Il Cecchino E Il Pirata

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Corremmo senza sosta fino a ritrovarci dentro un boschetto poco lontano dal villaggio.
Il rumore di quel ruggito si faceva sempre più intenso, ormai ero quasi certo che si trattasse di un animale di grosse dimensioni.
Una volta superato un cespuglio, lo vedemmo per la prima volta.
Io e Deuce restammo a bocca aperta.
«Ma quella...», Mormorai incredulo.
«È una lince», disse Deuce finendo la frase.
«Cosa ci fa una lince da queste parti?», Chiesi confuso.
«Probabilmente è scappata da qualche gabbia», azzardò un'ipotesi Deuce.
Il felino si dimenava come un forsennato.
Aveva mezzo corpo incastrato in un albero, costretto dalla corda che aveva al collo a restare quasi a due zampe per non soffocare.
Notai del pelo per terra e delle leggere ferite sul corpo provocate probabilmente dallo sfregamento della corda.
Chissà da quanto stava in quelle condizioni.
Mi avvicinai.
«Che stai facendo?», Mi chiese Deuce allarmandosi.
«Voglio liberarla».
«Sei impazzito? Quella se ti prende ti fa la pelle».
«Non posso lasciarla così», ammisi.
La lince mi guardò fermandosi di colpo.
Appiattì le orecchie e assunse una posizione di difesa. Cominciò a mostrarmi i denti, ruggendo a bassa voce.
«Sono qui per aiutarti», dissi avvicinandomi più lentamente a lei.
L'animale indietreggiò di qualche centimetro, quel poco che le bastava per evitare un qualsiasi contatto con me.
«Non ti farò del male», aggiunsi usando un tono più calmo, continuando ad avvicinarmi con cautela.
Mostrai le mani in modo che potesse vedere che non avevo nulla che potessi usare contro di lei. Avvicinò leggermente il muso, cominciando ad annusarmi per controllare che fosse tutto apposto.
«Voglio solo liberarti».
Lessi nei suoi occhi che era spaventata a morte, e qualcosa mi diceva che non era solo perché era finita in quella trappola.
Lentamente le sfiorai la pelliccia, prima la testa e poi lentamente anche il collo. Sembrò capire che non avevo cattive intenzioni e piano piano mi permise di liberarla.
Una volta liberata, feci qualche passo indietro e lei scosse il mantello frettolosamente per liberarsi definitivamente dalle corde.
«Ecco, hai visto? Non è andata male», dissi a Deuce che stava ancora dietro di me, senza staccare gli occhi dal felino.
«Meglio se ce ne andiamo, prima che cambi idea e ci sbrani entrambi».
«Ti facevo più coraggioso, dopo il discorso di poco fa», ammisi divertito.
«Be', non mi sono mai piaciuti i gatti. Specie quelli grossi», disse in sua difesa.
La lince mi guardò attentamente, scrutando il mio sguardo come per capire che intenzioni avessi ora che l'avevo liberata.
Mi fissò per secondi interminabili, prima di sparire con un balzo dietro ad un cespuglio.
«Che ingrata», commentò Deuce.
«La libertà la chiamava», ammisi ancora incredulo di quell'incontro «Andiamo. Devo comprare il regalo a Emy».


Una volta arrivati al villaggio, fummo sorpresi di vedere così tante bancarelle. Ognuna esponeva merce diversa. C'erano tappeti, tende, gioielli di ogni forma e colore...
Non avevo mia visto così tante cose tutte insieme.
Per non parlare della gente. C'era davvero una gran bella folla.
«Da dove cominciamo?», Chiesi confuso.
«Immagino che tu non sappia cosa piaccia a Emy», disse Deuce grattandosi la testa, mentre osservava la confusione davanti a noi.
«Io», ammisi altezzoso.
Deuce mi guardò con una smorfia che mi fece ridere.
«Perché ci provo?», Chiese a sé stesso alzando gli occhi al cielo, mentre lo seguivo ridendo della sua reazione.
Guardammo diverse bancarelle, fino a che non lo vidi fermarsi davanti a una piena di gioielli che brillavano sotto i raggi del sole.
Lo vidi osservare la merce con estrema attenzione, facendo al venditore molte domande su quasi ogni pietra che vedeva.
Sbuffai pesantemente, osservando alcuni bracciali. Emy non aveva mai portato cose del genere. Ero certo che non fosse tipa da indossare cose così sfarzose.
Troppo luccichio tutto insieme: mi faceva venire il mal di testa.
Stavo per arrendermi, quando il mio sguardo fu catturato da un anello con una strana pietra rosa. Non me ne intendevo di gioielli, ma era di certo il più bel oggetto esposto che ci fosse. Semplice, ma molto elegante.
Mi avvicinai per guardarlo meglio.
«Vedo che i tuoi occhi sono stati catturati dall'anello dell'amore», mi disse improvvisamente il venditore.
«Anello dell'amore?», Ripetei curioso.
«Vedi, quest'anello ha una pietra speciale, non facile da trovare. Si chiama Morganite», disse prendendo l'oggetto e avvicinandolo a me «Si dice che chi indossa questa pietra, sarà fortunata in amore».
«Morganite?», Ripeté Deuce. Dalla sua espressione dedussi che conosceva la pietra. «Costerà una fortuna».
«Be', dipende quanto speciale è la persona a cui volete regalarlo».
«Non guardi me», disse Deuce alzando le mani «È lui l'innamorato e io di certo non sono il fidanzato».
Mi sentii in imbarazzo dopo quella frase.
Mi voltai a guardarlo fulminandolo con lo sguardo e lui rise divertito.
C'era bisogno di precisarlo?
«In questo caso, potrei farti un prezzo speciale».
Di certo, quell'anello avrebbe donato molto a Emy.
«È per una proposta?», Mi chiese il vecchio all'improvviso.
«Cosa?».
«Stai pensando di proporti alla tua ragazza? È un anello di fidanzamento dopo tutto».
Mi sentii avvampare.
«I-io... Ecco... Non esattamente».
«Il mio amico sta cercando di fare pace con la sua ragazza, perciò gli ho proposto di comprarle qualcosa per addolcirla. Sa com'è... se si arrabbia è in grado di demolire una nave», intervenne in mio soccorso Deuce mettendomi un braccio intorno al collo con fare amichevole.
«Oh, capisco. Be', allora piuttosto che un anello, potrei proporti qualcosa di meno appariscente. Degli orecchini, magari», disse facendomi vedere diversi orecchini colorati, ma non me ne piacque neanche uno. Troppo appariscenti, sembravano addirittura pensanti. Più merce mi mostrava e più mi convincevo che quell'anello dalla pietra rosa sarebbe stato il regalo perfetto.
Stavo per dirglielo, quando sentimmo un boato provenire dal centro della piazza. Notammo un tendone rosso e bianco in lontananza che prima non avevamo visto, troppo presi dall'osservare intorno a noi le bancarelle.
I rumori sembravano venire da lì.
«Oh, no», esclamò il mercante «Non di nuovo».
«Oh no?», Ripetei confuso.
«Quello è il tendone di Eizo "Lo sputa fuoco", non che capo del circo dell'isola», rispose il vecchio.
«Sembra stiano facendo un bel casino», commentò Deuce.
«Vorrei ben dire. La sua attrazione principale è scappata di nuovo, ma deve averla ritrovata e adesso... Povera creatura», disse mettendosi le mani sulla testa. Sembrava preoccupato.
«Quale attrazione?», Chiesi ancora.
«Parlo di Kotatsu, la sua lince», rispose lui avvilito «Sono anni che quella bestia tenta di scappare dalle sue grinfie, ma con la scusa che è bloccata in quest'isola, Eizo riesce sempre a trovarla. E quando ci riesce, le riserva sempre un trattamento orribile».
In quel momento mi ricordai della lince che avevo liberato qualche ora prima.
Che fosse la stessa di cui parlava l'uomo?
Diedi un'occhiata a Deuce che mi guardò con lo stesso sguardo pensieroso.
Probabilmente aveva avuto il mio stesso pensiero.
«Meglio sbrigarsi», disse «Per quando odio i felini, non mi piace che venga fatto loro del male».
Gli sorrisi. «Andiamo», dissi correndo verso il tendone.

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