Pace

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Erano passati quasi due giorni, da quando Deuce ci aveva lasciato un biglietto, dove diceva che aveva preferito andarsene dopo la litigata con Ace.
A me era dispiaciuto un po', speravo che avessimo finalmente trovato un amico. Ace invece non sembrava badare alla cosa... almeno, non più del dovuto.
Avrebbe voluto riappacificarsi con Deuce, ma aveva rispettato la sua decisione.
Per tutti i giorni successivi, aveva continuato a pescare e a comportarsi come se nulla fosse successo.
Gli era venuto in mente di costruire una zattera, perciò passava tutto il giorno a procurarsi della legna per costruirla.
Io davo una mano come potevo.
Certo, i miei pugni non erano in grado di distruggere alberi come quelli di Ace, quindi mi limitavo a raccogliere la legna e a sistemarla in un angolo.
Era finalmente arrivata sera, dopo un buon pasto, ero decisa più che mai a riposare.
La giornata era stata faticosa, anche se meno delle altre.
Ace quel giorno aveva pensato di farmi restare all'accampamento per lasciarmi un giorno di riposo, il che mi aveva aiutata a recuperare molte energie, sebbene mi sentissi ancora un po' stanca.
Stavo cominciando a sprofondare nel sonno, quando percepii una mano calda accarezzarmi il fianco destro.
Ero distesa da un lato, quella parte era decisamente esposta. Percepii la mano allontanarsi da quel punto per andare ad accarezzarmi i capelli e spostarli, lasciandomi scoperto l'orecchio e il collo. La sentii scendere lungo tutta la mia figura, fino alle caviglie, posandosi infine su una mia natica e afferrarla dolcemente.
Le labbra di Ace premettero sul mio collo, con voracità e desidero.
Cercai di restare immobile, ma dentro di me ridevo.
Quel ragazzo non perdeva mai occasione per rompermi le scatole.
Non si arrendeva mai.
«Sei sveglia?», Mi chiese con un sussurro, facendomi rabbrividire con il suo fiato caldo contro il mio collo e l'orecchio.
Non risposi.
Ero curiosa di vedere fino a che punto si sarebbe spinto, prima di gettare la spugna.
Sapevo che quella notte non l'avrei scampata.
«Emy?», Mi chiamo dolcemente con un sussurro, quasi canticchiando, ma non risposi.
Continuò a baciarmi il collo, facendo scivolare la mano sul mio addome per poi spingersi contro di me, per farmi percepire la sua erezione crescere a contatto con la mia coscia.
«Gioca con me», mi pregò, prima di leccare il lobo del mio orecchio con la punta della lingua. Sentii una scarica di brividi su tutto il corpo, mi venne la pelle d'oca oltre a sentire una scossa proprio nel basso ventre.
Ragazzaccio! Sapeva benissimo cosa fare per farmi accende il desiderio.
«Sono stanco di giocare da solo», disse ancora, cominciando a respirare più pesantemente.
Il mio corpo si mosse senza che ne avessi il controllo. Presi un bel respiro, ero stanca di stare in quella posizione. Il cuore batteva sempre più forte a ogni minuto che passava e cominciavo a stare scomoda.
Ace prese quel movimento come un incitamento ad andare avanti.
Mi fece voltare, capendo che ero sveglia, e che non aprivo gli occhi per pigrizia.
«Hai deciso di farmi sudare?», Mi chiese divertito.
Sentivo i suoi occhi su di me, il che stava cominciando davvero ad eccitarmi.
«Va bene. Vediamo quanta resistenza hai, cosina».
Non avevo mai sentito pronunciare quel nomignolo con così tanta libidine.
Era da molto tempo che non provavo una sensazione del genere: forse anch'io ero "leggermente" in astinenza da Ace.
Sentii le sue labbra premere ancora sul mio collo, scendendo sempre di più.
Arrivò fino a uno dei miei seni, che scoprì leggermente abbassando la maglietta.
Affondò i denti su di esso con tocco leggero, provocandomi un brivido di piacere misto dolore che il mio corpo apprezzo davvero tanto. Avevo l'abitudine di dormire senza reggiseno la notte, lo trovavo alquanto scomodo, perciò Ace poteva intravedere l'effetto che il suo morso mi aveva procurato.
Rise quando se ne accorse.
«Mi fa piacere vedere che non ho perso smalto», disse divertito.
Cominciò a stuzzicarmi un capezzolo con la lingua attraverso la stoffa della canottiera azzurra, mentre con la mano che era rimasta posata sul mio addome, scivolò lentamente sotto la coperta che avvolgeva sia me che Ace per metà, arrivando fino al mio interno coscia.
Chiusi le gambe in modo da non dargli accesso. Non volevo cedere così facilmente.
«Facciamo le preziose, vedo. Meglio così, le cose facili non mi sono mai piaciute», ammise eccitato.
Succhiò più prepotentemente il mio seno, mentre con l'indice della mano cominciò a stuzzicarmi un posto molto vicino al clitoride, che cominciò a sentire l'effetto sempre di più.
Piccole scosse di piacere mi pervasero l'inguine: le mie gambe cedevano.
«Non resistermi», sussurrò sensuale al mio orecchio, facendomi perdere del tutto il controllo del mio corpo.
Lasciai andare il respiro, ansimando forte mentre le mie gambe obbedirono all'invitante ordine delle dita di Ace, che non esitarono a raggiungere quel punto che, fino a poco prima, era stato loro precluso.
Afferrai i suoi capelli infilandoci le dita e portando una mano sul suo bicipite, che accarezzai premendo pesantemente le dita.
«Sei già così bagnata? Allora, mi desideravi anche tu», ridacchiò lui soddisfatto mentre aprivo gli occhi per incrociare il suo sguardo.
«Smettila», sussurrai imbarazzata per poi essere assalita dalle sue labbra.
Da quando era diventato così presuntuoso anche sotto le lenzuola?
Ci divorammo con dolcezza e passione.
Le sue dita si muovevano a ritmo alternato sul mio inguine, facendomi venire spasmi di piacere.
Il mio bacino si mosse senza che io ne avessi il controllo.
Improvvisamente, Ace si staccò da me per togliersi i pantaloni ormai diventati troppo stretti per contenerlo.
Una volta finito, si posizionò sopra di me, facendo leva sulle ginocchia per non schiacciarmi e riprese a baciarmi con passione. Aprii le gambe in modo da permettergli di stendersi meglio.
Scese sul mio collo, baciò il mio seno e scese ancora lasciando piccole scie umide lungo il mio ventre che morse leggermente, facendomi sussultare.
«Ace... che stai...?», Mormorai disorientata dal momento, sentendolo scendere sempre di più.
«Shhh. Lasciami fare».
Mi prese le gambe, divaricandole ancora un po', passando la lingua sull'interno coscia, scendendo e risalendo con una lentezza estenuante.
Provai a serrare istintivamente le gambe, ma lui non me lo permise.
«Ace... non c'è bisogno di...», Lo implorai.
L'idea che potesse mettere il viso su quel punto così umido mi metteva a disagio ogni volta.
«Non guastarmi la festa», brontolò lui.
«Ma...».
«Non mi crea problemi», disse intuendo il mio disagio «Mi piace il tuo sapore. Anzi, se devo essere onesto, ogni volta che ti vedo mi viene sempre voglia di farlo».
Sospirai pesantemente prima di vederlo affondate le labbra su quel punto delicato ancora coperto dalla stoffa, ormai umida. Sentii la sua lingua farsi strada su di me con movimenti lenti e precisi.
Era incredibile come fosse diventato così esperto in poco tempo.
Io avevo ancora così tanto da imparare sul sesso, mentre lui sembrava lo facesse da più anni di me... quando in realtà avevamo perso la verginità insieme. Ace mi tolse gli slip con una velocità che quasi non me ne accorsi, per poi tornare in quel punto delicato, ormai privo di ogni pudore.
Afferrai i suoi capelli corvini e li tirai quanto bastava per fargli capire che stavo apprezzando ciò che mi stava facendo.
In tutta risposta, Ace aumentò la velocità della lingua sul mio clitoride facendomi fremere come non mai.
«Ace... sto per...», Lo avvisai, sentendomi ormai vicina al limite «Sto per venire».
Desideravo solo che continuasse fino a farmi raggiungere il culmine, ma improvvisamente si fermò, lasciandomi con il cuore in gola e il corpo tremante.
«Non ti lascerò finire così facilmente. Mi hai fatto soffrire troppo in queste settimane. Adesso tocca a te», disse pulendosi le labbra con il torso della mano.
«Maledetto pirata», sospirai facendolo sorridere soddisfatto.
Ace mi zittì con le sue labbra ancora umide dei miei umori.
Mi fece assaggiare me stessa per la prima volta. Lo sapeva che odiavo quel genere di cose.
«Ace... che schifo», dissi cercando di toglierlo da me, ma non ci riuscii.
«Per me sei deliziosa», ammise lui, togliendosi con un gesto netto l'ultimo indumento che lo teneva ancora celato.
Si stese su di me baciandomi il retro dell'orecchio, facendomi rabbrividire.
Strusciò la sua erezione sul mio inguine bagnato, strofinandolo lentamente, ricominciando a stimolarmi.
Mi tappai la bocca mordendomi il labbro inferiore per non far uscire nessun gemito, anche se l'impresa era ardua.
«Amo quando lo fai», mi sussurrò lui, continuando nella sua impresa.
«Cosa?», Chiesi sentendomi le guance in fiamme.
«Morderti il labbro. Non hai idea di quanto mi costa trattenermi, quando lo fai in situazioni dove non posso toccarti», disse con fiato tremante.
«Non lo sapevo».
«Mi viene sempre voglia di sbatterti in qualche angolo, e possederti fino a perdere le forze».
«Sei un pervertito», dissi divertita dalle sue parole.
«Sono un maschio. Credo sia nel mio DNA».
Ridemmo complici, mentre i nostri ansimi si facevano sempre più intensi.
Non ce la facevo più.
Sentivo la necessità, il desidero che entrasse in me.
Volevo sentirlo con tutta me stessa.
«Ace...», Mormorai non convinta di aver parlato.
«Sì, amore?», Rispose lui senza fermarsi.
Non risposi.
Non volevo dirlo. Mi sembrava così volgare.
«Voglio che tu me lo chieda», disse divertito, intuendo ciò che volevo dirgli.
«Non farmi questo», mi lamentai trattenendo una risatina imbarazzata.
«Te l'ho detto. Devi soffrire almeno un po'».
«Pensavo mi amassi», dissi sperando di fargli venire i sensi di colpa, ma non funzionò.
«Sai, l'ho pensato anch'io tutte le volte che mi hai lasciato lì a soffrire come un cane».
«Va bene. Hai vinto», dissi ormai stanca di essere torturata «Non ce la faccio più».
«Quindi?».
«Quindi...», Ripetei chiudendo per un momento gli occhi dall'imbarazzo «Fallo».
«Cosa?».
«Andiamo, Ace! L'ho detto!», Brontolai.
«Devi specificare».
Sospirai sentendo un'altra scossa di piacere pervadermi il ventre che mi fece sussultare.
«Ti prego. Entra dentro di me. Ti supplico», mormorai alla fine sentendomi avvampare dall'imbarazzo.
«Così va meglio», disse lui soddisfatto.
Mi fece alzare prendendomi di peso.
«Girati e mettiti sulle ginocchia», mi ordinò con dolcezza.
Obbedii senza replicare, dandogli così la visuale che voleva.
Abbassò la testa fino a mordermi una natica. Quel gesto mi fece gemere più forte di quanto immaginassi.
Fu questione di un attimo, prima di sentirlo entrare dentro di me con un colpo secco. Inarcai la schiena mentre le mie pareti si strinsero all'istante intorno al suo membro.
Ace soffocò un imprecazione incomprensibile mentre, cadendo sopra di me, mi morse delicatamente una spalla, facendomi sussultare.
«Da quando... sei così stretta?», Mi chiese cercando di trattenere i gemiti.
«Lo chiedi a me? Sei tu che sei aumentato di dimensione. Cavolo! Mi hai fatto male!».
«S-scusami. Non me l'aspettavo».
«Tranquillo, sta passando».
«Sicura?».
Annuii lentamente. «Solo... aspetta un momento».
«Va bene».
Mi baciò il retro del collo e le spalle, mentre diede il tempo al mio corpo di abituarsi a quelle, che ora, erano le sue nuove dimensioni.
Ace continuò a baciarmi la pelle con tocco leggero, poi mi fece voltare la testa da un lato e passò alle mie labbra.
Me le sfiorò appena, assaporandone il sapore. Come feci io del resto. Amavo la morbidezza delle sue.
«Resterei così per sempre», sussurrò con voce bassa.
«Ma così moriresti di fame».
Rise. «Sesso o cibo?», Domandò a se stesso.
«Che decisione difficile», dissi divertita.
«Forse, è meglio continuare la vita alternando le due cose», concluse infine, tornando a darmi la priorità nei suoi pensieri «Come ti senti, adesso?».
«Molto meglio».
«Posso muovermi?», Mi chiese con tono gentile.
Annuii sorridendo, mentre cominciai a percepire i suoi movimenti dentro di me. L'eccitazione tornò in pochi secondi, lasciando la chiacchierata di poco prima solo un ricordo lontano. Lo sentii muoversi a un ritmo regolare, facendo aderire perfettamente i nostri corpi, che ora sembravano fondersi insieme a ogni spinta. Eravamo diventati una cosa sola dopo tanto tempo
I nostri corpi strusciarono l'uno contro l'altro per minuti interminabili, quando percepii delle pulsazioni sempre più frequenti provenire dal suo membro.
«Non credo che resisterò per molto, questa volta», ammise cercando di trattenersi il più possibile.
«Nemmeno io. Sono al limite».
«Insieme», disse aumentando la velocità sempre di più.
Nel preciso istante in cui sentii quella scossa di piacere intenso, Ace diede un'ultima forte spinta per poi uscire e riversarsi sulla mia schiena, che ancora si stava contorcendo in spasmi frequenti e intensi. Riprese fiato un paio di secondi, prima di lasciarsi cadere accanto a me. Eravamo entrambi sudati e ansimavamo all'unisono. Mi posai sul suo petto e lo sentii avvolgermi con un braccio.
«Ne avevo proprio bisogno», disse tornando a respirare normalmente.
«Anch'io. Non avevo mai provato una sensazione così forte. Nemmeno la prima volta che...».
Il suo russare mi bloccò.
Sorrisi e scossi la testa nel vederlo dormire così beatamente.
Il mio sciocco ragazzo narcolettico.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora