Non guardare

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Un elfo, uno dei tanti, quella mattina svegliò Hajeung.

Era il 24 dicembre e l'orologio segnava le 9.00.

Con un roco 'arrivo', Haejung cacciò via la creatura che, come ogni giorno, l'aveva chiamata per farla scendere a consumare la colazione.

Lentamente, si tirò via le coperte calde dal corpo e si mise seduta.
Si passò una mano tra i capelli e si guardò intorno per abituarsi alla luce del giorno.

Riabbassò il braccio e lo guardò.
Poteva sentire il teschio scrutarla da sotto la stoffa del pigiama e il serpente sibilare.
L'altra mano andò automaticamente sulla manica della maglietta, voleva alzarla e vedere se quel segno fosse reale o meno.

Non l'aveva guardato.
Non era sicura ci fosse, ma il tocco di voldemort lo ricordava, così come ricordava il proprio dolore e le proprie urla.
Le lacrime che cercava di non far scendere ed i pensieri che credeva di poter controllare.

Si fermò dall'alzare la manica e, velocemente, si alzò dal letto.
Spense le luci, chiuse bene le persiane e le tende.

La stanza calò nel buio, non vedeva ad un palmo dal proprio naso.

Abbassò lo sguardo e si osservò.
Sospirò; si sarebbe cambiata con l'oscurità, perché non avrebbe voluto sapere se il Marchio ci fosse stato veramente.

I signori Lee non erano in casa e per Haejung fu una cosa positiva.
Non le avrebbero fatto domande e non sarebbero stati curiosi nel vedere il simbolo.

Persino gli elfi sembravano diversi.
Camminavano lentamente, non alzavano lo sguardo, tremavano, portavano i piatti traballanti sulle loro piccole mani.
Haejung non seppe se si comportassero sempre così, se fosse frutto della sua immaginazione o se qualcosa li avesse cambiati.

Voleva tornare ad Hogwarts, stare al sicuro, sentirsi amata tra le braccia di Jaemin.

Quel giorno sembrò non volesse passare mai, e Haejung cercava di scappare da se stessa.
La notte alla fine arrivò; con una calma straziante coprì la cittadina di Huntingdon augurandole una buona dormita.

Lo sarebbe stato per tutti.
Avrebbero tutti dormito bene quella volta, sui comodi letti, circondati da amore e regali.
Dopotutto, sarebbe stato il giorno di Natale.

In una immensa villa, davanti allo specchio di un lussuoso bagno, circondata da nient'altro che oro e diamanti, vi era Haejung.

Le luci le illuminavano il volto, il corpo senza vestiti, il Marchio brillava sulla sua pelle fredda.

Uno sguardo veloce sul braccio, un sospiro mozzato, un singhiozzo e lo capì così: era una mangiamorte.
Aveva dato la propria anima in pasto al Signore Oscuro, si era ferita da sola, lacerata con le proprie mani.

Detestava sentirsi così, detestava quel simbolo, detestava i genitori, detestava la propria vita.
Detestava non poter esser libera, detestava aver odiato tante cose, detestava il vuoto che sentiva all'altezza del petto.

Si arrese al fatto che fosse condannata a quel supplizio.
Ma non l'avrebbe fatto vedere a nessuno, come fosse crollata.

Haejung era brava ad alzare muri, a mostrare indifferenza, ad odiare, a farsi scivolare tutto addosso ed a rialzarsi da sola.

Lo avrebbe fatto di nuovo.

Si stampò in faccia un sorriso ed entrò nella doccia, non avrebbe fatto credere agli altri quanto ciò le avesse fatto male.

Little piece of magic || na jaeminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora