Classificando i sorrisi

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Haejung non aspettò i propri amici quando uscì dalla Sala Grande, si avviò velocemente verso i dormitori per non dover essere sottoposta alle domande impertinenti degli altri.

La stanza era al buio, segno che non ci fosse nessuno e la ragazza accese la luce quando vi entrò.
Era tutta la giornata che si chiedeva perché Jaemin le avesse detto di andare alla torre di astronomia.
Non aveva senso il fatto che volesse ripagare il debito in quel modo.
Certo, Haejung non avrebbe preferito un altro pomeriggio insieme ad Hogsmeade ma il grifondoro avrebbe potuto svolgere i suoi compiti o studiare per lei.

Improvvisamente le tornò in mente quando Eunbi fantasticò su un appuntamento ad Hogsmeade, la neve attorno e le mani intrecciate con quelle di Jaemin.

Scosse la testa per scacciare quei pensieri e aprì furiosamente l'armadio, estraendone un maglioncino per ripararsi dal freddo.

Una quindicina di minuti dopo arrivò all'ultimo piano del castello e prese un grande respiro prima di entrare nell'aula di astronomia.

Jaemin era seduto a terra, quando Haejung spinse la porta notò come tutti i banchi e le sedie erano state spostate verso le pareti mentre il pavimento era coperto da un immenso telo giallo acceso.

Jaemin le sorrise e le fece segno di raggiungerlo, le mostrò anche un cestino di paglia, coperto da un tovagliolo bianco, mentre Haejung ancora non avevo aperto bocca.

La ragazza gli si sedette di fronte e il buon profumo del grifondoro le invase le narici.
Rimase ancora in silenzio perché non le veniva in mente nulla da dire e perlustrò la stanza con lo sguardo per smorzare l'imbarazzo.

«Ho portato dei biscotti» Jaemin ruppe il silenzio e passò il cestino ad Haejung, la quale lo prese un po' titubante.
«Oggi non hai mangiato nulla, così li ho presi dalle cucine per te» continuò.
Haejung alzò il tovagliolo e prese un biscotto con la marmellata sopra, lo analizzò prima di mangiarlo «Per me?» domandò poi.
Jaemin ridacchiò «sì, per chi altro sennò?»
«È buono» ne prese un altro, poi indicò il cestino «Tu non mangi?» domandò ma Jaemin scosse la testa «Ho già cenato. Perché non mangi a pranzo o a cena?» chiese curioso e Haejung finì di masticare prima di rispondere.
«Mi osservi?»

Jaemin fu colto impreparato e Haejung lo spronò a rispondere con un gesto della mano.
«No, solo oggi ti ho guardata» sussurrò ed abbassò la testa perché le sue guance avevano assunto un colore rosato.
«Allora cosa ne sai se mangio o no?»
Il grifondoro di scatto alzò la testa e notò l'ombra di un sorriso divertito sul volto di Haejung. Sospirò e prese un biscotto.

«Guarda che esigo una risposta» Haejung assottigliò lo sguardo, si stava divertendo in quel modo e l'aveva trovato carino imbarazzato.
Jaemin ci pensò qualche secondo e, quando ebbe trovato la risposta, ingoiò il groppo formatosi alla gola e sperò che Haejung non gli facesse altre domande «Solo poche volte, quando ti siedi rivolta verso il nostro tavolo.»
Haejung sorrise e Jaemin notò un particolare: le labbra distese in una dolce linea all'insù le avevano conferito un'aria da ragazzina dolce.
Avrebbe voluto dirglielo ed avrebbe voluto chiederle perché usasse sempre il solito sorriso strafottente se con quello addosso stava molto meglio.
Se avesse dovuto classificare i sorrisi di Haejung, fino a quel momento e rivolti solo a lui,
il suo preferito era indubbiamente quello subito dopo una risata.
Le risa le illuminavano il viso, proprio come stava facendo la luna in quell'istante. E l'immenso sorriso che seguiva, le labbra schiuse che mostravano i denti perfettamente allineati e gli occhi che si restringevano, faceva scaldare il cuore di Jaemin.

Haejung finì un altro biscotto e si rese conto di non poterne proprio fare a meno, dunque si rivolse al grifondoro «Come hai convinto gli elfi a darteli? Sono sempre scorbutici»
«C'è un'elfa, si chiama Ronnie, che è sempre gentile e mi da qualsiasi cosa le chiedo»
«Fai amicizia persino con gli elfi?»
«È un problema?»
Haejung indugiò, gli elfi non avrebbero dovuto avere degli amici «No, ma è strano che un umano tratti un elfo come un suo pari»
Jaemin spostò il cestino ormai vuoto dei biscotti e si avvicinò di più alla serpeverde «Una scrittrice che Renjun ama particolarmente una volta disse "Se vuoi sapere com'è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari"»
Haejung scosse la testa «Non ho capito»
«Se una persona tratta bene i propri inferiori, allora è una persona buona e gentile. Per me gli elfi non sono creature inferiori, per me sono persone.»
«Ma gli elfi servono gli umani. E sono imprigionati ed obbligati nel servirli. Come possono essere persone?»
«A volte non si hanno molti soldi per andare avanti e le persone sono costrette a fare i lavori più umili e sporchi per mantenersi in vita. Sono comunque persone, no? Vanno comunque trattate come tali, no? Una persona non deve essere trattata diversamente in base al lavoro o alla classe sociale»
Haejung non era d'accordo, lei era ricca ed era stata sempre trattata bene. Non li guardava nemmeno quelli di una classe più bassa rispetto alla propria.
Ed era disgustata dalle persone che pulivano quando c'erano già gli elfi per quei tipi di lavori.
Jaemin capì cosa stesse pensando, era palese lei non fosse d'accordo.
Dopotutto, avevano diversi modi di vedere e vivere la vita.
«Non fa niente, ho già capito cosa dirai» istintivamente si tirò indietro, per smorzare l'aria pesante che si era andata a creare.
Haejung si era abituata alla presenza di Jaemin, al suo buon profumo e al sorriso splendido che mostrava in ogni occasione. Quando lo vide arretrare, lo fermò per un braccio senza pensarci «Dove vai?» domandò, con una punta di paura nella voce.

Jaemin era la persona più bella, buona e genuina che avesse mai visto. E per quanto avesse sempre odiato la gente così, a lui la gentilezza stava bene. E ad Haejung piaceva.
Le era piaciuto passare del tempo ad Hogsmeade con lui, le era piaciuto sapere che la guardasse e le era piaciuta la sua preoccupazione non vedendola mangiare molto.
Non voleva che se ne andasse ed aveva paura che il grifondoro la lasciasse così.
Voleva che parlassero ancora, che s'incontrassero ancora e che ridessero ancora.

Lui la faceva sentire viva.

«Non intendo quello che pensi- gli lasciò il braccio quando Jaemin tornò alla precedente postazione e abbassò la testa verso le proprie mani intrecciate tra loro - Hai ragione tu: non importa quanti soldi hai in banca, le persone vanno trattate tutte allo stesso modo perché sono persone»
Jaemin allungò il braccio verso Haejung e le spostò una ciocca dei capelli castano chiaro dietro l'orecchio. Haejung di scatto alzò la testa e Jaemin la guardò meglio. Poi il grifondoro fece scivolare la mano per tutta la guancia della ragazza e la ritrasse lentamente «Non dirmi quello che non pensi e non sentirti obbligata a cambiare i tuoi pensieri quando parli con me. Lo so che i nostri punti di vista sono diversi, e se vuoi cambiarli io ci sono. Ma non mentirmi sui tuoi pensieri.» le mostrò un sorriso sincero e Haejung, anche se titubante, lo ricambiò.

Jaemin avrebbe classificato quello come uno dei suoi sorrisi più belli, la rendevano piccola e vulnerabile.

«Grazie» sussurrò la serpeverde e Jaemin mostrò un altro luccicante sorriso «Non c'è di che. Mi piace aiutare le persone»
Haejung avrebbe voluto piangere in quel momento, perché Jaemin era sempre buono e lei l'aveva sempre trattato male. «Devono essere proprio fortunate le persone che ti stanno accanto» dichiarò e Jaemin schiuse le labbra «Perché?»
«Perché sei gentile con tutti. I tuoi genitori devono esseri fieri di te»
Jaemin sorrise «lo sono. E i tuoi?»
«Anche i miei genitori sono fieri di me.»

Jaemin si alzò e porse una mano ad Haejung, la quale l'afferrò saldamente e si mise in piedi.
La scortò verso un cannocchiale davanti alla vetrata della torre, nel fondo dell'aula.
Haejung teneva ancora la mano del grifondoro e si stupì per quanto fosse calda.
Jaemin si girò e le rivolse un piccolo sorriso, poi la portò dietro il grande oggetto in metallo «Questo è un cannocchiale nuovo. L'hanno portato l'altro ieri e si possono vedere nitidamente anche le altre galassie» spiegò il grifondoro, abbassando il tubo per farlo arrivare all'altezza della ragazza.
Lei posiziono bene l'occhio e chiuse l'altro mentre Jaemin, dietro di lei, armeggiava con i dispositivi di messa a fuoco e di raddrizzamento dell'immagine.
«Ecco, vedo i pianeti!» esclamò Haejung e Jaemin seppe di aver fatto un buon lavoro.

Haejung gli descrisse tutti i pianeti che riusciva a vedere, e gli elencò tutte le stelle che conosceva e ammise a Jaemin che le sarebbe piaciuto essere uno dei corpi celesti ancora da scoprire.
Le piaceva essere una stella perché erano grandi ma piccole ai nostri occhi, perché brillavano e duravano anni. E anche quando si spegnevano lo facevano nel modo più bello ed artistico tra tutti, tant'è che le persone sono sempre uscite in piazza o nei parchi per ammirarle mentre cadevano.
Le piacevano le stelle, poi, perché dall'alto guardavano ogni essere esistente e ne sapevano ogni segreto.
«Mi piace l'astronomia» dichiarò e guardò il grifondoro accanto a lei.
Jaemin ammise a se stesso che quello fosse il suo sorriso preferito. Aveva scalato la classifica dei sorrisi ed era arrivato in alto, nella vetta, perché era un sorriso curioso, che celava sogni ed immaginazione.



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Holaa
Spero il capitolo vi piaccia ❤️
Stellinate perché parla di stelle ⭐️

Little piece of magic || na jaeminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora