Il Punto Debole Di Garp

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Io e Deuce corremmo senza sosta fino ad arrivare alla fine del corridoio, trovando così la luce del sole. Stavo per uscire, quando il mio amico mi trattenne per una spalla, fermando la mia corsa.
«Aspetta!», Esclamò facendomi sbattere con la schiena contro il muro.
«Dannazione, Deuce! Che ti prende?», Chiesi irritato dal suo gesto «Non ho tempo da perdere!».
«Ragiona! Cosa credi che troveremo là fuori, una volta usciti di qui? La piazza sarà piena zeppa di marine».
Stavo per ribattere, quando mi resi conto che aveva ragione. Di certo, Garp si era portato dietro la scorta.
«Inoltre, finché indossiamo queste manette siamo completamente privi di poteri», aggiunse.
«Non ho bisogno dei poteri per metterli k.o», ringhiai.
«Non metto in dubbio la tua forza, amico mio. Ma ricordati che dovremo combattere contro uomini armati. E da solo non credo di farcela! Non sono addestrato al combattimento come te».
Deuce aveva ragione, ma non avevo né tempo né voglia di starlo ad ascoltare. Né tanto meno di pensare a un piano di attacco. Garp sicuramente si era già ripreso dal mio colpo e ci avrebbe raggiunti a momenti. Se fossi corso fuori, i marine mi avrebbero sicuramente sparato e questa volta non sarei stato salvato dal fuoco.
«Diamo un'occhiata veloce e poi decidiamo come agire», mi suggerì Deuce.
Annuii frettolosamente avvicinandomi all'uscita, restando ben incollato con la schiena al muro.
Come sospettavo, Deuce ci aveva azzeccato. Fuori dalla prigione, c'erano due marine a fare la guardia.
Improvvisamente, mi venne l'idea.
«Deuce. Che ne dici se ci camuffiamo?», Gli proposi sotto voce.
«Camuffarci?», Ripeté lui confuso.
«Se usciamo con la divisa dei marine, ci confonderemo tra loro. E potremmo andare da Emy indisturbati».
«C'è solo un problema. Se Garp ci vede, siamo spacciati».
«Cercheremo di essere più discreti possibile», tagliai corto «Tu prendi l'omone pompato. Io prendo l'altro».
«Come vuoi. Sei tu il capitano».
Quelle parole mi diedero un senso di gioia e fierezza che per un secondo mi fecero sorridere.
Una volta presi di mira i nostri obbiettivi, catturali non fu difficile. Bastò prenderli alle spalle, tappare loro la bocca e stordirli con un colpo sulla nuca. Fortunatamente, il bestione aveva all'incirca la stessa taglia di Deuce. Non potevo dire lo stesso di quello che avevo scelto io. Il mio corpo era troppo muscoloso per quella taglia. La camicia mi stava decisamente troppo attillata.
«Sembri un tonno dentro una scatola di sardine», commentò Deuce ironico, trattenendo a stento una risata.
«Spero di riuscire a muovermi», risposi io non badando molto alla battuta.
Ci mettemmo i cappelli bianchi con su scritto "MARINE", e posizionammo le visiere in modo da nasconderci il più possibile gli occhi.
«Pronto?», Gli chiesi.
«Sì, capitano», rispose Deuce con un ghigno divertito.
Una volta usciti all'aperto, due marine ci corsero incontro.
«È successo qualcosa?», Mi chiese uno di loro.
«No. Tutto apposto», risposi mantenendo un profilo basso.
«Sicuri?», Insistette l'altro con il fucile.
«Assolutamente», risposi cercando di restare composto «Ma abbiamo ricevuto un ordine».
Deuce alzò di poco lo sguardo, guardandomi con aria seria.
«Il viceammiraglio Garp ci ha dato ordine di vegliare sulla prigioniera».
«Ne siete certi?», Chiese il più snello.
«Avevamo ordine di rinchiuderla in cella senza sorveglianza, una volta giunta sulla nave».
«Questi sono gli ordini», disse Deuce con tono che non ammetteva repliche.
«Va bene», sospirò infine un marine «Restiamo noi di guardia».
Senza aggiungere altro, io e Deuce ci dirigemmo verso il porto dove notammo immediatamente una grande nave della Marina con le vele spiegate.
«Sei più intelligente di quando pensassi», commentò a bassa voce Deuce.
«Questo significa che fino a poco fa pensasi che fossi un cretino?», Gli chiese ironicamente.
Rise alla mia domanda, ma una voce disperata che riecheggiò nell'aria ci fece tornare alla realtà.
«Lasciami andare!», Urlò Emy cercando di sfuggire alla presa di un marine che la stava trascinando sulla nave.
«Emy», mormorai sentendo il sangue ribollirmi dentro, facendo un passo nella sua direzione pronto a rompere il muso a quel bastardo che la stava stringendo a sé.
«Sta' calmo», disse Deuce mettendomi una mano sulla spalla «So che è difficile, ma dobbiamo mantenere le apparenze», aggiunse sotto voce, mentre passavamo davanti a un gruppo di marine armati «La salveremo».
Serrai i pugni e feci un respiro profondo, continuando a camminare, come se nulla fosse, anche se la cosa mi sembrava quasi impossibile.
«Ehi, voi!», Esclamò improvvisamente uno dei marine, del gruppetto che avevamo appena superato.
Io e Deuce ci bloccammo, rivolgendoci un'occhiata preoccupata.
«Dove state andando?», Ci chiese l'uomo avvicinandosi «Le nuove reclute hanno l'ordine di sorvegliare i prigionieri».
«Stiamo andando a fare proprio quello», risposi cercando di mantenere la calma «Siamo diretti alla nave, per fare da guardia alla ragazza che abbiamo catturato poco fa. Ordini del viceammiraglio Garp».
L'uomo stette zitto e si mise davanti a noi, incrociando le mani dietro la schiena.
«Da quello che so io, Garp ha dato ordine di non sorvegliare la ragazza», rispose lui serio «Dice che non comporta nessun pericolo, quindi la sorveglianza non è necessaria».
In quel momento, sia io che Deuce non sapemmo cosa dire per far andare via quell'uomo.
Cominciai a sentire l'agitazione crescermi dentro.
Non avevo più sentito la voce di Emy e questo poteva significare solo una cosa.
«Stiamo solo eseguendo gli ordini», aggiunse Deuce.
«Vi consiglio di ritornare alle vostre postazioni. O sarò costretto a fare ra... Uhm?».
L'uomo abbassò lo sguardo, catturato dal bagliore della manetta al mio polso che rifletteva la luce del sole.
Avevo cercato di nasconderla come potevo, ma a quando sembrava non ero riuscito nell'impresa.
«Ma quella è...».
D'istinto gli diedi un pugno in faccia che lo fece crollare a terra.
«Corri!», Urlai verso il mio amico che mi seguì a ruota.
«Ehi, fermi!», Urlò l'altro marine.
«Bella mossa», commentò Deuce irritato, correndo accanto a me
«Mi aveva scoperto! Cos'altro potevo fare?».
«Nascondere il braccio, per esempio?».
«L'ho fatto», brontolai.
Lo sentii sospirare. «Sì, l'ho notato».
Corremmo per qualche metro, prima di trovarci una marmaglia di marine a sbarrarci la strada, ovviamente armati di fucili.
Fummo costretti a fermarci.
«Spero tu abbia un piano», disse Deuce.
«Sono più bravo a improvvisare».
Mi guardai attorno cercando qualsiasi cosa che sarebbe potuta esserci utile in quel momento, ma non vidi nulla se non una vietta interna che andava in mezzo alla boscaglia e che avrebbe potuto ripararci per un po'.
«Per di qua!», Dissi prendendo Deuce per un braccio e trascinandolo con me.
I marine iniziarono a sparare, ma riuscimmo a entrare nella radura, prima di essere colpiti.
«Sai almeno dove stai andando?», Mi chiese Deuce preoccupato.
«Non ne ho la minima idea. Ci sono nato su quest'isola, non cresciuto», ammisi cominciando a ridere divertito da tutta quella situazione.
Mi sentivo un vero fuorilegge.
Corremmo per diversi metri, quel posto sembrava un labirinto, ma alla fine riuscimmo a trovare l'uscita. Sbucammo esattamente nel punto dove volevamo, e cioè a pochi metri dalla nave dove avevano trascinato la mia ragazza.
«Li abbiamo seminati», ammisi fiero della mia idea geniale.
«Non ne sarei così sicuro», disse Deuce, facendomi notare che i marine ci stavano alle calcagna.
Aumentammo la velocità della corsa, ma prima che potessimo arrivare al pontile che ci avrebbe portato direttamente sulla nave, altri marine scesero da essa e corsero verso di noi, chiudendoci in cerchio insieme a quelli che già ci inseguivano.
Avevamo un sacco di fucili puntati addosso.
Una sola mossa e avrebbero sparato.
«E adesso che facciamo?», Mi chiese Deuce facendo aderire la sua schiena alla mia.
Eravamo in trappola.
Mi guardai attorno cercando una via di fuga, ma ci avevano circondati.
«Arrenditi, Ace», disse improvvisamente una voce familiare.
Garp si fece largo tra i suoi uomini, per poi entrare nel cerchio dove eravamo prigionieri io e Deuce.
«Non hai via di fuga», aggiunse serio.
«Ti sei ripreso in fretta», dissi al vecchio con tono ironico «Sicuro di avere qualcosa lì sotto?».
«Cerca di non fare lo spiritoso, moccioso», ringhiò Garp irritato «Ora vedi di collaborare. Altrimenti sarò costretto a usare le maniere forti».
«Mi piacerebbe molto, vecchio, ma ho una fanciulla da salvare. Il dovere mi chiama».
«Non salverai proprio nessuno», disse facendo scrocchiare le dita con fare minaccioso.
«Ace! Se non ci inventiamo qualcosa, qui finisce male», mi sussurrò a bassa voce Deuce.
«Lo so», ringhiai.
In quel momento, un altro urlo si percepì dalla nave.
«Ace!», Urlò Emy.
La vidi sporgersi dal pontile, ancora con le mani legate dietro la schiena a causa della manette.
«Emy!», Urlai a mia volta con il cuore in gola «Resta dove sei! Vengo a prenderti!».
Mossi un passo per raggiungerla, ma un marine sparò un colpo a terra vicino al mio piede, impedendomi di proseguire.
«Sei proprio una testa calda», commentò Garp «Te l'ho già detto. Da qui non ti muovi».
«Garp!», Urlò Emy arrabbiata «Maledetto scimmione! Perché ci fai questo?».
«Che state facendo lassù? Portatela immediatamente dentro», urlò Garp ai suoi uomini, ignorando la domanda.
«Ci dispiace,signore! La ragazza è più forte di quanto ci aspettassimo».
«Branco di idioti! Portatela in cella, immediatamente. È un ordine!», Urlò Garp in preda a un crisi di nervi.
«Sì, signore!».
In quel momento, vidi il marine prendere Emy di forza per trascinarla via. Lei cercò di liberarsi, ma alla fine non riuscii più a vederla.
Non potevo sopportare che le mettessero le mani addosso.
Nessuno doveva toccarla a parte me.
Il nervoso mi stava letteralmente mangiando vivo. Sentivo che stavo per esplodere, quando improvvisamente notai qualcosa di strano intorno a me. I marine sembravano stare male. Si lamentarono fino a crollare per terra.
«Che succede?», Chiese Deuce confuso.
«Non importa. Andiamo!», Dissi correndo verso la nave una volta che la via fu libera.
Ero ancora sconvolto da quello che era successo, ma non ci badai più di tanto.
Dovevo liberare Emy a tutti i costi.
Finalmente arrivai sul ponte della nave, dove la trovai ancora impegnata a fuggire al marine che la tratteneva per le catene, legate alle manette, come fosse un animale.
«Lasciami andare!», Urlò lei.
«Zitta, mocciosa!».
Senza che avesse il tempo di reagire, il marine la colpì violentemente al volto, facendola crollare a terra.
«Ace!», Urlò Deuce dietro di me, vedendomi scattare.
Non diedi il tempo al marine di accorgersi di me che gli sferrai un pugno sullo stomaco così forte, da fargli mancare l'aria. Gli diedi un calcio sul viso, facendogli partire forse un dente, sporcandomi le scarpe con il suo sangue.
«Ace, adesso basta!», Mi disse Deuce bloccandomi, notando che mi stavo di nuovo avvicinando al marine «Calmati! È a terra. Non può più farle del male».
Cercai di calmarmi a quelle parole, nonostante tremassi e respirassi affannosamente per colpa della rabbia che stavo provando.
Mi voltai per andare da Emy che se ne stava ancora a terra con le mani legate dietro la schiena. Vederla così mi spezzò il cuore.
«Emy», la chiamai, voltandola verso di me.
Notai una linea di sangue scenderle dalla bocca.
Quel maledetto aveva usato davvero così tanta forza su una donna?
La vidi aprire gli lentamente occhi, per poi incrociare il suo sguardo da cerbiatta con il mio.
«Ace...», Mormorò lei, frastornata dal colpo «Sapevo che saresti venuto».
Le sorrisi, accarezzandole la fronte e i capelli.
«Ce la fai ad alzarti?», Le chiese Deuce esaminandola velocemente.
Emy annuì piano, cercando di mettersi seduta. Istintivamente, sia io che Deuce l'aiutammo nell'impresa, rimettendoci tutti e tre in piedi.
In quel momento, Garp ci raggiunse e istintivamente mi misi davanti a Emy per proteggerla.
Quel vecchio doveva ficcarsi in quella zucca vuota che lei era mia, e che non gli avrei mai permesso di portarmela via.
«È finita, Garp», dissi facendogli capire che non mi spaventava affatto, sebbene le nostre stazze fossero diverse.
Garp ci guardò, respirando affannosamente.
Il vecchio era meno allenato di quello che pensassi o forse, stava in quelle condizioni per quello che era successo poco prima?
«Come vedi, sono riuscito a riprendermela anche senza usare i miei poteri».
Lo vidi sospirare forte per poi tornare alla sua compostezza.
«Devo ammettere che sei diventato più forte, dall'ultima volta che ci siamo affrontati. Hai fatto proprio un bel casino».
«Te l'avevo detto che non sarei stato discreto».
«Già», sospirò lui, spostando lo sguardo verso Emy «Quindi, è questa la vita che hai scelto, ragazzina?».
Emy restò in silenzio per qualche secondo prima di parlare.
«Io ho scelto lui», ammise con tono serio e diretto, intrecciando la sua mano con la mia facendomi sussultare il cuore «Della vita che condurrò non m'interessa».
«Sappiate che da oggi non sarete più semplici corsari. Vi verranno date delle taglie e diventerete dei ricercati a tutti gli effetti».
«Oh, sapremo cavarcela», ammise Deuce divertito.
Garp corrugò le sopracciglia in una smorfia seria e arrabbiata.
«Adesso sei tu che devi fare una scelta, Garp», aggiunsi «O ci lasci andare con le buone, o ci apriremo un varco tra i cadaveri dei tuoi uomini».
Respirò a fondo, osservandoci uno a uno, soffermandosi parecchie volte su me e Emy. Chissà a cosa stava pensando.
Lo vedemmo mettere una mano in tasca e lanciarmi un paio di chiavi che afferrai al volo.
«Avete cinque minuti. I miei uomini si riprenderanno presto, e a quel punto non potrò più fare nulla per voi».
Senza farmelo ripetere, liberai immediatamente Emy, poi Deuce e alla fine me stesso. Notai i polsi di Emy decisamente più arrossati di quando non fossero i miei o quelli del nostro amico. Sembravano dolerle molto. La guardai preoccupato, ma lei mi sorrise facendomi capire che stava bene.
La vidi posare la fronte sul mio petto e istintivamente la abbracciai accarezzandole i capelli e baciandole la testa, mentre la stringevo a me.
Sentivo gli occhi di Garp puntati addosso, ma era un gesto necessario.
Doveva comprendere che le cose erano cambiate tra di noi.
«Vi aspetto sulla nave», disse Deuce notando il momento delicato e sentendosi di troppo.
Lo ringraziai con un debole sorriso, vedendolo andare via. Poco dopo, anche io Emy ci incamminammo per andarcene, quando la voce di Garp ci fermò.
«Ace!», Mi chiamò con tono serio, senza voltarsi a guardarmi «Sappi che da ora in avanti noi due siamo nemici. Non aspettarti un trattamento speciale, la prossima volta che ci incontreremo».
«Non temere. Intendo starti lontano per parecchio tempo», ammisi con lo stesso tono.
«Garp», disse improvvisamente Emy avvicinandosi a lui.
Il vecchio rivolse lo sguardo verso di lei, addolcendosi alla vista dei suoi occhi.
Non l'avevo mai visto così docile.
In quel momento, Emy si sporse verso di lui avvolgendolo come poteva in un abbraccio delicato che lo paralizzò.
Pure io mi rimasi confuso a quel gesto inaspettato.
«Grazie», aggiunse lei stringendolo più che poteva.
Garp sembrava imbarazzato.
Di certo, tra i marine non si usavano certi gesti per ringraziare qualcuno. Inoltre, il vecchio era abituato a incutere timore e non a effusioni d'affetto. Le mise una mano sulla testa, per scuoterle un po' i capelli, accarezzandola con una delicatezza che mai avrei pensato potesse possedere.
«Andate», disse lo scimmione schiarendosi la voce.
Dopo averlo ringraziato con un sorriso, Emy si incamminò lungo la rampa e scese dalla nave. Mi misi in moto per seguirla, quando...
«Promettimi una cosa», disse Garp a fianco a me, facendomi bloccare sul posto «Se disgraziatamente doveste trovare il padre di Emy.... Giurami che la proteggerai».
«È davvero così terribile?», Chiesi confuso.
«Non è da lui che dovrai proteggerla, ma da quello che potrebbe succedere se mai il mondo venisse a sapere del loro legame di sangue. Emy sarebbe in grave pericolo a causa della reputazione del padre. Come lo saresti tu, se mai la gente venisse a conoscenza delle tue origini».
«Non hai intenzione di dirmi il suo nome, vero?».
«No», rispose lui «Meno cose sapete e più possibilità ci sono che non lo incontriate».
«Come preferisci», dissi avviandomi giù dalla nave «Ma non c'è bisogno che tu mi dica di progettarla. Darei la mia vita per lei».
«Me ne sono accorto», commentò lui quasi divertito.
«Ci si vede, vecchio».
«Cerca di non finire in acqua, moccioso».
  

                          𝕆ℕ𝔼 ℙ𝕀𝔼ℂ𝔼

Una volta arrivati sulla nostra nave, ci mettemmo poco a riprendere il viaggio. Eravamo tutti e tre distrutti da quello che era accaduto in quell'isola. Avevo solo un rimpianto: non essere riuscito ad avere nulla che potesse ricordarmi mia madre. Anche il mio cappello era andato perduto chissà dove.
Restai a osservare l'isola dove ero nato, mentre le onde ci allontanavano sempre di più da essa. Era incredibile le avventure che avevamo vissuto in soli due giorni. Eravamo passati da grandi eroi a ricercati. Ripensandoci, la cosa faceva abbastanza ridere.
Di certo, non mi aspettavo nulla di meglio dalla vita di un pirata.
Alla fine, era quello che avevo sempre voluto, no?
Ripensai anche a mia nonna e alle sue parole. Aveva cercato di distruggermi, facendomi sentire un mostro, ma nonostante tutto, non riuscivo a odiarla. In qualche modo potevo comprendere il suo dolore, anche se era nettamente superiore al mio, nonostante avessimo perso la stessa persona. Nonna era l'unico legame che avevo ancora con mia madre, perciò le avrei voluto bene in ogni caso, anche se mi aveva pugnalato alle spalle.
Qualcosa di leggero mi si posò sulla testa, facendo un po' di pressione. Mi voltai per vedere l'intruso e vidi Emy sorridermi. Alzai gli occhi per vedere si che si trattava.
«Ma questo...», Dissi incredulo, notando il mio cappello «Dove l'hai trovato?».
«È una lunga storia», ammise lei senza tanti giri di parole.
Dalla sua faccia, avevo capito che c'era dell'altro. Inoltre, teneva una mano dietro la schiena.
«Che stai nascondendo?», Chiesi curioso cercando di prenderle ciò che celava ai miei occhi.
Emy mio sfuggì per un paio di volte, prima di arrendersi alle mie grinfie che la bloccarono tra me e la punta della prua.
«Va bene», disse ridendo divertita «Tieni».
Mi allungò una fotografia che riconobbi immediatamente. Era la stessa che mi aveva fatto vedere Reiko poco dopo avermi dato il sonnifero.
«Come hai fatto?», Chiesi incredulo, prendendo la foto.
«Ero venuta a cercarti, mentre Reiko ti stava portando via. Ho notato la foto sul tavolo e ho immaginato che fosse tua madre. Così l'ho presa».
«Da cosa l'hai capito?».
«Dalle lentiggini», ammise lei sorridendo «Mi avevi detto che le somigliavi e ho fatto due più due. E poi, avete lo stesso sguardo».
«Piccola ladruncola», dissi non resistendo nel darle un bacio casto sulle labbra «Sei tremenda», ammisi felice come un bambino.
«Non è stata questa mia qualità a farti innamorare di me?», Mi chiese con sguardo provocatorio.
«Una delle tante», ammisi avvicinandomi a lei per baciarla ancora, ma lei mi fermò.
Alzò un sopracciglio per poi abbassare lo sguardo sulla camicia che indossavo, scoppiando a ridere.
«Meglio se vado a prenderti una camicia delle tue. Sei ridicolo così».
«Pensavo risaltasse i miei muscoli».
«Oh, sì. Su quello nulla da dire, ma sembri proprio un tonno in una scatola di sardine».
«Passi troppo tempo con Deuce», commentai alzando gli occhi al cielo.
«Mi fai passare?», Mi chiese addolcendo il tono.
«Ho un'idea migliore», dissi avvicinandomi a lei «Perché non me la togli tu, invece?».
«Ace! Sei incredibile», sospirò lei imbarazzata «Abbiamo appena passato l'inferno e già pensi a quello?».
Risi nel vederla arrossire.
«Quindi devo farlo da solo?», Insistetti con sguardo provocatorio.
Scosse la testa e sospirò alzando gli occhi al cielo, per poi allungare le mani e iniziare a sbottonarmi la camicia bianca ormai impolverata.
La fissai intensamente, notando come le sue pupille cominciassero a dilatarsi sempre più alla vista del mio petto, mentre i suoi denti andarono a morderle dolcemente il labbro inferiore. Adoravo l'effetto che avevo su di lei.
La baciai, non resistendo più, mentre lei finì di slacciarmi l'ultimo bottone. Provai immediatamente una sensazione di libertà.
Ci scambiammo un bacio appassionato.
Era il nostro modo di dire che eravamo felici di essere ancora insieme, nonostante le avversità che ci aveva riservato quell'isola.
«Sai una cosa?», Mi disse staccandosi leggermente da me «Sei sexy quando ti arrabbi».
«Mai quanto te, quando fai la dura», ammisi, riprendendo a baciarla con più desiderio.
La sentii avvinghiarsi al mio collo con le braccia, e in risposta le strinsi i fianchi sentendo il suo addome contarsi al mio tocco.
«Anch'io voglio una ragazza. Non c'è nessuno che mi coccola», disse improvvisamente Deuce alle mie spalle con tono triste.
Io e Emy ci staccammo per poi metterci a ridere.
Eravamo finalmente tornati alle abitudini di prima.
«Abbiamo una rotta, capitano?», Mi chiese Emy ancora avvinghiata a me, sorridendomi.
«A tutta birra... verso il Grande Blu».

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