Risposta

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Camminammo senza dire una parola per quasi mezz'ora, durante il viaggio di ritorno.
Nessuno dei due aveva qualcosa da dire evidentemente, o forse, entrambi eravamo troppo scossi per iniziare un qualsiasi discorso che sarebbe risultato sensato in quel momento.
Non che ci fosse davvero qualcosa da dire.
Ciò che era successo, di certo era una cosa da dimenticare...e probabilmente Ace lo stava già facendo.
A circa metà strada, Ace aveva deciso di farmi camminare da sola, troppo nervoso per continuare a tenermi in braccio...avrebbe rischiato di non riuscire a controllare il suo potere, e avrebbe finito per bruciarmi...almeno era ciò che aveva detto.
In realtà, sapevo benissimo che era arrabbiato con me, furioso a tal punto da non riuscire nemmeno a sfiorarmi.
E non aveva torto.
Se fossi stata in lui, non sarei nemmeno venuta a salvarmi.
Gli avevo disobbedito un'altra volta, ignorando il suo avvertimento.
Probabilmente non voleva nemmeno più vedermi.
Mi fermai, per riposare le gambe.
Ero ancora così scossa da ciò che era accaduto, che non ero più in grado di fare un solo passo, senza prima essermi tranquillizzata almeno un po'.
Ace continuava ad avanzare, a passo lento...ignaro che mi fossi fermata a qualche metro dietro di lui.
Le parole che aveva pronunciato in quella stanza, continuavano a risuonarmi in testa.
"Lei è mia" aveva detto "La mia ragazza".
Perché aveva detto certe cose, quando solo un giorno prima, mi aveva esplicitamente detto di non provare più nulla per me?
Erano bugie? Parole dette a caso in un momento di rabbia?
Non sapevo più a cosa credere.
Dovevo sapere ciò che realmente pensava, e ciò che stava provando in quel momento.
Mi venne un'idea.
«Ah, che dolore» esclamai fingendo un crampo alla gamba.
Ace si fermò, dandomi ancora la schiena.
«Credo di aver preso una storta» dissi ancora notandolo voltarsi verso di me, cercando però di concentrare lo sguardo sulla mia gamba.
Abbassai la testa, cercando di non guardarlo in viso, altrimenti avrebbe capito che stavo fingendo.
«Non penso di poter proseguire oltre» dissi dolorante, vedendolo avvicinarsi «Ahi, ahi...forse dovr...».
Mi afferrò per le braccia, stringendole tra le mani.
Mi fece raddrizzare la schiena in un secondo, bloccandomi in una morsa da cui sapevo che non sarei uscita facilmente.
Lo guardai confusa e sbalordita, mentre lui mi fissò con sguardo serio e arrabbiato.
Respirava velocemente, segno che aveva davvero i nervi a fior di pelle.
Cadde il silenzio.
«Hai voglia di scherzare, dopo ciò che è successo?» chiese in un sussurro, cominciando a tremare.
Sospirò, cercando di trattenere delle lacrime che già avevano iniziato a bagnarli gli occhi.
«Io...ho pensato che non sarei stato in grado di salvarti, stavolta».
Restai in silenzio, incredula di ciò che stava accadendo.
Ace stava mostrando i suoi sentimenti in un modo, che solo una volta aveva usato...cioè quel giorno in cui decisi di chiudere la nostra storia per sempre.
«Ace...» sussurrai.
«Ero spaventato a morte» continuò «Vederti lì, distesa a terra, mentre quell'uomo cercava di violentarti sotto i miei occhi, io...mi sono sentito morire».
Senza dire nulla, cercai di liberarmi sentendomi tremendamente a disagio, ma lui mi impedì di muovermi, strattonandomi un'altra volta e avvicinandomi di più a lui.
Abbassai lo sguardo, non potendo più sostenere il suo.
«Mi dispiace» mormorai.
«Non basta dispiacersi» disse lui «Hai permesso ad un altro uomo di toccarti. Le tue scuse non mi bastano».
Tornai a guardarlo, confusa e irritata.
Non mi andava l'idea di essere trattata come un giocattolo...nemmeno da lui.
«Non vedo come possa interessarti così tanto»ammisi cercando di trattenere le lacrime «Hai messo in chiaro ciò che provi per...».
«Sei tutto ciò che ho a questo mondo, mi appartieni, SEI MIA!» disse nervoso, stringendo la presa sulle mie braccia e strattonandomi leggermente.
«Sei totalmente mia!» aggiunse calmandosi improvvisamente, continuando a fissarmi negli occhi.
Prima di poter aprire bocca, si avvicinò bruscamente a me, prendendomi il viso tra le mani per poi posare le sue labbra sulle mie, in un bacio disperato e pieno di angoscia.
Rimasi così scioccata da ciò che stava accadendo, da non riuscire a muovere le labbra, presa alla sprovvista da quel bacio che avevo desiderato da ben due anni.
Mugugnai senza riuscire a trattenere le lacrime.
Si stava prendendo gioco di me?
Quel bacio non aveva nessun senso.
Mi aveva chiaramente detto che non provava più nulla per me, eppure...
Si staccò lentamente da me, sospirando la sua ansia sul mio viso.
Il suo fiato caldo mi accarezzò dolcemente.
Respirò a fondo, ritrovando poi la calma e la lucidità.
Deglutì nervosamente.
«Perdonami» disse tornando lentamente lucido «Non so cosa mi sia preso».
Mi lasciò le braccia, voltandosi di nuovo.
«Dimentica ciò che ho detto» disse per poi ricominciare a camminare verso la locanda, senza pronunciare più parola, lasciandomi incredula e senza fiato, col cuore che batteva a mille.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora