Un amico all'improvviso

641 37 0
                                    

Mi svegliai a causa di un raggio di sole che aveva iniziato a scaldarmi la faccia.
Erano già passati sei giorni dal naufragio: l'idea di restare su quell'isola a vita era sempre più vivida nella mia mente, e la cosa mi preoccupava giorno dopo giorno, mentre Ace... be', lui non ci pensava.
Era una delle tante avventure che un pirata doveva vivere almeno una volta nella vita, secondo il suo pensiero.
In quei tre giorni non aveva fatto altro che esplorare, con l'allegria di un bambino, gran parte dell'isola, costruito un riparo con le uniche coperte pesanti che avevamo, e trovato un fiume dove ci si poteva lavare con dell'acqua che non fosse salata.
Se non fosse stato per lo scarseggiare di cibo, quell'isola sarebbe stata un vero paradiso.
Mi voltai cercando Ace con il braccio accanto a me, ma non lo trovai.
Al suo posto sentii le coperte fredde, segno che si era alzato da un bel pezzo.
Mi stiracchiai in modo da dare al mio corpo il tempo di svegliarsi, e quando mi sentii pronta mi alzai.
Mi guardai attorno cercando di capire dove fosse andato, quando notai le sue scarpe vicine alla nostra tenda.
Sorrisi al pensiero di quanto il mio ragazzo potesse essere infantile a volte.
Era corso in acqua, ecco dov'era.
Quel ruscello era diventato come un rifugio per lui, da quando lo aveva scoperto.
Presi una tazza di tè, prima di dirigermi verso il fiume, dove lo trovai a darmi le spalle.
La sua posizione immobile, con le braccia leggermente aperte, mi fece capire che stava cercando qualcosa.
Aveva lo sguardo basso, anche se non potevo effettivamente vederlo, ma si notava che era attento.
«Che stai facendo?».
«Shhh», mi zittì lui «Sto pescando», bisbigliò.
«Pescando?», Ripetei confusa.
Da quello che avevo capito, non c'erano pesci in quel fiume.
«Ho visto un pesce prima, saltare da quella roccia», disse spostando solo un braccio, per indicarmi una roccia a pochi metri da lui.
«Sicuro di non essertelo sognato?».
«Sono sicuro», borbottò lui «Ora fa' silenzio, per favore. Sono sicuro che sia ancora qui sotto».
L'acqua del fiume era molto calma quel giorno. Così calma, che quasi mi venne voglia di rimettermi a dormire.
Se solo avessi avuto un materassino per potermi far cullare da quella meraviglia....
«Eccolo!», Urlò Ace per poi tuffarsi in acqua.
Nel frattempo mi sedetti sull'erba, facendo entrare i piedi nel ruscello, trovando l'acqua piacevolmente tiepida.
Ace riemerse con un pesce in mano: a occhio e croce sembrava un salmone.
«Presooo», urlò entusiasta.
«Sai essere così bambino, a volte», commentai divertita dalla scena.
Si avvicinò a me, camminando su quel ruscello dall'acqua che gli arrivava fino a poco sotto la vita, coprendo gran parte del suo corpo, ma lasciando il resto in bella vista.
«Un bambino non sarebbe riuscito a rimediare il pranzo», ammise fiero di sé stesso, lanciando il pesce sul terreno che cominciò a dimenarsi.
«Pensi che quel pesciolino basterà per placare la tua fame senza fine?» chiesi ironica.
«Quel pesce è per te», ammise lui avvicinandosi a me, facendomi divaricare le gambe per poi abbracciarmi.
«Oh», esclamai con tono basso, mettendo le braccia intorno al suo collo, mentre lui avvolse le sue intorno alla mia via «Immagino che debba ringraziarti, allora».
«Non sarebbe male un ringraziamento, in effetti», rispose lui sorridendo per poi allungare il collo e posare le sue labbra sulle mie.
Ricambiai il bacio con un sorriso.
Sentii le sue mani farsi strada sulla mia schiena, spingendomi delicatamente contro di lui, facendo aderire ancora di più i nostri corpi. Le sue labbra cominciarono a fare sempre più pressione, approfondendo il bacio ogni secondo.
Il suo respiro si fece più pesante e io capii immediatamente il tipo di ringraziamento che aveva in mente.
«Ace, dobbiamo ancora fare colazione», dissi cercando di liberarmi, sentendolo scendere con le labbra sul mio collo.
«Possiamo mangiare più tardi», mormorò lui baciandomi di nuovo sulle labbra.
«Non mi va», aggiunsi cercando di spingerlo via con delicatezza.
Sbuffò. «Ma insomma! Sono settimane ormai che non mi permetti di toccarti. Quanto vuoi farmi aspettare, ancora?», Brontolò cominciando ad alterarsi.
«Non credevo che per te fosse così importante».
«Lo è eccome. Ne ho bisogno», ammise facendo i capricci come un bambino.
«Quindi, mi stai dicendo che sono costretta a farlo, perché il signorino ne ha un estremo bisogno?», Chiesi cominciando ad alterarmi a mia volta.
«Non voglio costringerti. Però mi sento... trascurato», disse abbassando il tono, tornando tranquillo.
Anche lui voleva evitare la litigata.
«Mi dispiace, ma ora proprio non me la sento. Siamo qui da giorni, e ancora non siamo riusciti a trovare un modo per andarcene. Non riuscirei a godermi il momento».
«Trovi sempre una scusa», brontolò allontanandosi da me.
«E adesso dove vai?».
«Continuo a pescare. Almeno mi distraggo. Tu va' pure a mangiare, se vuoi», disse con tono seccato.
«Tu non mangi?».
«Verrò dopo. Adesso, voglio pescare».
Sospirai, alzandomi dal mio posto e allontanandomi.
Ace ultimamente era diventato impossibile.
Per giorni non aveva fatto altro che cercare di invogliarmi a concedermi, senza capire che, probabilmente, rifiutavo sempre perché ero ansiosa e preoccupata.
Il che mi faceva passare del tutto la libidine. Arrivai all'accampamento cercando di non pensarci.
Di certo non mi sarei fatta rovinare la giornata per un suo capriccio.

𝕆𝕟𝕖 ℙ𝕚𝕖𝕔𝕖 - Due Cuori, Un Solo Fuoco-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora