L'indomani, mi feci trovare pronta ancor prima che Ace raggiungesse il ponte.
Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, a causa dei continui pensieri che mi avevano affollato la mente senza darmi tregua.
Avevo ripensato a tutte le parole che mi aveva detto la sera precedente e non riuscivo a credere che fossero vere.
L'avevo perso per sempre, eppure, il mio cuore non riusciva ad accettare, a credere, che Ace la pensasse davvero così.
Dopo svariate raccomandazioni da parte di papà, Marco, Satch e dal resto della ciurma, finalmente io ed Ace partimmo verso l'arcipelago Sabaody con una piccola imbarcazione fornitoci da papà per non destare sospetti.
Infatti, era diversa da tutte le altre.
La poppa era normalissima e non a forma di balena come le altre. La vela, che sventolava sopra le nostre teste, era una classica vela bianca, senza l'ombra di uno stemma.
Avevamo ricevuto ordini precisi: non avremmo dovuto rivelare la nostra identità a nessuno, se non a Bakkin per intimidirla, nel caso non avesse voluto sputare il rospo di sua spontanea volontà.
Ero nervosa e curiosa di conoscere quella donna che si spacciava per l'amante di mio padre, ma lo ero sopratutto di conoscere quello pseudo fratello biologico.
Avevo detto a papà che nessuno, eccetto me, avrebbe potuto constatare che fosse davvero figlio suo, ma la verità è che l'avevo sparata grossa.
Avevo detto una cosa abbastanza stupida, pur di partire e allontanarmi da quella nave che ormai era diventata come una prigione.
Avevo bisogno di avventura, ma di certo... non avrei mai immaginato che Ace avrebbe fatto ritorno proprio ora, e che alla fine saremmo partiti insieme.
Solo pochi giorni prima, a quell'ora mi trovavo nel letto a piangere e a disperarmi, mentre ora, ero sulla stessa imbarcazione con il mio ex ragazzo che era occupato a controllare la mappa e il Lock Pose, per controllare che avessimo preso la giusta posizione.
Sospirai, cercando di dare un freno ai miei pensieri.
Nonostante una parte di me non aveva creduto alle sue parole, quella più razionale diceva che era ora di cambiare aria.
Dovevo smetterla di pensare a lui in quel modo.
Per quanto ancora mi sarei fatta del male?
Ora, ero io che dovevo accettare la decisione di Ace.
Non avrei mai pensato che un giorno sarebbe successo, ma... Ace aveva decisamente dimostrato più maturità di me, nell'affrontare questo ostacolo che io stessa avevo creato.
«Ahi!» Esclamai, sentendomi cadere qualcosa sulla testa che poi vidi atterrare sul pavimento.
Notai che era il giornale del giorno.
Alzai lo sguardo per fulminare il gabbiano.
«Sei sempre il solito!», Sbottai «Si può sapere perché me lo fai cadere sempre sulla testa? Ti dispiacerebbe chiamarmi, come fai con tutti?».
Il gabbiano in tutta risposta emise dei versi che somigliavano quasi a una risata, mentre io cercai di afferrarlo per strappargli tutte le penne che aveva sul corpo.
«Vedo che ti sei fatta un nuovo amico», disse Ace, uscendo dalla cucinetta con una tazza fumante in mano.
«Amico un corno!» Sbottai irritata, mentre cercavo la moneta per pagare l'animale «Tieni! Adesso sparisci, prima che riesca davvero a prenderti e a farti rimpiangere di essere stato scelto per questo lavoro», sbottai infastidita.
Misi la moneta dentro la sua piccola sacca che portava al collo, e lo vidi volarsene via, ancora "ghignando" tra sé e sé.
Presi il giornale da terra e notai la prima pagina e lessi confusa.
«Cos'hai visto?» Mi chiese Ace, avvicinandosi a me, curioso.
«Chi sono i Draghi Celesti?» Chiesi curiosa, facendogli spazio per fargli leggere la notizia «Qui dice che hanno inaugurato una casa d'aste di umani. È una cosa legale?» Chiesi incredula.
«Per loro, sì. I Draghi Celesti sono gli umani della peggior specie. Noti anche come Nobili Mondiali», disse Ace, per poi bere un sorso del suo caffè mentre io lo ascoltavo affascinata che fosse diventato così colto «I Nobili Mondiali hanno diritti esclusivi, concessi solo a loro. Possono comprare persone e ridurle in schiavitù con il benestare del Governo Mondiale, che generalmente marchiano a fuoco con un ferro rovente. Sono soliti iniettare tranquillanti nei loro schiavi per evitare che si ribellino. Pretendono che gli quest'ultimi facciano cose impossibili. Vengono maltrattati anche quando sono al massimo delle loro capacità. Anche se sono abituati a comprare schiavi in queste case d'aste, possono ridurre alla schiavitù chiunque vogliano. Possono inoltre prendere in moglie qualsiasi donna desiderino ed averne molte più di una a disposizione, così come possono abbandonarle in un istante».
Rabbrividii, al suono di quelle parole.
Come si poteva essere tanto crudeli?
«Da come ne parli, sembra che tu li conosca bene», affermai, notando il suo sguardo pensieroso e preoccupato.
«Ho avuto modo di incontrarne qualcuno, ma è sempre meglio tenersi a debita distanza da loro. Non si fanno nessuno scrupolo, su niente e nessuno. Ottengono sempre ciò che vogliono e non c'è nulla che la gente possa fare per impedirlo».
«Perché no?».
«Hanno talmente tanto potere, che se venissero minacciati o colpiti da qualcuno, potrebbero richiedere senza problemi l'intervento di un ammiraglio della Marina».
«Codardi», ringhiai irritata, sentendomi già ribollire il sangue.
«Speriamo solo che siano impegnati con la casa d'aste, così da non incontrarli lungo il cammino», disse Ace finendo il suo caffè.
«Non ti ho mai visto così preoccupato», ammisi, notando la sua espressione seria e ancora più pensierosa di qualche secondo prima «Hai paura di loro?».
«Non di loro», disse, guardando il cielo, posandosi con le braccia sul timone «Ma di ciò che potrebbero fare se ti vedessero».
Lo guardai confusa. «Che vuoi dire?».
Mi guardò serio e così a lungo che cominciai a sentirmi in imbarazzo.
«Oggettivamente, sei una bellissima ragazza. Chiunque si innamorerebbe di te. Figuriamoci un Drago Celeste. Brutti come sono, farebbero a pugni tra di loro per avere una moglie col tuo aspetto».
Dentro il mio cuore, una piccola speranza si riaccese, nell'udire quelle parole.
Ancora pensava questo di me, anche se aveva usato la parole "oggettivamente", ma per me era sufficiente.
Per lo meno, ora ero certa di non essermi imbruttita col tempo.
«Perciò, vedi di restarmi sempre vicina. Ho promesso a papà di proteggerti, e non intendo infrangerla. Non voglio guai con lui», finì la frase con freddezza, per poi tornare dentro la cucinetta senza più voltarsi.
Non mi importava del suo carattere glaciale nei miei confronti.
Mi aveva fatto uno dei complimenti più belli che avessi mai ricevuto, e fu abbastanza per rallegrarmi il resto della giornata.
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𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
FanfictionCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...