Dopo svariati giorni di navigazione, approdai finalmente a Banaro.
L'isola in cui mi era stato riferito che era stato avvistato Barbanera.
Sentivo che era lì.
Avevo potuto percepire la sua presenza, nello stesso istante in cui ero sbarcato.
Ormai, ero vicino.
Ancora poco, e finalmente Satch avrebbe avuto la sua pace.
Ora che ero lì a camminare in cerca di lui, la paura che avevo provato fino a pochi giorni prima, mi era completamente passata, sostituita dal desiderio di vendetta, che cresceva ad ogni secondo.
Nonostante camminassi da ore, ancora non ero riuscito a trovarlo.
Lo avevo cercato per tutta la mattina, ma non mi scoraggiavo. L'isola era abbastanza grande.
Ci avrei messo un po'.
Così, decisi di sostare sopra il tetto di una casa.
Il villaggio era deserto, segno che Teach era vicino.
La gente era sicuramente scappata in preda al panico, dopo averlo visto...gesto che aveva risparmiato loro la vita.
Teach era sempre stato un uomo senza scrupoli, ma di certo non mi sarei mai aspettato che arrivasse ad uccidere un fratello.
Con i poteri che ora possedeva, ero certo che si sentisse invincibile.
Conoscevo bene quella sensazione.
Ma gli avrei ricordato, che tra me e lui, c'era una differenza abissale.
Non gli avrei più permesso di fare del male.
Accarezzai ancora il bracciale di Emy, che stava sempre al mio polso.
Era un gesto che avevo compiuto spesso in quei tre mesi.
Mi dava la forza di andare avanti, ma non riuscivo a togliermi quella strana sensazione di angoscia che da giorni sentivo crescere dentro di me.
Se solo avessi potuto assicurarmi che stesse bene....
Dalla fredda con cui me ne ero andato, mi ero dimenticato di portare con me un lumacofono.
«FORZA! ANDIAMO A CATTURARLI, CAPITANO» disse improvvisamente una voce, poco distante da dove mi trovavo.
Mi voltai a controllare chi avesse parlato, e notai un uomo molto alto, dai capelli ricci e viola, con una bandana in testa, che gli faceva da maschera.
Davanti a lui, avanzavano alcuni uomini che non avevo mai visto, tutti dall'aria strana...
«Zahahahah» rise colui che mi fece accapponare la pelle dalla rabbia.
Quella risata...l'avrei riconosciuta tra mille.
Barbanera.
L'avevo trovato.
Camminavano a passo lento, ma deciso davanti a me, ignari della mia presenza.
«Forza, prepariamoci a salpare» disse Teach, con la sua voce bassa e rauca «Prima lo facciamo e meglio è».
Sentii la rabbia crescere dentro di me sempre di più, ma dovevo cercare di stare calmo o non avrei risposto di me stesso.
Teach doveva pagarla, ma doveva soffrire.
Doveva pentirsi di aver ucciso Satch.
Lo avrei fatto piangere dalla disperazione.
«EHI!» urlai, richiamando la loro attenzione «Quanta fretta! Come ti vanno le cose Teach?».
Sputai il suo nome con acidità e disgusto.
Si voltò a guardarmi, incredulo di vedermi.
Ci osservammo per molto tempo, senza dire una parola.
Nonostante la distanza, potevo leggere nei suoi occhi lo stupore e un filo di terrore pervadere la sua mente.
Il sole splendeva alto nel cielo quel giorno.
Giornata perfetta, per dare inizio al mio piano.
Teach, sorrise.
«Ehi, guardate. C'è Ace. Il comandante Ace» disse con un certa allegria che mi diede sui nervi.
«Ti prego, non chiamarmi comandante» dissi acido «È un termine che può usare solo chi ha rispetto per gli altri. E tu non ne hai!» tagliai corto.
«Bene» intervenne un suo scagnozzo dalla voce angelica e dal corpo gracile «E così, tu sei Ace detto "Pugno di Fuoco"».
«Sì, sono io. Piacere di conoscervi» dissi frettolosamente e con nonchalance.
Di certo non mi interessava fare amicizia con nessuno di loro.
Rivolsi nuovamente lo sguardo verso la mia preda.
«Congratulazioni, Teach. E così sei diventato anche tu un capitano» dissi fingendo stupore.
Teach aveva ancora quel sorriso inquietante sul volto, privo di qualche dente.
«Barbanera, ovvero il capitano Marshall D. Teach e i suoi pirati» continuai.
«Già, zahahah» disse lui divertito, come se il mio fosse stato davvero un complimento.
Non ero mai riuscito a capire se fosse stupido o fingesse di esserlo, durante il tempo che avevamo trascorso insieme.
«Certo che ne è passato di tempo, dal nostro ultimo incontro» continuò lui, allegro «E dimmi un po', Ace. Come facevi a sapere che eravamo qui?».
Mi irritai a quelle parole.
Per quanto potesse fare lo stupido, sapevo che era a conoscenza del motivo per cui mi trovavo lì in quel momento.
«Teach, non perdiamoci in inutili convenevoli. Hai il doppio dei miei anni e molta più esperienza di me, quindi mi sembra inutile che ti spieghi come sono andate le cose» lo fissai irritato, sperando che leggesse tutta la rabbia che stavo provando in quel momento, che mi pervadeva sempre più «Dico bene?» ringhiai acido.
Non perse il sorriso, ma non parlò per qualche secondo, segno che aveva capito perfettamente a cosa mi stavo riferendo.
«Ok, niente convenevoli. Allora ti faccio subito una proposta interessante. Unisciti alla mia ciurma, insieme potremmo conquistare il mondo».
Incredibile!
Dopo tutto ciò che aveva fatto, aveva il coraggio di offrirmi un posto nella sua ciurma?
Doveva essere davvero un pazzo.
«Ho un piano che ci porterà al successo» disse elettrizzato «L'epoca di Barbabianca ormai si è conclusa. E finalmente diventerò io il "Re dei Pirati". E come prima cosa andrò a Water Seven a catturare cappello di paglia, e consegnarlo come un bel trofero al Governo Mondiale».
Nel sentire pronunciare le parole "capello di paglia", ebbi un fremito.
Dovetti lottare con tutto me stesso per non muovermi dalla mia postazione, per spaccargli l'osso del collo.
Quel bastardo sembrava essere nato per distruggermi la vita.
«Ho sentito bene?» chiesi acido «Vuoi catturare Luffy?».
Sentii il cuore cominciare ad accelerare per la rabbia.
«Perché? Lo conosci?» mi chiese curioso.
«Ecco un altro buon motivo per fermarti. Luffy è mio fratello minore».
La sua espressione sconvolta mi appagò.
«E riguardo alla tua proposta» dissi con più rabbia nella voce «Non ho alcuna intenzione di unirmi a vo...».
Due pallottole mi forarono il cranio e il petto, prima che potessi finire la frase, trapassandomi.
Quel cecchino sapeva il fatto suo.
«Ottima mira» dissi complimentandomi con lui, sentendo il fuoco rimarginare velocemente le mie ferite.
Risi nervoso e divertito allo stesso tempo.
«Non è molto carino, quello che hai appena fatto» dissi all'uomo col mantello nero e viola, che mi aveva appena sparato.
L'eccitazione della caccia mi stava davvero facendo provare un'adrenalina che cresceva ogni secondo di più.
Il mio cuore accelerò.
Le mie fiamme erano pronte a scatenarsi.
Quindi, era così che doveva iniziare.
Mi alzai in fretta, mettendo le dita a pistola.
«PISTOLA DI FUOCO!» urlai, facendo uscire dei proiettili di fuoco creati con il mio potere, e sparai a quell'uomo magrolino.
Le mie dita producevano un suono come se avessi davvero delle pistole in mano: era troppo bello.
L'uomo riuscì a sfuggire alle mie "pallottole", mentre provai una strana sensazione alle spalle.
Il terreno cominciò a tremare.
Quando mi voltai, vidi l'uomo grosso e mascherato sbucare dal nulla, con una casa di legno in mano che mi scaraventò addosso.
Prontamente, avvolsi il mio corpo in un cerchio infuocato.
«CASTIGO DI FIAMME!» urlai facendo poi divampare le fiamme in alto «COLONNA DI FUOCO!».
Le fiamme raggiunsero la dimora, che si ruppe in mille pezzettini, cadendo poi a terra come fossero coriandoli.
Il colpo produsse un boato così forte, che si sentì l'eco viaggiare per chilometri.
Barbanera schivò i pezzi di legno fiammeggianti per un pelo.
«CHI VI HA DATO IL PERMESSO DI INTERVENIRE?» ruggì scontroso verso i suoi compagni «NON IMMISCHIATEVI!».
«Scusaci» disse l'uomo alto, con fare da bambino.
Ne avevo abbastanza di quella scenetta.
Era ora di fare i conti con Barbanera una volta per tutte.
«PUGNO DI FUOCO!» urlai, per poi scaraventare tutta la mia rabbia, mista al mio fuoco, addosso a Teach e ai suoi scagnozzi, facendoli volare a metri di distanza.
Ero proprio curioso di vedere se erano riusciti a sopravvivere.
Teach urlò.
«AAAAAH! BRUCIA, BRUCIA, BRUCIA! SPEGNETEMI»
La sua pancia stava andando a fuoco, e i suoi uomini corsero verso di lui per aiutarlo.
Le sue urla strazianti erano musica per le mie orecchie.
Con un balzo, scesi dal tetto per avvicinarmi a loro.
Volevo sentirlo implorare pietà.
Passai attraverso la casa che aveva preso fuoco, per colpa mia, sentendo il mio corpo attirare ogni fiamma a sé, facendomi diventare una cosa solo con quel calore così intenso, che mi faceva sentire invincibile.
Teach, ancora stava urlando dal dolore, ma notai la sua espressione disperata, osservare la mia figura ancora avvolta interamente dalle fiamme.
«STATE INDIETRO, RAZZA DI IDIOTI!» urlò arrabbiato, mentre quel ventre gonfio e pieno di peli stava bruciando «Faccio da solo!».
Si buttò a terra a pancia in giù, spegnendo definitivamente le fiamme.
Sospirò affannosamente, alzando la testa di poco per potermi guardare.
Lo fissai senza dire una parola, ancora avvolto dalle fiamme.
Quel calore mi dava la forza di continuare.
Dopo un po', decisi di estinguerlo.
Dovevo cercare di evitare di dare fuoco all'intero villaggio, anche se ormai non c'era più nessuno.
«Capitano...» disse il gigante, preoccupato.
«Andate!» ordinò lui «Sapete cosa fare».
I suoi uomini dissero un "sì" in coro, per poi correre in direzione del mare.
Teach rise divertito, alzandosi lentamente, per poi mettersi seduto sulle ginocchia.
«Ti ho capito, Ace. Vuoi eliminarmi. Ma ti faccio presente, che fare questo a un compagno della propria ciurma, è un reato gravissimo».
Serrai i punti e strinsi la mascella.
Mi stava prendendo in giro?
«Dette da te, queste parole potrebbero sembrare quasi vere» dissi cercando di controllarmi.
«SÌ, LO SO! IO HO TOLTO DI MEZZO SATCH, IL COMANDANTE DELLA QUARTA FLOTTA, MA NON POTEVO FARE ALTRO» urlò nel disperato tentativo di farmi capire le sue ragioni «Aveva trovato il frutto del mare che cercavo da tempo».
Restai in silenzio.
Sentirlo parlare, mi faceva venire il voltastomaco, ma volevo sentire cosa aveva da dire.
Quale scusa avrebbe inventato, per salvarsi la pellaccia?
«Le regole sono che chi trova un frutto del mare, ha diritto di mangiarlo. Avevo memorizzato le immagini dei vari tipi di frutti che c'erano sul libro di Emy e capii immediatamente, che era proprio quello che stavo cercando».
Lo guardai male, assottigliando lo sguardo.
Con quale diritto, pronunciava il nome di mia moglie?
«Avevo trascorso anni e anni sulla nave di Barbabianca proprio per quel motivo. Perché sapevo, che così facendo, avrei avuto più possibilità di trovarlo. Se non avessi avuto fortuna, ci avrei rinunciato. Ma il destino ha voluto che finisse nelle mani di un mio amico».
Ricordai il momento in cui Satch ci fece vedere quel frutto strano.
Ricordai la sua felicità.
La sua fierezza, nonostante non sapesse di che frutto si trattasse.
«Un amico che hai eliminato senza tanti scrupoli...per rubagli il frutto» lo corressi, acido e pieno di disgusto.
Ghignò.
Non riusciva nemmeno a fingere di essere dispiaciuto per ciò che aveva fatto.
«Be', è stato un incidente».
«Un incidente...» ripetei disgustato da tutta quella falsità «È così che si chiamano gli omicidi, adesso?».
Si alzò in piedi.
«È stato il potere di quel frutto a scegliere me» si giustificò per poi ridere di gusto, con uno sguardo da pazzo.
«Un potere capace di rendermi l'uomo più forte di tutto il mondo».
Alzò una mano verso di me, chiusa a pugno.
Su ogni dito, c'era un anello diverso sia di dimensioni, che di colore e forma.
«Guarda» disse aprendo la mano, facendola diventare sempre più nera «È un potere unico anche tra i frutti Rogia».
Espanse quel fumo nero su tutto il corpo, per poi farlo esplodere in aria.
Quella tecnica, somigliava molto a quella che avevo usato per distruggere la casa di legno.
Ne rimasi stupito, ma non mi scomposi.
Osservai quel vortice scuro, che girava costantemente sopra di lui.
«Ace...il tuo corpo è fatto di fuoco» rise divertito, mentre il vortice si alzava ancora di più fino a coprire la luce del sole «Il mio invece...è fatto di oscurità».
«Oscurità?» ripetei confuso «Io vedo solo del fumo nero».
«Non sottovalutare il suo aspetto. Ti avverto, Ace. Non potrai fare proprio nulla contro di me. Nella storia dei frutti del mare, questo frutto è il potere più terrificante di tutti. È il frutto Dark Dark, della tipologia Rogia. Ha fatto di me, il campione dell'oscurità» disse fiero di sé stesso «E ora, col tuo permesso ti dimostrerò...che cosa sono capace di fare».
Lo guardai con indifferenza, ma dovevo ammettere di essere curioso.
Ghignai, divertito.
«Hai il mio permesso».
Il fumo nero nella sua mano lo avvolse sempre più, espandendosi lentamente sul terreno, viaggiando per chilometri e chilometri, finché tutto il suolo sotto di noi, non divenne nero come la notte.
«Cosa stai facendo, esattamente?» chiesi curioso del perché ci stesse mettendo così tanto per dare inizio allo spettacolo.
«L'oscurità ha una forza di gravità» disse fiero e con voce rauca «Una forza che trascina dentro di sé, ogni cosa. Anche il più flebile raggio di luce, dà una forza senza fine».
Per quanto si esaltasse, ciò che stavo vedendo mi annoiava parecchio.
Notai che nonostante la sua oscurità stesse attirando a sé e avvolgendo ogni cosa, sembrava che mi stesse evitando.
«Strano, però. Non sembra volere me» dissi dispiaciuto «Non sono io il tuo bersaglio?».
«Tranquillo, con te farò i conti più tardi» mi tranquillizzò lui «Intanto resta dove sei e goditi lo spettacolo».
Alzò una mano, per poi portala velocemente a terra.
Tutto intorno a me cominciò ad essere risucchiato dentro il palmo della sua mano.
Osservai la scena senza scompormi.
Era un potere decisamente forte...
«La forza di gravità dell'oscurità, schiaccia e distrugge ogni cosa con la sua infinita potenza» continuò a vantarsi più per compiacere sé stesso che me.
In pochi minuti, l'intero villaggio fu risucchiato dentro il fumo nero, lasciando tutto intorno a me completamente deserto.
«Probabilmente, ti starai chiedendo che fine ha fatto la città».
«A dire il vero, no» ammisi.
«Adesso ti mostrerò che cosa ne è rimasto» continuò con tono esaltato, ignorando la mia risposta.
Ormai era fuori di testa.
«Rivelazione!» urlò.
Il fumo nero uscì dalla sua schiena, sputando fuori pezzi di legno che caddero ovunque.
Aveva ridotto il villaggio in un mucchio di macerie.
Sospirai.
Ne avevo abbastanza di quei trucchetti di magia.
Rise divertito.
«Ora ti è tutto chiaro? È questo, il potere di cui ti avevo parlato...Uh?».
Mentre lui era impegnato a vantarsi, io avevo già messo in atto in mio attacco.
Notò delle luci, simili a lucciole svolazzargli intorno, e le guardò con aria confusa.
Avrei usato l'attacco preferito di Emy per zittirlo.
«Fuoco di lucciole. Super fiamma!».
I palmi delle mie mani si scaldarono alle mie parole, facendo scoppiare quelle lucciole come fossero petardi che incendiarono il mio nemico, che urlò sia dallo stupore che dal dolore.
«Bruciaaa!» urlò lui, dimenandosi come una cimice caduta di schiena.
«La tua oscurità, è senza dubbio molto potente. Ma c'è una cosa che non capisco. Come possessore del potere del frutto Rogia, dovresti schivare colpi come questo» dissi ormai rassegnato all'idea, che non avrei avuto lo scontro tanto desiderato.
Teach era un pagliaccio montato, come lo avevo sempre reputato del resto.
Una nuvola nera si espanse sul suo addome, spegnendo il mio fuoco.
Quella scena mi preoccupò.
Quindi...il mio potere, non era invincibile su di lui.
Come il mio, il frutto di Barbanera lo proteggeva.
«Te l'ho già detto prima» ansimò lui, ancora dolorante «L'oscurità può risucchiare ogni cosa. Proiettili, lame, pugni, fuoco, fulmini e molto altro! A differenza tua, nessun attacco può causarmi danno. Perché il mio corpo è in grado di assorbire persino il dolore, e tutto questo sfugge al mio controllo» disse irritato, rimettendosi in piedi «E ci sono anche altri vantaggi, di cui non ti ho parlato. Per esempio, posso risucchiare altre cose» allungò una mano verso di me «Gorgo oscuro!».
Delle scie nere vennero verso di me.
«La forza di gravità, risucchia il corpo di chi ha mangiato un frutto del mare».
Improvvisamente, sentii una tremenda pressione attirarmi a lui.
Il mio cappello volò via.
«La forza di gravità?» ripetei incredulo, mentre sentivo il mio corpo venire trascinato senza che avessi la forza di resistere.
«Il che mi è molto utile» continuò lui.
In men che non si dica, i miei piedi si staccarono da terra.
La mano di Teach mi afferrò per una spalla, bloccandomi a mezz'aria.
Rimasi senza parole.
Non avrei mai immaginato che potesse risucchiare anche le persone.
«Che te ne pare?» mi chiese con sguardo da pazzo «Adesso hai capito di cosa sto parlando...Ace?».
Non potevo crederci.
Non poteva essere così forte...più forte di me.
Mi rifiutavo di crederlo.
Provai a dare fuoco al mio braccio, ma il mio corpo non rispose.
Sembrava che...il mio potere si fosse esaurito.
«Non può essere!» ringhiai.
Senza che avessi la prontezza di reagire, o anche solo il tempo materiale per rendermi conto di ciò che stava succedendo, Teach mi scagliò un pugno fortissimo sull'addome che mi fece sputare sangue.
Il dolore era incredibile.
Volai indietro, e mi schiantai contro una parete di legno massiccia.
Il colpo provocò un gran polverone.
Lo sentii ridere di gusto, mentre stringevo i denti per il dolore.
Alzai leggermente la testa, ma il movimento mi fece cadere a terra, e finii per scivolare tra le rovine del villaggio.
Respirai affannosamente.
«Scommetto che non ricevevi un pugno così da un bel po' di tempo. Non è vero?» mi chiese Teach compiaciuto di sé stesso, oltre che nel vedermi soffrire «Dimmi...quando ti ho afferrato per il braccio, ti sei reso conto della mia trasformazione?».
Con le dita controllai il sangue ancora vivo, colarmi dalla bocca.
Di pugni ne avevo ricevuti tanti, ma quello me lo sarei ricordato per un bel po'.
«Oltre a risucchiare oggetti e case, io posso fare miei...i poteri dei frutti del mare che appartengono a un'altra persona. La cui perde di conseguenza, la capacità di utilizzarli, anche se purtroppo, accade solo durante il contatto fisico».
Mi alzai a fatica, barcollando ancora frastornato per il colpo ricevuto.
«I tipi Rogia, Zoo Zoo, Paramishia...l'oscurità mi permette di neutralizzare coloro che posseggono i poteri di questi frutti. E di piegarli alla mia assoluta e indiscussa superiorità».
Lo guardai con odio puro negli occhi, mentre mi pulivo la bocca con il pollice.
Ecco perché non ero riuscito ad usare i miei poteri, quando mi aveva afferrato.
A contatto col suo corpo, i miei poteri erano stati risucchiati.
Sentivo di odiarlo sempre di più, compresa la sua spavalderia.
«Mi terrò a debita distanza» dissi acido.
«Ti ho già dimostrato che nulla e nessuno può sfuggire al potere dell'oscurità» urlò prima di allungare nuovamente una mano verso di me «Gorgo oscuro!».
Una scossa che mi fece provare dolore, mi sollevò da terra, risucchiandomi nuovamente verso di lui.
Questa volta non gli avrei permesso di toccarmi.
Distesi le braccia e aprii i palmi, dando loro fuoco.
«Magico fuoco del mare!» urlai, lanciandogli due lance infuocate, che penetrarono con cattiveria nel suo corpo, ma non. feci in tempo a scansarmi, che mi arrivò un suo pugno dritto sul collo.
Percepii i miei sensi vacillare, ma riuscii a restare lucido, sebbene per un momento, avevo pensato di essere spacciato.
Dovevo ringraziare il mio fisico, abbastanza forte da sopportare pugni di quel genere.
Il pugno mi scaraventò nuovamente verso i detriti di legno massiccio, mentre lo sentivo urlare di dolore, a causa delle mie lance che avevano preso fuoco dentro il suo corpo.
«Nooo! Sono lance di fuoco» urlò in preda al dolore, mentre una nube nera lo avvolgeva.
Alzai lentamente il capo, tenendomi una mano sul retro della testa.
«Per poco non mi spezzava il collo» ringhiai «Ha un potere estremamente pericoloso. Solo adesso me ne rendo conto» dissi tra me e me.
Ancora seduto a terra, allungai le braccia verso di lui, mettendo le dita a croce.
Dovevo colpirlo nuovamente, prima che l'oscurità potesse guarirlo.
«Croce di fuoco!» urlai, mentre una scia di luce si posò sul suo addome, seguita da una scia di fuoco incandescente.
Lo colpii in pieno, provocando un gran trambusto.
Nonostante ciò, non mi aspettavo che fosse morto.
Lo sarebbe stato se non avesse avuto quel maledetto potere.𝕆ℕ𝔼 ℙ𝕀𝔼ℂ𝔼
Dopo quasi un'ora di lotta, senza esserci mai fermati, entrambi cademmo sulle ginocchia, esausti.
Avevamo capito che, pur continuando in quel modo, nessuno dei due avrebbe vinto.
I nostri poteri erano alla pari.
Dovevo inventarmi qualcosa per farlo fuori e alla svelta.
Mi ritrovai a terra, ansimante.
Lui invece, nonostante avesse una resistenza decisamente minore della mia, aveva ancora la forza di reggersi in piedi.
«Nulla può sovrastare l'oscurità» ansimò stanco «Nemmeno la tua forza e il tuo coraggio. Ma devo ammettere che sei bravo, e anche molto resistente. Coraggio Ace, unisciti alla mia ciurma».
Cercai di alzarmi.
Volevo farlo tacere una volta per tutte.
«Sta' zitto!» mormorai con tono troppo basso perché potesse sentirmi: ero sfinito.
«Insieme, conquisteremo tutti i mari» continuò.
Caddi due o tre volte, prima di riuscire a farmi forza sulle braccia, per mettermi seduto sulle ginocchia.
Non mi sarei mai piegato a lui.
Sorrisi, divertito.
«Che razza di uomo sarei...se gettassi la spugna e mi piegassi al tuo potere? Se lo facessi non potrei perdonatemelo e poi non è quello che voglio!» ammisi acido «Sono stato abbastanza chiaro?».
Le mie parole arrivano dritte alle sue orecchie.
L'espressione di stupore misto rabbia che aveva, mi fece tornare la voglia di staccargli gli ultimi denti che gli erano rimasti.
Ghignò, ruggendo come un animale.
«E per questo vuoi perdere la vita? Mi dispiace per te, Ace. È un vero peccato. L'oscurità segnerà la tua fine» urlò infine, facendo uscire sempre più fumo nero dal suo corpo, che coprì presto il cielo.
Mi alzai in piedi, cercando di trovare le forze per sferrare il mio ultimo colpo.
Quello più potente.
Se nemmeno quello fosse andato a buon fine, avrei cominciato davvero a preoccuparmi.
«Grande fiammata d'ammonimento» urlai, sentendo il fuoco circondarmi in un cerchio, per poi avvolgermi.
Concentrai tutto il mio potere sul palmo della mia mano e diede vita ad una sfera gigantesca di fuoco, che poteva essere scambiata per una supernova «Imperatore fiammante».
Non avevo mai usato quel colpo, ritenendolo troppo potente per qualunque avversario, ma anche perché avrebbe potuto causare danni di grave entità, ma ormai, quel villaggio era deserto.
Non potevo fare del male a nessuno.
Solo ad uno.
Lo sentii ridere di gusto.
«Chissà chi di noi potrà vincere. Il sole o l'oscurità?».
Lo guardai divertito.
Come se ci fosse qualche dubbio.
«Io farò di Barbabianca...il Re dei Pirati» dissi senza divulgarmi troppo in parole futili.
Quella frase lo fece scattare.
Entrambi corremmo l'uno verso l'altro, urlando tutta la nostra rabbia per poi colpirci a vicenda, creando un boato immenso, seguito da un terremoto che provocò delle scosse in grado di distruggere rocce intere.
Dopo che sentii tutta la pressione svanire, caddi a terra, sfinito.
Non avevo più assi nella manica.
Avevo esaurito le idee, oltre che le forze.
Dovevo solo pregare che il mio colpo lo avesse ucciso una volta per tutte.
Non poteva prevalere, ma...quel potere che ora possedeva, era davvero immenso.
Ansimai, cercando di mettermi seduto sulle ginocchia, aspettando che la polvere e il fumo si diradassero, per capire se avevo avuto la meglio.
Quando l'aria fu più pulita, lo trovai steso a terra, inerme.
Un sorriso mi spuntò sulla faccia insanguinata.
«Alla fine...ho vinto io, Teach» mormorai soddisfatto«Sei tu...che non puoi nulla, contro il mio fuoco».
Il silenzio scese sulla valle, facendomi provare una sensazione di pace.
Finalmente, Satch era stato vendicato.
Ora potevo tornare a casa da...
«Non così in fretta...» gracchiò lui, dolorante.
Sbarrai gli occhi, incredulo di ciò che stava accadendo.
Teach...si stava rimettendo in piedi.
«Ma cosa...? Com'è possibile? No. Non ci credo» mormorai con un filo di voce.
Quel grassone...non poteva essere ancora vivo.
«Te l'ho detto, Ace. Non sottovalutarmi» continuò lui, mettendosi seduto sulle ginocchia, facendo peso sui palmi delle mani «Sei fortissimo, amico mio. Hai tutta la mia stima. Hai dimostrato di poter mettere alle strette il mio potere, ne prendo atto. Lascia che mi congratuli con te, con un bel regalino».
Che cosa aveva in mente?
Una nuova tecnica?
A malapena avevo la forza di respirare.
Non sarei riuscito ad affrontarlo di nuovo.
Le mie forze, ormai erano quasi esaurite.
Alzò la testa, ghignando divertito nonostante fosse ridotto male quanto me.
Lo guardai confuso e incredulo, mentre lui si rialzò.
«Che state aspettando?» urlò contro qualcuno alla sua sinistra «Ace attende con ansia il suo premio».
Riconobbi il suo scagnozzo gigante dai capelli viola, quando si fece avanti con una persona sulle spalle che si dimenava come un pazzo.
Quando lo mise a terra, notai che quella persona indossava un cappuccio che le copriva tutta la testa.
Con un gesto veloce e secco, l'uomo gli tolse il cappuccio nero, mostrandomi una viso che mi fece perdere un battito.
I miei occhi si posarono sullo sguardo terrorizzato e arrabbiato della ragazza, che non appena mi vide, restò sconvolta quanto me.
Aveva una benda che le tappava la bocca, e notai dei segni rossi sul suo viso d'angelo.
«Emy...».
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𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
FanficCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...