Guai In Vista

965 53 1
                                    

«Accettato?», ripetei confusa.
«Io...». Si fermò e si mise una mano su un occhio, iniziando a massaggiarsi nervosamente per asciugarsi le lacrime. «Lasciamo stare. Dimentica ciò che ho detto, non so cosa mi sia preso. Avrò dormito male».
Restai in silenzio, cercando di non stressarlo oltre, anche se la mia mente era tempestata di domande.
Sospirò sonoramente, per poi rilassare tutto il corpo, rilasciando la tensione.
Alzò lo sguardo per osservarmi, scrutando ogni centimetro del mio volto.
Poi passò ai capelli, seguendo, con le sue iridi tenebrose, le onde morbide che mi cadevano appena sopra le spalle.
Infine, passò al petto, alle braccia e alle gambe.
Il suo sguardo attento mi mise a disagio, e presto mi sentii nuovamente in imbarazzo.
«La vuoi smettere di fissarmi?», gli chiesi infastidita, cercando di coprirmi il corpo con le braccia.
«Ah, che seccatura!», sospirò irritato, cominciando a sfregarsi assonnato l'occhio destro con il palmo della mano «Certo che sei proprio una rompiscatole».
«Scusami?», domandai con tono acuto.
«Io me ne vado», mormorò infastidito, dandomi la schiena «Ah, dimenticavo. Da oggi, fai parte della nostra ciurma».
«C-cosa? Perché?», balbettai incredula.
«Chiedilo a Sabo. Lo ha deciso lui. Io ero contrario», ammise, cominciando a camminare, prendendo la parte opposta alla mia.
Per quale motivo, Sabo mi voleva nella loro ciurma? Non mi conosceva nemmeno.
Ci eravamo visti una sola volta, ed ero convinta di non avergli fatto una buona impressione, dopo il modo in cui avevo trattato Luffy davanti a lui: ero certa di stargli antipatica.
«Che fai? Non vieni?», mi chiese Ace, notando che non lo stavo seguendo «Ascolta, se non vuoi accettare, ti conviene parlare con Sabo. Per quanto ci abbia provato, non sono riuscito a dissuaderlo. Forse tu avrai più fortuna».
«Ti dà così fastidio, che anch'io faccia parte della ciurma?», chiesi irritata.
«Hai detto a Luffy che non esiste nessuna ciurma, giusto? Quali sono state le tue esatte parole?», si domandò pensieroso «Ah sì. "Siete solo tre bambini che giocano a fare i pirati". Correggimi, se sbaglio», disse, imitando malissimo la mia voce.
Se stava cercando di farmi arrabbiare, ci era riuscito.
Strinsi i pugni e abbassai lo sguardo, guardandolo irritata più che mai.
«Ti piace proprio, fare la parte del saputello, vero?».
Fece spallucce. «Non ne ricavo niente», ammise con tono menefreghista, incrociando le braccia al petto «Voglio solo farti capire che, se entrerai nella ciurma, non dovrai mai più far piangere Luffy. Sono stato chiaro?», mi avvertì con tono minaccioso.
«Credevo non t'importasse di niente e di nessuno», dissi con il suo stesso tono irritante.
Lui stette zitto per un momento, e mi osservò guardandomi in cagnesco.
Entrambi ci fissammo seri, in attesa che uno dei due facesse una mossa o attaccasse briga, invece, ci rilassammo entrambi, buttando fuori con un sospiro, la tensione che avevamo accumulato.
«Dobbiamo smetterla di comportarci così», sospirai, stanca di bisticciare sempre con lui.
«Siamo d'accordo», sbottò sfrontato «Quindi, vedi di abbassare la cresta, cosina».
«Ehi! La frase era riferita anche a te!». Cominciai ad irritarmi un'altra volta.
«Io sono la vittima in tutto questo, l'hai dimenticato?», chiese, per poi farmi la linguaccia.
Scattai in avanti, e lui in risposta cominciò a correre come una gazzella che cercava disperatamente di sfuggire al suo predatore.
«Ace! Se ti prendo, sei morto!», urlai nervosa, mentre lui se la rideva divertito.

                                                                                                    𝕆ℕ𝔼 ℙ𝕀𝔼ℂ𝔼

Quando arrivammo a destinazione, io e Ace ormai ci eravamo già calmati.
La corsa ci aveva permesso di scaricare i nervi, perciò eravamo entrambi troppo esausti per continuare a bisticciare: non avevamo più fiato.
Lo vidi buttarsi a terra stremato, mentre io mi sedetti sull'erba con più grazia, cercando di far calmare il cuore che mi galoppava nel petto come un matto.
«Certo... Che ne hai di fiato, cosina», ammise lui, ancora stremato dalla corsa.
«Finiscila... Di chiamarmi così. Abbiamo la stessa età... Se non l'hai ancora capito. Dovresti chiamarmi per nome, come faccio io», brontolai, cercando di riprendere fiato a mia volta.
Ghignò. «Come vuoi... Cosina».
Sospirai esausta, ma questa volta decisi di lasciarlo perdere.
Non avevo più fiato per ribattere ancora e, se voleva chiamarmi così, mi stava bene, purché mi lasciasse in pace.
«Ma bene. Sono felice di vedere che hai deciso di venire, alla fine», esclamò una voce familiare sopra di noi.
Alzai lo sguardo e vidi a fatica, a causa del sole che aveva alle spalle, la sagoma di Sabo che mi guardava con aria altezzosa, con le braccia incrociate al petto.
Dietro di lui vidi Luffy, che guardava la scena divertito, sorridendo proprio come un bambino.
«Afferra la mia mano», disse Sabo premuroso, allungando una mano verso di me, come aveva fatto la sera prima, quando Luffy mi aveva aiutata a uscire da quel buco.
Lo vidi sorridermi, mentre ancora mi interrogavo su come un ragazzo così gentile, fosse amico di quell'idiota egocentrico di Ace.
Questa volta l'accettai, anche se non ne avevo davvero bisogno.
Una volta in piedi, mi ripulii da alcuni fili d'erba che mi si erano attaccati ai pantaloncini, mentre con la coda dell'occhio, notai che anche Ace si stava rimettendo lentamente in piedi.
«Grazie per averla portata, amico mio», disse Sabo ad Ace, sorridendogli amichevolmente.
«Mi ha solo seguito... Maledicendomi», precisò il moro con aria irritata.
«Avete litigato ancora?», domandò Luffy, curioso.
«Non questa volta», risposi.
«Meglio così», ammise il nanetto, sorridendo soddisfatto.
«Sono felice che tu abbia accettato di unirti a noi», continuò Sabo, cercando di mostrarsi più adulto di quanto fosse.
«Aspetta. Io non l'ho mai detto», lo interruppi subito.
«Non vuoi?», mi chiese, confuso «Pensavo che fossi venuta qui perché...».
«Sono venuta, perché voglio sapere il motivo per cui vuoi che mi unisca al vostro gioco», lo interruppi nuovamente.
«Tsk! Te l'avevo detto che non sarebbe stato facile convincerla», borbottò Ace.
«Prima di tutto, il nostro non è un gioco. E poi, è semplice. Ti voglio nella ciurma, perché penso che tu abbia delle caratteristiche che potrebbero tornarci utili», ammise il biondino.
«E lo hai capito, vedendomi solo una volta?», gli chiesi, spegnendo immediatamente il suo entusiasmo.
«B-be', sì. Insomma, sono bravo a capire le persone, sai?», balbettò lui, preso in contropiede dalla mia domanda che, era chiaro, non si sarebbe mai aspettato di ricevere.
Sospirai, alzando gli occhi al cielo.
«Ammettiamo per un momento che tu abbia ragione, e che hai visto davvero qualcosa in me. A cosa dovrei esservi utile, per la precisione?», chiesi, incrociando le braccia al petto, attendendo una sua risposta.
Sabo perse ancora di più la sua allegria e si mise a pensare intensamente, alla ricerca di qualcosa da dire.
Buttò un'occhiata disperata ad Ace che, in risposta, fece spallucce.
«Non chiederlo a me. È stata tua l'idea di farla entrare nella ciurma. Sbrigatela da solo», brontolò Ace.
«Bell'amico sei», brontolò Sabo a sua volta, prima di tornare nuovamente pensieroso.
Dopo secondi interminabili di silenzio, fu Luffy a prendere la parola.
«Potresti cucinare», suggerì il nanetto.
«Cucinare?», ripetemmo io ed Ace all'unisono, per poi guardarci in cagnesco.
«Sì. Tutte le donne sanno cucinare», rispose Luffy allegro «Me lo ha detto il nonno».
«Quel vecchio babbeo che ci ha abbandonati qui, ha delle idee antiquate. E poi, questa è una frase del tutto falsa. Basta mangiare qualcosa preparato dalla vecchia megera, per capire che non è vero», rispose Ace acido.
Garp era il nonno di Luffy? Che storia.
«Però, potrebbe essere un'idea», pensò Sabo ad alta voce.
«Veramente io...», mormorai.
«Non vorrai farla cucinare davvero, mi auguro», esclamò Ace più irritato che preoccupato.
«Per tua informazione, sono una cuoca provetta. Mamma mi ha insegnato ogni trucco da utilizzare in cucina»
«Anche quello di avvelenare le persone?», mi chiese Ace, facendomi innervosire.
«Non tentarmi, koala», dissi tra i denti.
«Come mi hai chiamato?», mi ringhiò contro Ace, quasi sull'orlo di esplodere, cominciando a tremare dal nervoso.
«Non te la prendere. È solo un nome provvisorio», lo rassicurai, per nulla intimorita «Devo ancora trovare, il termine giusto per descriverti. Avevo pensato a "scemo" o "babbeo", ma sarebbero un insulto a quelli che lo sono davvero», dissi con tutta la naturalezza e tranquillità del mondo.
Luffy e Sabo si misero a ridere, nel vedere il loro amico così arrabbiato, e la cosa mi fece sentire un po' più a mio agio, nello stare insieme a loro.
Forse saremmo potuti diventare davvero amici, nel tempo.
«Io non ce la voglio nella nostra ciurma. Mi sta antipatica! Già la devo sopportare, quando torno a casa, e tu vuoi costringermi a passarci anche la giornata insieme? Mai!», sbottò Ace nervoso, mettendo un punto alla questione.
«Il sentimento è reciproco, faccia da dalmata», risposi a tono.
«Insisti?», ringhiò lui, ancora più irritato.
Pensandoci, passare la giornata a fargli saltare i nervi, sarebbe anche potuto risultare divertente.
Sapere d'imporgli la mia presenza per tutto il giorno, senza che potesse fare nulla contro di me, mi elettrizzava: sempre meglio che stare a casa a sgobbare, per quella strega di Dadan.
«Sai che ti dico, Sabo? Conta pure un membro in più, nella tua ciurma. Accetto la tua proposta», dissi d'un fiato, più convinta che mai.
«Fantastico», esclamò lui, emozionato «Benvenuta tra noi».
«Emy starà con noi. Evvivaaa», urlò Luffy felice, saltando come un grillo.
Mi voltai nuovamente verso Ace, e notai con piacere che mi stava guardando con aria di sfida.
Non smettevo di pensare che, se lo sguardo potesse uccidere, di certo a quell'ora sarei rimasta folgorata, ma poco m'importava. Mi avrebbe fatto bene restare con dei ragazzi della mia età. A casa, Dadan mi avrebbe sicuramente messa a pulire per tutto il giorno, e la cosa non mi allettava per niente.
Sospirai soddisfatta, distogliendo lo sguardo da lui, posandolo poi sull'albero dietro Sabo, e non potei non pensare di averlo già visto.
Guardandomi intorno, capii che quello era esattamente il posto che avevo visto un paio di giorni prima con Luffy, quando lo avevo convinto a portarmi al loro nascondiglio, per la famosa "sorpresa per Ace": anche se alla fine, la sorpresa l'avevo ricevuta io.
Cercai di capire il motivo per cui Sabo avesse voluto incontrarmi proprio lì, e fare due più due, fu meno difficile di quanto pensassi.
«Non avevi detto che il tesoro era stato spostato?», domandai con sguardo altezzoso ad Ace, facendogli capire che avevo intuito che mi aveva mentito.
Lui si fece serio e spostò lo sguardo irritato.
«Di che cosa stai parlando?», mi chiese Sabo, confuso.
«Oh, ma bene. Allora, era una sporca bugia», dissi, fingendomi sorpresa.
«Zitta, pulce!», sbottò acido, guardandomi male «Volevo solo confonderti le idee. Così non lo avresti più cercato».
«Del vostro tesoro non me ne è mai importato nulla. Se mi avessi lasciato spiegare, invece che farmi cadere in quel buco, ti avrei detto che non avevo più intenzione di rubarlo».
«Sì, come no. E io dovrei crederti, giusto?», mormorò lui, distogliendo nuovamente lo sguardo, incrociando le braccia al petto con fare nervoso.
Mandai giù il mio insulto, sospirando piano per non mettermi a urlargli contro.
Mi limitai solo a fulminarlo con lo sguardo.
Era un ragazzo davvero impossibile!
Non sarei riuscita a farci amicizia, neanche dopo cent'anni.
«Allora, cucinerai?», mi chiese Luffy, già con l'acquolina in bocca, cambiando totalmente discorso.
«Che?».
«Luffy!», lo riprese Sabo «Emy non è qui per farci da cuoca».
«Allora, se non cucina, che cosa mangeremo noi?», chiese il piccoletto con aria triste.
Possibile che quel bambino pensasse sempre al cibo?
«Potrei essere il vice capitano», suggerii, pensando a quanto sarebbe stato divertente dare ordini ad Ace.
Il corvino mi guardò con l'espressione di chi aveva appena visto un fantasma.
«Stai scherzando, vero?», mi chiese lui «Sabo e io non accetteremo mai, che una donna faccia il...».
«Accordato», lo interruppe Sabo, facendolo restare con la bocca aperta.
«Cosa? Sei impazzito, per caso?», urlò Ace «Ti rendi conto che è una donna? Sai che cosa significa, per i pirati, avere una femmina a bordo? Sfortuna! Ecco, cosa significa. Per questo non la volevo con noi. E adesso, le dai pure il permesso di comandare? Ma che ti dice il cervello?».
Sabo fece spallucce. «Non vedo quale sia il problema. Se Emy vuole fare il vice capitano, a me sta bene».
«Non posso crederci», mormorò Ace, mettendosi una mano sulla fronte «Hai idea di quello che ci farà passare, se avrà così tanto potere? Non ho intenzione di sottostare a lei!».
«Si può sapere, invece, perché ce l'hai tanto con lei? Mi sembrava che la situazione tra voi due, si fosse chiarita», chiese a sua volta Sabo, ormai stanco dall'odio ostinato che aveva il suo amico per me.
«Se non lo avessi ancora capito, io ero contrario a farla entrare nella nostra ciurma, ma tu, per qualche stupido motivo, hai insistito».
«Non tollero, che la tratti in questo modo. Emy ha diritto come tutti noi di stare nella nostra ciurma. Come corsaro, dovrai sottostare agli ordini del capitano e del vice capitano, come da legge».
«Ma se non ce l'abbiamo neanche un capitano», sbraitò Ace nervoso, facendo ridere me e Luffy, ma prima che Sabo potesse rispondergli, sentimmo una voce bassa provenire da lontano.
«Sento delle urla provenire da laggiù», disse la voce che, capimmo subito, apparteneva a un uomo.
Improvvisamente, Ace e Sabo si pietrificarono sul posto, e la stessa cosa fece il piccolo Luffy.
I loro visi allarmati, non promettevano nulla di buono.
«Sembrano dei marmocchi», continuò l'uomo, facendoci capire che si stava avvicinando.
«Non ci voleva», bisbigliò Sabo «Qualcuno ci ha sentiti».
«Dobbiamo sparire o quelli troveranno il nostro malloppo, e sarà la fine», bisbigliò a sua volta Ace.
«Perché? Che succ-mhmm!», chiesi, prima che Ace mi tappasse la bocca.
Mi prese con forza, cominciando a trascinarmi dietro un cespuglio poco lontano dall'albero, dove tenevano nascosto il tesoro, seguito a ruota da Sabo e Luffy.
Mi tolsi la sua mano dalla bocca, per riuscire a respirare: quell'idiota mi stava soffocando.
«Babbeo! Volevi uccidermi?», bisbigliai, desiderosa di dargli un pugno in faccia.
«Perché pensi che ogni cosa che faccio, sia per farti fuori?», mi chiese lui, irritato.
«Devo ricordati la voragine in cui mi hai fatta cadere?».
«Shhh», ci zittì Sabo con un sibilo «Guardate», aggiunse poi, indicandoci con lo sguardo di prestare attenzione a ciò che stava succedendo al di là del cespuglio.
Io ed Ace guardammo avanti, e notammo subito quattro uomini avvicinarsi.
Uno di loro era alto, forse tre metri, e impugnava una spada gigantesca: non avevo mai visto un uomo di quelle dimensioni.
Nemmeno Garp, che era un uomo enorme in confronto agli altri, poteva superare quel bestione.
«Che sfortuna», esclamò Ace «Allora, non erano ladruncoli qualunque, ma scagnozzi di Bluejam».
Di che stava parlando?
«Fammi capire, stai dicendo che tutti quei soldi, erano loro?», chiese Sabo, impaurito.
«Ho messo le mani su un malloppo che scotta», commentò Ace, più elettrizzato che spaventato.
«Guarda che razza di spadone», bisbigliò Sabo terrorizzato, osservando il bestione davanti a noi.
«Chi è?», chiesi confusa, non avendo capito nulla di ciò di cui stavano parlando.
«Quello è Polchemy, uno degli scagnozzi di Bluejam. Un vero e proprio criminale, molto pericoloso. Se ti batti con lui e perdi, è capace di toglierti lo scalpo, mentre sei ancora vivo», rispose Sabo, facendomi rabbrividire di paura.
Come poteva, un essere così pericoloso, vagare libero?
«Se è così pericoloso, perché la Marina non lo ha ancora arrestato?», chiesi, ancora più confusa.
«Pensi che sia facile, arrestare un tipo come quello?», mi chiese Ace, serio «Non hai idea di quanto sia forte».
«Ace ha ragione. Nessun marine potrebbe mai sconfiggerlo», continuò Sabo.
«Non dobbiamo assolutamente farci trovare», concluse Ace «Andiamocene, prima che ci scoprano».
«Oh? Ma dov'è? Dov'è Luffy?», bisbigliò preoccupato, Sabo.
Ci voltammo tutti nella direzione dove si era nascosto il mocciosetto e, proprio come aveva detto Sabo, era sparito.
In quel momento, a tutti e tre venne in mente una sola cosa.
Sbiancammo, e guardammo immediatamente davanti a noi.
Vedemmo Luffy tra le grinfie di Polchemy che si di menava, urlando di lasciarlo andare.
Mi sembrava di vedere un gigante che aveva appena catturato una mosca.
«Si è fatto catturare», esclamò a bassa voce Sabo, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
«Ma è scemo? Perché è uscito senza dircelo? E poi, come diavolo ha fatto ad andarsene, senza che ce ne accorgessimo?», domandò Ace incredulo, con la stessa espressione dell'amico.
«Hai sentito? Mettimi giù!», urlò Luffy «Aiutatemi, ragazzi».
«Chi è questo moscerino?», domandò Polchemy confuso, guardando il nanetto tra le sue grinfie «Hai avuto un bel coraggio ad attaccarci».
«Che facciamo? Non possiamo lasciarlo lì», bisbigliai, sentendo che mi stavo agitando sempre di più.
«Aiutatemi... Aceeeee», urlò più forte, Luffy.
Tutti e tre facemmo un passo indietro e restammo a bocca aperta, nel sentire il piccoletto urlare il nome del nostro amico.
«Vieni a salvarmi. Ace, ti prego!», urlò Luffy, disperato.
Vidi Ace cominciare a tremare.
Ero davvero curiosa di vedere cosa avrebbe fatto quello spavaldo.
«È proprio un babbeo. Perché ha fatto il mio nome?», mormorò il moretto, in preda all'ansia.
«Forse perché crede che tu sia veramente suo fratello», risposi, cercando di farlo sentire un codardo.
«Se è per questo, anche Sabo lo è. Poteva chiamare lui, no?», sbottò irritato.
«Ma è con te che vive, idiota! Certo, che sei proprio una femminuccia».
«Tu sei una femminuccia!», ribatté lui, nervoso.
«Lei è una femmina, genio», intervenne Sabo.
«Non ti ci mettere anche tu, per favore. Sono già nervoso per conto mio», ringhiò sottovoce Ace contro l'amico.
«Sbaglio o hai appena chiamato Ace?», domandò il bestione a Luffy.
Ci allarmammo.
«Be'? E allora?», domandò il piccolo, facendosi improvvisamente serio.
«Conosci quel marmocchio?», gli chiese il bestione.
«Certo! È un mio amico», ammise Luffy.
«Chiudi il becco, zitto! Non dire altro», mormorò Ace tra i denti, senza smettere di tremare.
Vederlo in quelle condizioni, metteva agitazione anche a me, più di quanta già non ne avessi.
«Ora ti farò una domanda, ed esigo che tu mi risponda», continuò con tono minaccioso Polchemy «Quel moccioso ha osato derubarci, ed è riuscito a filarsela. Tu sai dove posso trovarlo, non è vero?».
Sia io che Ace e Sabo restammo con il fiato sospeso.
Luffy si era fatto stranamente serio e, per come lo conoscevamo, se non era riuscito a stare zitto con il piccolo segreto che gli avevo detto di tenere, figuriamoci ora che da quella risposta dipendeva la sua vita.
Luffy fissò quell'uomo con espressione seria e pensierosa, che lo teneva sollevato a metri da terra, solo per un lembo della canottiera.
«Oh, no. Metteranno le mani sul nostro tesoro», bisbigliò Sabo preoccupato.
«È meglio che quel nanerottolo non parli, altrimenti...», aggiunse Ace.
«Volete stare zitti?», li interruppi, irritata «Lo capite o no, che Luffy sta rischiando la vita? Pensate solo a quello stupido tesoro!».
«Ho rischiato anch'io la vita per procurarmelo, cosa credi?», ribatté Ace, acido.
«Quanto vorrei che ci fossi tu al posto di Luffy, in questo momento», ringhiai nervosa, pronta a dargli un pugno.
«Attenta, cosina. Così rischi di farmi arrabbiare davvero».
«Shhh» ci zittì Sabo.
«Allora, sai dirmi dov'è?», chiese un'ultima volta l'uomo al nanerottolo.
Luffy improvvisamente fece una smorfia confusa.
«No. Io non lo so. No», ammise, voltando lo sguardo da un'altra parte, per poi mettersi a fischiettare come se niente fosse.
Era palese che stesse mentendo. Anche uno stupido lo avrebbe capito.
«Pensaci bene», gli suggerì Polchemy trattenendo a stento un ringhio grottesco, posando la sua enorme spada sulle spalle con fare intimidatorio, ma Luffy non mosse un muscolo.
Il bestione sembrò divertirsi nel vedere che il piccolo non avesse per nulla paura di lui e, ben presto, si mise a sghignazzare insieme ai suoi compagni.
«D'accordo, capisco. Se non lo sai, non puoi dirmelo, vero?», chiese, senza smettere di ghignare.
Luffy annuì nervoso, tenendo la bocca sigillata.
Polchemy rise ancora, facendomi venire i brividi.
«Non ti preoccupare. Ti aiuterò io a ricordare», gli disse con sguardo da psicopatico.
Quel pirata voleva far del male a Luffy; ormai ne ero certa.
Dovevo fare qualcosa!
Provai a uscire dal cespuglio, ma Ace mi afferrò, facendomi cadere sopra di lui.
Mi tratteneva con forza, mentre io cercai di liberarmi dalla sua presa.
«Lasciami!», ringhiai, prima che la mia bocca venisse nuovamente tappata, questa volta da Sabo.
Mi fece segno di fare silenzio, mentre osservava i pirati portare via Luffy.
«Lasciatemi! Dove mi state portando? Mettetemi giù!», urlò Luffy.
Al suono della sua voce mi bloccai.
«Aiuto. Lasciatemi!», continuò il piccolo «Non voglio venire con voi. Aiuto!».
«E ora, che cosa facciamo?», domandò in preda al terrore, Sabo ad Ace, mentre mi toglieva la mani dalla bocca.
«Be', dobbiamo... Noi dobbiamo spostare il tesoro», rispose Ace.
Non sopportavo di sentirlo parlare così.
Quel tesoro non poteva essere più importante di Luffy.
Con le mani afferrai il braccio di Ace, cercando di liberarmi e, di lì a poco, lo sentii allentare la presa, finché non mi lasciò del tutto.
«Oh, no. Un'altra volta...», mormorò, cadendo a terra privo di energie.
Mi allontanai, senza riuscire ad alzarmi in piedi a mia volta.
Come l'altra sera, la testa aveva ricominciato a girarmi insistentemente.
«State bene, ragazzi? Che vi succede?», ci chiese Sabo, precipitandosi ad aiutarci.
«Credo di aver capito, adesso», mormorai.
«Sì, anche io», ammise Ace con un filo di voce.
«Ma insomma, volete spiegarmi di che cosa state parlando?», insistette Sabo.
«Emy ha mangiato un frutto del diavolo. E ora, è in grado di togliere le forze a chi ha un contatto diretto con lei, a quanto pare», gli rispose Ace.
«Ma... Anch'io l'ho toccata, e non è successo niente», ammise Sabo, ancora più confuso, aiutandomi ad alzarmi.
«Allora, deve essere una combutta contro di me, perché è già la seconda volta che mi prosciuga le forze», brontolò Ace, mentre cercava di rimettersi in piedi.
«Non so che cosa lo faccia scattare», ammise, tenendomi a Sabo «So solo che... Quando lo uso, lascia senza forze anche me».
Restammo tutti in silenzio per una manciata di secondi: io ed Ace per recuperare energie, e Sabo per pensare.
«Ne riparleremo. Prima dobbiamo spostare il tesoro», disse infine Sabo.
«Cosa? Sei dalla sua parte?», chiesi incredula «Come può un tesoro, essere più importante di una vita umana?».
«Non è questo. Teniamo molto a Luffy, e andremo a liberarlo, ma prima dobbiamo spostare il malloppo. Anche quello, significa molto per noi», mi rispose serio Sabo.
Sospirai incredula, ma decisi comunque di non dire una parola a riguardo.
Ero certa che mi avrebbero spiegato tutto, una volta salvato Luffy.
Dovevo solo tenere duro fino ad allora.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora