Stavo camminando avanti e indietro da più di mezz'ora in quel corridoio dal pavimento di legno cigolante.
Quanto poteva metterci un medico a visitare una persona?
Le gambe mi dolevano, ma non riuscivo a stare fermo. Sentivo che avrei rotto qualcosa se lo avessi fatto.
Se almeno Deuce fosse uscito per dirmi come stava andando lì dentro...
Mi avevano sbattuto fuori dal piccolo studio dove si erano rintanati per farmi impazzire, evidentemente.
Sbuffai per l'ennesima volta in pochi minuti, prima di vedere la porta dello studio aprirsi.
«Allora? Come sta?», Chiesi alla vecchia, mentre si chiudeva la porta di legno dietro le spalle.
«Tranquillo, Romeo. Come ho detto poco fa, la tua ragazza se la caverà», mi tranquillizzò lei con tono pacato «Ha solo bisogno di riposare».
Tirai un sospiro di sollievo nel sentire quelle parole.
«Devi volerle molto bene», dedusse lei dalla mia reazione.
«Tengo a lei più che a me stesso», ammisi.
«L'ho notato quando hai usato il tuo corpo per farle da scudo. Hai fegato, per essere solo un ragazzino», commentò lei dirigendosi verso un'altra porta «Vieni con me».
«Dove andiamo?».
«Hai preso un brutto colpo là fuori. Voglio dare un'occhiata a quell'ematoma che hai sulle costole».
«Preferirei andare da Emy».
«La mia paziente deve riposare. E poi, c'è il tuo amico a tenerla d'occhio. Mi sembra un tipo in gamba. È in buone mani», disse lei entrando in quella che a occhio e croce sembrava una cucina.
La seguii di malavoglia, buttando un'ultima occhiata alla porta dello studio dove c'era Emy, prima di entrare in cucina.
Mi fece segno di sedermi su una sedia e obbedii senza protestare.
Dopotutto, le dovevo molto.
Si accese una sigaretta e poi si sedette accanto a me, facendomi alzare il braccio sinistro.
«Ti fa male?», Mi chiese mentre picchiettava leggermente un dito sopra la chiazza violacea.
«Solo un po'», ammisi distratto.
Percepii le sue dita affondare sulle mia costole con tocco più deciso.
Non riuscii a trattenere un gemito di dolore.
«Niente di rotto. Sei fortunato. Hai la pellaccia dura».
«Ho avuto un'infanzia che mi ha permesso di irrobustirmi».
«Ma non mi dire..», Mormorò lei con tono quasi ironico mentre si alzava per dirigersi verso il frigo.
«Ti offro qualcosa, sarai assetato. Cosa preferisci? Ho del tè freddo, se ti piace. Anche se so che voi giovani preferite la soda di questi tempi».
«Qualsiasi cosa va bene. La ringrazio, signora».
«Reiko», mi corresse lei «Il mio nome è Reiko Hoshino. E dammi del tu, per favore. Le formalità non mi sono mai piaciute», disse porgendomi un bicchiere colmo di tè freddo con due cubetti di ghiaccio dentro.
«Come preferisci, Reiko», dissi prendendo il bicchiere e bevendo il liquido, sentendo il mio copro rinfrescarsi immediatamente.
Provai un'intensa sensazione di freddo che mi fece quasi sentire un brivido di piacere dentro le vene.
«Va' meglio, eh? Immagino che essere un ragazzo di fuoco non sia facile».
«Devo solo farci l'abitudine. Non possiedo questo potere da molto».
Posai il bicchiere vuoto sul tavolo e lei mi versò altro tè.
«Da quanto sei così?».
«Circa due settimane».
«Oh, quindi sei ancora un novellino. A giudicare da come combatti non si direbbe», ammise sedendosi davanti a me, mentre io la ringraziai con un sorriso.
Nonostante fosse una donna anziana, il suo modo di vestire e il suo comportamento erano molto giovanili.
La cosa mi mise a mio agio.
Guardandola meglio, notai che aveva tatuato su un braccio un fiore rosa.
Probabilmente era un simbolo per lei o semplicemente si era fatta tatuare il suo fiore preferito.
«Allora, che ci fanno tre pirati a Baterilla? Siete in cerca di guai?».
Ed ecco il momento del disagio.
Non sapevo proprio dove cominciare per spiegarle il motivo del nostro arrivo.
«Ecco... Siamo in qui per cercare delle informazioni», ammisi cercando di restare sul vago.
«Informazioni», ripeté lei tirando del fumo dalla sigaretta, per poi soffiarlo fuori velocemente «Un posto insolito dove cercare, visto che questa è considerata una delle isole più tranquille che esistano al
mondo».
Abbassai lo sguardo, serrando i pugni.
Alla fine, era arrivato il momento di essere onesti.
«Sono qui per cercare informazioni su una donna», dissi d'un fiato «Spero che qualcuno possa darmi delle risposte».
«È una ricercata?».
«Oh, no. Niente del genere. È una donna che... purtroppo non c'è più... da molto tempo», mormorai sforzandomi di dire l'ultima frase.
Dirlo ad alta voce era più doloroso di quanto non volessi ammettere.
«Conosci il nome?», Mi chiese Reiko con sguardo indecifrabile.
Mi morsi il labbro prima di parlare.
«Portgas D. Rouge».
Lo sguardo di Reiko si fece più intenso, mi sentii improvvisamente come se fossi sotto accusa.
Restò immobile per diversi secondi...
Perché non parlava?
«Che cosa volete da lei?», Mi chiese con tono serio e deciso.
Mi fece credere che in qualche modo la conoscesse.
«Allora?», Chiese impaziente con le braccia conserte.
«Non... posso dirlo», ammisi dopo un lungo silenzio.
Mi tremavano le mani e il cuore aveva cominciato a battermi all'impazzata.
Non potevo rivelare la mia vera identità alla donna.
Aveva aiutato la mia ragazza e per questo le dovevo molto, ma non potevo ancora fidarmi di lei.
Nessuno doveva sapere del vero sangue che scorreva nelle mie vene.
«Come ti chiami, ragazzo?».
Altra domanda a cui non potevo rispondere.
«Luffy», mentii.
«Bene... Luffy. Mi dispiace deluderti, ma non posso darti le informazioni che vuoi. Quella donna era come un fantasma qui».
«Un fantasma?».
«Abitava in una piccola casa, in cima alla collina. Scendeva raramente per fare la spesa, sopratutto il periodo precedente alla sua morte».
Cominciai a provare un senso di oppressione al petto.
Sicuramente, era a causa di chi sapevo io che mia madre era stata costretta a una vita da reclusa.
Cercai di calmarmi: non volevo incendiare la casa.
«M-mi... dispiace per questo», dissi con voce tremante, chinando il capo.
Reiko restò in silenzio per un tempo lunghissimo.
Percepii ogni secondo il suo sguardo su di me, ma non ebbi mai il coraggio di incrociarlo.
«Però... c'è qualcosa che posso fare per te. Anche se, non è molto».
La guardai alzarsi e aprire un cassetto della cucina dietro di lei, estraendo poi quello che sembrava un cartoncino. Me lo porse, facendolo scivolare sul tavolo davanti a me.
Notai che il cartoncino era in realtà una vecchia foto di una donna davvero bellissima.
«Questa è lei», disse Reiko.
Sembrava che aspettasse una mia reazione.
Sgranai gli occhi nel vedere mia madre per la prima volta.
Era una donna alta e snella, con lunghi e ondulati capelli biondi. Teneva un fiore a cinque petali sul lato sinistro dei suoi capelli, lo stesso fiore del tatuaggio di Reiko.
Notai con mio grande stupore che aveva le lentiggini sul viso proprio come me.
Gli occhi castani ed espressivi mi ricordarono molto quelli di Emy. Indossava un vestito azzurro a maniche corte, lungo fino ai piedi.
Era una donna meravigliosa.
Come aveva fatto mio padre a lasciarla?
«Sembri sorpreso», commentò lei facendomi tornare alla realtà.
Mi ricomposi subito.
«Lo sono», ammisi ancora stordito dall'emozione «Non immaginavo che fosse una donna così bella».
«Rouge era molto più che bella. Era la ragazza più gentile e pura di tutta l'isola».
«Sembra che la conoscessi bene».
Ci mise un po' a rispondere.
«L'ho vista nascere», ammise lei infine, cominciando a innervosirsi.
Quella conversazione sembrava stesse mettendo a disagio entrambi.
«Se proprio ci tieni, posso accompagnarti fino alla sua dimora. Però ti avverto, nessuno entra più lì da anni».
L'idea di poter entrare nella casa dove ero nato mi fece provare un tremore di eccitazione, misto a paura.
Per la prima volta sarei andato in quel luogo dove tutto era cominciato.
«Se non è troppo per te, accetto volentieri».
«Bene. Allora ti porterò domani. Per oggi sarete miei ospiti».
«Davvero, non c'è bisogno di disturbarsi così tanto. Hai già fatto molto per noi. In più abbiamo una nave dove alloggiare...».
«Nessun disturbo», mi interruppe «E poi, qui ho la mia paziente. Preferisco che non si muova più del dovuto. Tu e il tuo amico potrete dormire di sopra, nella stanza degli ospiti», disse con tono che non ammetteva repliche.
«Allora, ti ringrazio», dissi arrendendomi al suo ordine.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta.
Notammo Deuce farsi avanti.
«Si è svegliata?», Chiese la donna, anche se qualcosa mi diceva che sapeva già la risposta.
«Sì. Ha chiesto di vederti», rispose il mio amico guardandomi.
«Be', che aspetti?», Mi chiese Reiko con tono acido e per un momento mi ricordò Dadan «Non vorrai farla aspettare, spero».
«Certo che no», disse con un sorriso alzandomi di fretta dalla sedia.
«Non farla agitare», mi consigliò Deuce.
Annuii velocemente per poi precipitarmi fuori dalla cucina contento più che mai, correndo in direzione dello studio dove avevo lasciato Emy poco prima.
Quando entrai, la vidi distesa su un letto dalle lenzuola candide.
Aveva un piccolo cerotto sulla fronte e un ematoma sulla guancia.
Ricordai immediatamente chi gliel'aveva procurato e sentii il fuoco ardermi dentro.
«Ace», sospirò debolmente Emy con un sorriso, notando la mia presenza.
Mi rallegrai nel vederla che stava bene, anche se era chiaro che fosse ancora senza forze.
Mi sedetti sul letto, accanto a lei e le diedi un bacio sulla fronte lunghissimo.
«Come ti senti?», Le chiesi accarezzandole la testa.
«Un po' debole, ma sto bene», rispose lei con tono dolce da bambina «Deuce mi ha detto che eri preoccupato».
«Vorrei ben dirlo! Sei svenuta davanti ai miei occhi. Come potevo non esserlo? Inoltre, sei stata una sciocca a usare il tuo potere in quel modo. Lo sai l'effetto che ha su di te»
«Senti chi parla! Hai usato il tuo corpo per farmi da scudo senza pensare alle conseguenze. Se non fosse stato per il fuoco, saresti morto», brontolò lei.
Sospirai. Non volevo litigare.
«Siamo due sciocchi innamorati», dissi accarezzandole le spalle per rilassarla e addolcendo il tono.
Deuce mi aveva detto di non farla agitare.
«Già», sospirò lei sorridente.
Restammo in silenzio per un po', fino a che non fu Emy a prendere nuovamente la parola.
«È successo qualcosa?», Mi chiese curiosa, notando il mio sguardo.
Come poteva riuscire a capire i miei stati d'animo solo guardandomi?
Forse come riuscivo io a capire i suoi.
«L'ho vista», ammisi.
«Chi?».
«Mia madre».
Emy parve confusa. «Non riesco a capire».
«Reiko, la donna che ti ha curata, mi ha mostrato una sua foto. Dice che averla vista nascere».
«Le hai detto chi sei?», Chiese lei preoccupata.
«No. È meglio tenerlo nascosto. Ah, io mi chiamo Luffy, qui. Sappilo».
«Luffy?», Ripeté confusa.
«Mi ha chiesto come mi chiamavo. Non potevo dirle il mio vero nome».
Emy si mise a ridere. «Se lo sapesse Luffy».
«Di sicuro avrebbe la tua stessa reazione», ammisi sorridendo a mia volta.
«Allora, com'è tua madre?», Mi chiese curiosa subito dopo.
«È la donna più bella che abbia mai visto. Dopo di te, ovviamente», dissi baciandole la punta del naso.
Era un gesto che aveva cominciato a piacermi. Si poteva dire che era una sorta di nostro rituale.
«Non mi offendo, se pensi che tua madre sia più bella di me».
«Sarebbe strano se lo pensassi, non credi?».
Ci pensò un momento.
«In effetti, hai ragione», disse per poi rimettermi a ridere.
«Credo di somigliarle», dissi ripensando al suo viso «Abbiamo le stesse lentiggini».
«Dici davvero? Voglio vederla».
«Più tardi ti porterò la foto. Promesso», la rassicurai sperando di calmare la sua inesauribile curiosità «Inoltre, Reiko mi ha detto che la sua casa è ancora qui. Mi accompagnerà a vederla domani».
«Posso venire anch'io?», Chiese Emy eccitata all'idea di quella avventura.
«Se Reiko dirà che sei in condizioni di farlo, sì. Ti voglio vicina. Se sono qui è solo grazie alla tua testardaggine».
Emy sorrise fiera. «Finalmente hai capito che ho sempre avuto ragione io».
«Non esagerare, altrimenti ritirerò tutto», sorrisi alzando gli occhi al cielo.
«Troppo tardi. Ormai mi si è impresso nella testa», disse lei picchiettandosi la fronte con un dito «Ahi!».
«Sciocca. Proprio sulla ferita dovevi picchiare?».
Fece una smorfia che mi fece ridere.
«Ehi, Luffy. La mia paziente deve riposare adesso. Potrai vederla più tardi», disse improvvisamente Reiko, apprendo la porta dietro di me.
Al suono di quel nome, Emy cercò di trattenere una risata e io con lei.
«Ora me ne vado», le risposi senza staccare gli occhi dalla mia ragazza.
Prima di alzarmi le diedi un bacio sulla fronte e le feci segno di non dire una parola, strizzandole l'occhio.
Lei serrò la bocca e annuì piano mentre mi allontanai a malincuore dal lettino.
«Più tardi passerò a vedere come stai. Ora prova a riposare», disse Reiko a Emy mentre attraversavo la soglia.
«Lo farò», rispose lei prima di scomparire dietro la porta.
«Sei più tranquillo, adesso?», Mi chiese Reiko.
«Molto. Sono felice che si sia ripresa in fretta».
«Come ti ho già detto, ha un fisico molto forte per essere minuta. Un tratto probabilmente ereditato da uno dei suoi genitori».
«Probabile».
«Sarà sicuramente così, vedrai», disse convinta facendomi strada nuovamente verso la cucina, ma prima di arrivare alla porta cominciai a sentirmi strano.
La testa mi girava sempre di più e percepii le gambe cedermi.
«Va tutto bene?», Mi chiese Reiko alle mie spalle.
«Mi sento... strano», risposi cercando di trovare la forza di restare sveglio.
Quando Reiko mi superò per aprire la porta della cucina, vidi Deuce steso a terra.
«Ma che diavolo...?». Non riuscii a finire la frase che sentii le forze abbandonarmi.
Le gambe mi cedettero mi ritrovai presto con i palmi e le ginocchia sul pavimento ad ansimare.
«Ancora sveglio?», Chiese Reiko sorpresa «Forse la dose di sonnifero che ti ho messo nel tè era troppo poco per il tuo fisico. In compenso, il tuo amico è crollato quasi subito».
«Sonnifero?», Ripetei ansimando e con le palpebre che si facevano sempre più pesanti.
Reiko si inginocchiò davanti a me, aspirando un po' di fumo dalla sua sigaretta, buttandomelo poi in faccia facendo così tossire per la puzza.
Le immagini cominciavano a sbiadirsi.
«Mi dispiace, Ace. Ma non ho avuto scelta».
Quella donna mi aveva appena chiamato con il mio vero nome
Come era possibile?
«Come... come sai il mio nome?», Le chiesi prima di crollare a terra.
«Ogni cosa a suo tempo, figliolo. Ora, goditi questo momento di riposo, perché il tuo risveglio... sarà alquanto stressante. Te lo assicuro», rispose lei prima che il nulla mi avvolgesse.
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𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
FanfictionCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...