Inganno

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«La vita non sembra andarti molto bene. Sbaglio, Ace?», Chiese Garp con un tono che mi diede sui nervi.
«Che ci fai qui?», Ringhiai.
«Sei cresciuto molto negli ultimi due anni», ammise lui ignorando completamente la mia domanda «Ti avrei riconosciuto a stento, se ti avessi incontrato per strada».
«Finiscila con queste stupidaggini», urlai ormai stanco di tutta quella farsa «Dimmi come hai fatto a trovarmi!».
Sul suo viso, ormai leggermente segnato dal tempo, comparve un sorriso beffardo.
«Sono un vice ammiraglio della Marina», disse lui con fierezza «E poi, conosco i miei polli. Rintracciarvi è stato difficile, ma sapevo che avresti fatto un passo falso».
In quel momento, ricordai ciò che aveva detto Reiko poco prima.
Era lui la persona che mia nonna stava aspettando.
Aveva deliberatamente fatto la spia.
«Mi deludi Garp. Come vice ammiraglio, speravo fossi più scaltro. Invece mi fai capire che sei solo una vecchia volpe che invece di provare il brivido della caccia, se ne sta rintanata nel pollaio, aspettando che le prede rientrino», dissi usando il mio classico tono acido che Garp conosceva bene e che sapevo odiava.
«La tua arroganza non ha limiti», commentò lui infastidito «Caratterialmente non sei cambiato affatto».
«Tu invece mi sembri molto più vecchio e scorbutico».
«Bada a come parli, moccioso, o ti faro passare la voglia di fare il galletto!», Sbraitò nervoso.
Irritarlo mi faceva sempre provare un senso di orgoglio. Era bello vedere che negli anni la sua tolleranza per me non era cambiata.
«Pensi di spaventarmi? Ho preso così tanti pugni da te che quasi ne sento la mancanza».
Ringhiò tremando dalla rabbia, ma riuscì a non esplodere. Chiuse gli occhi per un instante, rilassando il corpo, dopo aver preso un profondo respiro.
Era una scena davvero divertente.
«Grazie, Reiko. Puoi andare, adesso», disse rivolgendosi a mia nonna che gli stava accanto.
«Mantieni la promessa», disse acida lei.
«Sta' tranquilla. Lo porterò via prima della fine della giornata».
Posai lo sguardo su Reiko che mi guardò con disprezzo e rabbia, prima di voltarsi e allontanarsi.
Sospirai, abbassando la testa.
Ripensai velocemente a tutte le parole che mi aveva detto.
Di certo non potevo biasimarla.
Mi ero sempre sentito un mostro e ora ne avevo avuto la conferma.
«Immagino che l'intrattenimento di Reiko non sia stato dei migliori», disse Garp notando il mio stato d'animo, mentre la donna si allontanava dalla cella.
«Se l'avessi saputo, non sarei mai venuto qui».
«È stata una mossa stupida, ma ringrazio il cielo che l'abbiate fatta. Ho passato un mese per mare, sperando di rintracciarvi. Altro che pollaio».
«Quale onore», sbottai arrogante, sorridendo beffardo «È troppo sapere perché?».
«Eppure, ormai dovrebbe esserti entrato in quella zucca vuota», rispose lui a tono «Mi sembra di averti ripetuto spesso che tu ed Emy diventerete dei marine. E la stessa sorte toccherà a Luffy e Sabo».
«Tu sei pazzo», mormorai non riuscendo a trattenere una risatina nervosa «Sono anni che ti ripetiamo che non abbiamo intenzione di diventare un bel niente, se non dei pirati».
«Non hai la minima idea di che cosa significhi essere un pirata».
«Libertà! Rispetto! Sono queste le cose che la vita che ho scelto mi porterà», dissi fissandolo intensamente.
Volevo che capisse che non avrei cambiato idea per nulla al mondo.
«Guardati. Costretto a indossare una divisa, giocare alla doppia faccia tutto il giorno, il protocollo... No! La tua vita non ci interessa».
«Parli come se avessi piena coscienza anche dei pensieri dei tuoi fratelli».
«Siamo cresciuti insieme. Che ti aspetti?».
Restò a fissarmi con sguardo serio.
Il suo viso era tesissimo...
«Dadan mi ha detto che anche Sabo se n'è andato, qualche settimana prima della vostra partenza».
«Sabo ha preso la sua decisione», risposi distrattamente, sperando di chiudere definitivamente il discorso.
Non avevo per niente voglia di entrare in argomento.
«Mi sembra strano. Siete molto legati. Mi chiedo cosa l'abbia spinto ad andarsene senza di te».
Ci scambiammo uno sguardo indecifrabile.
Era possibile che Dadan non gli avesse detto nulla di quanto era successo tra me e Sabo, poco prima della sua partenza?
«Avrà avuto i suoi motivi», risposi cercando di restare sul vago.
Mi sedetti a terra, era troppo tempo che stavo in piedi e avevo cominciato a stancarmi.
«Non lo metto in dubbio», disse lui mettendo fine a quella discussione «Mi sono stupito nel scoprire che Emy ti ha seguito, mentre Luffy no».
«Luffy è troppo piccolo per il mare. Ha ancora molto da imparare».
Garp rise. «E tu pensi di essere migliore di quel nanerottolo? Guardati. Un mese in mare e sei già riuscito a farti sbattere in gattabuia. Non mi sembra il massimo come inizio».
«È un'esperienza che tutti i pirati fanno prima o poi», dissi sarcastico «Inoltre, se sono qui devo solo ringraziare te, a quando ho capito».
«Sapevo che prima o poi saresti venuto su quest'isola. Solo che non mi aspettavo così presto», fece una breve pausa «Reiko mi ha riferito che hai mangiato un frutto del mare».
«E allora?».
«Sai come la penso su quei frutti».
«È stato per caso. Non sapevo fosse un frutto del mare e poi, non credo di doverti rendere conto di ciò che faccio. Non sono tuo nipote».
«Ti ho sempre trattato come tale».
«Non m'interessa. Io non ho nessun legame con te. Ficcatelo in testa, vecchio!».
Lo vidi deglutire nervosamente.
«Quindi, non c'è modo di farti cambiare idea».
«No!», Risposi anche se la sua non era una domanda «Continuerò per la mia strada e un giorno, vedrai, diventerò un pirata rispettato da tutti. Sarò io a diventare il prossimo "re dei pirati"».
Garp alzò un sopracciglio, confuso.
«Hai intenzione di seguire le orme di tuo padre? Questa mi è nuova. Pensavo lo odiassi».
«Roger non c'entra nulla con la mia decisione. Non collegherò mai nessuna mia decisione a quel bastardo».
«È un termine duro, per descrivere una persona che nemmeno conosci».
«So quello che mi basta sapere. Ho passato la vita a sentir parlar male di lui. Anche se non l'ho conosciuto, so benissimo che tipo di uomo era», sbottai cominciando a risentire la rabbia crescermi dentro «Roger era un bastardo. Un uomo che aveva tutto. Una donna che lo amava e un figlio che aveva bisogno di lui, ma nonostante ciò ha preferito vendersi alla Marina e farsi giustiziare pur di non stare con loro. Non merita il mio affetto».
«Roger ti amava».
Sbarrai gli occhi incredulo di quella frase.
«Poco prima della sua esecuzione, mi fece chiamare per riferirmi un fatto importante. Mi confessò di avere una donna su quest'isola, con in grembo suo figlio. Ricordo ancora il bagliore che emanavano i suoi occhi...».
«Basta! Non dire altro. Non voglio sapere nulla!».
«Mi chiese di proteggerti», continuò lui, ignorando la mia richiesta disperata «Mi disse che suo figlio non aveva colpe. Non doveva portare il peso dei suoi peccati. Perciò meritava una vita felice, lontano da tutti. Per questo ti presi con me e ti affidai alle cure di Dadan».
«Non voglio più sentire nulla di lui, ti ho detto», ringhiai minaccioso e in preda all'ira.
Il mio corpo tremava ogni secondo di più. «Quell'uomo ha abbandonato me e mia madre. I suoi motivi non mi toccano minimamente».
«Era malato, Ace. Non avrebbe potuto restare molto con voi, in ogni caso».
«Te lo ripeto, vecchio», dissi con tono arrogante «Le sue motivazioni, non m'interessano».
«Come vuoi. Mi sembrava giusto informarti. Ora sei grande e puoi sapere...».
«So che mia madre ha sofferto per colpa sua», lo zittì «E che, sempre per causa sua, ho dovuto vivere senza di lei. Non potrò mai amare un uomo che mi ha lasciato in eredità solo solitudine e odio»
Garp ascoltò attentamente le mie parole.
Restò fermo per secondi interminabili, senza muovere un muscolo.
«Sei libero di decidere ciò che vuoi, Ace. Non ti costringerò a volergli bene, ma tutto questo odio non ti porterà a niente. Solo altro odio».
«Lascia che sia io a decidere cosa è giusto per me».
«Lo farò», disse infine, assumendo uno sguardo più serio e minaccioso «Ma non posso permettere che Emy venga con te».
«Cosa?», Ringhiai.
«Ho promesso a sua madre di proteggerla, ed è ciò che intendo fare. E questo vale anche da te, se mi costringerai».
Mo irrigidii. «Che intendi?».
«Sono certo che ti ha implorato di farla imbarcare insieme a te, con l'intento di andare a cercare suo padre», ammise lui «Ma non lo permetterò! Emy non dovrà mai sapere chi è suo padre».
In quel momento, realizzai ben due cose.
La prima, era che Garp non sapeva affatto della mia relazione con Emy e la seconda, era che il padre della mia ragazza era vivo, e non morto come le aveva sempre affermato.
«Quindi, le hai mentito per tutto questo tempo».
Sospirò pesantemente, rendendosi conto di aver parlato troppo.
«L'ho fatto per proteggerla. Devi credermi, è meglio per lei sapere che è morto. Conoscerlo le porterebbe solo guai. E se vogliamo dirla tutta, non è un uomo facile da rintracciare. Sa nascondersi bene».
«Anche se sapesse la verità, non ti ascolterebbe, lo sai. È intenzionata a trovarlo a ogni costo».
«Be', dovrà rinunciare. Non intendo lasciarle continuare questo viaggio».
«Non puoi decidere per lei».
«Posso eccome. Io più di tutti», disse serio, assumendo una posizione più eretta e autoritaria «Quindi, se vuoi fare il pirata, fa pure. Ma Emy deve restarne fuori».
«Non ti permetterà mai di toccarla. Lo sai, ha mangiato un frutto del mare, non hai dea di quello che può fare».
«I suoi poteri non mi spaventano», disse sicuro di sé «La vedi quella manetta che ti tiene incatenato alla roccia? Ebbene, è fatta di un minerale chiamato Algamatolite. Un minerale molto resistente, in grado di inibire i poteri dei frutti del mare. Anche se volesse, Emy non potrebbe nulla finché è ammanettata».
Guardai la catena che mi teneva bloccato lì, e poi la manetta che avevo al polso. Provai a concentrare il potere del fuoco sul palmo della mia mano, ma non successe nulla. Non lo sentivo più. Era come se, mi avessero svuotato di esso. Provai più volte senza successo, prima che Garp riprese la parola.
«Lo vedi? È inutile. Finché resterete a contatto con quel minerale, non potrete usufruire dei vostri poteri. Ciò vi rende innocui», aggiunse prepotente, con l'intenzione di innervosirmi «Dei semplici essere umani».
«Posso stenderti lo stesso, anche senza i poteri», ringhiai minaccioso.
Garp mi fissò per un altra manciata di secondi, prima di voltarsi per andarsene in silenzio.
«Non ti permetterò di portamela via!».
«Non ho nessun motivo per lasciartela», mormorò lui senza voltarsi, continuando a camminare.
Dovevo fare qualcosa. Non potevo permettere che Emy venisse trascinata via. Non dopo tutto quello che avevamo passato insieme.
Lei era mia! Nessuno doveva toccarla!
Perciò, feci l'unica cosa che mi venne in mente, sapendo già quali conseguenze avrebbe portato.
«Io la amo!», Urlai sembrando probabilmente un disperato, e forse infondo lo ero.
A quelle parole, Garp si bloccò.
Non mosse un muscolo per secondi interi, come se all'improvviso si fosse pietrificato.
«E anche lei ama me. Stiamo insieme da molto prima che partissimo da Monte Corvo», aggiunsi cercando di fargli capire che le cose erano cambiate. Avevo un motivo più che valido per combattere contro di lui, se mi avesse costretto.
«Che cosa hai detto?», Urlò Garp isterico, precipitandosi verso le sbarre, stringendole poi saldamente con le mani «Ti è dato di volte al cervello? Non potete state insieme. Siete fratello e sorella».
«Non dire stupidaggini», urlai a mia volta «Sappiamo tutti e due che nessuno di noi lo è davvero. Non abbiamo nessun legame di sangue che ci unisce».
«No, no, no», mormorò lui massaggiandosi la fronte, in preda a una crisi di nervi «Non può essere. Voi...».
«Noi cosa?», Gli chiesi confuso dalla sua reazione che mi sembrava alquanto eccessiva.
«Non avete idea di cosa potrebbe succedere, se voi doveste...».
Si bloccò, stringendo i denti e deglutendo le parole che avrebbe voluto urlare.
«Che cosa?».
Cadde il silenzio per qualche secondo.
«Non potete e basta!», sentenziò lui infine.
«Non puoi impedircelo», dissi con tono minaccioso «Sappi che se me la porterai via, me la riprenderò. E non sarò discreto nel farlo».
Avevo avuto un'idea.
Non sarei mai uscito da quella cella senza i miei poteri, ma potevo fare in modo che fosse Garp a farmi uscire inconsapevolmente. Se lo avessi irritato al punto giusto, sicuramente nulla gli avrebbe impedito di aprire la gabbia per darmi un pugno in faccia. A quel punto, avrei agito.
Notando il suo sguardo e il suo corpo tremante, ormai dedussi che il vecchio stava per esplodere.
«Lei è la mia donna... In tutti i modi in cui una donna può appartenere ad un uomo», continuai facendogli intuire che Emy si era già concessa a me.
Ci vollero pochi secondi, prima che il mio piano prendesse vita.
Vidi Garp prendere una chiave dalla tasca dei pantaloni, per poi aprire la cella che scorrendo fece un rumore assordante.
Si precipitò verso di me, prendendomi per il colletto della camicia che probabilmente Reiko mi aveva rimesso mentre ero svenuto, per poi sollevarmi a peso morto verso l'alto.
«Non osare, moccioso», mi disse cercando di spaventarmi «Non costringermi a diventare cattivo, Ace».
«Nemmeno tu, vecchio», dissi usando lo stesso tono minaccioso «Se tocchi Emy, sappi che non mi tratterrò dal prenderti a calci».
«Ragiona! Non vi ho fatti crescere insieme, perché poi succedesse questo».
«Dovresti essere felice che finalmente andiamo d'accordo», dissi sarcastico, irritandolo ancora di più.
«Mi hai detto chiaramente che vi amate. Penso che questo significhi qualcosa di più che andare d'accordo».
«Sembra che la cosa ti turbi, più di quanto mi aspettassi», commentai vendendo delle goccioline di sudore scenderli dalla fronte «Mi chiedo che cosa ti rende così nervoso. Credi che entrambi non abbiamo il diritto di amare?».
«Tsk, amare! Siete solo due marmocchi, cosa volete saperne dell'amore?».
«Non sottovalutare la nostra intelligenza».
Non appena finii la frase, allungai una gamba per colpirlo esattamente in quel punto. Gli diedi un calcio talmente forte che lo vidi impallidire. Mi mollò all'istante, cadendo poi a terra, ansimando dal dolore. Con un colpo secco e la giusta forza, riuscii a spezzare la catena che mi teneva legato a quella cella fredda. Il guaio era che la manetta non si era tolta con il colpo, quindi ancora non potevo usare i miei poteri.
«A-ace... fermo», ansimò lui dolorante.
«Mi dispiace, Garp. Non ti permetterò di portarmela via. Lei è tutto ciò che ho a questo mondo e non intendo cederla a nessuno», dissi per poi correre fuori dal quel postaccio, lasciandomi Garp alle spalle.

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Corsi come un pazzo per cercare le celle dove Emy e Deuce erano rinchiusi. Quel posto era davvero immenso, per appartenere a un'isola piccola come Baterilla. Cominciai a pensare che in realtà, in quel posto le visite di gentaglia, come quella che avevo messo k.o il giorno prima, ce ne fossero spesso.
Passai davanti a una cella, quando sentii chiamare il mio nome.
«Ace!».
«Deuce! Sei qui», esclamai fermandomi davanti alle sbarre della cella.
«Come hai fatto a scappare?».
«Colpo di fortuna», ammisi stanco dalla corsa.
«Quella donna...».
«Lo so».
«Che cosa vuole da noi?».
«Nulla di importante. Te lo spiego dopo. Sai dov'è Emy?», Chiesi frettolosamente.
Deuce si incupì.
«Che è successo?», Gli chiesi sentendomi il cuore in gola.
«Degli ufficiali della Marina l'hanno trascinata via circa cinque minuti fa. Non so dove la stiano portando».
«Cosa?», Ringhiai sentendomi ribollire il sangue.
Quel maledetto vecchio! Tutti quei discorsi in realtà li aveva fatti solo per prendere tempo.
«Ti giuro che ho provato a difenderla, ma i miei poteri non funzionano. Nemmeno Emy è stata in grado di metterli k.o».
«È colpa delle manette. Sono fatte di un minerale che inibisce i poteri dei frutti, ma ti spiegherò anche questo più tardi. Ora devo trovare il modo di tirarti fuori di qui e poi trovare Emy prima che sia troppo tardi».
Diedi una rapida occhiata alla cella.
Riconobbi la fabbricazione, ma le pareti erano troppo spesse anche per i miei calci.
Forse continuando a colpire lo stesso punto sarei riuscito a romperle, ma avrei perso troppo tempo. Cercai qualsiasi cosa potesse essermi utile, quando i miei occhi si posarono su una panca di legno massiccio che stava a lato di ogni cella.
Evidentemente le usavano le guardie per riposare durante i turni.
«Allontanati dalle sbarre», suggerì a Deuce mentre ne sollevai una senza troppo sforzo.
«Che vuoi fare?».
«Sono sbarre fatte a cerniere a mezzi perni», dissi posizionando la panca in modo da poter fare leva sulla parete «Incredibilmente resistenti, ma facili da aprire se si conoscono i punti giusti dove far leva. Ora spostati!».
Deuce fece ciò che gli avevo detto e con la giusta pressione, riuscii a sfilare le sbarre.
Deuce mi guardò incredulo, mentre entrai per aiutarlo a liberarsi dalle manette.
«Come diavolo facevi a saperlo?».
«Non hai idea delle cose che puoi imparare al Grey Terminal», dissi riuscendo a rompere la catena che lo teneva imprigionato, ma non dalle manette che aveva ai polsi.
«Al cosa?».
«Se sopravviveremo a questa giornata, te lo spiegherò sulla nave. Promesso», dissi dandogli una pacca amichevole sulla spalla «Ora dobbiamo andare da Emy».

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