Imprevisti

850 55 2
                                    

Il giorno dopo, non appena finimmo di fare colazione, corremmo tutti e quattro fuori di casa, nella speranza di evitare la solita ramanzina da quella strega di Dadan, ma non appena misi un piede fuori dalla porta, quella vipera riuscì a catturarmi, impedendomi così di raggiungere gli altri.
«Lasciami andare», sbraitai cercando di liberarmi dalle sue grinfie.
«Ehi ragazzina, vuoi stare ferma? Devo parlarti», brontolò lei.
A quelle parole, mi bloccai per guardarla con aria confusa.
«Parlarmi? E di cosa?», Le chiesi curiosa.
Dadan mi lasciò andare, e raddrizzò la schiena incrociando le braccia al petto, coprendo leggermente quel suo enorme seno.
«Da questa notte, dormirai nella stanza di sotto. L'ho fatta sistemare giusto ieri da Magura e Dogura», mi avvisò, guardandomi seriamente con il suo solito musone.
«Stanza di sotto? C'è una stanza anche lì?».
«Te l'ho appena detto», sbottò lei irritata.
«Mi hai rotto le scatole per giorni, costringendomi a dormire con Ace e Luffy, e adesso che mi sono abituata, vuoi farmi dormire da sola? Perché?».
«Perché ho deciso così», urlò lei.
«Non ci penso neanche! Io sto bene con i ragazzi».
«Non discutere con me, mocciosa», ringhiò.
«Ma io...».
«Questa sera prenderai le tue cose, e ti trasferirai al piano di sotto. Il caso è chiuso!», Mi interruppe con un tono che non ammetteva repliche.
«Non puoi costringermi», urlai cominciando ad arrabbiarmi.
Dadan sospirò esausta, si abbassò al mio livello e iniziò a guardarmi in un modo strano: sembrava preoccupata.
Mi posò una mano sulla spalla. «Ascoltami bene, perché non lo ripeterò. Non sta bene che una bambina dorma in una stanza così piccola, insieme a tre maschi. Ho sbagliato a metterti lì all'inizio, ma ora ci ho pensato, e sono arrivata alla conclusione che è meglio per te stare da sola. Almeno di notte».
La guardai confusa, inclinando leggermente la testa, non riuscendo a capire le sue parole.
Perché all'improvviso quella befana voleva separarmi da Ace e gli altri?
Avevo fatto qualcosa di male?
E poi, cos'era questa storia che le bambine devono stare divise dai maschi solo di notte?
Presa dallo sconforto e dalla confusione, oltre che dalle mille domande, mi imbronciai.
«Non guardarmi così, mocciosa. Lo faccio per il tuo bene. È meglio separarvi ora, finché siete ancora piccoli», disse acida.
«Se sei preoccupata che Ace e io possiamo picchiarci ancora, ti assicuro che non succederà più. Abbiamo parlato, e adesso andiamo d'accordo», dissi mentendo a metà.
Non ero certa che avessimo finalmente trovato l'equilibrio per non bisticciare più, ma anche se fosse successo ancora, di certo avremmo evitato di farlo a casa.
«Non è quello che mi preoccupa», ammise lei «E poi, non ti capisco. Hai tanto brontolato per potertene stare sola, e adesso che ti offro la possibilità, tu la rifiuti!».
«Questo era prima che mi facessi degli amici», ammisi «In ogni caso, se non vuoi spiegarmi di che cosa si tratta, io non accetterò mai questa decisione».
«Quando sarai più grande, lo capirai», concluse «Ora, che ne dici di venire dentro per aiutarmi a spostare il materasso?».
«No!», Urlai per poi farle la linguaccia e scappare via, inseguita dalle sue urla snervanti, ma non appena mi venne in mente ciò che mi avevano chiesto di fare gli altri quella mattina, mi fermai di colpo.
«Ehi, Dadan».
«Che vuoi, mocciosa?», Brontolò lei.
«Mentre noi siamo fuori, Bluejam e i suoi potrebbero venire a cercarci! Sta' attenta, ok?», Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, visto che mi trovavo già sulla collinetta, a diversi metri di distanza da casa.
«E perché mai? Che diavolo avete combinato? Piccole pesti», urlò lei a squarciagola.
«Il fatto è che abbiamo picchiato i suoi amici, e ora ci vuole dare una lezione», conclusi con leggerezza, mentre la lasciai con la bocca spalancata.
Assolto il mio compito, ripresi la mia corsa più in fretta che potevo.
Dovevo sperare che gli altri non avessero fatto molta strada.
Perché non mi avevano aspettata? Erano già pronti a liberarsi di me?
Mi avrebbero sentita, non appena...
«Buuu», urlarono Sabo e Luffy, uscendo improvvisamente da un cespuglio vicino a me.
Urlai dalla paura e caddi a terra come un sacco di patate, con il cuore che mi martellava a mille nel petto.
I ragazzi scoppiarono a ridere mentre uscivano dal nascondiglio, seguiti da Ace che era rimasto in silenzio a guardare la scena, con un ghigno divertito sulla faccia e le braccia conserte.
«Mi farete morire di paura, un giorno», brontolai, cercando di riprendere il controllo di me stessa.
«Scusaci, Emy. Ma non abbiamo resistito», ammise Sabo tra le lacrime.
«Avresti dovuto vedere la tua faccia», disse Luffy ridendo di gusto.
«Tu non dici niente?», Chiesi a Ace mentre mi rialzavo da terra.
Fece spallucce. «Be', io ho detto che era uno scherzo infantile, ma loro non hanno voluto ascoltarmi», ammise, cercando di discolparsi.
«Questa me la pagate, razza di idioti», urlai per poi correre dietro a tutti e tre, che scapparono a gambe levate dalla paura.
Ero furiosa, e il cielo solo sapeva quanto volevo picchiarli.
Dopo un'estenuante corsa, riuscii finalmente a beccarli, dando a ciascuno un pugno in testa.
Caddero a terra, tenendosi le parti che avevo colpito con entrambe le mani, mentre io riprendevo tranquillamente fiato.
«Cavolo! Mi hai fatto male», si lamentò Ace.
«Emy è cattiva», piagnucolò Luffy.
«Ahi, ahi», mormorò Sabo dolorante.
«Così imparate a farmi prendere gli spaventi, e a non aspettarmi», sbottai irritata, incrociando le braccia al petto.
«A proposito, dove sei stata? Quando ci siamo voltati, non c'eri», mi chiese Ace curioso, ancora dolorante per la botta.
«Dadan mi ha afferrata, prima che potessi andarmene», risposi seccata.
«E che voleva?», Chiese Luffy.
Stavo per rispondere, ma ripensando alle parole che aveva detto Dadan, non me la sentii di ripeterle... non ancora.
Chissà come avrebbero preso la notizia, ora che sembrava che fossimo diventati tutti ottimi amici.
«Niente di particolare», mentii facendo spallucce.
«Sapete una cosa? Alla fine, quella Dadan non è per niente male», ammise divertito Sabo, dopo essersi ripreso dalla botta.
«È una rompiscatole, punto e basta», concluse Ace con fare altezzoso.
«Giusto! E poi, ha un faccione che mette paura», aggiunse Luffy, mimando il tono e la postura di suo fratello maggiore.
Sorrisi divertita a quella scena: quei due erano davvero dei clown.
«Bene. E adesso che si fa?», Chiese Sabo «Ce la siamo svignata così presto stamattina, che non ci siamo fermati a pensare a un piano giornaliero».
«Be', per prima cosa...», Disse Ace avendo subito l'idea.
«Mangiamooo», lo interruppe Luffy con allegria.
«Lo sapevo», commentò Ace scocciato.
Sabo rise, e anche io non potei più trattenermi dal ridere di gusto.
Quel bambino era davvero un piccolo demonietto.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora