•Capitolo 40

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                           **POV LOGAN**
Sono qui. In piedi davanti la tomba di un ragazzo ucciso. Con una pazza che sta girando per il cimitero e che ci osserva non si sa dove.
Stringo la mano a Rachel. È evidentemente spaventata. Non parla più.
E tutti sappiamo quanto sia logorroica.

"Log, mi sento osservata." Sussurra con un filo di voce.

Io mi giro a guardarla, e con le labbra gli dico che la amo.
Davvero, non è il momento migliore per dirle il primo "ti amo". Ma non si sa mai.
Anche io sono spaventato.
È una pazza quella li. Non sappiamo cosa potrebbe fare e cosa potrebbe pensare.

Ci guardiamo per un attimo, e sentiamo alla nostra destra, dove ci sono gli alberi, il rumore delle foglie pestate. Ci giriamo di scatto, ma sembra non esserci nessuno. Neanche una figura.

Sento la mano di Rachel iniziare a sudare, e la sento tremare. Sarà per il freddo? In effetti ha iniziato a tirare un po' di vento, e la pioggia scende ancora.

Io non la perdo d'occhio, ma ogni tanto faccio un giro di ricognizione con la testa. Per assicurarmi che non ci si avvicini.

Il telefono di Rachel inizia a vibrare, cosi le lo prende dalla tasca e io mi avvicino per vedere.

"Numero sconosciuto:
Vi vedo. Quindi ci incontreremo presto.
Ora potente anche andare.
Baci."

Lei alza la testa verso di me.
Sentiamo di nuovo i passi che si dissolvono piano piano.
Ma la domanda è, come ha fatto ad ottenere il suo numero?

Facciamo la stessa strada per uscire dal cimitero. Ormai si è fatto tardi, non c'è più neanche il custode.
Rientriamo in macchina, perché la madre di Rachel ha voluto aspettare.

Cosi le raccontiamo del messaggio, e lei subito inizia con un discorso sulla zia.

"Ma vi rendete conto che quella non sta bene? Come ha fatto ad avere il tuo numero?? È possibile rintracciarlo? Cioè lo portiamo alla centrale e vediamo no?"

Rachel fa si con la testa.
Infatti sarebbe una buona idea.

"Ma non ora, mà" dice Rachel, mentre é impegnata a guardare fuori.
Per tutto il viaggio di ritorno, nessuno ha parlato. Si sente soltanto la pioggia che sbatte sul tettuccio della macchina.

Così la madre ci lascia a casa di Rachel, mentre lei va a fare la spesa.

"Credo di essermi bagnata un po' i capelli" dice mentre si toglie la giacca all'ingresso.

"Usa il phone, no? Non voglio che ti ammali il giorno prima del ballo. Senno poi chi porto?" Gli dico mentre faccio un sorriso.

Lei fa una linguaccia e mi fa cenno di salire su. Così entriamo in bagno e lei prende il phone. Io mi siedo sul water e la guardo mentre asciuga i capelli. Ogni tanto si gira a guardarmi. È così dolce, con il suo visino da angelo. Ma dentro è un fuoco. Un fuoco che non si spegne, che non si può domare.
È anche per questo che mi piace. Perché sa cosa vuole, e se lo prende.
Mi ha cambiato in meglio da quando abbiamo ripreso la nostra amicizia.

C'è stato un periodo, che non so perché, ma c'eravamo allontanati molto.
Avevo conosciuto una ragazza che non voleva assolutamente che vedessi la mia migliore amica, ma ero un coglione. Come ho fatto a stare senza di lei tutto quel tempo?

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