Nemici

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                                 Ace

Un vigliacco.
Ecco che cos'ero. Un grandissimo vigliacco.
Avevo passato minuti interminabili a riascoltare l'eco della voce di Emy nella mia testa: "Non toccarmi mai più", questo mi aveva detto. Aveva usato un tono così freddo e pieno d'odio, che per un momento mi aveva fatto provare un brivido indescrivibile lungo la spina dorsale. Era scappata da me con così tanta voglia di andarsene, che mi aveva dato l'impressione che non l'avrei più rivista.
Ero ancora in piedi a guardare la mia mano, quella che aveva stretto con forza il polso della donna che amavo fino a farle male, per costringerla a non fare un altro passo.
Come avevo potuto?
Cosa poteva pensare di me, adesso?
Mi ero trasformato nel mostro di cui le avevo parlato da piccoli.
Ero... un mostro.
Una sensazione di angoscia mi pervase.
Non volevo perderla, non per colpa di una stupidaggine. In fin dei conti, Emy non voleva altro che vivere la nostra storia alla luce del sole, e io ero stato in grado di pensare solo egoisticamente, senza soffermarmi su cosa stesse provando lei.
Aveva ragione, solo ora che se n'era andata, lo avevo capito.
Mossi il primo passo per correrle dietro.
Volevo fermarla, dirle che l'amavo e che ero dispiaciuto per quello che era successo, che avremmo fatto a modo suo. Avrei fatto qualunque cosa per riaverla, ma un rumore mi impedii di proseguire. Vidi Sabo raggiungermi con espressione seria, arrabbiata, mentre teneva i pugni serrati.
«Sabo, che ci fai qui?», Chiesi confuso a mio fratello.
«Che cosa le hai fatto?», Mi urlò contro, mentre un suo pugno pieno d'odio, mi colpì in pieno viso.
Indietreggiai di qualche passo tenendomi la guancia infortunata, mentre lo osservavo respirare affannosamente dalla rabbia.
«Che cosa vuoi dire?», Gli chiesi ancora più confuso.
«Ho appena visto Emy correre via piangendo. Voglio sapere che cosa le hai fatto per ridurla in quello stato!», Ringhiò minaccioso.
«Cosa ti fa credere che sia colpa mia?», Chiesi cercando di fingere di non sapere nulla.
Sabo si avvicinò a me, mi afferrò con fare prepotente per la camicia, ancora zuppa che indossavo, e mi tirò a sé.
«Non fare finta di non saperlo! Sono settimane che non fate altro che litigare. Riesci solo a farla piangere».
Le sue parole mi colpirono al cuore come una pugnalata.
Aveva ragione.
Da quando la conoscevo, ero solo stato in grado di farla soffrire.
Strinsi i denti e abbassai lo sguardo, senza emettere più fiato.
«Te lo chiedo un'altra volta. Che cosa le hai fatto?», Mi richiese più arrogante, scandendo bene l'ultima frase, con tutta la rabbia che aveva in corpo.
«Prima che te lo dica, devi sapere una cosa», dissi guardandolo negli occhi.
«Che cosa?», Chiese fulminandomi con lo sguardo.
Era giunto il momento di fare la cosa giusta, non potevo più nascondergli niente.
Non se lo meritava... e nemmeno Emy.
Dovevo cominciare a renderla felice, e come prima cosa, avrei reso reale un suo desiderio, anche se ciò mi sarebbe costato per sempre la fiducia di Sabo.
«Io e Emy abbiamo una relazione», ammisi d'un fiato.
Il viso di Sabo si rilassò improvvisamente, come se avesse visto un fantasma, ma durò poco. Improvvisamente, la sua espressione si fece più cattiva, arrabbiata e non ci volle molto prima che decidesse di darmi un altro pugno in faccia.
Questa volta ricevetti un colpo così forte che mi fece cadere a terra.
«Dimmi che non è vero», mormorò lui implorante e incredulo «Dimmi che non è vero!», Urlò furioso.
Mi rialzai da terra mettendomi seduto, e abbassai lo sguardo. Mi sentivo un verme, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia.
Non dissi nulla.
Qualunque cosa avessi detto in quel momento, non avrebbe fatto altro che alimentare la sua rabbia.
«Come hai potuto pugnalarmi alle spalle in questo modo?», Mormorò calmo, dopo minuti interminabili di silenzio.
«Ti chiedo perdono», mormorai a mia volta, continuando a lasciare che il cappello mi facesse ombra sugli occhi.
«Perdono...», Ripeté lui irritato, mettendosi le mani sui fianchi e guardandosi in giro con fare nervoso «Nonostante sapessi del mio amore per lei, hai deciso comunque di prendertela. E adesso, hai il coraggio di implorare il mio perdono?».
«Mi dispiace», ammisi, sentendomi sempre più un verme.
«Ti dispiace? È tutto ciò che riesci a dire?».
Mi alzai da terra, mantenendo un profilo basso.
«Sono stato un egoista, e me ne vergogno. Ma anch'io amavo Emy. E la amo tutt'ora»
«Non... dirlo. Non voglio sentirlo», disse tappandosi le orecchie con le mani, cercando di scacciare qualunque pensiero me insieme a lei.
«Invece dovrai ascoltarmi, Sabo. Perché lo sto facendo per lei».
«Per lei?», Ripeté confuso.
«Se l'hai vista scappare piangendo, è perché avevamo appena litigato. Lei voleva che la nostra storia venisse allo scoperto, io invece no. E per questo ora l'ho persa», dissi sentendo il mio cuore lacerarsi ancora di più.
«Che vuoi dire?».
«Ha rotto con me. E non posso darle torto... dopo quello che ho fatto».
«Una cosa positiva, in mezzo a tutto questo casino», sbottò acido.
Alzai lo sguardo su di lui, fulminandolo.
«A te fa solo piacere, non è vero? Ora che ha rotto con me, hai campo libero», ringhiai.
«Se eri solo tu il mio ostacolo, sì!».
Serrai i pugni e strinsi la mascella fino a farmi male. Non potevo sopportare l'idea di Sabo mentre toccava colei che era tutto per me.
«Non cantare vittoria. Non ho ancora rinunciato a lei», ringhiai a denti stretti, cercando di contenere la rabbia che aveva cominciato a crescermi nel petto, e che aveva finito per farmi accelerare il battito cardiaco.
Anche Sabo sembrava nelle mie stesse condizioni.
«E tu, non sottovalutarmi. Mi hai rubato la ragazza, pur sapendo quello che provavo per lei, tenendomelo nascosto. L'hai fatta innamorare, e ora ecco il risultato».
«Rubata? Io non ho rubato proprio niente».
«Ah no?».
«Lei non ti ha mai amato, Sabo. Ciò che è successo tra noi, è successo e basta. E se devo essere totalmente sincero, quello a essersi innamorato per primo sono stato io».
«E io dovrei crederci? Tu non sei in grado di provare amore. Me lo hai detto tu stesso, ricordi?», Disse quasi come uno sputo.
«È stato molto tempo fa», ammisi irritato.
Sabo cercò di leggermi negli occhi.
«Vuoi davvero farmi credere che tu "Ace cuore di pietra" hai cominciato a provare sentimenti per una persona?».
«Io amo Emy più di quanto possa esprimere».
«Ma ora non ha più importanza. Da come correva, deduco che non ti voglia più vedere, quindi lascia che ti dia un consiglio da amico», disse serio senza mai staccare gli occhi dai miei «Fatti da parte!»
«Lei non ti vuole, Sabo. Quello a farsi da parte dovresti essere tu».
«Non ancora, ma lo farà. Mi vorrà!», Disse con un sorriso beffardo.
«Che cos'hai in mente?», Chiesi ormai sul punto di esplodere.
«Niente che possa interessarti, caro il mio fratellino».
«Se pensi di comprarla, sappi che hai già perso in partenza».
«Pensi davvero che possa abbassarmi a frivolezze di questo genere? Io non ho mai comprato niente facilmente, lo sai bene. Mi sono sempre sudato tutto, sebbene provenga da una famiglia benestante».
Strinsi i pugni fino a farmi uscire sangue. Ribollivo di rabbia.
Sapevo cosa Sabo stava facendo.
Voleva istigarmi, e ci stava riuscendo.
«Farò in modo che sia lei a venire da me. Ora le servirà una spalla su cui piangere, e si dà il caso che le mie siano libere. E quando riuscirò a consolarla, a quel punto, caro Ace...», Si fermò per guardarmi per la prima volta con altezzosità degna di un nobile «Emy sarà mia, esattamente come una donna deve essere per un uomo».
L'immagine di Emy che faceva l'amore con Sabo, mi si proiettò nella mente come una pellicola di un film che scorreva vigorosa davanti ai miei occhi.
A quel punto non resistetti più.
Mi fiondai contro colui che consideravo mio fratello, e lo colpii in pieno viso con tutta la rabbia che avevo in corpo.
Sabo cadde a terra, ma il colpo non sembrò fargli perdere quel sorrisetto che avevo cominciato a odiare.
«Cos'è che ti dà più fastidio, Ace?», Mi chiese asciugandosi con il dorso della mano, il filo di sangue che gli era colato dal labbro rotto «Che lei venga a cercare il mio corpo per consolazione... o che ci sia una remota possibilità che Emy capisca che quella che prova per te alla fine è solo... compassione».
«Chiudi il becco, bastardo!», Urlai furioso, mentre mi scagliavo nuovamente contro di lui, pronto a colpirlo ancora.
Sabo si rialzò da terra con uno scatto agile, ma questa volta anche lui caricò contro di me.
Gli diedi un altro pugno in faccia, che lui ricambiò immediatamente.
I suoi pugni, per quanto fossero ben inferti, non mi facevano poi così male.
Se dovevamo metterla su quel fronte, il mio fisico e la mia forza fisica erano nettamente superiori a quelli di Sabo, l'agilità però era dalla sua parte, e questo gli permetteva di colpirmi più velocemente, infliggendomi più colpi di quanti potevo darne io. Ci colpivamo ripetutamente senza sosta: ormai eravamo due pezzi di carne ammaccati.
Con un pugno lo feci cadere a terra, mi sedetti sopra di lui e mentre con una mano lo tenevo fermo, con l'altra lo colpivo ripetutamente sul viso. Volevo cancellargli quel sorrisetto dalla faccia una volta per tutte. Volevo sentirlo urlare pietà, ma tutto ciò che ottenni fu una sua risata divertita.
Mi fermai.
«Cosa ci trovi di tanto divertente?», Gli chiesi ancora più nervoso.
«Finalmente hai mostrato ciò che sei veramente. Un pirata», disse tossendo del sangue dalla bocca.
Mi guardò con aria divertita, mentre io rimasi rigido sopra di lui pronto a scagliargli un altro pugno.
Strinsi i denti alle sue parole.
Avevo sempre sognato di essere un pirata, ma il tono di disprezzo che aveva usato Sabo nel pronunciare quella parola, me la fece odiare all'istante.
«Cosa aspetti?», Mi chiese, istigandomi «Finiscimi».
«Cosa?», Mormorai incredulo.
«È ciò che vuoi. Te lo leggo in faccia», disse tossendo «Quello sguardo... quella rabbia che hai iniettata negli occhi... la conosco molto bene».
Improvvisamente, mi resi conto di quello che stavo facendo e dell'odio che stavo provando per lui.
Avevo davvero l'aria di un assassino?
«Non voglio ucciderti», mormorai ormai stanco.
Abbassai il braccio, che fino a poco prima era stato sollevato pronto per colpirlo, e mi alzai in piedi, allontanandomi da lui.
Sabo si mise seduto lentamente sull'erba fresca: lo avevo ridotto proprio male.
Cominciò a pulirsi il labbro inferiore con una manica, per poi controllarla per vedere quanto sangue aveva perso.
Era dolorante e stanco, ma il suo sguardo aveva ancora la forza di sostenere il mio.
«Basta così», dissi ormai stanco
«Sono io che devo dire basta», ringhiò Sabo alzandosi con fatica «Non ho ancora finito con te».
«Allora, poni tu fine alla mia vita», dissi aprendo le braccia, esponendo la mia vulnerabilità «Perché io non voglio combattere con mio fratello».
«Abbiamo smesso di essere fratelli molto tempo fa», ringhiò nervoso «Da quando hai messo gli occhi sulla donna che amo».
«Non dirò più che mi dispiace. Non cambierebbe niente».
Chiusi gli occhi e immaginai Emy seduta accanto a me che mi sorrideva, durante una delle nostre fughe insieme. Non avrei mai potuto pentirmi di essermi innamorato della creatura più bella che avessi mai visto e, che per uno strano miracolo, ricambiava il mio amore.
«Emy è tutto ciò che ho a questo mondo. Se la vuoi, allora dovrai uccidermi, perché non sono disposto a cedertela».
Le mie parole sembrarono turbarlo.
Era come se Sabo fosse stato pietrificato.
«Quindi... non hai intenzione di lasciarla», mormorò lui serio, tenendo un profilo basso.
«No», risposi sincero, mentre abbassavo le braccia lungo i fianchi.
Lo sentii sospirare e i pugni, che da prima teneva serrati, si rilassarono.
«Dimmi una cosa», disse fissandomi negli occhi con sguardo serio «Hai intenzione di andartene con lei?».
La sua domanda mi sorprese, ma meritava una risposta sincera.
Gli avevo mentito per troppo tempo.
«Io...».
«Ragazzi!», Ci chiamò improvvisamente Luffy urlando.
Lo vedemmo correre verso di noi con aria sconvolta.
Era la prima volta che lo vedevamo in quello stato.
«Che succede?», Gli chiesi preoccupato.
Luffy si fermò a pochi metri da noi per riprendere fiato.
Da quanto correva?
«È... successa una cosa... orribile», ansimò stanco.
«Di che stai parlando?», Gli chiese Sabo.
«Emy... è stata ferita... da un orso».
«Cosa?», Urlammo in coro io e Sabo.
«L'ho inseguita per chiederle perché stava piangendo, quando l'ho persa di vista. Ho cominciato a cercarla, quando improvvisamente l'ho sentita urlare. Sono corso nella sua direzione, e l'ho vista a terra immersa in una pozza di sangue».
Il mio cuore si fermò nell'immaginare la scena.
«Dov'è adesso?», Gli chiesi avvicinandomi a lui, afferrandolo con forza per le braccia.
«A casa. L'ho portata subito da Magura».
«E lui che ha detto?», Gli chiese immediatamente Sabo.
Luffy si incupì improvvisamente, e mi sentii una stretta al cuore nel leggere il suo sguardo.
«Dice che è ridotta molto male», mormorò quasi sperando di non farsi sentire.
A quelle parole lasciai andare mio fratello, che cadde a terra e, ignorando Sabo che mi chiedeva di aspettarlo, corsi a più non posso in direzione di casa.

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