Erano passati tre giorni dal nostro sbarco a Brea. Emy stava rispondendo bene alle cure, sebbene Ichiro era convinto che le medicine non erano esattamente il motivo della sua guarigione. Deuce, nel frattempo, stava imparando molto da quell'uomo un po' pazzo: sembrava che la voglia di tornare a studiare medicina gli fosse improvvisamente tornata, anche se lui affermava il contrario.
In tutto quel tempo mi ero mosso davvero poco, se non per uscire a sgranchirmi un po' le gambe qualche minuto. Tutto il resto delle giornate le passavo accanto a Emy. Non si era ancora ripresa perfettamente, ma già il fatto di vederla ritornare a mangiare e a sorridere, mi bastava per tranquillizzarmi.
Ore che questa storia sembrava superata, c'era un altro pensiero che mi angosciava.
La Marina aveva messo una taglia su tutti noi, esattamente come aveva detto Garp.
L'idea di essere un ricercato non mi dava fastidio, essere un pirata comportava anche questo. Inoltre, avevo fatto un bel casino a Baterilla, quindi una taglia me l'ero più che meritata. Ciò che non mi turbava però, era sapere che anche Emy avrebbe dovuto subire il mio stesso destino, e cioè scappare per tutta la vita. Tutto per aver deciso di seguire me.
«Ti vedo pensieroso», disse Emy riportandomi alla realtà.
Stava finendo di mangiare la minestra che il dottore le aveva preparato con ingredienti speciali per farle recuperare le forze.
«Uhm?», Mugugnai.
«Ho detto che mi sembri pensieroso», ripeté lei tranquilla «Qualcosa non va?».
Ancora non le avevo detto delle taglie, specialmente la sua.
Volevo aspettare che si riprendesse del tutto prima di darle la notizia.
Non sapevo come avrebbe reagito.
Era imprevedibile.
Le sorrisi. «No, tranquilla».
«Sicuro?».
«Va tutto bene. Pensavo solo alla prossima rotta da prendere, una volta che ce ne saremo andati da qui», mentii.
L'idea di mentirle non mi piaceva, ma in quel momento era l'unica cosa che potessi fare.
«Potrei dare un'occhiata alla mappa», propose.
«Preferisco che riposi. Ci penseremo quando ti sarai rimessa in piedi».
Mise il broncio. «Andiamo, Ace. Fammi fare qualcosa. Mi sto annoiando a morte su questo letto».
«Hai avuto la febbre alta per giorni».
«Non è una scusa per lasciarmi qui a marcire dalla noia», sbottò lei irritata, assumendo un comportamento infantile.
Alzai gli occhi al cielo.
Poi diceva che ero io il un bambino.
«Va bene», sospirai «Se proprio ci tieni, appena avrai finito la minestra ti porterò la mappa. Così potrai darle un'occhiata».
Il suo broncio sparì, lasciando posto a un sorriso che le illuminò il viso.
«Bene. Tanto ho già finito».
«Che?».
Guardai il piatto che teneva sulla coperta ed effettivamente era vuoto.
«Ma... da quando mangi così in fretta?».
«Io mangio sempre uguale», ammise lei «Ma eri distratti, per questo ti ho chiesto a cosa stavi pensando».
«Ah», dissi senza sapere che dire «Mi dispiace».
Presi il piatto e mi alzai dalla sedia per portalo in cucina, quando mi sentii afferrare per la cintura e trascinare giù.
«Che ti prende?», Le chiesi confuso.
Emy mi prese il viso tra le mani e mi tirò le guance fino a farmi male.
«Ahiii!».
Mi guardò seria.
«Dimmi che cosa ti turba, altrimenti ti strizzo la faccia».
«Non sono di gomma come Luffy.», dissi provando un dolore atroce.
«Appunto! A te faccio male», ammise lei seria.
Con un gesto mi liberai dalla sua presa, sentendo le guance pulsarmi dal dolore.
Sbuffai posando il piatto sulla sedia davanti a me.
«Allora?», Insistette.
Restai in silenzio e cominciai a giocherellare con le dita.
Non sapevo proprio da dove iniziare.
«Ho capito», aggiunse improvvisante mettendosi a gattoni sul letto.
Mi girai per vedere cosa stesse facendo, quando sentii premere le sue labbra sulle mie.
«E-Emy... che stai... facendo?», Le chiesi cercando di liberarmi dalla sua presa.
«Cerco di capire che cosa ti turba», rispose lei con tono innocente, cominciando a baciarmi il collo.
Il mio corpo rispose con dei brividi lungo la spina dorsale.
«E cerchi di scoprirlo assalendomi?».
«Sto usando la tattica che usi sempre tu con me», ammise lei riprendendo a baciarmi il collo più intensamente.
Cominciai a provare una sensazione di piacere che si faceva sempre più forte.
Non sarei riuscito a resisterle se non avesse smesso.
Per quanto la desiderassi, non si era ancora ripresa per fare quel genere di cose.
«Basta, ti prego», mormorai cercando di allontanarla senza esercitare troppa forza.
«Allora, mi dici che cos'hai?».
Se solo l'erezione non avesse cominciato a pulsarmi nei pantaloni....
«Va bene», sbottai alzandomi in piedi.
Dovevo controllarmi.
Cominciai a respirare a fondo per calmare il cuore e, piano piano, sentii l'erezione diminuire, anche se controvoglia.
«Questo trucco è mio», brontolai.
Lei sorrise divertita. «Sì, ma ora è anche mio».
Sbuffai divertito davanti alla sua espressione.
«Sei impossibile».
«Dai! Sono stanca di chiedertelo», disse facendomi segno di sedermi di nuovo sul letto «Confidati».
«Promettimi che non mi salterai addosso».
«E da quando la cosa ti preoccupa?», Chiese confusa.
«Da quando sei stata male. Non voglio rischiare di farti qualcosa, finché sei ancora in convalescenza».
«Quanto la fai lunga», sbuffò lei «Va bene, non ti farò nulla. Croce sul cuore», disse lei mimando il gesto sul suo petto.
Mi sedetti comodamente accanto a lei, mentre Emy si sistemò incrociando le gambe, come una bambina che aspettava che la favola della buonanotte iniziasse.
Sospirai. «La Marina ha messo... delle taglie su di noi», dissi a fatica.
«Davvero?», Chiese incredula.
«Già. L'uomo che ci ha condotti qui, è un cacciatore di taglie. Ha attaccato la nostra nave la stessa sera che mi confidasti della morte di tua madre».
«Quindi, ci stavano cercando».
«Siamo stati fortunati che erano un branco di idioti, ma...».
«Ma?».
Sospirai ancora. «Avrebbe potuto andare peggio. Avrebbero potuto essere più forti. Non so come sarebbe andata...».
«Ace», mi zittì lei con tono gentile, posando una mano sulla mia «Abbiamo mangiato dei frutti del mare. Abbiamo dei poteri. Credi che sarà facile catturarci?».
«La cosa che mi preoccupa di più è che abbiamo un punto debole. Ricordi l'algamatolite?».
«Come dimenticarla», disse facendo una smorfia.
«E se usassero delle armi fatte con quel minerale? Se ti ferissero e non fossi in grado di proteggerti? Non potrei sopportare che...».
«Ace, calmati», Mi zittì ancora prendendomi il viso tra le mani, cercando di tranquillizzarmi «Basterà stare attenti».
«Non è così semplice», sospirai prendendole le mani per accarezzarle.
«È questa la vita che abbia scelto. Non possiamo...».
«No! Questa è la vita io ho scelto», la zittii alzandomi dal letto con fare nervoso «Tu non hai scelto di fare la piratessa. Lo sei diventata a causa mia».
Emy sospirò, cercando di non perdere le staffe.
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𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-
FanfictionCosa sarebbe accaduto, se nella piccola Isola di Dawn, poco dopo l'arrivo di Luffy, fosse arrivata anche una bambina? Come sarebbe stata la vita di Ace, Luffy e Sabo? Avrebbero fatto entrare nella loro ciurma anche la piccola Emy? E cosa sarebbe su...