A(ne)mici

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Dopo pochi giorni di riposo, Deuce sembrò riprendersi al meglio. Avevamo passato interi giorni a parlare per conoscerci, ma sembrava abbastanza riluttante nel parlare di sé, cosa che faceva innervosire un po' Ace.
Ciò rendeva anche me abbastanza nervosa. Quel ragazzo sembrava così pieno di mistero...
«Toglimi una curiosità, Deuce», dissi finendo il pranzo «Hai detto di essere a caccia di avventura, però mi chiedo... cosa ti ha spinto ad abbandonare il lavoro di medico, per intraprendere un viaggio? Da quello che so, i medici guadagnano parecchio. Avresti potuto avere una vita agiata senza rischiare la vita», chiesi sperando di scoprire qualcosa di più su di lui.
«Ecco... a dire il vero... io non sono esattamente un medico. Per lo meno... non ho ancora ricevuto l'attestato che lo dimostra», rispose Deuce incupendosi.
«Hai mentito, quindi», dedusse Ace.
«Non esattamente. Sono ancora uno studente dell'Università... però ho pessimi voti».
«A giudicare da come ci hai guidati per rimetterti a posto la costola, direi che è anche questa una bugia», dissi cercando di sdrammatizzare.
«No, no. Davvero. Ho pessimi voti a scuola».
«Perché studi poco?», Chiese Ace curioso, con la bocca talmente piena di cibo, che a malapena riusciva a parlare.
«Puoi mangiare con meno voracità? Mi sembra di stare con un maiale», urlai dandogli un pugno in testa.
Deuce abbassò la testa e posò il piatto vuoto a terra. Ormai era abituato alle mie sfuriate.
«Ecco... credo che sia... per colpa dei miei genitori».
«Uhm?», Mormorammo io e Ace all'unisono.
«I tuoi genitori?», Ripetei confusa.
«Ecco, non sono esattamente i genitori che un ragazzo si aspetterebbe di avere. Non si sono mai interessati a me... e io... in qualche modo credo di averne risentito».
«Per questo sei scappato?», Chiese Ace con indifferenza, continuando a mangiare.
«Ace!», Lo ripresi, cercando di fargli capire che non erano affari nostri.
La situazione era più delicata di quanto mi aspettassi.
«Oh, no. Sono andato via perché il mio più grande sogno era quello di prendere il mare e vivere delle avventure. Odiavo studiare medicina. Diventare medico era ciò che i miei volevano che diventassi», ammise Deuce stringendo i pugni, con uno sguardo perso nei ricordi.
Sembrava davvero che odiasse la sua famiglia.
«Se avessi potuto, avrei preferito nascere con altri genitori... o non averli affatto», ammise infine pieno di rabbia e con mani tremanti.
Ace restò in silenzio a fissarlo, mentre mandava giù il suo boccone.
Restò serio a lungo, facendomi preoccupare. Deuce aveva usato delle parole molto forti. Parole che erano entrate sicuramente nel cuore di Ace, ma non poteva incolparlo.
Deuce non poteva sapere il passato di Ace... e nemmeno il mio.
Stavo per parlare, sperando di cambiare discorso, quando Ace mi precedette.
«Sai, io e Emy siamo cresciuti con una donnaccia che ci picchiava, anzi, a pensarci bene, picchiava solo noi ragazzi. Oltre a lei, in casa avevamo anche dei banditi che ci rubavano sempre il cibo», disse mettendosi a ridere a crepapelle.
Lo conoscevo da una vita, ma ancora riusciva a stupirmi.
Ero convinta che se la fosse presa, visto che lui era cresciuto senza conoscere nessuno dei suoi genitori, eppure, aveva trovato il modo di riderci su.
Era davvero un ragazzo incredibile.
Deuce rimase incredulo dalle sue parole e poi guardò me, come per cercare conferma a quella cosa, che alle sue orecchie sembrava assurda.
Annuii, stringendo le labbra.
«Quindi... erano cattive persone», dedusse confuso.
«Solo perché Ace te le ha esposte in modo negativo», ammisi ridendo «Dadan e i banditi sono delle teste calde, ma ci hanno sempre voluto un gran bene. Abbiamo passato dei bei momenti con loro».
«E perché ve ne siete andati?», Chiese curioso il nostro amico.
«Semplice. Emy deve ritrovare suo padre e io sto cercando il grande tesoro», rispose Ace giocando con uno stuzzicadenti.
Deuce impallidì. «Stai... cercando il grande tesoro? Il tesoro di Gold Roger?».
«Esattamente. Intendo diventare il Re dei Pirati», rispose fiero Ace «Voglio diventare il più grande pirata mai esistito».
«Però quello è il sogno di Luffy».
«Luffy è un marmocchio. Ne ha troppa di strada da fare. Quando diventerà un vero pirata, io sarò già pronto a passare il testimone», ammise Ace con fierezza e altezzosità.
Scossi la testa, sorridendo... anche se la cosa mi puzzava un po'.
«Rinuncia», disse improvvisamente Deuce, facendoci tornare con l'attenzione su di lui.
«Quel tesoro è maledetto», continuò cupo, Deuce «Non cercarlo. Non trovarlo. Se è questo il tuo intento, torna a casa. Non vale la pena rischiare la vita per l'eredità di un pazzo».
Ace si irrigidì improvvisamente, ma non pronunciò più parola.
«Vuoi dell'altra minestra?», Chiesi a Deuce cercando di cambiare discorso ed eliminare quell'aria di tensione che si era creata tra i due.
«No, Emy... ti prego», intervenne Ace «Lascialo parlare».
Sospirai.
Ero certa che le cose da lì a poco sarebbero esplose.
«Andiamo, Ace. Gold Roger? Davvero? Non hai altro di meglio da fare che seguire le orme di quel folle?».
«Sembri saperla lunga su di lui», disse Ace mettendosi una mano sotto il mento.
«Tutti conoscono la sua storia. Gold Roger era solo un povero pazzo, con idee assurde nella testa. Sono felice che non abbia avuto discendenti. Sarebbe stata una stirpe da eliminare immediatamente».
Quella frase fece innervosire ancora di più Ace che cominciò a tremare.
«Ace...», Mormorai avvicinandomi a lui, posandogli le mani sulle spalle, ma lui le scostò immediatamente con un gesto rapido.
Non l'avevo mai visto in quello stato.
«E così... credi che sia stato meglio che il Re dei Pirati non abbia avuto figli, uhm?», Chiese il mio ragazzo con un sorriso nervoso.
«Certo! Ho saputo che ci sarebbe stata questa possibilità, ma fortunatamente la Marina è riuscita a scovare la donna in tempo e a ucciderla».
I muscoli di Ace si contrassero ancora.
Sentivo che era al limite.
Se avesse perso il controllo sarei dovuta intervenire con il mio potere o Deuce sarebbe stato in pericolo.
«Perciò... è questa la diceria che ha messo in giro la Marina», mormorò Ace diventando sempre più cupo e nervoso.
Cominciai ad avere paura.
«Diceria?», Ripeté Deuce confuso.
«Deuce, è meglio se la smetti con questo discorso. Credimi, è meglio per tutt...».
Ace si alzò improvvisamente con uno scatto, facendomi perdere un battito dallo spavento.
Il suo respiro era talmente pesante e corto che sembrava avesse corso per minuti interi.
Mi alzai a mia volta, mettendomi davanti a lui.
«Ace... non fare così. Deuce non intendeva...».
«Vado in spiaggia», m'interruppe a denti stretti, per poi allontanarsi a passo pesante e deciso.
«Ace» lo chiamai preoccupata, ma non si voltò.
«Che gli è preso?», Chiese Deuce.
Non sapevo davvero cosa dire.
Non volevo rivelare il segreto che Ace aveva nascosto per così tanto tempo, ma la sua reazione era stata eccessiva e non sapevo come scusare il suo comportamento.
«Scusalo... a volte si fa prendere dalle emozioni».
«Emozioni? Perché prendersela tanto per un... pirata», disse con lo sguardo di uno che aveva colto nel segno «Non può essere».
«Cosa?».
«Ora che lo noto... i capelli, lo sguardo... Ace è il discendente di Gold Roger? È il figlio di quel pazzo?».
«Ora smettila di chiamarlo così, per favore! Non sopporto chi giudica una persona solo da pettegolezzi», dissi alzando la voce infastidita.
Avrei voluto che fossimo tutti amici, ma le sue parole stavano davvero cominciando a irritarmi.
Inoltre, lo stavo odiando per aver fatto stare male Ace.
Nessuno doveva permettersi di ferirlo, in nessun modo.
«Non so che uomo fosse Gold Roger, ma non puoi dire tutte queste cattiverie su di lui, e su una donna che ha perso la vita per il suo bambino».
«Allora è vero quello che dicono di lei. Non erano dicerie», mormorò Deuce notando la mia reazione.
Mi morsi il labbro.
Senza volerlo, avevo parlato troppo.
«Gol D. Ace», mormorò Deuce tra sé e sé.
«Portgas!», Lo corressi «Il suo nome è Portgas D. Ace. E se vuoi un consiglio, non ti conviene fartelo nemico».
«Pensi che mi faccia paura?», Chiese acido.
«Ace non è un cattivo ragazzo. Non ti picchierebbe mai, senza un motivo. Anche se prima avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo».
«E allora, perché non l'ha fatto?».
«Perché sei ferito, stupido!», Urlai arrabbiata.
Deuce restò senza parole.
«Ace ha sofferto molto nella sua vita per colpa del sangue che gli scorre nelle vene, e non merita di soffrire ancora. Specialmente per questa storia».
Deuce abbassò lo sguardo senza proferire più parola, e io mi voltai per andare a cercare il mio ragazzo, che probabilmente stava prendendo a pugni il primo masso che aveva trovato.
«Cercherò di tranquillizzarlo e a convincerlo a fare pace con te. Ti prego di essere più gentile con lui in futuro, e se non è troppo chiedertelo... non tirare più fuori questo argomento. Lo feriresti e basta», dissi dandogli le spalle per poi incamminarmi verso la spiaggia.

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