Ace mi fissava senza dire una parola con sguardo serio.
Assaporai quel piccolo contatto che mi aveva concesso dopo mesi di astinenza, con il cuore che mi batteva fortissimo nel petto.
Il suo respiro caldo e regolare mi accarezzava le guance, sembrava che all'improvviso tutta la tensione tra noi fosse sparita, lasciando posto a quel sentimento che ci aveva avvolti senza preavviso anni prima e che non ci aveva più lasciati.
D'istinto lo avrei abbracciato e stretto a me, ma sapevo che non me lo avrebbe permesso.
La paura era ancora viva nei suoi occhi, sebbene in quel momento cercasse di fare il duro.
«Non dirmi mai più una cosa del genere», mormorò a bassa voce «Non voglio più sentirlo. Solo il pensiero che potresti appartenere a un altro, io...». Sospirò cercando di calmarsi, tremando leggermente a causa della tensione. Preferì allontanare la mano dal mio viso, forse per evitare di usare troppa forza e rischiare di ferirmi, e ciò che provai fu un senso di freddo improvviso.
«Pensi che sia facile per me... starti vicino, e allo stesso tempo sapere di non poterti toccare per paura di farti del male?».
«Non ci hai neanche provato».
«E per fortuna non l'ho fatto. Altrimenti, chissà dove saresti adesso».
«Sarei sempre qui», ammisi «Solo... più felice».
Lui mi guardò confuso, corrugando le sopracciglia.
«Non sei felice?».
«Lo sono, ma... lo sarei di più, se mi permettessi di...».
Azzardai una mossa in avanti, allungando una mano per accarezzagli il viso, ma lui si ritrasse immediatamente, allontanandosi da me.
«Parla con me, Ace», lo implorai con tono dolce «Possiamo superarlo insieme».
«No», disse lui «Io devo superarlo, non tu. È un mio problema».
«Coinvolge entrambi», ammisi seria.
Abbassò lo sguardo, dandomi le spalle e io sospirai esausta sia di tutta quella situazione che per la serata che avevamo passato.
Sapevo che non avrebbe provato a fare nulla per paura di ferirmi, e io ne avevo abbastanza per quel giorno.
Forse ci avrei riprovato domani, quando il sole avrebbe reso quella situazione meno pesante.
«Meglio se andiamo a dormire», sospirai infine, togliendomi il giubbotto di lana che aveva cominciato a farmi caldo.
Posai l'indumento su una sedia e mi accoccolai sotto le coperte.
Senza Ace le trovai decisamente fredde e di poco gradimento.
Mi girai di fianco, dandogli le spalle a mia volta. Era chiaro che quella sarebbe stata l'ennesima serata in cui saremo andati a letto nervosi e angosciati, aspettando che l'alba arrivasse presto per poter uscire da quella cabina ormai diventata una gabbia per entrambi.
Chiusi gli occhi, ripensando al calore e a tutto l'amore che ci eravamo dati in quegli anni.
Adesso era tutto finito per colpa di uno stupido frutto. Quanto lo odiavo.
Maledicevo il giorno in cui gli avevo permesso di mangiarlo.
Avrei dovuto impormi di più quella volta, così tutto questo non sarebbe successo.
Lo sentii spogliarsi dagli indumenti, ma non ebbi il coraggio di voltarmi a guardarlo.
La visione del suo corpo marmoreo mi avrebbe fatta stare male ancora di più, ne ero certa.
Strinsi le dita sul cuscino, implorando di addormentarmi in fretta e di avere la forza di superare un'altra notte con lui accanto, senza poterlo sfiorare.
Lo sentii sedersi sul letto...
"Dormi, dormi, dormi...", Pensai nella speranza di perdere i sensi.
«Va bene», sospirò lui facendomi aprire immediatamente gli occhi dallo stupore «Ci proverò».
Mi voltai lentamente, cercando di capire se l'avessi immaginato.
«Cosa?», Chiesi confusa.
«Non ce la faccio più, nemmeno io. Mettermi a dormire vicino a te ogni notte,costringendomi a non toccarti, mi manda fuori di testa», ammise dandomi ancora la schiena «È frustrante».
Sentii i miei occhi cominciare a bruciarmi e lentamente a bagnarsi di lacrime.
Il nervoso e l'ansia ci avevano divorati per mesi, sfuggendoci di mano poco a poco.
Io ero arrivata a comportarmi in un modo che mai avrei pensato di fare, solo per ferirlo.
Mentre lui aveva passato tutto quel tempo ad auto infliggersi quella punizione che lui stesso aveva creato solo per tenermi al sicuro.
Ma eravamo al limite.
«Ci sono solo due possibilità che posso scegliere», continuò «La prima, è quella di provarci di nuovo. La seconda, invece è quella di lasciarti andare per permetterti di stare tra le braccia di un altro».
«Io non voglio andare tra le braccia di un altro», ammisi mettendomi seduta.
«Meglio così, perché l'ho scartata non appena l'ho pensata».
Mi alzai, sedendomi sui talloni dietro di lui, aspettando non so cosa.
Sapevo che nonostante avesse deciso di riprovarci, non ne era per niente sicuro.
Allungai una mano verso la sua schiena, timorosa che avrebbe potuto cambiare idea non appena mi avesse sentita e ritrarsi ancora una volta. Invece, con mia grande sorpresa, non lo fece, però non si scompose nemmeno.
Restò con la testa china, ancora presa tra le mani mentre un leggero sospiro gli uscì spontaneo, sentendo il contatto.
Lo accarezzai lentamente, facendo scorrere la mano fino alle spalle per poi avvicinarmi ancora, sedendomi accanto a lui.
Si raddrizzò, girando la testa verso di me e posò il suo sguardo sul mio.
Era visibilmente teso per la mia vicinanza, ma potevo notare la sua impazienza che si era fatta forte tanto quanto la mia.
Lo avvolsi in un abbraccio. Quanto mi era mancato il suo corpo e il suo calore...
«Non voglio farti del male», sussurrò lui serio.
«Mi fido di te», mormorai imponendomi di non muovermi.
Dovevo dargli tempo, solo in quel momento mi ero resa conto di quanto stupida ed egoista ero stata.
Se non fosse stato per la paura di uccidermi, Ace non avrebbe mai messo quei paletti tra noi. Invece chissà a cosa pensavo.
Chissà cosa mi ero messa in testa in quel periodo...
Ero convinta di essere io quella che aveva sofferto in tutti quei mesi senza di lui, non capendo che quello a stare male davvero per la nostra lontananza era Ace.
«Ascolta. Per me non è solo una questione di sesso. Ciò che più non riesco a sopportare è il starti vicina e allo stesso tempo così lontana».
Abbassò lo sguardo sulle mie labbra, accarezzandomi il retro del collo per tirarmi lentamente verso di lui.
«Per me è lo stesso», ammise con un sussurro.
Dopo tantissimo tempo, finalmente le sue labbra accarezzarono le mie in un bacio lento e trattenuto.
Misi una mano sul suo viso e mi incollai ancora di più a lui.
Volevo che sentisse quanto mi era mancato. Quanto disperatamente avevo bisogno di quel contatto che avevo cercato per mesi, sempre senza successo.
Mi aggrappai a lui approfondendo il bacio, alzandomi sulle ginocchia e avvolgendo le braccia sul suo collo.
Non riuscivo a fermarmi.
Lo volevo troppo.
«Emy...», Sussurrò lui staccandosi leggermente da me «Piano».
«Scusa», mormorai imbarazzata.
«Lascia che sia io a guidare la cosa», aggiunse lui sorridendomi.
Gli sorrisi a mia volta, intuendo ciò che stava pensando.
Abbassò la testa, posando le labbra sull'incavo del mio collo per poi baciarlo e leccarlo. Continuò a lasciarmi baci lenti e bagnati, andando sempre più su, facendomi rabbrividire ogni secondo.
Stava cercando di riprendere confidenza con il mio corpo.
Incollò di nuovo le sue labbra alle mie, sospirando per l'eccitazione che piano piano lo stava avvolgendo.
Le leccai con la punta della lingua, chiedendogli un accesso che mi concesse.
Le nostre lingue iniziarono una danza tra loro, accarezzandosi delicatamente e con sensualità.
Lo spinsi delicatamente in modo che posasse la schiena sul materasso, per poi mettermi sopra di lui a cavalcioni.
Non mi staccai dalle sue labbra nemmeno un momento.
Ace ancora non mi stringeva a sé.
Teneva le mani delicatamente posate sulle mie cosce, quel poco che bastava per farmi percepire il suo contatto.
Scivolai con una mano per afferrare la sua e la portai lentamente su uno dei miei segni, coperto solo dalla canottiera. Glielo feci avvolgere con la sua mano che era abbastanza grande per coprirlo tutto, e lo sentii stringere delicatamente.
Mi venne la pelle d'oca.
Mi staccai da lui per riprendere fiato e gemere debolmente, quando lo sentii stuzzicarmi il capezzolo che si faceva sempre più turgido e visibile sotto la stoffa.
«Mi sei mancata», sussurrò lui, per poi alzare leggermente la testa e baciarmi una clavicola.
«Anche tu», gli risposi con lo stesso sussurro, avvolgendo la sua testa tra le mani per aiutarlo a sostenersi.
Ripresi possesso delle sue labbra, mentre lui si stese meglio sul materasso.
Mi strusciai delicatamente su di lui.
Non volevo costringerlo a fare niente, solo sentirlo più che potevo prima che quel momento finisse.
Lo sentii scaldarsi, ma questa volta non avrei parlato.
Mi sarei morsa la lingua, piuttosto che permettergli di allontanarsi ancora da me.
Lo sentii irrigidirsi, quando passai la mano sul suo petto nudo e lo sentii rabbrividire sotto il mio tocco.
Scesi lungo il suo addome, tracciando linee invisibili con le unghie fino ad arrivare sul suo punto più sensibile.
Trattenere il respiro per un secondo, quando percepì la mia mano sul suo membro. Mi permise di accarezzarlo, e sentii già l'erezione crescere sotto la mia mano. Gli slacciai la cintura, senza smettere di baciarlo con foga.
Feci scendere una mano dentro l'elastico dei suoi boxer, quando mi fermò.
«Aspetta!», disse con fiato corto, staccandosi da me, dopo avermi bloccato il polso con la mano «Non stasera».
«Avevi detto che ci avresti provato», ribadii con tono sensuale, cercando di fargli cambiare idea.
«Non sono ancora pronto per quello», ammise lui «Devo... Riabituarmi a starti vicino, prima».
Mi rilassai, ormai consapevole che non avrebbe cambiato idea.
Tolsi la mano dai suoi boxer e lo sentii alzarsi per mettersi seduto. Mi permise di restare seduta sopra di lui, avvolgendomi per la vita.
«Costa tanto anche a me, credimi», disse a un soffio dalle mie labbra.
«Lo spero», dissi con una leggera punta di ironia nella voce.
«Andiamoci con calma, va bene? Se perdo il controllo è finita».
«Sono certa che non lo perderesti, ma va bene», dissi dandogli un bacio sulla punta del naso, come faceva sempre lui con me «Andiamoci con calma, capitano».
Mi diede un altro bacio sulle labbra, prima di lasciarmi per permettermi di tornare sotto le coperte. Si sistemò accanto a me, facendomi spazio.
Sorridendo dal suo gesto, mi avvicinai a lui percependo subito un calore confortevole che mi cullò fino a farmi addormentare.
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𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
FanfictionCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...