Il Figlio Di Roger

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Dopo tre settimane, ancora non avevo dato una risposta ad Ace.
Ringraziavo il cielo che aveva mantenuto la sua parola sul non farmi pressione, dandomi il tempo di pensarci davvero bene.
Il suo modo di comportarsi così spensierato e naturale, dopo la nostra "pseudo discussione" sul matrimonio, mi faceva credere di tanto in tanto che se ne fosse completamente dimenticato.
Il che mi tranquillizzava.
Non avrei sopportato di vederlo triste per tutto quel tempo.
Non sarebbe stato da lui in ogni caso.
Difficilmente lo avevo visto abbattersi, durante la nostra infanzia.
Di certo non sarebbe stato il mio "devo pensarci" a buttarlo giù.
Sapeva benissimo ciò che provavo, doveva solo aspettare ed era ciò che stava facendo con più pazienza di me.
Mi maledivo ogni giorno per non avergli detto di "sì" quella sera.
Avrei voluto farlo...
Stavo per farlo...
Ma poi il mio stupido cervello da donna mi aveva detto "Alt! Pensaci bene. Poi non si torna più indietro", ed ecco che poi sono arrivati mille dubbi.
Sarebbe cambiato qualcosa tra di noi, una volta sposati?
Avremmo vissuto insieme per sempre, o l'idea del legamento, col tempo, avrebbe spinto Ace da un'altra?
Mi sembrava assurdo solo pensarci.
E poi... avremmo potuto essere dei bravi genitori, un giorno?
Quei pensieri mi stavano facendo diventare matta.
Come sempre l'avevo raccontato a Deuce che aveva reagito pietrificandosi sul posto per poi scoppiare a ridere, quando gli dissi che non gli avevo detto di "sì".
Certo.
Vedendola esternamente faceva ridere, ma io invece non facevo altro che sospirare da settimane, giorni, ore...
Non ce la facevo più.
Dovevo prendere una decisione.
«Quanti sospiri», disse Marco, notandomi seduta su un angolo della nave «E che aria cupa. Ti senti bene?».
«Hai una pillola che possa far passare i pensieri negativi?» Chiesi con la vitalità di un verme.
«Se esistesse una pillola del genere, la mia scorta sarebbe sempre esaurita», ammise lui divertito «Posso sedermi?».
Annuii velocemente, lasciando che Marco si sedesse sul pavimento accanto a me.
«Vuoi sapere una cosa bella?» Mi chiese, guardando il soffitto.
«Mmh», mugugnai con la bocca chiusa.
«Si mormora che nostro padre voglia dare una promozione a Ace».
Lo guardai incredula. «Una promozione?».
«Sì», rispose lui, sorridente «In queste tre settimane, gli ha dato prova di grande coraggio e abilità. Sopratutto, è rimasto impressionato quel giorno, quando si è battuto da solo contro Doma e i suoi uomini. Ancora ricordo la sua espressione quando notò che ne uscì indenne».
«Forse... è per questo che ultimamente sta sveglio fino a tardi».
«Penso di sì. Ma credo che accetterà l'incarico. Se lo merita. E poi, siamo tutti d'accordo».
«Ace è sempre stato bravo nel combattimento», ammisi «Quando eravamo piccoli, batteva praticamente tutti senza fare il minimo sforzo».
«Da come ne parli, sembra che abbia battuto anche te», ammise divertito.
«Non proprio. Diciamo che abbiamo combattuto alla...». Marco mi guardò alzando un sopracciglio, aspettando che gli dicessi la verità «Va bene. Mi ha battuta», ammisi infine, mettendo il broncio.
«Mi ha raccontato che lo usavi come cavia per il tuo potere».
«Era l'unico che odiavo in quel momento, e quindi l'unico che mi dava soddisfazione di vederlo accasciarsi a terra».
«E poi, te ne sei innamorata», canticchiò lui.
«Non so come sia successo. Credo... che in fondo lo abbia sempre amato. Solo che non ne ero consapevole».
Mi guardò sorridendo.
«Papà ne è molto felice. Non fa altro che parlare di quanto sia contento che sua figlia abbia trovato un ragazzo con la schiena forte e il coraggio di un leone come Ace»
«È un modo buffo per descriverlo», ammisi ridendo.
«Ha un modo tutto suo per esprimersi. Ci farai l'abitudine», disse ridendo anche lui.
Restammo in silenzio per un po'.
Marco era riuscito a farmi rilassare, con delle semplicissime parole.
Lo ammiravo molto per questo.
«Credo... che innamorarsi sia la cosa più bella che possa capitare a una persona», continuò, osservando di nuovo il soffitto con aria pensierosa «Certo, a volte l'amore ti lascia distrutto. Ma quando è forte come quello che c'è tra te e Ace... nemmeno il tempo riuscirebbe a corroderlo».
Quelle parole mi arrivarono dritte al cuore.
Che sapesse della proposta?
«Tu credi?» Chiesi confusa.
«Oh, sì», ammise, mettendosi la mano dietro la testa, e sistemandosi meglio «Anzi, ti dirò di più. Sono assolutamente convinto che voi due siate la prova vivente, che l'amore è davvero una cosa meravigliosa. Mi avete fatto venire voglia di innamorarmi con tutti quei sbaciucchiamenti», disse ridendo delle sue stesse parole.
Mi imbarazzai, sapendo che Marco ci aveva visti nei nostri momenti intimi, però non potei fare a meno di pensare alle sue parole.
Solo in quel momento realizzai che ero stata davvero una sciocca a farmi tutti quei problemi.
Marco aveva ragione.
L'amore che c'era tra me e Ace era forte e indissolubile. Avevamo superato tutti gli ostacoli che la vita ci aveva posto davanti, e ne eravamo sempre usciti perché eravamo insieme.
Dividerci non era possibile.
«Marco. Sei un tesoro», dissi dandogli un veloce bacio sulla guancia, abbracciandolo.
La speranza era ritornata.
Ora sapevo cosa dovevo fare.
Ciò che ero sempre destinata a essere.
Diventare la Signora Portgas.
L'età e tutti gli altri problemi erano completamente svaniti.
Mi alzai di fretta e corsi verso la mia cabina, rendendomi conto solo un quel momento che non avevo idea di dove fosse il mio ragazzo.
«Oh, sai dov'è Ace?» Gli chiesi, prima di allontanarmi.
«E chi può dirlo?» Disse Marco, facendo spallucce «Prova a vedere da papà. So che voleva parlargli della promozione».
«Corro», dissi, per poi dirigermi verso la stanza di mio padre.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora