«Emy, posso parlarti?», Mi chiese improvvisamente Sabo mentre camminavamo in direzione di casa, dietro Ace e Luffy che si erano messi a punzecchiarsi come succedeva sempre.
«Certo», risposi tranquilla fermandomi sul posto, notando che mio fratello si era fermato, invece, a qualche passo dietro di me.
Sabo si incupì improvvisamente, e cominciai a preoccuparmi.
Non era solito ad abbassare lo sguardo con me, né a fare quella espressione così delusa e perplessa.
«Ecco... io... volevo chiederti una cosa», mormorò lui con fare distratto.
«Che cosa?».
«Ho notato che ultimamente sei nervosa e mi chiedevo... se c'era qualcosa che ti preoccupasse. Nel caso, sai che puoi parlarmene».
Sorrisi davanti al suo imbarazzo.
Sabo era molto diverso da Ace.
Era decisamente più cordiale e sensibile di quel rompiscatole del mio ragazzo: la sua tenerezza mi scioglieva.
«Sei davvero carino a preoccuparti per me, ma ti assicuro che va tutto bene. Ho semplicemente un periodo no», mentii sorridendo, cercando di sdrammatizzare la situazione.
«Sicura che non riguarda Ace?», Insistette lui e io mi irrigidii sul posto.
Che avesse capito che tra me e Ace c'era qualcosa?
No! Eravamo stati attenti fin troppo.
Sapevamo a che cosa saremmo andati in contro, se uno dei ragazzi ci avesse scoperti.
«Ace?», Ripetei, fingendo di non capire le sue parole.
«Insomma, ho notato che quando ti sta intorno diventi nervosa, e mi chiedevo se non aveste litigato di nuovo».
Alle sue parole mi rilassai.
Per fortuna, la mia supposizione era corretta: non aveva capito nulla.
«Ace non c'entra nulla con il mio umore, anche se potrebbe essere più simpatico a volte. Diciamo che sono... cose da donne», risposi fingendo imbarazzo, sperando di portare il discorso sul regalino che mi faceva il mio corpo ogni mese.
Sabo sospirò imbarazzato, e abbassò per un momento lo sguardo, trattenendo un sorriso di disagio.
«Credo di non poter fare nulla per quello», disse.
Feci spallucce, sorridendogli. «Non fa niente».
Intuendo che ormai il discorso era finito, mi girai per raggiungere gli altri, quando mi sentii afferrare per un braccio.
Sabo mi girò verso di lui, mentre teneva il capo chino, lasciando che la sua frangia bionda coprisse i suoi occhi.
«Che ti prende?», Gli chiesi confusa.
«A dire il vero, c'è un'altra cosa di cui voglio parlarti, ma non so se sono in grado di esprimerlo a parole».
«Di che cosa si tratta?», Chiesi cominciando davvero a preoccuparmi.
Sentii la sua presa farsi più stretta sul mio braccio, segno che anche lui stava diventando nervoso.
Che mi fossi sbagliata?
«Io-ah!», Esclamò improvvisamente, lasciando il mio braccio, portandosi subito dopo la mano davanti al viso.
«Che hai?», Gli chiesi allarmata.
«L'occhio. Credo mi sia entrato qualcosa nell'occhio», mormorò dolorante, cominciando a sfregarsi con le dita l'occhio destro.
«Fammi vedere. E non grattarti! Se fai così finirai per peggiorar...», Dissi avvicinandomi a lui, prima di essere interrotta dalle sue labbra che si erano improvvisamente sulle mie.
Sbarrai gli occhi dallo stupore, mentre lui mi prese il viso tra le mani e affondò con più decisione le sue labbra, facendole aderire con tocco più prepotente.
Immediatamente, fui presa da una sensazione di agitazione e nervosismo.
Mille pensieri mi passarono per la mente in quel momento, e il mio cuore sussultò per un attimo.
Sabo non era di certo il mio vero fratello, ma la sensazione di stranezza e disagio che stavo provando, doveva essere la stessa che avrebbe sentito una vera sorella. Non riuscii a rispondere al bacio e, per quanto Sabo fosse abbastanza deciso a non volermi lasciare andare, una volta tornata in me riuscii a prendere coraggio e gli misi le mani sul petto per allontanarlo da me, quel poco che bastava per permettermi di parlare.
«Sabo, sei impazzito? Ma che f...?», Chiesi prima di essere rimessa a tacere dalle sue labbra.
Per quanto mi sforzassi, la mia forza fisica era decisamente minore della sua.
Se avessi continuato così, non sarei mai riuscita a liberarmi dalla sua presa.
Potevo fare solo una cosa: usare il mio potere, anche se in cuor mio speravo che Sabo si staccasse da solo, ma ogni suo affondo sulle mie labbra mi faceva capire che non mi avrebbe mollata con tanta facilità.
Non avevo altra scelta.
Stavo per usare il mio potere, quando percepii le labbra di mio fratello staccarsi improvvisamente da me.
Prima di rendermene conto, vidi Ace dare un pugno in faccia a Sabo che cadde a terra dolorante, per poi piazzarsi davanti a me con fare protettivo, cominciando a infierire con parole pesanti su nostro fratello, che se ne stava ancora seduto sul terreno umido ed erboso.
«Che diavolo stavi facendo?», Urlò Ace arrabbiato.
«E a te che importa? Si può sapere perché mi hai picchiato?», Chiese Sabo confuso e dolorante, mentre si rialzava da terra ancora con la mano sulla guancia.
«Voglio sapere perché hai baciato Emy!», Ringhiò Ace cominciando a tremare: era furioso.
«Ace, sta' calmo», lo implorai cercando di calmarlo, ma quando posai le mani sulla sua larga schiena, tutto ciò che riuscii a ottenere, fu una contrazione dei suoi muscoli al mio tocco.
«La cosa non ti riguarda! Che ci fai qui?», Gli chiese Sabo irritato, notando con un dito che gli stava uscendo sangue dalla bocca.
«Non vi ho visti dietro di noi, e ho deciso di venire a vedere perché tardavate», rispose Ace secco.
«Potevi aspettarci a casa con Luffy, no?», Disse Sabo cominciando a scaldarsi.
«È stato meglio che io sia venuto», ringhiò ancora Ace tra i denti.
«Che vuoi fare, Ace? Picchiami ancora, solo perché ho baciato Emy?», Chiese Sabo con tono di sfida, lasciandomi perplessa.
«Sì, se ti azzarderai a toccarla ancora!», Ringhiò ancora Ace.
«Ragazzi, adesso basta! Smettetela di litigare», li implorai, ma fu inutile: sembrava che nessuno dei due mi sentisse.
Mi misi davanti a loro cercando di distanziarli il più possibile, ma anche in quel caso la mia forza valse poco contro la loro.
«Quindi, anche tu provi dei sentimenti per lei», dedusse Sabo irritato, dopo aver osservato Ace, che non disse nulla a riguardo.
Si limitò solo ad assottigliare lo sguardo, fulminandolo con gli occhi.
«Non posso crederci! Come ho fatto a non accorgermene? Eppure, era evidente».
Ace contrasse la mascella e serrò il pugno, pronto a colpirlo ancora.
«Evidente?», Ripetei confusa «Che cosa vuoi dire?».
«Li ho notati, sapete? I vostri scambi di sguardi. Ero certo che ci fosse qualcosa tra voi, solo non mi sarei mai immaginato che ve la facevate alle mie spalle», disse finendo la frase alzando la voce furioso.
«Sei fuori strada», dissi cercando di negare l'evidenza.
«Pensi che possa crederti, dopo la sua sceneggiata?», Mi chiese nervoso Sabo indicando Ace con un dito, per poi spostare lo sguardo su di lui, cominciando a guardarlo più seriamente «La ami?», Mormorò serio.
Ace non parlò.
Restò immobile nella sua posizione rigida e con i pugni chiusi, senza staccare un secondo lo sguardo da Sabo.
«Il mio migliore amico», mormorò Sabo con espressione incredula e irritata, per poi irrigidire immediatamente i lineamenti del volto «Porca puttana, Ace! Sei il mio migliore amico!» Urlò Sabo «Come hai potuto innamorarti di lei, sapendo dei miei sentimenti?».
Si avvicinò a Ace, ma prima che potesse toccarlo mi misi tra loro e lo fermai mettendogli le mani sul petto.
«Sabo, calmati adesso! Stai esagerando!», Gli dissi.
«Ne è valsa la pena, fratello?», Gli chiese con gli occhi iniettati di rabbia, quasi sputando l'ultima parola «Ti sei divertito a sufficienza con lei? Forza, dimmelo. È brava come pensavamo o ha superato le aspettative?».
A quelle parole, gli arrivò un mio schiaffo dritto sulla guancia il cui rumore riecheggiò intorno a noi, portando finalmente la calma e il silenzio che speravo di avere.
Mi pentii quasi subito di averlo fatto, non avevo mai alzato le mani con Sabo, ma forse era stato meglio così. Se non avessi risposto io alla provocazione, lo avrebbe certamente Ace, e in pochi secondi sarebbe scoppiata una lite che avrebbe portato entrambi a farsi davvero molto male.
Non potevo permettere che quei due si ammazzassero.
«Non osare mai più parlare di me in questo modo», mormorai nervosa «Ace non è innamorato di me», dissi sperando mi credesse.
«Cosa?», Mi chiese Sabo.
«Ace... non è innamorato di me», ripetei a fatica, cercando di risultare convincente «È vero, siamo stati insieme a tua insaputa, ma solo perché gli ho chiesto di insegnarmi a combattere», mentii.
Non ero mai stata brava a dire bugie, ma in quel momento il desiderio di salvare la loro amicizia, e le loro vite, era più forte di qualsiasi altra cosa per me.
«Combattere?», Ripeté Sabo perplesso.
Buttai un'occhiata veloce verso Ace che aveva corrugato le sopracciglia confuso, cercando di capire in silenzio il perché delle mie parole: ormai era tardi per tornare indietro.
Portai lo sguardo su Sabo, fingendo imbarazzo.
«Sì, insomma... sono l'unica donna del gruppo, oltre l'unica, almeno fisicamente. Mi sentivo diversa da voi, debole, così ho pensato che se avessi imparato qualche tecnica, sarei stata in grado di combattere insieme a voi, perciò ho chiesto a Ace di aiutarmi».
«Perché non l'hai chiesto a me?», Mi chiese Sabo prendendomi in contropiede: fortuna che sapevo improvvisare.
«Solo perché ti ho visto tanto impegnato, e poi... volevo approfittarne per cominciare ad avere un bel rapporto con Ace, con la scusa che litighiamo spesso».
Sabo posò lo sguardo su Ace, che manteneva ancora la sua postura ferma e rigida.
«È la verità?», Gli chiese serio.
Tornai a guardare Ace che mi lanciò un'occhiata furtiva, e io ne approfittai per pregarlo con lo sguardo di reggermi il gioco.
Tornò a guardare Sabo con sguardo duro e penetrante.
«Non ti fidi delle parole della donna che ami?», Gli chiese.
«Voglio sentirlo da te!», Ringhiò Sabo ancora sospettoso.
Ace restò zitto per qualche, secondo prima di parlare.
«Sì», disse infine, e io tirai un sospiro di sollievo dentro di me «Quello che dice è vero. È venuta da me a chiedermi di allenarla, e ho accettato».
«Allora, perché mi hai picchiato in quel modo?», Continuò Sabo.
«Ho visto Emy in difficoltà, e ho agito d'istinto», rispose Ace senza muovere un muscolo «Mi dispiace».
Si fissarono ancora per qualche istante, e alla fine Sabo si rilassò mettendo insieme i pezzi nella sua mente.
«Quindi, ho frainteso...», Mormorò nostro fratello imbarazzato, distendendo le mani che fino a pochi secondi prima aveva stretto a pugno.
«Può capitare», dissi cercando di tranquillizzarlo «Avremmo dovuto dirtelo, ma volevo farti una sorpresa».
«Una sorpresa?», Mi chiese confuso.
«Io...», Mormorai, maledicendomi dall'interno.
Perché non me ne stavo mai zitta?
«Volevo solo che fossi orgoglioso di me. Tutto qui. Ma ora abbiamo chiarito, giusto?», Chiesi speranzosa, cercando di tagliare il discorso.
«Sì, credo di sì», rispose Sabo ritornando a fissare suo fratello.
Mi spaventai quando vidi Ace alzare la mano verso di lui.
Per un secondo pensai che volesse picchiarlo, invece gli tese la mano aspettando che gliela afferrasse.
«Tutto risolto?», Chiese Ace senza emettere nessuna emozione nella voce.
«Tutto risolto», ripeté Sabo afferrando la sua mano e stringendola forte.
Restarono immobili a studiarsi per alcuni secondi, quando decisi di spezzare quel silenzio ormai diventato troppo pesante da sopportare.
«Bene, meglio andare a casa. Dadan ci starà aspettando, e io sto morendo di fame», dissi con un entusiasmo che stonava parecchio con quella situazione.
I ragazzi sciolsero le loro mani e mi guardarono.
«Sarebbe la prima volta», disse Ace cominciando a camminare in direzione di casa.
Feci un passo per seguirlo, quando sentii Sabo mettermi un braccio intorno al collo.
Era solito usare gesti di quel tipo per dimostrarmi affetto, ma quella sera percepii qualcosa di diverso nel suo tocco: era più possessivo.
Ace si girò a guardarci, ma io gli feci capire con lo sguardo di non fare nulla, mentre Sabo posò le labbra sulla mia testa.
«Io sono già orgoglioso di te», mi sussurrò all'orecchio, e io gli sorrisi in risposta «Mi dispiace per quello che ho detto prima. Non volevo offenderti».
«Non preoccuparti. Eri arrabbiato», dissi cercando di forzare un sorriso che lui ricambiò.
Lo sentii tirarmi a sé costringendomi a seguirlo, e con pochi passi superammo Ace che non ci aveva tolto gli occhi di dosso neanche per un momento, mentre Sabo mi trascinava sempre più velocemente in direzione di casa, mentre lievi tuoni cominciavano a riecheggiare intorno a noi.
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𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
Hayran KurguCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...