare una bozza su carta, di come avrebbe dovuto essere la nostra nave.
Ovviamente, anche Ace e Deuce mi diedero una mano nell'impresa e, in poco tempo, ci mettemmo al lavoro.
Purtroppo, la mia poca forza fisica mi impediva di stare al passo con i ragazzi e di aiutarli come avrei voluto, ma sembrava che non sentissero la fatica come me, per lo meno durante il giorno, perciò mi sentivo meno in colpa a lasciarli lavorare anche senza di me.
La sera erano così stanchi, che quasi mi toccava imboccarli per farli mangiare.
E andò avanti così per settimane, finché...
«Ce l'abbiamo fattaaa!», Urlò Ace soddisfatto.
Ebbene sì. La nave era finalmente conclusa, ed era venuta anche meglio di quello che ci aspettavamo.
Quei due lavoravano davvero bene insieme.
«Sembra proprio di sì, amico», disse Deuce, con altrettanta aria soddisfatta.
«Ragazzi, è bellissima», commentai, senza riuscire a staccare gli occhi da quella meraviglia che avevano creato.
La nave aveva una polena simile alla testa di un cavallo fiammeggiante, da cui partivano poi delle catene che si agganciavano alle fiancate. La vela di trinchetto era nera e su di essa avevo disegnato il Jolly Roger dell'equipaggio, proprio come lo voleva Ace: un teschio con indosso il suo cappello, da dove partiva una fiamma, posato su un grande asso di picche rosso fiammeggiante.
Inoltre, sull'albero maestro erano presenti due vele: quella inferiore di colore nero e quella superiore di colore bianco, su cui compariva la scritta "SPADE", nome scelto ovviamente dal nostro capitano.
Mi voltai a guardarlo e notai un luccichio nei suoi occhi.
La sua gioia era così grande, che a stento riusciva a trattenere le lacrime.
Mi avvicinai a lui e posai la testa sul suo braccio, stringendo la mia mano con la sua.
Lo sentii intrecciare le dita con le mie e posare la guancia sui miei capelli, sospirando felice.
«Non posso credere, di avere una nave tutta mia».
«E io non posso credere che siete riusciti a costruirla in così poco tempo», ammisi a mia volta, ancora incredula «Siete stati bravissimi».
«Non ce l'avremmo mai fatta senza il tuo aiuto», intervenne Deuce «Senza il tuo disegno, non saremo mai riusciti a darle una forma concreta, e ad aggiungere così tanti dettagli che sicuramente a noi sarebbero sfuggiti».
«Ha ragione. Sei un genio», aggiunse Ace per poi darmi un bacio sul naso.
Mi spostai imbarazzata.
Non ero abituata a certe effusioni in pubblico. La presenza di Deuce mi metteva a disagio.
«Ace», lo ripresi cercando di fargli capire che ero in imbarazzo.
«Che c'è?», Chiese lui confuso.
Deuce rise, il che mi fece arrossire come un peperone.
Se n'era accorto alla fine.
«Non devi preoccuparti per me, Emy. Non mi scandalizzo per un bacetto sul naso Dovreste fare qualcosa di decisamente più spunto per mettermi a disagio», disse facendomi l'occhiolino.
Mi sentii avvampare come se mi avessero appena dato fuoco.
«Va bene, adesso basta! Dacci un taglio Deuce!», Urlai agitando le braccia in preda all'imbarazzo, cominciando ad agitarmi come un grillo.
«Ma che le prende?», Chiese Deuce a Ace.
«Fa così, quando è imbarazzata. Si mette a urlare e girare come una trottola».
Deuce rise alla vista dei miei saltelli.
«Emy, stai alzando un sacco di sabbia», mi riprese Ace ormai stanco della mia scenetta «Era solo un bacio sul naso, santo cielo, datti una calmata», aggiunse, togliendosi un po' di sabbia dal cappello.
«Non dirmi di darmi una calmata, pirata da strapazzo!», Sbraitai contro di lui, puntandogli il dito contro «Sei sempre tu, quello che mi mette in imbarazzo! Quando saremo sulla nave dovrai starmi distante, altrimenti ti butto in mare!».
«Va bene, va bene... isterica», commentò Ace.
«Come mi hai chiamata?», Sbraitai ancora, sembrando davvero un'isterica.
Deuce rise così di gusto che lo vedemmo buttarsi a terra, da quanto se la stava spassando.
«Non respiro», disse continuando a ridere a crepapelle, tenendosi lo stomaco «Altro che pirati. Voi due siete i clown più spassosi che abbia mai incontrato».
«Noi saremo cosa, scusa?», Urlammo irritati io e Ace.
«Scusate... io... devo riprendermi».
Con fatica, Deuce smise di ridere, per poi sospirare e mettersi seduto.
«Che risata, ragazzi. Mi ci voleva proprio».
«Io me ne vado», sbottai offesa, camminando verso l'accampamento.
Non intendevo passare un minuto di più insieme a quei due.
Uno che mi metteva in imbarazzo e l'altro che rideva di me: che gentaglia.
«Dove te ne vai?», Mi chiese Ace non capendo la mia reazione.
«Vado a cucinare. Mi è venuta fame».
«In effetti, è quasi ora di cena», sentii dire a Ace.
«È vero. Sarà meglio andare», suggerì Deuce per poi corrermi dietro, seguito da quella testa bakata del mio ragazzo.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora