È Finita

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Erano passate settimane, da quando quella ''conversazione'' con Luffy si era conclusa, e le cose sembravano essere migliorate.
Il mio fratellino non aveva più proferito parola, riguardo a una mia presunta relazione con Ace, e noi di certo non avevamo mai tirato fuori l'argomento.
Al contrario, come d'accordo, io e Ace riprendemmo a bisticciare anche per le minime cose, pur di nascondere i nostri veri sentimenti agli occhi dei nostri fratelli.
Con la scusa del ''litigare'', Sabo aveva colto l'occasione per avvicinarsi a me nel tentativo di consolarmi, ma sapevo benissimo che il suo intento era quello di avermi tutta per lui. Nonostante ciò, io e il mio pirata preferito riuscivamo a vederci ugualmente sia di notte che di giorno, e restare così un po' da soli per poterci coccolare: anche se quest'ultima succedeva più spesso quando il sole ormai era già tramontato.
L'idea però di continuare con i bisticci non mi andava per niente. Avevo resistito anche più di quanto mi aspettassi, ma ormai non ne potevo più. Ero pronta a dire a tutti della mia relazione con Ace, e poco mi importava se avrebbero accettato o meno.
«Ace», sussurrai, mentre mi muovevo lentamente sopra di lui.
«Uhm?», Mugugnò lui in preda al piacere e all'eccitazione.
Ebbene sì, quella notte di fuoco, che avevamo passato qualche sera prima, ci aveva fatto scoprire delle emozioni indescrivibili, e non potevamo resistere per più di qualche giorno senza concederci qualche momento di piacere. Oggi ci eravamo nascosti nella radura fitta, per poter stare un po' da soli e amarci come avevamo bisogno, lontani dalla casa della strega, e da qualsiasi posto che frequentavamo spesso con gli altri due ficcanaso.
«Dovrei dirti... una cosa», ansimai tra un gemito e l'altro.
«Emy, parliamone... dopo», disse Ace trattenendo a stento un gemito roco.
Mi strinse più a sé, cominciando a muovere più velocemente il bacino per affondare ancora di più dentro di me, costringendomi ad aumentare la velocità insieme a lui.
Mi baciò con foga mentre cambiava velocemente posizione.
Mi fece sdraiare a terra, assicurandosi di non farmi battere la schiena e la testa con forza sul terreno, e il tutto senza uscire da me. Cominciò a muoversi ancora più velocemente, sentivo che stavamo entrambi arrivando al limite: dopotutto era un bel po' che eravamo in quelle condizioni. Mi afferrò un seno da sotto la maglia bianca e cominciò a stuzzicarmi la parte più sensibile, mentre con l'altra si teneva saldamente sopra di me per non schiacciarmi. Le sue labbra affondavano sempre più contro le mie, mentre percepivo le sue spinte farsi sempre più profonde e irregolari.
«Ace...».
«Lo so, non preoccuparti», mi tranquillizzò subito lui.
Sapeva che cosa stavo per dirgli, ormai glielo ricordavo ogni volta che ci capitava di farlo. Ora conosceva nel minimo dettaglio, la conseguenza che avrebbe portato se non fosse uscito da me in tempo, ed ero felice che ormai se l'era ficcato in testa.
Percepii un calore intenso avvolgermi il basso ventre, il mio stomaco si contrasse e mi lasciai andare a quella sensazione di liberazione e benessere, che mi faceva toccare il cielo con un dito ogni volta.
In pochi secondi, anche Ace raggiunse il limite, uscì in fretta da me e riversò la sua essenza sulla mia pancia, che superò il mio ombelico.
Mi baciò con foga, continuando a stimolarsi con la mano, finché anche l'ultimo brivido non scomparve.
«Hai battuto il record», ansimai ironica.
«Scema», ansimò lui accaldato, sorridendo insieme a me con ancora le labbra a un millimetro dalle mie.
Mentre entrambi ansimavamo sfiniti, ma felici di quella dolce unione, che ogni volta sembrava sempre più intensa, Ace posò la sua fronte sulla mia.
«Ora sì, che sto bene», ammise divertito cercando di riprendere fiato.
«Abbiamo scaricato un po' di tensione», dissi stringendolo a me.
«Già», disse dandomi un bacio sul collo «Di che volevi parlarmi?».
«Credo sarebbe meglio darci una ripulita, prima».
«Che ne dici se andiamo a farci un bagno alla cascata?».
«Non hai paura che Luffy e Sabo...».
«Tranquilla. Non ci vedrà nessuno», mi interruppe lui, dandomi un leggero bacio sul naso.
«Allora, che stiamo aspettando?», Chiesi sorridendo al suo sguardo beato.
Ci vestimmo in fretta, per poi correre mano nella mano in mezzo alla radura, finché non raggiungemmo quella che sarebbe stata la nostra piscina d'amore per un po'.
Il paesaggio e la vista erano stupendi.
Mi era capitato rare volte di andare lì, da piccola avevo paura di quella cascata gigantesca, ma Ace mi aveva insegnato ad amarla. Per lui era un posto magico, un rifugio dove era sempre andato, quando voleva restare da solo. Diceva che il rumore che produceva lo rilassava e lo aiutava a riflettere.
«È ancora più bello di quanto ricordassi», ammisi meravigliata.
Il sole era riflesso sull'acqua, e le donava quel luccichio che rendeva il tutto magico.
«Ti va di entrare?», Mi chiese avvicinandosi a me, avvolgendomi con le sue braccia.
«E me lo chiedi?», Chiesi a mia volta alzandomi in punta di piedi per baciarlo, ma feci appena in tempo ad accorgermi del suo ghigno divertito, che mi spinse giù dal piccolo dirupo, facendomi cadere in acqua.
Non appena riemersi, spostai i capelli, ormai zuppi, da davanti al viso per poterlo fulminare.
«Ace!», Urlai arrabbiata «Come ti è saltato in mente di buttarmi in acqua in quel modo?».
«Mai sentito il detto "prima le signore?"», Chiese lui divertito.
In men che non si dica uscii dall'acqua e, ancora zuppa, salii la piccola collinetta d'erba e mi precipitai verso di lui, che prontamente iniziò a indietreggiare impaurito.
«Non azzardarti a buttarmi in acqua. Se si bagna il cappello...».
«Quel cappello te l'ho regalato io, quindi ci faccio quello che voglio», lo zittii cercando di raggiungerlo, ma continuava ad evitare il contatto saltando da una parte all'altra.
«Proprio perché me l'hai regalato tu, ci tengo che non si rovini», disse continuando a sfuggirmi.
«Nemmeno io volevo rovinarmi i capelli! Ci ho messo molto per sistemarli». ringhiai furiosa.
«Il cappello è diverso».
«Poche storie, Portgas! Smettila di scappare, e fai l'uomo!».
A quelle parole Ace si bloccò con la schiena rivolta verso l'acqua e lo sguardo puntato fisso verso di me.
«Io non scappo mai», ammise lui con autorità portando le mani ai fianchi.
«Non era quello che stavi facendo poco fa?».
«Cercavo solo di salvare il mio cappello», ammise in sua difesa.
Mi avvicinai a lui lentamente, e con fare sensuale incrociando le braccia al petto.
Ace sembrò notarlo, e alzò un sopracciglio per confermare che ciò che stava guardando era di suo gradimento.
«Adesso, farai un bel bagno», dissi provocante.
Ace si tolse in fretta il cappello e me lo mise in testa, inspirò ed espirò una boccata d'aria con gli occhi chiusi, muovendo le braccia e schioccando il collo.
Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo: poteva essere così teatrale a volte.
Lui aprì gli occhi e mi guardò: il suo sguardo da furbo mi mise in guardia.
«Non pensarci nemmeno a trascinarmi con te. Sono già caduta in acqua».
«Dovevi comunque bagnarti, no?», Disse lui con un sorrisetto beffardo.
Scossi la testa e mi avvicinai ancora a lui.
«Il mio cappello ti dona», ammise sorridente.
«Le lusinghe non ti salveranno, pirata», brontolai con sguardo da predatrice.
«Neanche se dico che ti amo?», Continuò cominciando a supplicarmi.
Scossi la testa mimando un "no", mentre mi posizionavo davanti a lui pronta a spingerlo.
«Non c'è niente che tu possa dire o fare per farmi cambiare idea, caro il mio ragazzo. Ti butterò di sotto proprio come tu hai fatto con me, che ti piaccia o no».
Con sguardo beffardo, un ghigno divertito e un agile scatto, Ace saltò all'indietro e si gettò in acqua senza darmi il tempo di mettere in atto la mia vendetta.
Mi avvicinai alla sporgenza e aspettai che riemergesse, prima di parlargli male.
«Sei ingiusto», urlai arrabbiata.
«Non sia mai che si dica in giro che Portgas D. Ace è stato umiliato da una donna», disse lui ad alta voce, ridendo di tutta la situazione.
«Umiliato? Ogni scusa è buona per fare quello che ti pare».
Ace rise ancora, ma questa volta del broncio che avevo messo.
«Ti sto aspettando».
«Non meriti la mia compagnia», dissi incrociando le braccia al petto.
Ace fece una smorfia che mi fece ricordare quella dei gatti, quando dilatano le pupille e tu non puoi fare a meno di scioglierti.
«Dai, Emy. Mi sento solo qui», insistette lui, cominciando a lamentarsi come un bambino.
Sospirai, alzai gli occhi al cielo, posai il cappello a terra, presi una bella rincorsa e infine mi tuffai in acqua, riemergendo accanto a lui.
«Bel tuffo», commentò lui «Elegante».
«Lo so», ammisi con altezzosità.
Sorridendo divertito dalla mia modestia, si avvicinò a me per permettermi di aggrapparmi al suo collo, facendomi percepire immediatamente le sue braccia avvolgermi la vita in una morsa dolce.
Mi diede un leggero bacio sulle labbra che ricambiai con altrettanta leggerezza.
Fu casto, puro, ma proprio quando pensai che sarebbe finita lì, lo sentii scendere con le labbra sul mio collo e stringermi più forte a sé, facendo incrociare i nostri bacini per farmi percepire quella leggera erezione che gli era già cresciuta dentro i pantaloni.
Ormai avevo imparato a conoscerlo, sapevo dove voleva arrivare.
«Ace, non ci provare», dissi ridendo a causa del solletico che le sue labbra mi provocavano, mentre cercavo di liberarmi.
«Provare a fare cosa?», Mi chiese tra un bacio e l'altro.
«Non fingere di non saperlo. Sai a cosa mi riferisco», dissi sentendolo ridere sulla mia pelle.
«Ma io ho voglia di te», si giustificò lui senza smettere di baciarmi il collo.
«Lo abbiamo fatto pochi minuti fa», brontolai.
«Ma questo è il secondo round».
«Devo parlarti. Siamo qui per questo, ricordi?».
Ace sospirò, arrendendosi al fatto che non avrei cambiato idea, finché non mi avesse dato ciò che volevo.
E sapeva che lo avrei ottenuto, in un modo o nell'altro.
«Possiamo almeno coccolarci?», Mi chiese con espressione da bambino.
«Sei diventato appiccicoso, sai?», Dissi ridendo.
«Mi fai questo effetto. Che posso farci? Sei irresistibile».
«Adulatore». Sorrisi appena, distratta da ciò che avrei dovuto dirgli.
«Oh oh», esclamò lui.
«Oh, oh, cosa?», Ripetei confusa.
«Non mi piace quando fai quella faccia».
«Quale faccia?».
«La faccia che fai ogni volta che mi devi dire qualcosa, che sai non mi piacerà».
«Non pensavo di avere una faccia per questo».
«A dire il vero, ne hai diverse. Una per ogni emozione, anche se la mia preferita è quella che fai mentre facciamo l'amore», disse stringendomi ancora di più a sé, cercando di cambiare discorso per tornare a fare ciò che aveva in mente, ma non avevo intenzione di arrendermi.
«Hai... catalogato le mie espressioni?», Chiesi cercando di non fargli perdere il filo del discorso.
«Certo. Non avrei dovuto?», Chiese lui fingendosi confuso.
Gli buttai dell'acqua addosso che bagnò il suo viso, e lui fece altrettanto con me.
Ridemmo per un po' e giocammo per altrettanto tempo, prima di tornare seri.
«Allora, cosa ti preoccupa?», Mi chiese.
«Cosa ti fa credere, che la cosa che sto per dirti mi preoccupa?».
«Hai seguito il discorso delle espressioni, vero?», Mi chiese facendomi ridere.
«Sì. Va bene. Hai ragione», sospirai «C'è qualcosa che mi preoccupa».
«Sputa il rospo».
«Ecco...», Mormorai facendo una breve pausa, per cercare le parole giuste per dirglielo «Stiamo insieme da un po', come ben sai. Ne sono successe tante in questi anni, e...».
«Oh, no», esclamò lui improvvisamente, spaventato «Eppure, sono stato attento».
«A fare cosa?».
«Sei incinta?».
«Cosa?».
«Perché se sei incinta, e il figlio è mio, sei obbligata a dirmelo. Lo sai».
«Che...? A parte che non c'è scritto da nessuna parte che sarei obbligata e poi, di chi altro dovrebbe essere? E comunque, no! Non sono incinta».
Ace fece un sospiro di sollievo. «Meno male».
«Sarebbe stato così brutto?», Gli chiesi irritata dalla sua reazione.
Gli faceva così paura l'idea di avere un figlio con me?
«No, è solo che...», Fece una pausa, probabilmente stava cercando le parole giuste per non farmi arrabbiare «Siamo giovani ancora, per pensare a figli e cose simili», disse forzando un sorriso.
«Cose simili», ripetei irritata.
«Non sto andando bene, vero?», Mi chiese impaurito, stringendo i denti.
«No! Per niente!», Sbottai, per poi cercare di liberarmi dall'irritazione che avevo in corpo. Avremmo affrontato un'altra volta quel tipo di argomento.
«Allora, che c'è?», Mi chiese con tono dolce, cercando di allentare la tensione che si era creata tra noi.
«Voglio dire a tutti della nostra relazione», tagliai corto.
«C-cosa?», Balbettò lui incredulo.
«Sono stanca di fingere di odiarti. È ora che tutti sappiano di noi».
«Ma Sabo...».
«Sabo capirà!», Lo interruppi nervosa «Non siamo più bambini ormai, e io sono stanca di nascondere quello che provo per te».
Restammo in silenzio per un tempo che mi sembrò un'eternità, finché non lo sentii sospirare.
«Da quanto ci stai pensando?», Mi chiese senza guardarmi negli occhi.
«Qualche settimana».
Mi guardò sbigottito. «E hai pensato di parlarmene solo adesso?».
«Sarebbe cambiato qualcosa, se lo avessi fatto prima?».
Aprì la bocca per parlare, ma si morse il labbro inferiore per non farlo.
Sapeva che se voleva evitare discussioni, doveva cercare di trattenersi.
Soprattutto se mi vedeva così determinata.
«Quindi, hai deciso», constatò serio.
«Pensi che staremmo qui a parlarne, se avessi già deciso che fare? Voglio farlo insieme a te, Ace».
«Ma stiamo bene così», si lamentò lui.
«Forse tu! Ma io sono stanca di mentire alla nostra famiglia».
«Te l'ho detto che glielo diremo...».
«Quando?», Lo interruppi «Quando sarà ora di partire? Sempre se riusciamo a comprarla questa nave». Stavo per perdere le staffe
«Ci sto lavorando».
«E se non dovessi riuscirci? Che faremo, se fossimo condannati a restare su quest'isola per sempre? Nasconderemo la nostra relazione a tutti, ogni santo giorno, per il resto della nostra vita?».
«Non ho detto questo».
«Però l'hai pensato», sbottai irritata, mentre lui restò in silenzio.
Scossi la testa, stanca di quella farsa senza fine.
«Se è così, allora è meglio chiuderla qui. Così non saremo più costretti a mentire», dissi rompendo il silenzio.
«Mi stai lasciando?», Mi chiese incredulo, tornando velocemente alla realtà.
«Non mi lasci scelta! Io voglio stare con te, ma tu non sei pronto a dire a tutti che stiamo insieme. Ti dico che sono stanca di questa storia, e tu che fai? Pensi a cosa potrebbe dire Sabo a riguardo? Per te è più importante lui di me?».
«Non dire stupidaggini», disse cominciando ad alterarsi «Lo sai, che per me tu sei la cosa più importante. Voglio solo aspettare ancora un po'».
«Ancora quanto, Ace? Altri anni? E se ci scoprissero, cosa faremo?».
«Be', a quel punto...», Mormorò, per poi fermarsi e pensare.
Non lo sapeva nemmeno lui cosa avremmo fatto se fosse successo, ma io ero certa di ciò che avrebbe fatto lui.
«A quel punto, non diresti niente», aggiunsi concludendo la sua frase.
«Ascolta», disse avvicinandosi a me, stringendomi poi delicatamente le spalle «Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Ciò che c'è tra noi è speciale. Ma...».
«Ma?», Ripetei notando la sua esitazione.
«Non posso permettermi di perdere Sabo. È stato il primo, in questo posto, che mi ha dimostrato un po' d'affetto, da quando quel marine mi ha condannato a vivere qui. Tra noi c'è più di un'amicizia, lo sai».
«Quindi, è solo per lui?».
«È mio fratello».
«E io la tua ragazza!», Sbottai irritata.
«Mi stai imponendo di scegliere, per caso?», Mi chiese irritato.
«Sto solo cercando di farti fare la cosa giusta, ma vedo che l'amore fraterno per te è più importante di quello che provi per me», dissi infine, dirigendomi a passo lento verso la riva.
«E adesso, dove vai?».
«Ovunque! Lontana da te!», Ringhiai uscendo dall'acqua.
Mossi solo qualche passo, prima di essere afferrata per un polso da Ace.
Mi fece voltare di scatto, cercando disperatamente di stringermi a lui, ma per la prima volta, dopo tanto tempo, resistetti alla voglia del calore del suo corpo.
«Lasciami andare!».
«Parliamone, Emy», mi implorò senza lasciarmi.
«Ne abbiamo già parlato! Hai messo in chiaro cosa pensi, perciò lasciami!».
«Io... non voglio che finisca così», mormorò stringendo la presa.
«Non mi lasci altra scelta», dissi cercando di strattonare il mio braccio con più forza «Fai ancora in tempo a cambiare idea».
«Non voglio scegliere tra di voi», disse facendosi più serio e arrabbiato.
Cominciava a farmi male.
«Lasciami!», Urlai, ormai al limite della sopportazione.
«No. Non voglio», ringhiò lui fissandomi intensamente negli occhi.
«Mi fai male, Ace!», Urlai sentendo che ormai potevo percepire il battito accelerato del mio cuore tramite il polso.
A quel punto Ace sembrò ritornare in sé e mi lasciò all'istante.
Percepii immediatamente una sensazione di sollievo una volta libera.
Cominciai a massaggiarmi il polso, e lo guardai incredula. Era la prima volta che perdeva il controllo con me.
«E-Emy... mi dispiace tanto», balbettò.
Mi avvicinai a lui e lo colpii in faccia con uno schiaffo così forte, che il rumore che provocò riecheggiò nell'aria. Tutto sembrò fermarsi in quel momento. Ace restò in piedi, con la faccia rivolta da un lato e gli occhi aperti.
Aveva ricevuto il colpo senza spostare un muscolo, ma poco mi importava se avesse reagito o no: ero furiosa.
«Non toccarmi mai più», ringhiai con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore.
Corsi via senza mai voltarmi indietro.
Una parte di me sperava che Ace mi seguisse, per stringermi a lui e dirmi che sarebbe andato tutto bene. L'altra invece, quella forse più razionale, sperava che Ace non facesse proprio niente a riguardo, così da farmi capire che non ero così importante per lui.
Così facendo mi avrebbe facilitato a dimenticarlo.
Corsi fino a perdere il fiato, finché non inciampai su una radice di un albero che mi fece cadere a terra in mezzo alla radura.
Mi rialzai tremante, la gamba aveva cominciato a farmi male, ma nonostante il dolore non mi fermai. Volevo scappare, anche se non sapevo dove sarei potuta andare.
Tornare a casa era fuori discussione.
Se Dadan mi avesse vista in quelle condizioni, sicuramente si sarebbe insospettita e a lungo andare avrebbe capito tutto: specie se Ace fosse apparso in cerca di me.
«Ehi, Emy!», Esclamò improvvisamente Luffy in lontananza «Siamo qui», aggiunse con tono allegro, ma non avevo intenzione di parlare con nessuno, perciò trovai le forze per accelerare e scappare via di nuovo.
Non avevo voglia di guardare in faccia nessuno, volevo solo che tutti mi lasciassero in pace una volta per tutte.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora