Emy
«Emy...?».
Una voce mi riportò alla realtà, destandosi dal mio sonno.
Percepii una mano sulla spalla che mi scuoteva delicatamente per svegliarmi.
Sospirai, stiracchiandomi lasciando cadere le braccia sopra la testa.
Aprii lentamente gli occhi e vidi Deuce osservarmi in silenzio con le guance rosse.
«Deuce» mormorai, addormentata «Che ci fai qui?».
Sembrò essere diventato improvvisamente impacciato, mentre cercava di rispondere alla mia domanda.
«Mi è stato detto di venirti a svegliare. Ace ha...».
«Ha combinato qualcosa? Sta bene?» Chiesi, balzando sul letto, cominciando ad agitarmi.
«No, no. Sta' tranquilla, è tutto apposto. Stavo per dirti che è stato Ace a chiedermelo».
«Oh», esclamai sorpresa «E perché lo avrebbe chiesto a te?».
«Al momento è occupato».
«Occupato?» Ripetei confusa.
«Lo vedrai», tagliò corto Deuce, divertito «Oh, a proposito. Buon compleanno, bambolina».
«Comple... Oh, cavolo!» Esclamai, mettendomi una mano sulla faccia, ridendo di me «Me ne ero completamente dimenticata».
«Hai avuto molte cose a cui pensare, ultimamente. Penso sia normale».
«Già. Sono stati giorni intensi».
«L'importante è che tutto si risolva».
«Hai parlato con Ace?» Chiesi curiosa.
«Abbiamo chiacchierato», ammise lui «Sono certo che Ace avrà deciso per il meglio».
«Forse sono stata egoista», dissi rattristandomi «Non avrei dovuto fare quella scenata».
«Ma quale scenata? Hai esternato solo i tuoi sentimenti».
«Sì, ma... piangere in quel modo...» Mormorai, vergognandomi.
«Emy, non ci pensare. Non hai fatto la parte della bambina piagnucolona, se è questo che pensi. Credo che chiunque avrebbe reagito così».
Sospirai, tranquillizzandomi.
«Sai sempre cosa dire al momento giusto, Deuce».
«Potrei fare lo psicologo, in effetti», ammise lui, per poi scoppiare a ridere insieme a me.
In quel momento, entrò correndo come un fulmine Kotatsu con una rosa in bocca.
«Ehi, pulcioso», dissi alla lince che posò la rosa sul letto accanto a me «Grazie», aggiunsi accarezzandolo sulla testa, e grattandolo sotto il mento peloso.
Mi ringraziò del gesto con delle forti fusa che mi fecero sorridere.
«Ti lascio da sola due minuti, e già mi sostituisci con uno che ha più pelo di me», disse improvvisamente Ace entrando in stanza, fingendosi offeso.
Deuce si alzò dal letto e si diresse nella sua direzione. Si fecero un segno con la testa che capirono solo loro, e poi Ace gli mormorò un lieve "grazie" per poi tornare a guardarmi.
Sospirai, guardandolo a mia volta.
«Ti aspettavo, stanotte», dissi, sistemandomi meglio sul materasso.
«Avevo da fare», ammise lui, tenendo le mani dietro la schiena.
Lo guardai confusa.
Aveva un'espressione strana in volto.
Sembrava che stesse per scoppiare a ridere.
«Che hai?».
«Niente» rispose, avvicinandosi a me.
«Ace, ti conosco troppo bene. So benissimo che stai nascondendo qualcosa dietro la schiena».
«Quanto sei perspicace», disse lui prendendomi in giro, sedendosi poi sul letto per darmi un bacio veloce sulle labbra «Buon compleanno, cosina».
«Ti stancherai mai di chiamarmi così?» Chiesi, sorridendo del suo atteggiamento.
«Perché dovrei? Ti sta così bene», ammise sorridente.
Finalmente spostò il braccio che teneva dietro la schiena e lo vidi porgermi una rosa, esattamente uguale a quella che mi aveva portato Kotatsu.
«Ace...» Dissi con finta voce commossa «Hai avuto la stessa idea di una lince» aggiunsi mettendomi una mano sul petto, fingendo di esserne rimasta impressionata.
«Prendimi pure in giro. Per la cronaca, lui ha copiato me» ammise per poi spostare lo sguardo verso Kotatsu che lo guardò male «Te ne avrei portate due, ma una è riuscito a rubarmela».
Lo fissò con espressione irritata e il nostro amico in tutta risposta sbadigliò.
«Noto con piacere quanta paura tu gli faccia, ammisi.
«Tsk! Palla di pelo» tagliò corto Ace per poi tornare a guardarmi.
«Comunque, grazie», dissi afferrando la rosa e annusandone il profumo «È stato un pensiero molto gentile».
«Non è ancora finita», disse Ace alzandosi in piedi, e porgendomi le mani «La rosa non è il tuo regalo».
«Ah, no?» Chiesi confusa, prendendo le sue mani e facendomi alzare dal letto con un gesto rapido.
«Ti prego», ridacchiò «Pensi veramente che userei certe banalità per farti un regalo? Oggi compi diciotto anni, e voglio che sia il giorno più bello della tua vita. Perciò.. ho preparato un regalo speciale. Anzi, due... ma l'ultimo te lo darò questa sera».
«Addirittura due regali?» Ripetei sorpresa «Dovrei compiere diciotto anni più spesso».
«Dovrò fare scorte di idee», ammise per poi mettersi a ridere.
«Dai, sono curiosa, adesso. Che cosa mi hai regalato?» Chiesi elettrizzata.
«Va bene, calma. Ora te lo mostro».
Cominciò a sbottonarsi la camicia...
«Hai aspettato il mio compleanno per deciderti a farlo?».
Rise di gusto.
«Sciocca. Non è quello che pensi», disse, finendo di sbottonarsi.
«Peccato», mormorai leggermente delusa.
«Sei incedibile», commentò, ridendo della situazione «Va bene. Pronta?».
Lo guardai confusa, ma curiosa di ciò che poteva essere quel suo regalo.
Si girò dandomi la schiena e abbassò la camicia, mostrandomi una cosa che mai avrei pensato di vedere addosso a lui.
Un tatuaggio così grande che raffigurava lo stemma dei pirati di Barbabianca.
Trattenni il fiato per lo stupore.
Girò un po' la testa per osservare la mia reazione, con aria soddisfatta.
«Che ne pensi?» Mi chiese, con aria di chi sapeva già la risposta.
«Io... non so cosa dire», dissi incredula.
«Dimmi se mi sta bene, almeno», ridacchiò lui.
«Sì, ti sta molto bene, ma... che cosa significa, questo?».
Si voltò verso di me.
«Ho accettato la proposta di tuo padre di rimanere. Ho pensato tanto a ciò che mi hai detto ieri sera, e anche la chiacchierata con Deuce che mi sono fatto dopo, mi ha fatto capire tante cose. Non voglio essere egoista. Sei riuscita a trovare tuo padre e ho pensato a come avrei reagito io se mia madre fosse ancora viva. Non voglio che tu lo perda ancora».
Mi commossi per le sue parole.
«Ace...».
«Oh, aspetta. Non è finita», disse togliendosi la camicia del tutto, mostrandomi il tatuaggio che aveva sul braccio.
«Asce?» Lessi confusa «Che razza di tatuaggio è? Il tatuatore ha sbagliato a scrivere il tuo nome?».
Rise. «In effetti, visto così può sembrare questo, ma ha un significato».
«Sarebbe?».
«"A" sta per Ace, "S" per Sabo, "C" per quel piagnucolone di Luffy...»
«Cry baby», dissi divertita al ricordo di tutte le volte che si era messo a piangere durante la nostra infanzia.
«Esatto. E poi l'ultima nonché la più importante di tutte "E" per Emy»
«Non posso credere che tu ti sia tatuato il corpo per farmi un regalo».
«Sono imprevedibile, eh?».
«Ma... perché la "S" ha un "X" sopra?».
«Oh, per ricordarmi che Sabo è stato il primo avversario che ho sconfitto».
«In che senso?».
«Be'... sei qui con me, no?».
«Tu sei pazzo», dissi ridendo per poi abbracciarlo «Povero Sabo».
«Tra qualche anno ci rideremo su, ne sono certo».
«Comunque sia, ne sono davvero felice... sebbene non sia amante dei tatuaggi».
«Non lo sono nemmeno io. Ma volevo che fosse qualcosa di permanente. Non un regalo futile che poi avrebbe potuto rompersi nel tempo».
«Ci sei riuscito».
Mi strinse di più a sé, accarezzandomi i capelli.
«Così ogni volta che mi guarderai, ti ricorderai quanto ti amo».
Alzai lo sguardo per guardarlo meglio, sorridendogli.
«Ma questo già lo sapevo»
«Ah, sì? Uhm... allora se lo ricorderanno gli altri».
Risi alla sua battuta.
«Ore che ci penso. "E" potrebbe stare anche per Edward»
«Il nome di tuo padre?» Chiese confuso.
«Certo. I nostri nomi iniziano entrambi con la "E"».
«Gli ho già dedicato la mia schiena. Penso che sia sufficiente», disse sorridendo.
«Va bene. Come vuoi», dissi per poi alzarmi in punta di piedi e baciarlo.
Ace ricambiò il bacio, facendo aderire le sue labbra ancora di più con le mie.
Avvolsi le braccia sul suo collo, incollando il mio corpo al suo, percependo quel calore intenso che amavo alla follia... nonostante il caldo di quel giorno.
Mi sentii afferrare per la vita, e tirare leggermente in basso.
«So cosa vuoi fare», disse Ace staccandosi da me di malavoglia.
«No, non lo sai», dissi riprendendo a baciarlo.
«Stai cercando mmmh... di farmi... mmmh... venire voglia», borbottò lui divertito, tra un bacio e l'altro.
«Ti sto solo ringraziando per il bel regalo»
«Emy... devi ancora fare colazione», continuò lui, cercando di farmi smettere.
«Mangerò dopo», tagliai corto, tirandolo a me e lasciandomi cadere sul letto.
«Sei la solita», brontolò.
«Dai, solo un po' di coccole».
«Sappiamo entrambi come andrà a finire. Altro che coccole»
«Oggi è il mio compleanno, quindi posso chiedere ciò che voglio»
Mi guardò fingendosi irritato. «Solo tu puoi usare il tuo compleanno come scusa per fare sesso».
«Sei un brontolone, Portgas», ammisi divertita.
Ace sorrise alla mie parole, e mi diede un bacio sul collo che mi fece rabbrividire.
«Va bene, ma solo coccole. Ci sono altri programmi per oggi»
«Tipo?».
«Te lo dirò quando mi libererai dalle tue grinfie».
«Allora, penso che non lo saprò prima di qualche ora», ammisi ricominciando a baciarlo.
«Sei... una... guastafeste», disse lui, cercando di parlare tra un bacio e l'altro «Kotatsu... aiuto!».
«Non ti azzardare!» Sbottai, fulminando l'animale con lo sguardo «Ti userò come zerbino, se proverai ad aiutarlo».
In tutta risposta, Kotatsu uscì dalla stanza con la coda tra le gambe.
«Hai appena minacciato un animale?».
«Minaccerò anche te, se non ti decidi a collaborare», tagliai corto.
Ace rise a quella scenetta e riprese a baciarmi con più passione di prima, accarezzandomi la schiena con le sue mani, decisamente più grandi delle mie.
«Ma bada... solo coccole»
«Solo coccole», ripetei soddisfatta, godendomi quel momento di intimità con lui, a cui non sarei mai riuscita a rinunciare.
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𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
FanfictionCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...