Due vite diverse

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Jaemin uscì dalla stazione di King's Cross seguito da Misun.

I genitori li stavano aspettando al parcheggio, fuori dalla loro macchina.

Misun corse verso la madre spingendo il carrello, per poi abbracciarla felice di rivederla.
Jaemin se la prese con comodità, salutando però entrambi con un sorriso e dando il cinque al padre.

«Allora Sunnie, com'è andato questo primo anno?» chiese curioso il padre, una volta che furono tutti entrati nell'auto.

La ragazzina si agitò sul posto, contenta «Molto bene! Ho fatto amicizia e mi trovo benissimo con i miei compagni.» dichiarò e la mamma annuì orgogliosa «Sapevo ti saresti trovata bene»
«Sunnie ha un bel carattere, e poi è molto socievole» ridacchiò Jaemin, scompigliandole i capelli.
Misun sbuffò e cercò di sistemarseli.


Haejung scese dal treno, dopo esser passata velocemente nella cabina di Jaemin per salutarlo, ed essersi promessi che si sarebbero scritti durante quelle vacanze.

Come al solito, un uomo abbastanza alto in giacca e cravatta la stava aspettando fuori la stazione.
Lei vide di sfuggita Jaemin salire su una macchina, non molto lontano da dove stesse lei.
Capì che quello alla guida fosse il padre a causa della somiglianza con il grifondoro, e ripuntò velocemente lo sguardo sull'uomo davanti a sé.

«Buongiorno signorina Lee.» salutò cordialmente la guardia del corpo, che come ogni anno la portava in stazione e la veniva a riprendere quando tornava, sotto stretti e accurati ordini del signor Lee.

Haejung accennò un sorriso e salì sulla lussuosa auto, lasciando che l'uomo si occupasse di sistemare il suo baule nel bagagliaio.

Il Lee Manor si presentò in tutta la sua bellezza una volta che l'auto si fermò poco prima del cancello.
Haejung scese e si avviò verso il vialetto.

Il cancello nero e imponente si aprì quando la figura della ragazza gli si parò davanti, e lei se lo richiuse dietro percorrendo la stradina di marmo fino al portone.

Mise un piede nell'ingresso della dimora e il silenzio l'avvolse.
Si guardò intorno alla ricerca dei genitori, che a quanto sembrava non stessero all'ingresso né nel salotto adiacente.

Entrò nella sala pranzo e la trovò vuota, così sbuffò e decise di salire in camera sua.
Se i suoi genitori avessero voluto, si sarebbero fatti trovare loro.
Non poteva cercarli per tutta quell'immensa abitazione.


«Casa dolce casa» sussurrò Misun, una volta che il padre entrò nella loro città.

Coventry era una cittadina abbastanza grande nel West Midlands, in Inghilterra.
Il posto in cui abitava la famiglia Na, era una semplice casa a due piani, uguale a tutte le altre.
Era comoda, abbastanza grande, non di lusso, aveva un piccolo giardino e un garage.

La città era occupata anche da altri maghi, che si camuffavano vivendo in quelle case colorate di cui Coventry era piena, facevano la spesa come chiunque altro in quella città e parlavano con altri Babbani senza preoccuparsi.

Jaemin prese il proprio baule dall'auto ed entrò nella casa, già aperta dalla madre e dalla sorella.

Varcato l'ingresso, lasciò la valigia sul parquet scuro e attraversò il corridoio per dirigersi in cucina.
Prese una bottiglia fresca d'acqua dal frigo e ne versò un po' in un bicchiere di vetro.
Appoggiò la schiena sull'isola e bevve, osservando la sorella prendere invece un pezzo di ciambellone dalla dispensa e tagliarlo.

«Quindi a mamma e papà non hai intenzione di dirlo?» domandò la ragazzina, e Jaemin la guardò confuso.
«Intendo di te e Haejung»

Jaemin si girò per posare il bicchiere nel lavabo e poi tornò nella posizione precedente «Lei non vuole che si sappia, quindi non penso lo dirò a qualcuno.»

Little piece of magic || na jaeminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora